Appalti e massoneria, sei misure cautelari

Questa mattina, i Carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Cosenza e della Sezione operativa della Compagnia di Scalea, hanno dato esecuzione a 6 misure cautelari emesse dal gip presso il Tribunale di Paola, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di altrettanti indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, di “associazione per delinquere” finalizzata alla commissione di reati contro la pubblica amministrazione,  “turbata libertà degli incanti” e “turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.

Le misure cautelari sono state eseguite tra la Calabria e la Basilicata.

Le indagini, che hanno riguardato anche appartenenti ad una loggia massonica, hanno ad oggetto un presunto “cartello” che avrebbe mirato ad eludere le norme sulla libera concorrenza e trasparenza degli appalti, al fine di ottenere illegittimamente l’aggiudicazione e dividerne gli importi tra tutti gli associati, compresi quelli non aggiudicatari dell’appalto, secondo percentuali predeterminate.

I  dettagli saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa in programma per le 11 di oggi, alla quale parteciperanno: il procuratore della Repubblica di Paola, Pierpaolo Bruni; il comandante del Nucleo investigativo di Cosenza, maggiore Giuseppe Sacco; e il comandante della Compagnia Carabinieri di Scalea, capitano Andrea Massari.

Massoneria, Corrado (M5S):"La nostra estraneità è tra i valori fondamentali del Movimento"

"Dovremmo ringraziare Antonio Binni, gran maestro della Gran Loggia massonica che nell’inquietante intervista di oggi su ‘Il Fatto Quotidiano’ ammette apertamente la totale estraneità del Movimento 5 Stelle al mondo massonico”.

Lo afferma, in una nota, la senatrice del Movimento 5 stelle Margherita Corrado, componente delle commissioni antimafia e cultura. 

“Siamo orgogliosi di non far parte in alcun modo di quella rete di contatti e alleanze che orienta le scelte politiche nazionali come internazionali in nome di interessi lobbistici e privati - prosegue -. Non essere affiliati alla massoneria è uno dei principi fondativi e identitari del Movimento 5 Stelle che in questo ancora una volta si dimostra coerente e inattaccabile”.

 

Il Grande oriente italiano svela "Il Mistero Massonico"

Il Grande oriente italiano obbedienza piazza del Gesù, diretta dal Gran Maestro Nicola Tucci, ha organizzato una manifestazione pubblica per parlare del “Ruolo della Massoneria nella società odierna”, ma anche per presentare un volume finalizzato ad illustrare fatti e protagonisti che hanno caratterizzato in questi decenni l’istituzione massonica.

Si tratta de “Il Mistero Massonico”, un libro commissionato all’esterno per accendere i riflettori su ciò che rappresenta il Grande oriente italiano obbedienza piazza del Gesù.

Un strumento ricco di fatti, circostanze, commenti, nomi e foto, realizzato anche e soprattutto per “combattere contro i fantasmi del pregiudizio e dell'ignoranza”, in un momento estremamente delicato per la massoneria odierna.

L’evento si terrà domenica 3 marzo 2019 alle ore 10 presso l’Ariha Hotel (ex Hotel Executive), in via Marconi a Rende.

Il convegno con contestuale presentazione del libro sarà moderato da Emilia Luigia Pulitanò, gruppoanalista e formatore, docente di etica e deontologia presso l’Unical.

Dopo i saluti di Michele Falco, l’editore cosentino che ha sposato il progetto editoriale, interverranno i relatori: Nicola Tucci (Gran Maestro Grande oriente italiano obbedienza piazza del Gesù);  Elisabetta Fatima Porchia (Gran Maestra Gran loggia italiana scozzese femminile); Gian Pietro Calabrò (Professore ordinario Unical); Simonetta Costanzo (Piscoanalista e criminologa, docente di Pedagogia sociale Unical); Guido Scarpino (giornalista professionista, consulente che ha curato la realizzazione del libro).

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I massoni, l'antimafia e il fumo negli occhi

La commissione antimafia chiede gli elenchi dei massoni calabresi, e spera di beccarne qualcuno colluso con la mafia.

 Sappiate, orbene, che gli elenchi arriveranno, eccome; e saranno più o meno lunghi come l’elenco telefonico di Roma.

 Sono, infatti, ormai tre secoli che la Calabria è zeppa di massoni; e si dice che la loggia di Girifalco sia più antica di qualche mese della loggia di Firenze del 1725, quanto dire. Chi più chi meno, chi per famiglia, chi per convenienza, chi per gioco, chi sul serio, qualche rarissimo perché convinto, ma la Calabria è una terra ad altissima densità di cappucci e grembiuli.

 Troppi, per essere veri. Non si fa così, se si vuole che  viva e prosperi un’organizzazione, soprattutto un’organizzazione segreta o almeno riservata qual è la massoneria.  La massoneria? Veramente ce ne sono tante, e nemmeno d’accordo tra loro. Diciamo, le massonerie.

 Negli ultimi decenni, le affiliazioni pro posto fisso sono state a valanghe; i più, conquistato il salario, sono “entrati in sonno”, qualcuno è rimasto. Qualcuno si è fatto un bagaglio di informazioni, o almeno di linguaggio massonico; i più si contentano di un vago deismo, pur di non essere cattolici. Non mancano quelli che sono massoni a cena e cattolici la domenica; e in infantile buona fede. Del resto non so che fine abbiano fatto le secolari condanne della Chiesa.

 Per queste premesse, la commissione antimafia riceverà gli elenchi chilometrici, e avrà il suo da fare a districarsi tra omonimie e alla ricerca di chi mai sia ogni qualsiasi Pinco Palla, ogni mediconzolo o travetto o sfaccendato.

 Me non mi troveranno in alcun elenco, e grazie al Signore e a mio nonno che io mi chiamo Ulderico: il mio cognome è un po’ inflazionato!

 I massoni veri, quelli davvero potenti, non stanno scritti da nessuna parte. Le logge autentiche, come tutto ciò che è segreto e più o meno esoterico, trasmettono tutto e solo per via orale come l’aspirina.

 Infine è ben poco credibile che tutto quanto sia successo nel mondo e in Calabria, dai campionati di calcio alla pioggia alla mafia, sia sempre e in ogni caso deciso da qualche massoneria. Quelli che lo vanno ripetendo a ogni passo, poi dicono anche che non possono trovare le prove… perché la massoneria è segreta.

 Sapete come la penso? Che la commissione antimafia e la Bindi sono contenti di qualche titolone sul giornale, che fa dimenticare quella che, a tutt’oggi, posso definire a buon diritto la piena inutilità della loro esistenza.

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“Massoneria vibonese”: uno sguardo oltre l’alone di mistero

Il titolo del volume è "Massoneria vibonese", il sottotitolo è decisamente lungo ma perfettamente chiarificatore: "Storia della Loggia Michele Morelli nelle carte e nella memoria del G.M.O. Ugo Bellantoni". Titolo e sottotitolo focalizzano bene gli ambiti, gli uomini, i tempi, gli spazi e gli accadimenti dell'interessante ricerca. Autori di questo libro, edito da qualche giorno per i tipi di Calabria Letteraria Editrice, sono Francesco Deodato e Rosario F. Dibilio, la presentazione del volume è curata dall'avvocato Marcello Colloca, Presidente del Collegio circoscrizionale dei Maestri Venerabili della Calabria, la prefazione è affidata al Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, Stefano Bisi, mentre la postfazione è stata redatta da Luigi Milazzi, Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese Antico e Accettato per l'Italia. Lo studio di Francesco Deodato e Rosario F. Dibilio entra in modo sapientemente chiarificatore all'interno di un tema molte volte distorto da una visione esterna errata. L'alone di mistero, che da sempre circonda l'attività, ha reso sempre difficile lo studio della storia della massoneria, ma gli autori, grazie alla grande disponibilità non soltanto documentale del Gran Maestro Onorario del Grande Oriente d'Italia-Palazzo Giustiniani, Ugo Bellantoni, sono riusciti a creare una vera e propria chiave di scrittura che porta ad una vera e propria fascinazione nel lettore del volume. Nelle pagine del libro le parole, i documenti, le immagini, gli eventi, le date ed i dati, i concetti della "filosofia" massonica, diventano pagine inedite di storia vibonese, una storia raccontata con umiltà ed onestà intellettuale, al fine di fornire un contributo, utile ed intelligente, per una discussione su un tema attuale, coinvolgente e dibattuto, eliminando senza segreti, con discrezione e riservatezza, tanta disinformazione, tanti pregiudizi e tanta falsità, tanti aspetti storicamente cronicizzati. Il risultato della ricerca è oggi realtà tangibile, un volume di ben 280 pagine che si fanno leggere tutte in un fiato, pagine riccamente illustrate a colori e in bianco e nero, con decine di documenti inediti ed interessanti. A livello storico c'è tanto da scoprire, un capitolo sulle Logge massoniche nella provincia vibonese dal 1784 al 1922, un altro capitolo racconta ed apre alla conoscenza relativamente alla storia della Loggia massonica con sede a Vibo Valentia e che, attualmente, è intitolata a Michele Morelli, eroe risorgimentale nativo proprio di Monteleone. Vi è poi una lunga narrazione - intervista, con domande poste al G.M.O., Ugo Bellantoni, con risposte a domande forti, alcune volte provocatorie, mai scontate, mai banali, risposte sicure e precise, chiarimenti, precisazioni, sottolineature, ricordi e tanta memoria, tanta storia locale, nazionale ed internazionale. Un libro, questo di Francesco Deodato e di Rosario F. Dibilio, che permette di far conoscere in modo semplice, ai vibonesi, ma non solo a questi, una realtà diversa da quella finora immaginata sulla questione "Massoneria".

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Antonio Jerocades, l'abate massone nato a Parghelia

Dopo Francesco De Luca da Cardinale (per leggere l'articolo clicca qui), continuiamo la nostra veloce carrellata attraverso i personaggi che hanno reso grande la Calabria per studi e operosità, seppur in ambiti diversi e schieramento politico diverso. Questa è la volta di Antonio Jerocades, abate massone e fondatore della prima loggia calabrese, nativo di Parghelia, piccolo borgo a quattro passi da Tropea. È figura, questa, che rimane ancora avvolta nell’incertezza e nell’oblio, seppure negli ultimi anni sono stati avviati studi per miglior conoscenza. E ciò ha avuto il suo incipit da una delle tante opere del Jerocades, La lira focense,  ristampata e approfondita da indagini e incontri di studio per la particolarità che la contraddistingue. Il poemetto, infatti, è ritenuto “un vero e proprio massimario massonico”, tanto da indurre uno studioso del ‘700 a dire che il nostro calabrese “coi soavi metri di piacevole poesia, esponendo sotto il velo del mistero le idee che non poteasi apertamente altrui comunicare, era volto a meglio imprimerle nella mente degli iniziati, ad accrescere il numero dei proseliti, eccitando la voglia di comprenderle”. Certamente al Jerocades non fu agevole il vivere, perché, “famigerato Jerocades”, “poeta della massoneria”, fu vittima di ostracismo e persecuzione e le sue opere, non tutte, per la verità, foriere di idee massoniche, dovettero subire l’onta, per così dire, dell’indice. Jerocades nacque nel 1738 a Parghelia e i suoi studi si svolsero nel seminario di Tropea dove si facevano largo le idee illuministiche e liberali di Giovanni Andrea Serrao, altro grande massone calabrese di Filadelfia. Successivamente tramite i fratelli Grimaldi entrò in contatto con Antonio Genovesi, ritenuto maestro ideale. E comunque riuscì a divenire sacerdote nel 1759, svolgendo i suoi primi anni di apostolato a Parghelia e Tropea per poi pervenire a Napoli e quindi a Sora (Frosinone) dove avviò la sua vocazione di insegnante in quel collegio e dove, tra l’altro, nel 1770 compose il Pulcinella fatto quacchero. Che non era questa, per niente, una farsa carnevalesca, ansi qualcosa di più chè gli procurò il primo processo da parte delle autorità ecclesiastiche che ne vedevano una critica allo strapotere della chiesa. Dalla cittadina frusinate a Marsiglia dove  lavoravano numerosi mercanti tropeani e tramite questi riuscì a mettersi in contatto con logge massoniche. E ancora a Napoli dove ebbe proficue frequentazioni con l’intellighenzia e l’elite partenopea e con essa diffondere le idee massoniche. Qui, nel 1792, si accompagnò all’ammiraglio La Touche-Trèville intenzionato a mettere su un sodalizio che comprendesse tutte le diverse anime illuministico – rivoluzionarie del Sud. Progetto esauritosi quasi al nascere perché scoperto l’obiettivo il Jerocades fu arrestato, quindi privato dell’insegnamento, processato e condannato ed esiliato nel convento dei Padri Giurani presso San Pietro a Cesarano. Più avanti fu liberato e nel 1799 prese parte attiva alla rivoluzione partenopea, inutilmente, giacchè caduto il sogno repubblicano, fu arrestato ancora e nel 1800 esiliato dal Regno. Erano gli ultimi anni della sua vita e, dopo un breve soggiorno da esule a Marsiglia, ritornò a casa, nella sua Parghelia, dove trovò la morte il 9 novembre 1803. Scriveva Carlo Carlino che quella del Jerocades “fu una vita intensa, vissuta con il convincimento  che ‘in un popolo oscuro non si può far dimora, se prima non si mandi come ‘nunzia la cultura’, la sola che illumina l’esistenza dell’uomo consentendogli di vivere secondo un ‘catechismo civile e cristiano’”. E l’essenza della vita e della pedagogia del massone calabrese la si ricava con forte intensità nella sua opera maggiore, il Saggio sull’Umano Sapere ed uso de’ giovanetti di Paralia, edita a Napoli nel 1768 e mai più riedita, quella opera che il Genovesi ritenne di “molta erudizione”. Testo che per il Carlino “riafferma la pluralità dei saperi e la diversità degli strumenti didattici da applicare contro la conoscenza astratta che impedirebbe di ricercare la ‘molteplicità delle vie della verità’. “ E comunque ai giorni nostri Jerocades non è stato di sicuro dimenticato se si pensa che gli è stato dedicato, nel 1986, nel suo borgo natio, il convegno Antonio Jerocades nella cultura del Settecento e i cui atti sono stati pubblicati da Falzea con l’introduzione di Luigi Lombardi Satriani che auspica l’urgenza di avviare “un’opera di collocazione critica” e di riabilitazione. In fondo per Jerocades “ il viver di preda e di rapina è vita da belva; il viver di fatica e d’industria è il vivere umano.”

 

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Calabrese la prima loggia massonica d'Italia

Ha dedicato ampio spazio alla Calabria l’ultimo numero di “Erasmo”, il “bollettino d’informazione” del Grande Oriente d’Italia, la più importante loggia massonica presente del Paese. Quattro, delle trentadue pagine che compongono la rivista, sono state riservate a due articoli inerenti i “fratelli” calabresi. In particolare, in uno dal titolo “In visita ai tempi della Calabria” viene posto in evidenza come la nostra sia la regione italiana “a più elevata densità massonica”, dopo Toscana e Piemonte. Sarebbe una notizia clamorosa se non fosse per l’antica e lunga consuetudine che molti calabresi hanno avuto con le organizzazioni massoniche. Una consuetudine così antica che ha portato, addirittura, ad ipotizzare che sia nata in Calabria e non in Toscana, la prima loggia d’Italia. A sostenerlo diversi anni addietro, il giornalista, Rocco Ritorto, secondo il quale la “fratellanza”, avrebbe fatto la sua prima apparizione nella Penisola, a Girifalco, nel 1723. “Sembra inverosimile – scriveva Ritorto - che il verbo della Massoneria speculativa o moderna, fondata a Londra il 24 giugno 1717, sul ceppo di quella operativa, le cui origini si perdono nella notte dei tempi, abbia avuto come primo approdo, oltre i confini della Gran Bretagna, un paese della Calabria ionica: Girifalco, in provincia di Catanzaro. Eppure è inequivocabilmente documentato da cinque paginette scritte a penna, un secolo e mezzo fa, dai margini bruciacchiati, ma chiaramente leggibili”. L’aleatoria tesi del giornalista era, quindi, basata su un verbale con il quale, nel 1845, la loggia girifalchese procedeva al “rinnovo delle cariche”. Il documento sarebbe stato redatto nel “centoventiduesimo dalla fondazione di essa a Girifalco ovvero l’anno 1723 sotto degnissima direzzione di S. A. il Duca di Girifalco del nobilcasato de’ Caracciolo di Napoli”. Sulla scorta del verbale, quindi, la loggia di via Maggio di Firenze, fondata dal duca irlandese Carlo Sackville di Meddlessex, ritenuta la prima d’Italia, sarebbe nata, addirittura dieci anni dopo quella di Girifalco. Secondo Ritorto, una conferma, seppur indiretta, che i Caracciolo siano all’origine della prima loggia italiana la si trova nella stessa storia del casato, distintosi sempre “per l’assenza di sintonia con l’apparato aristocratico del tempo”. Una “distinzione”, confermata non solo da “quel Gennaro che introdusse la Massoneria nel suo feudo di Girifalco, ma, in particolare, quel Francesco (1752-1799), Commodoro di re Ferdinando I di Borbone, notoriamente massone, finito appeso, nel porto di Napoli, all’albero maestro della Minerva per ordine di Nelson, reo di avere sposato la causa repubblicana”. Una prova ulteriore la offrirebbe, inoltre, quella “fascia di borghesia libertaria” sviluppatasi a Girifalco grazie all’opera dei Caracciolo. Una “borghesia che non si piegò alla tirannia nemmeno quando la forca del Borbone consumò l’olocausto di alcuni suoi componenti di spicco: Raffaele Tolone, dottore fisico; Pier Antonio Maccaroni, notaio, Vincenzo Luigi Zaccone, notaio; D. Vitaliano Staglianò, sacerdote; Vincenzo Migliaccio, dottor chimico, impiccati in una piazza a Napoli nel 1801, per aver partecipato alla cacciata dei Borbone nel 1799”. Anche, se la Calabria non avesse dato, realmente, i natali alla prima loggia d’Italia, rimarrebbe, comunque, l’innegabile richiamo che il “tempio” ha sempre esercitato su molti calabresi, alcuni dei quali sono entrati a far parte del pantheon dei “fratelli muratori”. Tra gli altri, Michele Morelli, Saverio Salfi, Antonio Jerocades, Francesco Sprovieri, Rocco Verduci e Francesco Lo Duca. In particolare, quest’ultimo, nativo di Cardinale, successe a Giuseppe Garibaldi alla guida del Grande Oriente d’Italia e ricoprì l’incarico di gran maestro dal 28 maggio 1865 al 20 giugno 1867.

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La Calabria è la terza regione più massonica d'Italia

E' la Calabria la terza regione d'Italia per numero di "case massoniche". A rivelarlo, un servizio pubblicato sull'ultimo numero della rivista Erasmo, il bollettino d'informazione del Grande Oriente d'Italia. In un articolo, dal titolo “In visita ai templi della Calabria”, viene evidenziato come proprio la Calabria sia la terza regione, dopo Toscana e Piemonte, per numero di "case massoniche" presenti. Secondo l'estensore del pezzo, la posizione di vertice detenuta dalla Calabria " poggia su nobili e storiche radici, legate a grandi e importanti personaggi”, come "Michele Morelli, Saverio Salfi, Antonio Ierocades, Francesco Sprovieri, Rocco Verduci e Francesco De Luca. In particolare, De Luca "avvocato, professore di scienze naturali e scrittore, successe a Giuseppe Garibaldi alla guida del Grande Oriente e ricoprì l’incarico di Gran Maestro (fu reggente tra il 1864 e il 1865) dal 28 maggio 1865 al 20 giugno del 1867”

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