Arrestato Nazzareno Salerno

L'ex assessore al Lavoro ed attuale consigliere della Regione Calabria, Nazzareno Salerno, è stato arrestato nell'ambito dell'inchiesta della Dda di Catanzaro sull'ingerenza della cosca di 'ndrangheta dei Mancuso di Limbadi nella gestione dei fondi dell'Unione europea destinati al sostegno economico di nuclei familiari in difficoltà. L'inchiesta, che riguarda la gestione dei fondi del credito sociale, ha portato all'arresto di nove persone.  

Tra i soggetti coinvolti figurano: esponenti politici, imprenditori, amministratori pubblici e due persone ritenute contigue alla cosca Mancuso. Le indagini hanno documentato l'ingerenza mafiosa della potente consorteria 'ndranghetista nella gestione dei fondi dell'Unione europea diretti al sostegno economico di nuclei familiari in difficoltà.

Minaccia, estorsione aggravata dal metodo mafioso, corruzione, peculato, turbativa d'asta ed abuso d'ufficio, questi i reati contestati a vario titolo. 

Nel corso dell'operazione è stato, inoltre, eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni per un valore di circa due milioni di euro. 

 

Maxi operazione anti droga: disarticolati i clan vibonesi, eseguiti 54 fermi. I NOMI

Imponente operazione delle Guardia di finanza che, nelle prime ore della giornata odierna, ha dato esecuzione a decine di fermi.

Grazie alle attività coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, i Finanzieri hanno disarticolato un organizzazione criminale di stampo ‘ndranghetistico ramificata a livello internazionali e capace di pianificare l’importazione di otto tonnellate di cocaina dal Sud America.

L’operazione, denominata “Stammer”, rappresenta l’epilogo di una complessa attività investigativa condotta dal Nucleo di polizia tributaria /G.I.C.O. della Guardia di finanza di Catanzaro.

Nel corso del blitz sono stati impiegati oltre 500 finanzieri che, con l’ausilio di unità Antiterrorismo pronto impiego, di unità cinofile e della componente aerea del Corpo, hanno portato all’esecuzione di numerose perquisizioni ed al fermo di 54 persone tra Calabria, Sicialia, Campania, Lazio, Toscana, Emilia - Romagna, Veneto e Lombardia.

Nell’ambito dell’indagine risultano, inoltre indagati altri 20 soggetti alcuni dei quali non sono stati raggiunti dal relativo provvedimento in quanto già reclusi per altri motivi.

Le attività, coordinate dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, dal Procuratore Aggiunto, Giovanni Bombardieri e dal Sostituto Procuratore, Camillo Falvo, hanno consentito di destrutturare un’ organizzazione estremamente complessa, composta da diversi sodalizi criminali, riconducibili alla ‘ndrina Fiarè di San Gregorio d’ Ippona (VV), alla ‘ndrina Pititto – Prostamo - Iannello di Mileto (VV),organizzazioni satellite rispetto alla più nota ed egemone cosca dei Mancuso di Limbadi (VV), con la sostanziale partecipazione delle più note ‘ndrine della Piana di Gioia Tauro (RC) e della provincia di Crotone.

Clan calabresi assolutamente a loro agio nel contrattare direttamente con i “Cartelli Sudamericani” l’importazione di una partita di otto tonnellate di cocaina. Il carico dello stupefacente è stato sequestrato in Colombia, quando era già stoccato e nascosto in una piantagione di banane non distante dal porto di Turbo. Contestualmente, nel porto di Livorno, le Fiamme Gialle hanno sequestrato il cosiddetto “carico di prova” consistente in 63 chilogrammi di cocaina pura, occultata all’interno di cartoni contenenti banane.

Nel corso dell’indagine è stato possibile ricostruire, inoltre, un progetto, poi non realizzato, di trasporto di ingenti quantitativi di cocaina a mezzo aereo utilizzando come scalo d’arrivo l’aeroporto internazionale di Lamezia Terme, oltre che l’impiego di motonavi  opportunamente modificate per accogliere il carico, da esfiltrare una volta arrivato a destinazione mediante l’impiego di sommozzatori all’interno di un’area portuale italiana.

 Il sodalizio criminale non solo poteva contare su “autorevoli” entrature nel florido mercato sudamericano per l’approvvigionamento della cocaina a prezzi assolutamente concorrenziali, ma era capace di tessere continui collegamenti con le floride “piazze” spagnole ed olandesi.

L’ operazione, portata a compimento anche in virtù della cooperazione della National crime agency inglese, della polizia Colombiana e del II Reparto del Comando generale e della Direzione centrale servizi antidroga, ha dimostrato come i trafficanti calabresi ricevevano disponibilità liquide anche da insospettabili persone che celate una facciata di liceità non disdegnavano di concludere affari con le potenti ‘ndrine vibonesi, tramite delle “puntate” per l’acquisto all’ingrosso della cocaina.

Il denaro destinato ai “Cartelli” veniva consegnato dai calabresi direttamente a cittadini colombiani e libanesi da anni residenti in Italia , ai quali veniva affidato il recapito in Sudamerica. L’inchiesta ha consentito di identificare tutti i soggetti coinvolti.

L’intera operazione ha permesso di infliggere all’organizzazione rilevanti perdite economiche, sia sotto il profilo dei capitali investiti che dei mancati guadagni. La droga sequestrata, una volta lavorata ed immessa in commercio, avrebbe fruttato all’organizzazione oltre un miliardo e 600 milioni di euro. A ciò vanno aggiunti gli ingenti sequestri patrimoniali come beni mobili ed immobili, quote societarie e autovetture di grossa cilindrata, per un valore stimato in circa otto milioni di euro.

Per leggere i nomi delle persone coinvolte clicca qui

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Strumenti musicali per un valore di 150 mila euro rubati da un immobile confiscato alla cosca Mancuso

Strumenti musicali per un valore di 150 mila euro sono stati rubati a Nicotera. Ignoti hanno trafugato clarinetti, sax, chitarre, violini ed attrezzature varie da un immobile che era stato confiscato alla cosca Mancuso. Attualmente, la struttura ospitava l'associazione cui era stata assegnata in seguito alla confisca. Grazie ad un accordo sottoscritto con il Comune di Nicotera, con il conservatorio "Torrefranca" di Vibo Valentia e con la scuola "Vespucci" di Vibo Marina, il sodalizio aveva in cantiere la realizzazione di un laboratorio musicale. Un progetto ora messo a repentaglio dall'inqualificabile gesto sul quale stanno indagando i Carabinieri.

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La mappa della cosche vibonesi nella relazione della DIA

La provincia di Vibo Valentia  “subisce un forte condizionamento mafioso e le articolazioni criminali più consistenti operano anche in altre regioni dell’Italia ed all’estero”. E’ quanto emerge dalla seconda relazione semestrale della Direzione Investigativa antimafia relativa al 2014. Il documento, appena pubblicato, evidenzia come nel vibonese permanga “l’egemonia e l’operatività della cosca Mancuso di Limbadi, che mantiene posizioni di indiscusso prestigio anche grazie alle alleanze con le cosche delle province di Reggio Calabria e Catanzaro”. Un potere costruito negli anni, grazie alla capacità “di dialogare con il mondo del commercio e della finanza, con taluni politici ed amministratori, nonché di incidere nell’economia reale con importanti investimenti – specie nel settore turistico – lungo la costa vibonese”. A confermarne il primato, la circostanza che “tutte le altre ’ndrine presenti nella provincia sono satelliti o subiscono l’influenza dei Mancuso”. Per quanto riguarda, invece, le famiglie che deterrebbero le leve del comando nelle varie realtà locali, la relazione traccia la seguente mappa: “A Vibo sono presenti i Lo Bianco – Barba, mentre nella Marina del capoluogo persisterebbero i Mantino – Tripodi. A San Gregorio d’Ippona i Fiarè – Razionale; a Stefanaconi e Sant’Onofrio i Bonavota, i Petrolo ed i Patania; a Piscopio i Fiorillo; a Fabrizia è presente una locale. A Briatico e Tropea sono presenti le famiglie Accorinti e La Rosa, mentre più a nord del litorale – comuni di Pizzo e Francavilla Angitola – le famiglie Fiumara e Cracolici. A Filadelfia, nella zona montuosa delle Serre, domina incontrastata la cosca Anello – Fruci, considerata un anello di congiunzione tra la criminalità organizzata vibonese e quella lametina. Nella medesima area persistono i Viperari, che fanno capo ai Vallelonga. Infine, nei comuni di Soriano, Mileto, Sorianello, San Calogero e zone limitrofe risiedono i gruppi Soriano, Prostamo e Petitto. E’ sempre in atto la faida tra i gruppi Loielo – Gallace ed il sodalizio Emanuele, tutti operanti nei comuni di Gerocarne, Soriano Calabro e Sorianello”.

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'Ndrangheta: Pantaleone Mancuso a Rebibbia

Espletate tutte le procedure per ottenere l’estradizione, è arrivato questa mattina a Roma, proveniente da Buenos Aires, Pantaleone Mancuso, 53 anni, detto Zio Luni "L'ingegnere", esponente di spicco dei Mancuso, la cosca di Limbadi ritenuta dagli organi investigativi una delle più potenti della Calabria. Ricercato con l’accusa di duplice tentato omicidio e associazione mafiosa, il presunto boss era stato catturato lo scorso agosto a Puerto Iguazù, mentre, con un passaporto falso e cento mila euro in contanti, stava cercando di oltrepassare il confine con il Brasile a bordo di un pullman. Mancuso è arrivato in Italia, accompagnato dai funzionari dell’Interpol,  con le manette ai polsi ed un giaccone lungo indossato sopra una tuta di colore azzurro. Effetuato il foto segnalamento e la notifica dell'arresto, dagli uffici della Polizia Giudiziaria dell'aeroporto Leonardo da Vinci, a bordo di un cellulare della Polizia Penitenziaria, il presunto boss è stato tradotto nel carcere romano di Rebibbia.

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