Armi e munizioni in un pollaio, arrestato 50enne

Nascondeva armi e munizioni in un pollaio. Per questo motivo un cinquantenne di Platì (Rc), Antonio Papalia, è stato arrestato dai carabinieri della locale Stazione e dello Squadrone eliportato Cacciatori “Calabria”.

 In particolare, durante una perquisizione effettuata in un fondo agricolo, in contrada "Sanello" di Platì,  i militari hanno rinvenuto occultati in un pollaio: 1 pistola Beretta calibro 22, risultata rubata; 1 pistola Franchi calibro 38 Sp, oggetto di furto; 1 fucile mitragliatore Sten; 1 fucile Beretta mod. A302, con matricola abrasa; 3 caricatori per pistola; 2 silenziatori per pistola; 2 caricatori per mitragliatore 14 cartucce da caccia calibro 12; 57 colpi per pistola calibro 9 luger; 1 fondina ascellare per pistola; 1 custodia per fucile.

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Rinvenute oltre mille piante di canapa indiana

Una piantagione composta da oltre 1.100 arbusti di canapa indiana.

E’ quanto hanno rinvenuto i carabinieri della locale Stazione e dello Squadrone eliportato Cacciatori di Calabria, nelle campagne del comune di Platì.

La coltivazione, articolata in due piazzole, è stata individuata grazie agli elicotteristi dell’Arma, che hanno segnalato ai colleghi la presenza dello stupefacente.  

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Armi e munizioni rinvenute in tubo di plastica nascosto sotto terra

Un persona arrestata, una denunciata, armi, droga e munizioni rinvenute. Questo il bilancio di un servizio di controllo straordinario del territorio disposto dal Comando Gruppo carabinieri di Locri ed effettuato dalle Compagnie di Bianco, Locri e Roccella Jonica.

Nel corso dell’attività, i militari hanno condotto numerosi rastrellamenti nei centri abitati, nelle periferie e nelle impervie zone pre-aspromontane.

In particolare, gli uomini dell’Arma della Stazione di Sant’Ilario dello Jonio, hanno rinvenuto, in  località “Moletì” di Ciminà, tre fucili “Flobert” senza matricola, un fucile sovrapposto “Beretta” con matricola punzonata e oltre 120 munizioni di vario calibro. Il materiale, in ottimo stato di conservazione, era nascosto in un tubo di plastica interrato tra la fitta vegetazione.

Numerose munizioni, nascoste in una busta di plastica, sono state rinvenute, in contrada “Nasida” di Benestare, anche dai carabinieri della Stazione di Careri e dello Squadrone eliportato Cacciatori.

A Platì, invece, i militari della locale Stazione e dei “Cacciatori” hanno trovato, in una intercapedine nel muro di un casolare abbandonato,  un involucro di plastica con all’interno oltre 60 grammi di marijuana.

Infine, a San Luca, gli uomini della Benemerita hanno tratto in arresto un uomo del posto, accusato di furto d’energia elettrica.

 Nel corso di un controllo effettuato nell’esercizio commerciale dell’arrestato, i carabinieri hanno individuato un dispositivo posto sul contatore dell’energia elettrica, al fine di ridurre la registrazione reale dei consumi. Per lo stesso motivo, è stato denunciato anche il rappresentante legale del locale.

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Polsi: il cammino ed il cambiamento

Riceviamo e pubblichiamo

"Un passo dopo l'altro. Così ci hanno insegnato a superare i sentieri difficili e la stanchezza, le prime guide aspromontane, abitanti di paesi che qualcuno definisce con appellativi altisonanti: San Luca, Platì, Africo, Roghudi, Cardeto, per citarne alcuni. Erano e sono il genius loci, di quei luoghi.

L'Aspromonte, piaccia o no, sta camminando un passo per volta verso il cambiamento, tra mille difficoltà. Se dovessimo trovare una metafora, sta in un cammino storico della nostra montagna: il sentiero che dal Montalto conduce a Polsi.

Il primo passo vede la Calabria succinta tra Ionio e Tirreno, al cospetto del camminatore. Una prospettiva grande e luminosa. Il percorso poco dopo cambia, una gran discesa porta all'ombra delle faggete, il cielo quasi non si vede, ma la strada è ancora ampia e facile. Poi cambia ancora fino a farti rimpiangere il bosco fitto, ma lo sguardo che si allarga sul vallone della Madonna ripaga il caldo ed il dolore alle ginocchia. La vegetazione avvolge, non sempre con gentilezza, ma siamo noi ad essere di troppo. In vista del Santuario, sulla testa di una frana non si prova tanto paura quanto affidamento, alla montagna o alla Madonna, in base alle sensibilità di ognuno. L'ultimo contrafforte accompagna il camminatore fino a Polsi. La meta è stata raggiunta e non suggeriamo risposte.

Sarà una delle più significative uscite del PARKBUS 2018 - che si svolgerà sabato 18 agosto -  promosso dall'Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte in collaborazione col Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria e l’Associazione Guide del Parco Nazionale dell’Aspromonte, che rappresenta la voglia che sentiamo di camminare con la prospettiva corretta, consci di stanchezze, paure e difficoltà.

Non temiamo la strada, noi guide del parco, perché seguiamo gli insegnamenti dei nostri maestri, perché Polsi ci rifocillerà e ripagherà.

 Molti vanno a Polsi per se stessi, noi andremo per Polsi: un santuario, un luogo dell'anima. Punto".

 Associazione Guide ufficiali del Parco nazionale dell'Aspromonte

'Ndrangheta, due consigli comunali sciolti in Calabria

Il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’interno Marco Minniti, a norma dell’articolo 143 del Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali (TUEL), ha deliberato:

lo scioglimento dei Consigli comunali di Bompensiere (CL), Caivano (NA), Limbadi (VV), Manduria (TA) e Platì (RC), in ragione delle riscontrate ingerenze da parte della criminalità organizzata

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Truffa alle assicurazioni, denunciate 55 persone

I carabinieri della Stazione di Platì, a conclusione di una complessa attività d’indagine, hanno denunciato all’Autorità giudiziaria 55 persone, alcune legate tra loro da vincoli di parentela, a vario titolo ritenute responsabili di concorso in truffa e fraudolento danneggiamento dei beni assicurati e mutilazione fraudolenta della propria persona.

L’indagine è partita in seguito alla denuncia contro ignoti, sporta dal titolare di un’azienda di autodemolizione di Molfetta, in provincia di Bari, per il reato di truffa scaturito e poi riscontrato dalla falsa attestazione di fatture relative ad un mai avvenuto incidente stradale.

I militari della Stazione di Platì, cui è stata delegata l’escussione a sommarie informazioni delle persone coinvolte nella vicenda, residenti nel territorio della Locride, hanno, quindi, constatato che, tra luglio 2011 ed agosto 2013, erano stati denunciati  ben 17 sinistri, tutti a carico della stessa persona.

In nessuno dei 17 sinistri sarebbe mai intervenuta alcuna forza di polizia e le controparti avrebbero sempre redatto la constatazione amichevole di incidente.

Avviata una specifica attività d’indagine tesa a verificare eventuali truffe commesse ai danni delle compagnie assicurative, i militari sono riusciti a rilevare condotte illecite poste in essere dalle parti coinvolte nei sinistri. 

Gli indagati, nel porre in essere le presunte condotte delittuose, si sarebbero avvalsi della fondamentale compiacenza di legali la cui assistenza sarebbe stata fondamentale per predisporre la documentazione da produrre alle compagnie assicurative e per la richiesta di risarcimento.

Nel corso delle attività investigative è state analizzate la documentazione di oltre 20 sinistri e sentite a sommarie informazioni testimoniali circa 70 persone. Numerose sarebbero le incongruenze emerse durante le indagini. Sono state analizzate richieste risarcitorie per circostanze ritenute inverosimili, nelle quali i richiedenti avrebbero attestato che avrebbero comunicato le generalità dei testimoni “all’occorrenza”, ovvero di aver investito dei propri congiunti.

Il danno complessivo arrecato alle compagnie assicurative, le quali una volta venute a conoscenza dei presunti illeciti hanno presentato oltre 30 querele sospendendo anche l’erogazione di somme di denaro a titolo risarcitorio, ammonta a circa 250 mila euro.

'Ndrangheta, omicidi faida di Platì: arrestate sette persone

Sette persone sono finite in carcere con l'accusa di omicidio. Il reato sarebbe stato commesso nell'ambito della faida di 'ndrangheta di Platì che, tra la fine degli anni Novanta ed il Duemila, ha visto contrapposte le famiglie Marando e Trimboli.

In relazione ad alcuni dei cinque omicidi compiuti nell'ambito dello scontro tra le due cosche, i carabinieri del Ros hanno notificato un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip presso il tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della Procura distrettuale di Reggio Calabria, nei confronti di Rosario Barbaro, Saverio Trimboli, Domenico Trimboli, Bruno Polito, Rocco Trimboli, Antonio Spagnolo e Natale Trimboli, ritenuti a vario titolo responsabili di una serie di omicidi con l'aggravante del metodo mafioso.

La misura cautelare confermerebbe, quindi, la sussistenza del grave quadro indiziario a carico dei primi 4, fermati dai carabinieri il 25 maggio scorso in esecuzione di un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria.

Gravi indizi di colpevolezza sarebbero emersi, anche, a carico di Rocco Trimboli, Antonio Spagnolo e Natale Trimboli, i quali, avrebbero preso parte ad alcuni delitti.

La misura cautelare è stata emessa a conclusione di complesse indagini del Ros svolte con l'ausilio della Stazione Carabinieri di Platì e dei Cacciatori di Calabria che avrebbero permesso di riscontrare come Pasquale Marando, capo dell'omonima 'ndrina attiva tra Platì ed il Piemonte, irreperibile dal 2002, sarebbe stato ucciso ed il suo cadavere occultato, nel gennaio del 2002, da esponenti della famiglia Trimboli che avrebbero agito con l'autorizzazione di Rosario Barbaro, capo della locale di 'ndrangheta di Platì, quest'ultimo animato dall'intento di ridimensionare i Marando, che insidiavano la sua leadership.

Il fatto di sangue avrebbe rappresentato l'atto finale della violenta faida scatenatasi nell'ambito della cosca Marando-Trimboli a seguito di contrasti inerenti la gestione e la spartizione dei proventi del traffico internazionale di droga che avevano portato i Marando a colpire duramente i Trimboli per riaffermare la loro supremazia nell'ambito del sodalizio mafioso. Lo scontro fu interrotto a seguito dell'intervento del Crimine e l'omicidio di Pasquale Marando portò ad un nuovo equilibrio nei rapporti di forza tra le cosche di Platì, rafforzando i Barbaro.

Le indagini del Ros hanno consentito di fare luce su un omicidio e quattro casi di lupara bianca, maturati nell'ambito della faida. Il primo episodio delittuoso risale al gennaio del 1997, quando ignoti assassinarono a colpi di pistola Ferdinando Virgara. L'omicidio già si inseriva nelle complesse dinamiche criminali che coinvolgevano Pasquale Marando, convinto dai fratelli Trimboli del fatto che il Virgara avesse avuto un ruolo nell'assassinio del fratello, Francesco Maranda, avvenuto in Piemonte. 

 Seguirono tre casi di lupara bianca con la scomparsa di Antonio Giuseppe Trimboli, nel luglio 2001, e Rosario Trimboli, ucciso insieme a Saverio Trimboli nel novembre dello stesso anno; i loro corpi non sono mai stati ritrovati.

Dalle indagini sarebbe emerso che l'uccisione dei tre Trimboli sarebbe stata decisa e attuata da Pasquale Marando per ribadire la sua supremazia sulla cosca Trimboli, per contrasti sulla gestione e spartizione dei narco-proventi e perché Marando si era convinto che i Trimboli lo avessero volutamente indotto in errore, accusando falsamente Ferdinando Virgara di responsabilità nell'omicidio del fratello Francesco Marando.

Infine, l'uccisione di Pasquale Marando, con occultamento del cadavere, ad oggi non ancora ritrovato, sarebbe stata attuata nel gennaio 2002 da Saverio Trimboli, inteso Savetta, fratello di Antonio Giuseppe e Rosario, con il concorso di altri esponenti della cosca Trimboli e con l'assenso di Rosario Barbaro, capo locale di Platì, in contrasto con il Marando per questioni di supremazia mafiosa sul territorio. L'omicidio sarebbe stato consumato a colpi di pistola all'interno di un'abitazione di Platì, dove Marando, all'epoca latitante, sarebbe stato portato per partecipare ad una riunione finalizzata ad un chiarimento con i Trimboli.

 

'Ndrangheta: arrestato il latitante Rocco Barbaro (VIDEO)

I carabinieri del Gruppo di Locri e in particolare dell’aliquota operativa della Compagnia di Locri, unitamente ai colleghi della Stazione di Platì e dello Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria, a conclusione di una attività di indagine, hanno tratto in arresto Rocco Barbaro, detto “U Sparitu”, 51enne di Platì, esponente di vertice della consorteria “Barbaro-Castanu”, operante nel territorio di Platì, con ramificazioni in Lombardia e in Piemonte.

Barbaro era ricercato dal gennaio del 2016, in quanto colpito da un’ordinanza applicativa della misura cautelare in carcere, poiché ritenuto responsabile del reato di associazione di tipo mafioso, intestazione fittizia di beni con l’aggravante del metodo mafioso.

I fatti delittuosi oggetto dell’ordinanza risalgono ad un periodo compreso tra maggio 2013 e gennaio 2014.

Rocco Barbaro, è figlio del 90enne Francesco, detto “Cicciu U Castanu”, capo dell’omonima consorteria di ‘ndrangheta, attualmente detenuto con la pena dell’ergastolo a seguito ad condanna per l’omicidio del brigadiere dei Carabinieri Antonino Marino.

Rocco Barbaro è, inoltre, cognato di Giuseppe Pelle, figlio del defunto Antonio alias “U Gambazza”, capo dell’omonima cosca operante nel territorio di San Luca.

Espletate le formalità di rito, Barbaro è stato associato presso la casa circondariale di Reggio Calabria.

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