De Raffele (Fi): “Il rumore mediatico di Reitano dettato dalla promessa di una candidatura?”

“Cosa c’è alla base del rumore mediatico che in questi mesi sta generando Paolo Reitano? La promessa di una candidatura a consigliere o forse a sindaco?”. A chiederselo, nella sua controreplica, il consigliere comunale Giuseppe De Raffele che, in una nota, risponde alle affermazioni pronunciate dal segretario cittadino del Partito democratico. Secondo l’esponente di Fi, le “parole” di Reitano farebbero denotare, inoltre, “l’ossessione di voler deviare il discorso, di voler cancellare la precedente esperienza amministrativa del centrosinistra, come se ci fosse qualcosa da nascondere”. “Prima di fare rendiconti sull’attività politica degli altri - prosegue la nota - Reitano dovrebbe guardare in casa propria ed in particolare a quell’asse, che prima veniva definito ‘straordinaria macchina da guerra’, composto dalla coppia Censore-Lo Iacono”. De Raffele si chiede, quindi, dove sia “finita ‘l’invincibile armata’ ? Perché quella maggioranza è caduta ? Cosa fu veramente a causare quella rottura ?”. A parere dell’ex presidente del consiglio comunale sarebbero “queste le domande che da quattro anni e mezzo attendono risposte. Ma forse nemmeno Reitano conosce quei motivi e dovrebbe chiedere agli attori ed agli sceneggiatori che oggi vorrebbero continuare a dirigere, ma da dietro le quinte”. In merito alla certezze della segreteria del Pd sull’esito scontato della prossima tornata per il rinnovo del consiglio comunale, De Raffele ricorda “agli esponenti del PD che il giudizio sull’operato degli amministratori lo daranno i cittadini e non certo coloro che hanno delle pur legittime aspirazioni”. Infine, una chiosa sibillina nella quale l’esponente di Fi afferma, “nulla di personale contro Reitano, ma in politica vanno seguite tutte le vicende e tutti gli aspetti e non solo ciò che più aggrada”.

Tre segretari provinciali "abusivi": una ferita all'etica pubblica

Le fondamenta della democrazia dovrebbero trovare una base stabile nelle regole che si danno i partiti. I valori costitutivi, secondo un principio di coerenza rispetto alle ambizioni di consenso che si coltivano verso l'esterno, si delineano formalmente negli statuti che ne determinano la vita interna. Considerazioni che hanno un peso specifico ancor più rilevante per chi ritiene sia una distorta perversione della democrazia abbandonarsi alle pulsioni dell'antipolitica i cui perniciosi effetti sono, il più delle volte, colpevolmente sottovalutati o ridotti a giudizi di mera natura macchiettistica. E' alla luce di queste considerazioni preliminari che, quando gli stessi partiti hanno l'impudenza di non far rispettare il sistema normativo che si sono autonomamente e liberamente dati, diventa un esercizio di pura ipocrisia proporsi all'opinione pubblica come depositari di una inesistente superiorità morale. Quanto da mesi sta succedendo nelle viscere del PD calabrese corrisponde alla perfezione a questo doppio binario interpretativo della realtà. Circostanza, questa, che sconta l'aggravante, di essere incastonata nel pieno dell'era imperante del "renzismo", un fenomeno metapolitico e sociale in cui le parole d'ordine, come noto, sono "rottamazione" di antichi riti e ceto dirigente, "cambia verso" alle lente e farraginose procedure tipiche della cosa pubblica, "la volta buona", come se quella messa in atto dal segretario nazionale del PD e presidente del Consiglio fosse l'azione risolutrice capace di far sbarcare in modo deciso e perentorio verso gli agognati orizzonti dell'efficienza pragmatica, autentico totem del Terzo Millennio. Peccato che sia poi la realtà quotidiana vissuta alla periferia dell'Impero a rappresentare in maniera plastica la totale assenza di aderenza alle teorie magnificate a colpi di tweet. Capita, infatti, che dal novembre scorso tre segretari provinciali di federazioni calabresi esercitino abusivamente l'incarico in virtù, appunto, del mancato rispetto di un preciso articolo, il 21, dello Statuto del PD. Esso prevede, comma 2 lettera C, addirittura l'incandidabilità dei segretari provinciali a cariche istituzionali. Si dà il caso, invece, che da oltre cinque mesi, Enzo Bruno (presidente della Provincia di Catanzaro), Michele Mirabello (consigliere regionale ed eletto presidente della Commissione Sanità, Attività sociali, culturali e formative), Seby Romeo (anch'egli nuovo inquilino di Palazzo Campanella ed assurto al ruolo di capogruppo del PD), siano a tutti gli effetti incompatibili con i rispettivi incarichi di responsabilità: il primo della Federazione di Catanzaro, il secondo di Vibo Valentia, il terzo di Reggio Calabria. Di fronte allo stallo prodotto dalla volontà dei tre che avrebbero dovuto obbligatoriamente fare un passo indietro già al momento della candidatura, rimane oscura la motivazione che induce il segretario regionale Ernesto Magorno a non sanare il vulnus di legittimità. Altrettanto incomprensibile appare l'immobilismo dei dirigenti nazionali del Nazareno: evidentemente sono talmente proiettati verso la "Terra promessa" da Renzi che fino al momento si sono lasciati la palese violazione delle regole inferta da autorevoli rappresentanti del partito in Calabria. Quella Calabria che pretende, oggi come ieri, oggi più che mai, di essere governata senza ambiguità e con autentico spirito di servizio. Caratteristiche indispensabili per tirare fuori dal pantano una regione schiacciata sotto il peso insostenibile di una crisi sociale, economica e di fiducia che rischia drammaticamente di porre in modo definitivo nei maleodoranti scantinati della Storia un'area dell'Europa occidentale popolata da quasi tre milioni di abitanti. Sia pur con ingiustificabile ritardo, commissariare le federazioni investite dal caso o celebrare al più presto congressi che mettano una toppa ad una condizione di oggettiva illegittimità è un dovere improcrastinabile per la forza politica a cui l'elettorato di questa terra ha affidato un mandato chiaro al quale ottemperare con comportamenti cristallini.

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Oggi l'incontro del Pd sulla sanita' vibonese

Si svolgera' alle 18,30 di oggi presso l'hotel 501 di Vibo Valentia l'incontro per discutere dello stato della sanita' vibonese. Prenderanno parte all'iniziativa, il Presidente della Giunta regionale, Mario Oliverio; il deputato, Bruno Censore; i consiglieri regionali, Michele Mirabello e Vincenzo Pasqua ed il candidato a sindaco del centrosinistra  di Vibo Valentia Antonio Lo Schiavo .Nel corso della tavola rotonda, oltre ad analizzare la situazione della sanita' vibonese si procedera' all'individuazione di adeguate linee d'intervento.

Pd: "La Calabria ha bisogno di un progetto unitario"

"Risultano del tutto evidenti i motivi che spingono qualche illustre sconosciuto a chiedere le dimissioni del segretario regionale del Pd, Ernesto Magorno. Tali posizioni sono espressione di esclusivi interessi personali che cercano affannosamente, e in maniera artefatta e strumentale, di contrapporre l’azione del presidente della Regione, Mario Oliverio, a quella del segretario regionale. Noi pensiamo che mai come in questo momento la Calabria abbia bisogno di un progetto politico unitario che veda insieme il Pd e il Governo calabrese protagonisti di una stagione di riforme e di cambiamento, per dare quelle risposte che i calabresi attendono fin dal momento in cui hanno dato fiducia alla nuova classe dirigente amministrativa regionale". E' quanto sostiene, in una nota stampa, la segreteria provinciale del Partito democratico di Catanzaro per la quale "qualsiasi iniziativa e qualsiasi posizione che cercasse di rompere il fronte tra Partito e governo regionale risulterebbe dettata esclusivamente da un deprecabile esercizio di posizionamento personale e come tale andrebbe contro il territorio e i calabresi".

 

Palermo (Pd): "A Vibo nessuna ombra sulle primarie"

"A proposito delle polemiche, montate ad arte,  relativamente alle primarie,  tenutesi recentemente a Vibo Valentia ed in merito, alla  difesa d'ufficio di S.E. il Prefetto, apparsa oggi sulla stampa a firma del segretario Nazionale della Cisal, ritengo doveroso, in qualità di presidente della Commissione di garanzia Provinciale del Partito Democratico, nonché coordinatore del circolo PD di Dinami, evidenziare che le elezioni primarie per individuare il candidato a Sindaco alle prossime elezioni amministrative del comune di Vibo Valentia si sono svolte nel pieno rispetto delle regole e nella massima trasparenza". E' quanto afferma in una nota stampa Antonio Palermo. "Credo - aggiunge - che il Segretario nazionale della Cisal Cavallaro, farebbe bene ad occuparsi di più delle problematiche che affliggono il Comune di Dinami ed ai disagi che i suoi concittadini subiscono giornalmente, anzichè proporsi come grande manovratore della politica ed avventurarsi in analisi strampalate contro il Partito Democratico. La difesa d'ufficio del Prefetto ha svelato ciò che già sapevamo, e cioè qual è il gruppo che lavora in ombra contro il Partito Democratico. Per completare il quadro - conclude Palermo - manca a questo punto solo la difesa d'ufficio di Niglia, ed ecco svelato l'arcano mistero. Proprio l'intervento di oggi conferma l'esistenza del partito che tutti conoscono".

Comuni,Pisani (Pd): "No alla fusione, ben venga l'unione"

Riceviamo e pubblichiamo

"Da qualche giorno si fa un gran parlare sulla possibilità che Serra possa avviare con altri paesi limitrofi un discorso di fusione. Un argomento di cui si è sentito parlare in passato e che ora torna di nuovo di moda a seguito della mozione presentata dal sindaco di Torre di Ruggiero  per la fusione con i comuni di Chiaravalle Centrale e Cardinale. A quanto pare, questo è un discorso però che è destinato a morire sul nascere perché è a mio avviso sbagliata è la strada intrapresa. Incontri, accordi, consensi politici ma mai nessuno che si interessi di cosa effettivamente vuole la gente; quella gente a cui ci si rivolge però quando c’è bisogno del voto. Spesso si parla di fusione solo per sentito parlare ma basta usare un vocabolario per capirne il significato. Fusione di due o più comuni significa fondere, accorpare due o più comuni contigui. Significa quindi chiudere un comune con la sua storia e le sue tradizioni e a mio avviso sarebbe difficile ottenere il consenso degli amministrati. Un municipio, per quanto piccolo sia, con il proprio sindaco e consiglio, rappresenta comunque un presidio reale del territorio; a ciò si aggiunge il fatto che, se chiudi dovrai dedicare la tua attività amministrativa ad una porzione di terreno molto più ampia che in molti casi sarà destinata al totale abbandono creando a sua volta emergenze e dinnanzi alle emergenze lo Sato andrà a spendere di più. L’associazionismo ben venga! Ma credo che l’unico strumento attuabile nel nostro entroterra è l’Unione Comunale e non la fusione. Con l’Unione i comuni possono associarsi senza mettere in discussione la loro esistenza ed identità. L’Unione dei comuni è un ente locale, al pari del Comune, Provincia costituito da due o più comuni di norma confinanti, finalizzato all’esercizio associato di funzioni e servizi. Inoltre grazie alla Legge Napolitano-Vigneri (256/1999) non sussiste più il vincolo dell’obbligatorietà della fusione dopo 10 anni di unione e in linea con quanto previsto dalla normativa in tema di spending review, gli organi dell’Unione (Presidente, Giunta e Consiglio) sono formati da amministratori in carica dei Comuni associati. Quindi si parla di un Ente a costo zero. Alle unioni competono gli introiti derivanti da tasse, tariffe e dai contributi sui servizi ad esse affidati ed inoltre vi sono finanziamenti che tendono a favorire tale forma associativa che vanno ad incrementarsi all’aumentare del numero di cittadini e dei comuni che si uniscono . L’Unione ha molti punti di forza: basti pensare alla maggiore specializzazione delle risorse umane a disposizione, uniformità dei procedimenti amministrativi e tanto altro. Occorre, prima di fantasticare su una fusione, discutere con tutte le forze politiche presenti sul territorio e soprattutto con la gente, quella gente a cui si è fatto riferimento solo quando è servita una x su una scheda elettorale".

Bevacqua (Pd): "Sui fondi Ue, una corsa contro il tempo"

“La Calabria è una terra d’emergenza ma nessuno può pensare di rinchiuderla nel proprio recinto perché questo significherebbe davvero portare la Calabria e i calabresi ad un punto di non ritorno. Se il governo ipotizza il ritorno del Ministero per il Mezzogiorno, a noi tocca essere forti e autorevoli con il Governo nazionale. E per farlo dobbiamo avere le carte in regola e mettere da parte rancori e individualismi e aprire ad una nuova stagione politica”.Lo ha dichiarato il consigliere regionale del Pd, Mimmo Bevacqua, intervenuto oggi nel corso della seduta del Consiglio regionale che al primo punto all’ordine del giorno recava proprio il dibattito sui Fondi comunitari. “Ancora una volta - ha detto l’esponente del Pd - ci troviamo a fare una corsa contro il tempo per evitare di perdere i fondi europei. Un’eventualità, questa, che bisogna scongiurare con ogni mezzo, poiché sarebbe una sciagura rimandare indietro risorse destinate ad una regione, la Calabria, con il più alto tasso di disoccupazione e con il Pil tra i più bassi d’Europa”. “Proprio sull’impiego dei Fondi comunitari si impone un brusco cambio di rotta. Se è vero, come è vero - ha spiegato Bevacqua  - che uno dei problemi  del vecchio ciclo di programmazione è stata anche la lentezza della macchina burocratica, occorre voltare decisamente pagina. Non è concepibile che un’impresa o una famiglia presentino una domanda di aiuto presso un Dipartimento regionale e ottengano una risposta dopo 2 anni! In quel periodo l’azienda in difficoltà fallisce e le persone perdono la dignità cercando solidarietà fuori dal sistema istituzionale”. “Il cambio di rotta - insiste il rappresentante del Pd -  impone massima trasparenza nei procedimenti amministrativi: certezza dei tempi, accesso in ogni momento alle informazioni e soprattutto ai procedimenti in corso, accelerazione delle procedure di affidamento, magari attraverso l’impiego di una task force o della Conferenza dei servizi”. “Nel merito degli interventi - ha concluso Bevacqua - bisogna definire i grandi progetti a partire dalla metropolitana che è in grave ritardo, nonostante gli annunci degli ultimi anni. Possiamo anche pensare di concentrare le risorse europee in ritardo di spesa su un piano di sicurezza contro il dissesto idrogeologico, sull’adeguamento degli edifici scolastici, nella realizzazione di interventi nei Comuni piccoli e montani integrando progetti del Governo, come il programma ‘6.000 campanili’, che riguardano la Calabria”.

Il Pd e le " Donne nella Calabria che cambia"

“Le donne nella Calabria che cambia”, è il titolo di un incontro-dibattito promosso dal Gruppo regionale del Pd che si terrà domani venerdì 6 marzo alle ore 10.30 nella sala “Giuditta Levato” di Palazzo Campanella in vista della “Giornata Internazionale della Donna”. Il capogruppo del Pd in Consiglio regionale Sebi Romeo, che ha “fortemente voluto questa iniziativa”, nell’anticipare i contenuti dell’incontro, parla di “Nuova stagione per le politiche di genere inaugurata in questa legislatura. Un primo importante punto di partenza è stato la modifica dello Statuto che introduce il rispetto della rappresentanza di genere in seno alla Giunta regionale. Il nostro impegno - ha aggiunto Romeo - proseguirà nel segno di assicurare pari chance anche nell’accesso alle cariche elettive. Nell’occasione - ha aggiunto - si parlerà anche delle proposte per l’attivazione di politiche di pari opportunità in tutti i settori, specialmente nel campo della promozione del lavoro femminile. L’obiettivo - ha concluso - è quello di costruire una Calabria migliore”. All’incontro - che sarà coordinato dalla giornalista Anna Briante - interverranno: l’on. Enza Bruno Bossio, la consigliera regionale di parità Maria Stella Ciarletta, l’on. Stefania Covello, la presidente provinciale CIF - Centro Italiano Femminile Angela Laganà, la senatrice Doris Lo Moro, il segretario generale Cgil Locri-Reggio Calabria Mimma Pacifici e Tonia Stumpo del Coordinamento nazionale Donne Pd. Concluderanno i lavori: Sebi Romeo, Ernesto Magorno, segretario regionale dei democratici e Antonio Scalzo, presidente del Consiglio regionale.

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