Duro colpo al narcotraffico internazionale, arrestato in Libano Bartolo Bruzzaniti

Finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, al termine di indagini svolte con il supporto delle più importanti istituzioni ed agenzie europee ed internazionali impegnate nel contrasto dei crimini transnazionali, hanno tratto in arresto il ricercato Bartolo Bruzzaniti, originario di Locri, ritenuto narcotrafficante di rilievo criminale assoluto.

Nel mese di ottobre 2022, Bruzzaniti si era sottratto all’esecuzione di una misura cautelare emessa nei confronti di 36 persone ritenute coinvolte in un traffico internazionale di sostanze stupefacenti aggravato dalla finalità di agevolare la ‘ndrangheta. In quell’occasione, tra l’altro, i finanzieri avevano sequestrato oltre 4 tonnellate di cocaina, sottraendo alla criminalità organizzata calabrese introiti stimati in 800 milioni di euro.

Per gli investigatori, Bruzzaniti - che è coinvolto in inchieste in materia di narcotraffico condotte dalle Procure distrettuali di Milano, Genova e Napoli, è stato rintracciato e arrestato in un noto ristorante di Jounieh, in Libano.

Operazione "Eureka", maxi blitz in tutta Europa contro la 'ndrangheta

Il Ros e il Comando provinciale Carabinieri di Reggio Calabria - con il supporto in fase esecutiva dei Comandi provinciali di Catanzaro, Vibo Valentia, Pescara, Milano, Salerno, Catania, Savona, Bologna, Vicenza, L’Aquila, Ancona, Roma, Cagliari, degli Squadroni eliportati Cacciatori di Calabria, Puglia e Sicilia, dell’ 8° Nucleo elicotteri e del Nucleo cinofili di Vibo Valentia - hanno dato esecuzione a quattro collegati provvedimenti cautelari emessi dal gip del Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di 108 soggetti (in relazione a 4 dei quali con misura cautelare rinnovata dall’Ufficio gip  del Tribunale di Locri su richiesta della Procura della Repubblica di Locri), indagati, tra gli altri, a vario titolo per associazione di tipo mafioso (imputazione a carico di 5 soggetti), concorso esterno in associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti (con l’aggravante della transnazionalità e dell’ingente quantità), produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti, detenzione/traffico di armi anche da guerra, riciclaggio, favoreggiamento, procurata inosservanza di pena, trasferimento fraudolento di valori e altri reati. Sono stati eseguiti provvedimenti di sequestro preventivo di società commerciali, beni mobili e immobili del valore di circa  euro 25 milioni, localizzati in Italia, Portogallo, Germania e Francia.

Nello stesso ambito di indagine,  ed a seguito dello stretto coordinamento investigativo con la Procura della  Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, è stata data esecuzione ad una misura cautelare nei confronti di due minorenni  all’epoca dei fatti.

L’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, coordinata dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo,  si è sviluppata nell’ambito di due Squadre Investigative Comuni, una intercorsa tra la Dda di Reggio  e le Procure tedesche di Monaco I, Coblenza, Saarbrücken e Düsseldorf e l’altra tra la DDA di Reggio Calabria, l’Ufficio del giudice istruttore presso il Tribunale di Limburg ed il procuratore federale di Bruxelles, che  sono state costantemente e per un lungo arco temporale,  coordinate da Eurojust.

Eurojust ha assicurato il massimo supporto operativo, grazie ad  un costante raccordo operativo con le altre autorità giudiziarie straniere coinvolte, oltre che mediante la costituzione delle squadre investigative istituite nel procedimento penale, anche attraverso numerose riunioni di coordinamento internazionale.

In contemporanea all’operazione Eureka, le autorità belghe e tedesche hanno dato esecuzione rispettivamente 15 e 24 provvedimenti restrittivi, emessi dalle locali autorità, a carico di ulteriori indagati per reati in materia di narcotraffico e riciclaggio.

Nel medesimo ambito, a seguito di convergenze investigative tra l’indagine Eureka della Dda di Reggio Calabria e altre indagini delle Direzioni distrettuali antimafia di Genova e Milano, hanno eseguito due ulteriori provvedimenti cautelari emessi rispettivamente dagli uffici gip del Tribunale di Genova, a carico di 15 indagati,  e  del Tribunale di Milano, per 38 indagati.

L’indagine condotta dall’autorità giudiziaria reggina è stata avviata nel giugno 2019 a seguito di raccordi tra l’Arma e la polizia federale belga che stava investigando su alcuni soggetti  riferibili alla cosca “Nirta” di San Luca (Rc) attiva a Genk (Be), dedita, tra l’altro, al narcotraffico internazionale.

Le attività dell’Arma - inizialmente orientate verso la famiglia “Strangio fracascia” di San Luca (Rc), riconducibili ai citati “Nirta” - sono state progressivamente estese a diverse famiglie del medesimo centro aspromontano, interessando anche la locale di ‘ndrangheta di Bianco, nel cui ambito sono stati ricostruiti gli assetti interni, numerose condotte relative ad acquisto di cospicue quantità di cocaina per il mercato locale (non concretizzatesi per mancanza di accordo con i fornitori), di detenzione e porto di armi da guerra, reinvestimento di capitali illeciti in attività imprenditoriali - sia in Italia che all’estero - in particolare nei settori della ristorazione, del turismo e immobiliare.

È stato inoltre approfondito il contesto criminale riguardante Rocco Morabito detto “Tamunga”,  già latitante di massima pericolosità inserito nel programma speciale di ricerca del Ministero dell’Interno, tratto in arresto dall’Arma in Brasile nel maggio 2021, unitamente a Vincenzo Pasquino, all’epoca latitante per la Dda di Torino.  

Nel corso delle indagini finalizzate alla cattura di Morabito è emersa la presenza di un gruppo riconducibile al ricercato, attivo nel narcotraffico e nella compravendita di armi. Le acquisizioni, hanno evidenziato che la consorteria avrebbe offerto un container di armi da guerra, da approvvigionarsi tramite non meglio identificati soggetti pachistani, a un’organizzazione paramilitare brasiliana che, in cambio, avrebbe spedito ingenti quantità di stupefacente presso il porto di Gioia Tauro (Rc).

È stata fatta luce anche sul circuito di favoreggiatori che - tra il 2019 e il 2021 - hanno garantito il sostegno logistico ed economico della latitanza di Morabito.  

Quanto al traffico internazionale di stupefacenti è emersa l’operatività di tre associazioni contigue  alle maggiori cosche del mandamento jonico reggino, con basi operative in Calabria e ramificazioni in varie regioni italiane e all’estero.

Le tre consorterie, anche in sinergia tra loro, si rifornivano direttamente da organizzazioni colombiane, ecuadoregne, panamensi e brasiliane, risultando in grado di gestire un canale di importazione del narcotico dal Sud America all’Australia, dove il prezzo di vendita dello stupefacente risulta sensibilmente più alto rispetto al mercato europeo.

Sono stati registrati contatti con esponenti del Clan del golfo, organizzazione paramilitare colombiana impegnata nel narcotraffico internazionale.

Numerosi sono stati gli episodi di importazione via mare censiti (nei porti Gioia Tauro, Anversa e Colon), che hanno permesso di accertare che, tra maggio 2020 e gennaio 2022, sono stati movimentati oltre sei tonnellate di cocaina, dei quali più di tre oggetto di sequestro. I flussi di denaro riconducibili alle compravendite dello stupefacente venivano gestiti da organizzazioni composte da soggetti di nazionalità straniere, specializzati nel pick-up money, o da spalloni che spostavano denaro contante sul territorio europeo. Le movimentazioni di denaro hanno interessato Panama, Colombia, Brasile, Ecuador, Belgio e Olanda.

Sono circa euro 22.3 milioni,  le somme spostate con tali modalità, parte dei quali reimpiegati nell’acquisto di auto e beni di lusso, nonché utilizzati per avviare/finanziare attività commerciali in Francia, Portogallo e Germania, ove venivano anche riciclati sfruttando attività di autolavaggio.

Narcotraffico, due pericolosi latitanti catturati in Brasile

Ieri sera il Ros dei carabinieri, i colleghi dell’Arma del Gruppo di Locri (Rc), dei Comandi provinciali di Reggio Calabria e Torino, del Servizio centrale di cooperazione di polizia e gli uomini della Polizia federale brasiliana, hanno rintracciato a “Joao Pessoa” in Brasile, Rocco Morabito e Vincenzo Pasquino, originari rispettivamente di Africo (Rc) e Torino.

I  due, accusati di essere narcotrafficanti, erano inseriti negli elenchi dei latitanti di massima pericolosità del "Programma speciale di ricerca" e dei latitanti pericolosi segnalati dal Ministero dell’Interno.

L’individuazione e l’arresto dei ricercati sono stati possibili grazie alla collaborazione tra Carabinieri e Polizia brasiliana, che si sono avvalsi del supporto dell’Fbi e della Dea statunitensi.

L’operazione è stata coordinata dalle Procure distrettuali di Reggio Calabria e Torino, con l’ausilio della Direzione generale affari internazionali e cooperazione giudiziaria del Ministero della Giustizia italiano e del Dipartimento di giustizia statunitense.  

Ai fini della cattura è stato rilevante anche il contributo fornito dalle autorità uruguaiane. Rocco Morabito, infatti, nel 2019 era evaso dal carcere di Montevideo nel quale era ristretto dal 2017, quando era stato arrestato dai Carabinieri e dalla Polizia uruguaiana a Punta dell’Este.

Narcotraffico, estradato in Italia l'ex latitante Rocco Elia

Al termine delle procedure di estradizione, le autorità francesi hanno consegnato a quelle italiane l’ex latitante rosarnese Rocco Elia, di 39 anni, arrestato il 20 novembre 2018, nella Guyana Francese, dalla locale gendarmeria che ha operato in collaborazione con i carabinieri del Gruppo di Gioia Tauro.

Indagato nell’operazione Ares, Elia aveva trascorso diversi mesi di latitanza tra l’Europa ed il Sudamerica, utilizzando documenti falsi.

Per gli investigatori il 39enne rappresenta uno degli elementi di rilievo di un’associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, riconducibile alla cosca di ‘ndrangheta “Grasso”, radicata nella Piana di Gioia Tauro e riferibile alla società di Rosarno del mandamento tirrenico della provincia di Reggio Calabria.

Elia si era sottratto al fermo d'indiziato di delitto emesso dalla Direzione distrettuale antimafia reggina, nell’ambito del quale era ritenuto responsabile di aver fatto parte di un’associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, reato aggravato perché posto in essere in maniera funzionale alle attività criminali del sodalizio mafioso di riferimento.

Per gli investigatori, il 39enne avrebbe avuto un ruolo assolutamente centrale nelle dinamiche criminali della cosca Grasso per quanto concerneva l’importazione dei carichi di cocaina dal Sudamerica. Il suo sarebbe stato un incarico essenzialmente di raccordo nella filiera ideata per riversare impressionanti quantitativi di cocaina in Italia.

L’ex ricercato, infatti, avrebbe curato l’approvvigionamento dello stupefacente, il confezionamento e la commercializzazione nel territorio nazionale.

La cattura è stata resa possibile grazie alle indagini, avviate all’indomani dell’operazione di polizia denominata "Ares", condotta dai militari del Nucleo investigativo del Gruppo carabinieri di Gioia Tauro sotto la direzione della locale Direzione distrettuale antimafia, che nel luglio del 2018 ha consentito di sottoporre a fermo di indiziato di delitto 32 persone, ritenute elementi di spicco delle articolazioni territoriali delle cosche di ‘ndrangheta “Cacciola” e “Cacciola-Grasso”, entrambe attive a Rosarno e, poco dopo, di dare esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 45 indagati che avrebbero ricoperto ruoli di rilievo nel perseguimento degli interessi illeciti delle due cosche rosarnesi.

 

'Ndrangheta e narcotraffico, 12 arresti

I carabinieri del Ros hanno eseguito una misura cautelare, emessa dal gip su richiesta della Procura distrettuale antimafia di Torino, nei confronti di 12 indagati per associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti e detenzione illecita di armi.

Gli arresti, eseguiti nell'ambito dell'operazione denominata "Bellavita", giungono al termine di una articolata indagine nei confronti di un gruppo criminale legato alla ndrangheta "dedito stabilmente - scrivono i carabinieri - al traffico di ingenti quantitativi di cocaina e hashish dalla Spagna all'Italia".

Oltre all'individuazione ed all'arresto di due latitanti che avevano trovato rifugio a Malaga, le indagini hanno consentito di scoprire i canali di approvvigionamento, le modalità di trasporto e la rete di distribuzione dello stupefacente.

 

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'Ndrangheta - narcotraffico, arrestate 13 persone

La 'ndrangheta gestiva il traffico di droga dalla Campania e dalla Francia, per poi spacciare gli stupefacenti nella zona di Rossano. E' quanto hanno scoperto i carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Cosenza, insieme agli uomini del Gico della Guardia di Finanza, che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa su richiesta della procura distrettuale antimafia, nei confronti di 13 indagati per associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. "Questa inchiesta dimostra la crescita delle cosche della Calabria settentrionale. I clan rossanesi sono stati capaci di diventare broker internazionali per lo spaccio di stupefacenti sfruttando non solo un controllo capillare del territorio ma anche la solidità economica del clan degli Zingari, loro stretti alleati". È quanto ha dichiarato il procuratore aggiunto di Catanzaro Vincenzo Luberto nell'illustrare, insieme al procuratore Nicola Gratteri e al generale Giuseppe Governale, comandante del Ros dei carabinieri ed ai vertici locali dei carabinieri e della Guardia di finanza, i risultati dell'opererazione sul narcotraffico gestito dalla'ndrangheta. Avviata con l'arresto del boss Nicola Acri, l'attività investigativa, ha permesso di fare luce sui traffici illeciti portati avanti da trafficanti rossanesi. Nella città dell'alto Jonio cosentino, ha evidenziato il capitano Angelo Proietti, comandante della Compagnia, "grazie all'attività di pedinamento abbiamo visto che gli spacciatori erano autorizzati dalla consorteria che decideva i luoghi di vendita, il prezzo e le quantità di stupefacenti". Per il tenente colonnello Michele Di Nunno, comandante del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza di Catanzaro, l'inchiesta ha mostrato "l'eccezionale vitalità dell'organizzazione, che faceva ricorso in modo spasmodico a conversazioni tramite Skype, e-mail criptate e schede telefoniche 'dedicate' quasi sempre intestate a soggetti del tutto estranei al gruppo". Nel corso dell'operazione, i militari dell'Arma e della Guardia di finanza hanno arrestato 13 persone accusate, a vario titolo, di “associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti”. Questi i nomi degli arrestati: Salvatore Galluzzi, di 40 anni, Luigi Polillo (34), Edoardo Gabriele Pometti (45), Giancarlo Pometti (39), Luigi Gustavo Pometti (49), Mauro Salvatore Pometti (39), Gennaro Scura (31) e Andrea Tocci (31), Francesco Carbone (38), Graziano Umberto (32), Giuseppe Roberto Le Fosse (32), Piero Vallonearanci (31) e Francesco Sommario (41).

Duro colpo al narcotraffico internazionale: 33 arresti, in manette anche i fratelli Monteleone

Una maxi operazione antidroga condotta in sinergia tra la Guardia di Finanza, la Polizia nazionale colombiana e la Dea (Agenzia antidroga americana) ha permesso di sgominare un’organizzazione internazionale di narcotrafficanti, di arrestare 33 soggetti e di sequestrare oltre 11 tonnellate di cocaina. Questo il bilancio dell’intera operazione antidroga denominata “Due mari” condotta dai finanzieri della sezione Goa del Gico di Catanzaro in collaborazione con la Polizia nazionale colombiana e con la Dea e Cpb americana. Il filone italiano dell’inchiesta, diretta dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, ha permesso di identificare 15 narcotrafficanti responsabili di aver importato nel territorio nazionale oltre 240 kg di cocaina purissima. Le Fiamme gialle sono riuscite, altresì, a monitorare le transazioni monetarie finalizzate alla consegna del denaro necessario per finanziare l’acquisto dello stupefacente. in alcune occasioni, in particolare, l’organizzazione indagata si è avvalsa di una struttura parallela dotata di un’apposita batteria di corrieri che prelevavano il danaro dagli acquirenti calabresi per poi farlo giungere ai fornitori d’oltreoceano. L’organizzazione aveva quali principali promotori i fratelli Franco e Giuseppe Cosimo Monteleone, punti di riferimento e capisaldi storici del narcotraffico internazionale nella Locride. L’operazione italiana, per la specificità dell’organizzazione indagata, ha permesso la nascita della più ampia attività di livello mondiale condotta dalla Dea americana, meglio nota come operazione “Angry pirate due”, svolta contestualmente in diversi paesi del mondo, avente come denominatore comune i medesimi fornitori e, in alcuni casi, anche gli stessi clienti indagati nell’operazione “Due mari”. In particolare, le risultanze investigative emerse alla sezione Goa del Gico di Catanzaro, compendiate in apposite comunicazioni inviate all’Autorità giudiziaria di Reggio Calabria, hanno consentito a quest’ultima l’interscambio degli elementi conoscitivi sia con l’Autorità giudiziaria sudamericana che con la dea americana. In tale ambito, l’attività sinergica tra i finanzieri di Catanzaro e la Dea americana, supportata dalla preziosa collaborazione della Cnp e della Panama express strike force north (Panex-n) statunitensi, ha consentito di porre in essere, unitamente alle forze di polizia nazionali, una proficua azione di contrasto in varie parti del mondo, tra cui Colombia, Costarica, Panama, Messico, Brasile, Lima, Cile, Venezuela, Repubblica dominicana ed Ecuador. Le conseguenti indagini condotte dalla Dea in Sud America, hanno portato all’individuazione di 7 laboratori clandestini, al sequestro di 11 tonnellate circa di cocaina e all’arresto in flagranza di reato di 111 soggetti. Le investigazioni in Colombia, che hanno permesso di eseguire in quel territorio 22 provvedimenti custodiali, hanno consentito, altresì, l’identificazione dei membri chiave dell’Esercito di liberazione nazionale (Eln), organizzazione terroristica responsabile di reati di estorsione, sequestro di persona e omicidio, oltre al traffico di stupefacenti. Quest’ultima, unitamente alle Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia), garantiva la sicurezza del trasporto dello stupefacente dai laboratori ai punti di deposito costieri, laddove passava sotto il controllo dei Los urabenos bandas criminales (Bacrim) che ne garantivano la fuoruscita in sicurezza dal territorio colombiano. La cocaina veniva, pertanto, caricata su grandi navi mercantili, su imbarcazioni da pesca, ovvero su barche “go-fast”, per essere trasportata verso i paesi di transito, quali il Costarica, la Repubblica dominicana e Panama, per essere successivamente inviata in Europa e negli Stati Uniti. Gli spiccati profili internazionali dell’operazione sono stati possibili anche grazie al contributo del Comando generale della Guardia di Finanza, del Servizio per la cooperazione internazionale di Polizia interpol e della Direzione centrale per i servizi antidroga (d.c.s.a.). L’intera operazione ha permesso di infliggere all’organizzazione criminale rilevanti perdite economiche, sia sotto il profilo dei capitali investiti che, soprattutto, dei mancati guadagni; la droga complessivamente sequestrata, infatti, una volta lavorata ed immessa in commercio avrebbe fruttato circa 3 miliardi di euro.

Operazione “Due mari”: sgominata organizzazione internazionale di narcotrafficanti

Una maxi operazione antidroga, denominata “Due mari”, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria e condotta in sinergia tra la Guardia di Finanza, la Polizia nazionale colombiana e la Dea (Agenzia antidroga americana) ha permesso di sgominare una pericolosissima organizzazione internazionale di narcotrafficanti. I particolari dell’intera operazione saranno illustrati nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle ore 12, presso la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo a Roma, alla presenza del procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, del procuratore capo di Reggio Calabria Cafiero De Raho, di rappresentanti della Guardia di Finanza, della Dea americana, della Polizia colombiana e della Dcsa.

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