Rapinata una Farmacia: arrestato un minorenne

I carabinieri hanno tratto in arresto, in esecuzione di un fermo di indiziato di delitto, un minorenne (di 15 anni) del posto, studente ed incensurato, ritenuto responsabile di aver commesso la rapina a mano armata alla Farmacia Giampaolo di San Luca, nel tardo pomeriggio del 20 dicembre scorso. 

Le indagini sono state avviate immediatamente dopo l’esecuzione della rapina da parte dei carabinieri della Stazione di San Luca, i quali hanno posto in essere varie e complesse attività info-investigative al fine di risalire all’identità dell’autore del delitto. In particolare sono state effettuate numerose perquisizioni presso le abitazioni di pregiudicati del posto ed acquisite le videoriprese di diversi esercizi ubicati nel Comune, nonchè effettuati accurati sopralluoghi presso la farmacia rapinata e nelle vicinanze dell’esercizio alla ricerca dell’arma utilizzata, di eventuale munizionamento e qualunque altro indizio utile alle indagini.

A seguito del primo sopralluogo eseguito nell’immediatezza dei fatti, dalla visione delle registrazioni del sistema di videosorveglianza, i carabinieri si sono messi subito sulle tracce del giovane che, pistola in pugno e con il volto parzialmente travisato dal collo del proprio maglione, aveva asportato l’intero incasso della Farmacia, circa 1.600 euro in contanti. Eseguite le perquisizioni ed analizzati tutti i filmati acquisiti, si è giunti all’identificazione del minorenne, che è stato rintracciato presso l’abitazione familiare. Nel corso della perquisizione domiciliare effettuata presso l’abitazione, inoltre, sono stati rinvenuti e sottoposti a sequestro gli indumenti indossati dal reo nel corso della rapina.

A conclusione delle attività d’indagine i militari hanno dunque sottoposto il minore a fermo di indiziato di delitto, conducendolo presso la propria abitazione in regime di arresti domiciliari, secondo quanto disposto dal Magistrato della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria.

Sono in corso accertamenti per verificare la presenza di eventuali complici.

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Ritrovato dopo 5 giorni il cercatore di funghi che si era perso sull'Aspromonte

È stato ritrovato dai soccorritori, dopo ben cinque giorni di ricerche, il 69enne, originario di Reggio Calabria, che si era perso tra i boschi dell'Aspromonte dove era andato a raccogliere funghi.

L'uomo é stato rintracciato nella "Valle infernale", una zona situata nel territorio comunale di San Luca, a circa due chilometri di distanza dal punto in cui era scomparso.

Nonostante le notti trascorse all'addiaccio, il cercatore di funghi è stato trovato in buone condizioni di salute.

Cercatore di funghi si perde in Aspromonte, nessuna notizia dopo 4 giorni

Proseguono, ormai, da quattro giorni le ricerche di un 69enne di Reggio Calabria smarritosi, in Aspromonte,  mentre cercava funghi. Le ricerche sono state intensificate ulteriormente, grazie all'impiego di  numerosi uomini del Soccorso alpino Calabria provenienti da ogni angolo della regione.

Le operazioni si stanno concentrando nel territorio del comune di Sal Luca, in prossimità del torrente Ferraina. Fino a questo momento, nonostante l'impiego di elicotteri, non è stata individuata alcuna traccia del disperso. Secondo il Piano elaborato dalla Prefettura di Reggio Calabria, alla ricerche, oltre al Soccorso alpino, stanno partecipando anche Carabinieri, Sagf della Guardia di finanza, Vigili del fuoco, Corpo forestale, Protezione civile e Calabria verde.

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'Ndrangheta. Catturato superboss latitante da cinque anni

Era inserito nell'elenco dei 100 latitanti più pericolosi stilato dal Ministero dell'Interno, datosi alla macchia nel 2011, è stato catturato Antonio Pelle, capo indiscusso della cosca Pelle Vancheddu, di San Luca, in provincia di Reggio Calabria. A stringergli le manette ai polsi sono stati gli agenti della Squadra Mobile di Reggio Calabria, insieme a personale del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e del Servizio di Polizia Scientifica di Roma. E' stato localizzato in un vano segreto, magistralmente realizzato nel suo appartamento in contrada Ricciolio di Benestare. Il 54enne, noto con il soprannome di "La Mamma", deve scontare una pena detentiva di 20 anni ed 1 mese di reclusione per i reati di associazione mafiosa, coltivazione illecita di sostanze stupefacenti, ricettazione, evasione e detenzione abusiva di armi e munizioni. Il super-latitante Antonio Pelle è il capo dello schieramento criminale ritenuto responsabile della cosiddetta Strage di Natale, avvenuta nel 2006, dove trovò la morte anche Maria Strangio. Detta strage si inquadra nel più ampio contesto della faida che, ormai dal 1991, insanguina San Luca e che ha visto contrapporsi le cosche Vottari "Frunzu", Pelle "Vancheddu", Romeo "Stacchi" da un lato, e Strangio "Janchi" e Nirta "Versu", dall'altro. Lo scontro è culminato nella strage di Duisburg, in Germania, il giorno di Ferragosto del 2007 in cui furono uccisi sei presunti affiliati della cosca Pelle-Vottari. Anche gli omicidi perpetrati negli anni 1991-1993 tra le due fazioni contrapposte, che hanno preceduto la strage di Natale del 2006, vanno tutti inquadrati nel medesimo contesto criminale. Pelle si era reso latitante nell’aprile del 2011, quando si rese irreperibile scappando dall’Ospedale di Locri dove era stato ricoverato in regime di arresti domiciliari. Antonio Pelle è sposato con Teresa Vottari, 46 anni, figlia di Giuseppe Vottari (deceduto), già collocato ai vertici dell’omonima consorteria. Antonio Pelle, il 30 agosto del 2007 è stato colpito da provvedimento di Fermo e successivamente dal conseguente Provvedimento di custodia cautelare emesso il 17 settembre dello stesso anno dal giudice delle indagini preliminari presso il Tribunale di Reggio Calabria (Operazione “Fehida”), ai quali è riuscito  a sottrarsi. Il 16 ottobre 2008, la  Squadra Mobile di Reggio Calabria, in collaborazione con il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, lo ha tratto in arresto ad Ardore Marina, dopo averlo rintracciato all’interno di un bunker sotterraneo. Il 19 marzo 2009 è stato condannato in primo grado a 13 anni di reclusione dal giudice per l’udienza preliminare di Reggio Calabria. Il 14 aprile 2011, la Corte di Appello di Reggio Calabria ha sostituito la custodia in carcere con quella degli arresti domiciliari. Una perizia fatta dai consulenti della Corte d’Assise, infatti, aveva stabilito l’incompatibilità col regime carcerario per una grave forma di anoressia, sopraggiunta ad una prima anoressia autodeterminata dal rifiuto volontario di assumere cibo, tanto grave al punto che in alcune udienze Pelle è stato condotto in barella. Successivamente, il 14 settembre 2011, è stato trasportato d’urgenza presso l’ospedale di Locri, da cui si è reso irreperibile, sottraendosi alla misura restrittiva degli arresti domiciliari cui era sottoposto. Successivi accertamenti hanno stabilito che Pelle progettava da tempo l’evasione. Durante la detenzione, infatti, come emerso da alcune intercettazioni, gli inquirenti avevano avuto modo di appurare che Pelle, forse con complicità all’interno del carcere, era riuscito ad avere dei medicinali dimagranti. Il 16 settembre 2011 la Corte di Assise d’Appello ha emesso l’Ordinanza di ripristino della custodia cautelare in carcere. Il 16 maggio 2013, a seguito di cumulo delle pene inflitte, gli è stata rideterminata la pena da scontare in 20 anni ed 1 mese di reclusione, con l’inflizione della multa di euro 40.000 e delle pene accessorie dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici e dell’interdizione legale per la durata della pena, per associazione di stampo mafioso, coltivazione illecita di sostanze stupefacenti, ricettazione, detenzione abusiva di armi e munizioni ed evasione.

 

 

Un'auto finisce in una scarpata: morto il conducente

E' deceduto nel primo pomeriggio di oggi, domenica, un uomo di cui non al momento non è stata resa nota l'identità. Il sinistro si è verificato lungo l'arteria stradale che porta al Santuario di Polsi, a San Luca, nel Reggino. Per ragioni al vaglio degli investigatori, l'automobile, condotta dalla stessa persona deceduta, è precipitata in fondo ad una scarpata dopo un volo  di quasi trenta metri. Una donna, anch'essa presente all'interno dell'abitacolo del veicolo, ha riportato ferite che non sono state giudicate preoccupanti. E' stata lei, venuta fuori dalla vettura, a raggiungere la strada ed allertare i soccorritori. Il luogo è stato raggiunto dal personale specializzato del gruppo Speleo alpino fluviale dei Vigili del Fuoco di Reggio Calabria e da un squadra terrestre a bordo di quattro automezzi. Arrivati sul posto, non hanno potuto far altro che constatare la morte del conducente.  

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Caso Moro: in via Fani c'era un boss della 'ndrangheta

"Grazie alla collaborazione del Ris dell’Arma dei Carabinieri, possiamo affermare con ragionevole certezza che il 16 marzo del 1978 in via Fani c’era anche l’esponente della ‘ndrangheta Antonio Nirta". E’ quanto afferma in una nota il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Moro, Giuseppe Fioroni.  “Il comandante del Ris, Luigi Ripani, - aggiunge Fioroni - che ringrazio per la collaborazione, ha inviato in questi giorni l’esito degli accertamenti svolti su una foto di quel giorno, ritrovata nell’archivio del quotidiano romano Il Messaggero, nella quale compariva, sul muretto di via Fani, una persona molto somigliante al boss Nirta. Comparando quella foto con una del boss, gli esperti sostengono che la statura, la comparazione dei piani dei volti e le caratteristiche singole del volto mostrano una analogia sufficiente per far dire, in termini tecnici, che c’è ‘assenza di elementi di netta dissomiglianza’”. Nato a San Luca, in provincia di Reggio Calabria, l'8 luglio 1946, Antonio Nirta è nipote del capo clan suo omonimo, morto nel 2015, all'età di 96 anni. A mettere, per la prima volta, Nirta in relazione con il caso Moro fu il pentito di 'ndrangheta Saverio Morabito. Stando alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Nirta, detto ''due nasi'' per la dimestichezza con la doppietta, sarebbe stato un confidente del generale dei carabinieri Francesco Delfino e uno degli esecutori materiali del sequestro di Aldo Moro". Per cercare di venire a capo dell'ennesimo mistero che circonda la strage di via Fani e la morte dello statista democristiano, saranno condotte ulteriori verifiche. Secondo Fioroni, infatti, sarebbe “in corso una perizia sul volto di un altro personaggio legato alla malavita e che comparve tra le foto segnaletiche dei possibili terroristi il giorno dopo il 16 marzo: si tratta di Antonio De Vuono, killer spietato, morto nel 1993 in un carcere italiano”. “Le informazioni che abbiamo fin qui acquisito – conclude Fioroni - ci consentono di dire che la relazione di fine anno sulla nostra attività sarà di grande interesse per tutti coloro che chiedono di conoscere la verità del delitto di via Fani”.

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Trovate armi clandestine e munizioni nei pressi di una fiumara

Ieri sera, nell’ambito dei servizi interforze predisposti dal piano nazionale e transnazionale Focus ‘ndrangheta, più di 150 uomini della Polizia di Stato, nel centro cittadino, nella zona nord, nonché nei quartieri di Gallico e Catona, hanno effettuato numerosi controlli e perquisizioni nei confronti di soggetti ritenuti inseriti in alcune delle più agguerrite cosche di 'ndrangheta.  Le attività hanno visto la sinergia operativa delle donne e degli uomini dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico, delle pattuglie del Reparto Prevenzione Crimine "Calabria Meridionale" di Siderno, degli specialisti cinofili, con il consueto ausilio tecnico del personale del Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica. Le operazioni, incardinate nella strategia operativa delle Forze di Polizia elaborata in sede di Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, hanno come obiettivo il progressivo indebolimento dei sodalizi mafiosi attraverso l’aggressione ai loro patrimoni economici, nonché tramite numerosi e capillari controlli e perquisizioni a persone riconducibili alle consorterie criminali locali. I risultati conseguiti in città nella serata di ieri, nell’ambito del dispositivo di sicurezza messo in campo dalla Polizia di Stato, annoverano 17 posti di blocco, il controllo di 158 persone, di 94 veicoli, nonché l’effettuazione di 2 perquisizioni, anche alla ricerca di armi. È stata, altresì, ritirata una patente di guida ed elevato un verbale per contravvenzione  al Codice della Strada. In provincia, nell’ambito del piano Focus 'ndrangheta, il personale dei Commissariati di Polizia di Siderno e Bovalino ha rinvenuto e posto sotto sequestro, in località "Badia", nei pressi della fiumara Butramo del Comune di San Luca, un bidone in plastica, abilmente occultato tra la fitta vegetazione, contenente 2 fucili calibro 12 con matricole punzonate, un giubbotto antiproiettile e circa 140 munizioni di vario calibro. Le armi e le munizioni sequestrate sono in discreto stato di conservazione e perfettamente funzionanti. 

 

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Armi e marijuana nell'ovile: in carcere un giovane di 20 anni

Un giovane di 20 anni è stato tratto in arresto dai Carabinieri in seguito ad un provvedimento disposto dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Locri. Sebastiano Giorgi, considerato vicino alla cosca dei "Boviciani", è stato trasferito dai militari dell'Arma di San Luca presso il carcere di Locrì. Condannato per detenzione di armi clandestine e sostanze stupefacenti, sarà recluso per 3 anni e 3 mesi. Giorgi finì in manette due anni addietro dopo che, perquisendo un ovile di cui è proprietario, gli investigatori trovarono armi con matricola punzonata e marijuana.

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