Feltri smentisce se stesso:: "Mi riferivo ai portafogli, non ai cervelli"

Ritorna sul luogo del misfatto e fa una rettifica che va oltre la ritrattazione.

Dopo le sciagurate affermazioni che, nei giorni scorsi, hanno suscitato un vespaio di polemiche, Vittorio Feltri affida alle pagine di Libero una riflessione con la quale smentisce se stesso.

“Io – scrive Feltri- nel dire in tv, ospite di Mario Giordano (Fuori dal coro), che i meridionali sono inferiori ai settentrionali non mi riferivo affatto alle loro qualità morali e intellettuali, bensì al fattore economico, nettamente svantaggioso rispetto al Settentrione”.

Pertanto le “dichiarazioni” del direttore di Libero sarebbero state  “fraintese”, poiché “si riferivano ai portafogli e non certo ai cervelli, quindi nulla di antropologico e tutto finanziario”.

A sostegno delle sue argomentazioni, Feltri chiama in causa  “Benedetto Croce, Giovanni Verga, Gabriele D'Annunzio, Corrado Alvaro e Leonardo Sciascia” che, a suo dire “pure il più tonto dei polentoni è consapevole che non fossero delle teste di rapa, bensì personalità eccelse espresse non dalla Valle Brembana, piuttosto dal glorioso Meridione”.

Tuttavia, aggiunge: “La realtà non è mai offensiva né ingannatrice, per cui non comprendo il motivo che induce tanta gente a prendersela con me, accusandomi di ogni nefandezza, soltanto perché mi sono limitato a sottolineare la verità. La mia esternazione pertanto non è stata infelice, semmai male interpretata da chi non riflette su quanto ascolta e su quanto legge”.

In conclusione, Feltri ricorda che “La categoria degli stolti è universale e si sviluppa ad ogni latitudine, nonostante talvolta ci siano cretini più cretini di altri. Dare a me – è la chiosa finale - dell'antimeridionale significa trascurare la mia storia e il mio operato”.

Il Mezzogiorno in mezzo al guado

Dai tempi più remoti il meridionalismo oscilla pericolosamente tra i due estremi dell’esaltazione e dell’abiezione. Tranquilli, non ce l’ho solo con i gruppuscoli odierni, ma con anche con il sommo Platone che celebrava Crotone e Locri oltre il loro merito, e con tutti i poeti e viaggiatori di passaggio che hanno creato il mito della bellezza e prosperità della terra; e con tutti quelli che invece hanno pianto e piangono le miserie del Sud assai più che miserie non fossero. Il Sud è, tutto sommato, una storia e una realtà media. Veloci esempi: non ha grandissimi poeti e letterari, però ha sommi filosofi; ha una sola grandissima città, però una popolazione disseminata in moltissimi piccoli centri vivaci; accolse ondate immigratorie, però non fu mai spopolato, e la sua emigrazione è recentissima rispetto ad altri; non conobbe istituzioni rappresentative neanche nobiliari, ma i suoi paesi e le città ebbero da sempre istituzioni comunali; non fu mai ricchissimo neanche ai tempi della mitica Magna Grecia, però mai patì la fame; non vanta molte glorie militari, però potrei elencarvi un buon numero di condottieri e guerrieri… Insomma, una storia media.

Vedete, gentili lettori, la grande storia, che è storia di gloria e di sangue e mai di pace, avviene quando in una terra ci sono grandi ricchezze e grandi povertà, cosa mai accaduta tra gli Abruzzi e lo Stretto, terra media. La più grave carenza del Meridione è la politica, intendo dire non le astratte ideologie, di cui anzi abbonda, ma il senso del reale, del possibile, della scansione temporale dei procedimenti sociali. A questa dovremmo porre riparo, se vogliano fare qualcosa per il Sud.

Secondo me: Bisogna porre fine agli entusiasmi infantili e immotivati sul passato, che soddisfano le corde vocali degli strilli al Re e i palati delle cene, ma non producono nulla di concreto; a parte che non si fondano sul vero. La storia è meglio lasciarla agli storici, i quali sanno distinguere un documento da una patacca. Devono essere ugualmente vietati i piagnistei più o meno patriottardi. Lo stesso per gli entusiasmi immotivati e infantili per il futuro, magari da affidare a sogni d’indipendenza. Mi diverte pensare ai 666 gruppuscoli che dovessero indicare il futuro re, se già manco ci si mette d’accordo per celebrare una data assieme! Serve mobilitare le energie intellettuali non nei vaghi sogni di gloria, ma nello studio della natura delle cose e della possibile utilizzazione. Esempio, se parliamo di turismo, studiare il turismo del Sud e non “Rimini, Ibiza, Acapulco”: se no facciamo come nella mia città, che costruirono un acquario mai visitato da nessuno, e alla prima pioggia saltarono le macchine e, caso unico nella storia, i pesci morirono affogati: ma l’intento era fare concorrenza a Genova! Ergo, basta chiacchiere e superbia piccolo borghese fondata sul nulla.

Le parole dividono, i fatti uniscono. Bisogna dunque individuare qualche azione concreta, che obblighi i governi italiani e le loro diramazioni locali, e l’Europa, a considerare il Meridione come una realtà capace di esercitare pressione politica, elettorale, economica. Faccio questi discorsi da anni su riviste e in convegni: l’ultima volta, l’anno scorso a Gioia del Colle, e tutti giurano che faranno così. Ma, per dirla con i nostri cugini spagnoli, plumas y palabras el viento las lleva.

Ora qualcuno risponderà ingiurie generiche e bidet di Caserta: tutti gli altri, muti!

  • Published in Diorama
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