Al Salone del libro di Torino, Caligiuri, Sgarbi e Rubbettino discutono di Intelligence e magistratura

Venerdì 19 maggio, alle ore 17, presso il Salone del Libro di Torino, nell’area dello stand della Regione Calabria, Vittorio Sgarbi e Florindo Rubbettino presenteranno il nuovo libro di Mario Caligiuri «Intelligence e Magistratura. Dalla diffidenza reciproca alla collaborazione necessaria»

L’evento si svolge in un clima che rende il tema dell’intelligence ancora più attuale.

Il poderoso attacco del ransomware lanciato nelle ultime ore contro i sistemi informatici di mezza Europa ha infatti prepotentemente riportato al centro del dibattito pubblico il ruolo e l’importanza dell’intelligence sia in quanto strumento difensivo utile a sventare attentati alla vita democratica di un paese o, ancora peggio, attentati terroristici tout-court, sia come importante strumento conoscitivo e di vantaggio economico competitivo.


A spiegare ruoli, compiti e funzioni dell’intelligence giunge in aiuto questo nuovo libro di Mario Caligiuri, docente universitario, direttore del Master Universitario in Intelligence dell’Unical, intitolato “Intelligence e Magistratura”.


Caligiuri, già autore e curatore di numerosi saggi sul tema, ripercorre con un linguaggio chiaro adatto anche ai non addetti ai lavori, le tappe del rapporto tra questi due importanti istituzioni della vita pubblica di un Paese, i servizi e la magistratura, appunto. Rapporti per la verità, osserva Caligiuri, non sempre facili anche per via del diverso approccio alla soluzione dei problemi. Laddove infatti per la magistratura è fondamentale la pubblicità degli atti, per l’intelligence è cruciale la riservatezza. Questo ha fatto sì che si creasse una diffidenza reciproca che ha portato spesso l’intelligence ad essere vista dalla magistratura come un’attività potenzialmente illegittima ed eversiva, il classico lato oscuro del potere.


Dalle pagine del libro di Caligiuri emerge invece come l’intelligence sia un’attività necessaria più che mai, specie in una società come la nostra che vive in una perenne tempesta di informazioni.

L’intelligence diventa strumento per interpretare la realtà di fronte alla possibile manipolazione della stessa attraverso la manipolazione o il dominio dell’informazione. E per svolgere al meglio questo suo compito essa necessita sempre più delle scienze umane. Proprio di quelle discipline che molti oggi, in un mondo dominato dalla tecnica, considerano un feticcio da biblioteca o da museo.

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Al Salone del Libro di Torino la storia di Fabrizia secondo Serafino Maiolo

Sarà presentato sabato prossimo, 14 maggio,  al "Salone Internazionale del Libro di Torino” il romanzo "C’è ancora una stella"  ed. Rubbettino dello scrittore Fabriziese Serafino Maiolo. Il tutto s’inserisce nella ricorrenza del cinquantenario della sua morte avvenuta prematuramente nel 1966. L’Amministrazione Comunale di Fabrizia, insieme al sindaco Antonio Minniti che sarà presente alla manifestazione, assieme alle figlie, Tiziana ed Antonella, al giornalista Bruno Vellone, direttore de ilredattore.it ed al Direttore del CSV Vibonese Gilberto Floriani, lo ricorderanno presentando la sua opera più importante sabato 14 maggio 2016 dalle ore 13 alle 14, presso lo Stand della Regione Calabria che ospiterà l’iniziativa. «Serafino Maiolo – ha commentato il sindaco Antonio Minniti - è stato un autore straordinario perché ha saputo raccontare la "Fabrizia di Calabria"  con una vena narrativa veritiera e realista capace di rappresentare l’immobilismo di una società sempre più uguale a se stessa, impermeabile ai cambiamenti, giusti o sbagliati che fossero, sempre rinchiusa in un atavico sottosviluppo che ha condizionato qualunque prospettiva di sviluppo e di trasformazione civile. Ed è una storia dei vinti e delle classi subalterne che non riescono a riscattarsi da sottomissioni e inganni perpetrate da classi dirigenti inette a autoritarie che nella loro autoreferenzialità perpetuano il potere di controllo totale e assoluto di qualunque orizzonte di riscatto.  “C’ ancora una stella” rimane il suo unico vero grande romanzo, di valore letterario, simbolico e storico. Ciò non intacca tutto il resto della sua produzione ai molti sconosciuta, ma che le nuove generazioni dovrebbero conoscere, non fosse altro per il potente messaggio di lotta contro l’ingiustizia di un popolo che ha smarrito la via». Fabrizia, in questa occasione «proietta il suo esistere “culturale” di piccolo e sconosciuto Comune di Calabria, attraverso il rilancio della presenza di una comunità del sud, che vuole proiettare la sua immagine all’interno di una cornice di rilievo internazionale, qual è il Salone del libro di Torino, facendola conoscere non solo ai “Fabriziesi” che a Torino si sono trasferiti per motivi di lavoro e ci vivono, ma a tutta la Comunità Nazionale affinché prenda atto che l’Italia è costituita da migliaia di campanili anche se molti di essi sono piccoli e marginali». Viva soddisfazione è stata espressa dalle figlie del compianto scrittore fabriziese, la giornalista e parlamentare Tiziana Maiolo e la sorella Antonella che hanno donato la casa paterna al Comune di Fabrizia in occasione della nascita della “Fondazione Serafino Maiolo".  "Scrittore e studioso poliedrico – ha dichiarato il Responsabile della comunicazione esterna della Rubbettino Antonio Cavallaro – è particolarmente apprezzato per questo romanzo che gli valse un certo successo della critica e qualche premio letterario. In questo romanzo vi è una particolare attenzione al tema dell’emigrazione, del ritorno e del restare con la vicenda che si svolge in periodo fascista. Un romanzo che si gioca sui contrasti tra i luoghi, la vita e le abitudini del Nord e quelli di Fabrizia, espressione del Sud contadino e povero che l’Italia del dopoguerra ha riscoperto una volta messa da parte l’unificante retorica fascista. Fabrizia – ha concluso Cavallaro è “Il paese che non sa cantare” ma diventa nel romanzo di Maiolo il luogo dei sentimenti più schietti e sinceri». 

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