Rinvenute oltre 900 piante di canapa

Una serie di controlli, perquisizioni personali e domiciliari sono stati eseguiti, nel corso de fine settimana, dai carabinieri del Gruppo di Locri, attraverso le Compagnie di Roccella Jonica, Locri e Bianco nell’ambito del piano denominato “Focus ‘ndrangheta.

In particolare, i militari di Locri, unitamente ai colleghi dello Squadrone eliportato Cacciatori “Calabria”, hanno rinvenuto, nelle aree demaniali di località “Ferraro”nel Comune di Siderno, una piazzola adibita a coltivazione di canapa indiana con 500 piante di altezza superiori al metro. Le piante, particolarmente rigogliose e ben occultate tra la fitta vegetazione, venivano irrigate attraverso un tubo in pvc collegato alla rete idrica pubblica. I carabinieri, previa campionatura, hanno sequestrato parte dello stupefacente che sarà inviato presso il Ris di Messina per gli esami di laboratorio, mentre le rimanenti piante sono state distrutte sul posto.

A San Luca, invece, i militari della locale stazione, hanno rinvenuto nelle aree demaniali di località “Vorea”, una coltivazione composta da 400 piante di canapa indiana e diversi sacchi colmi di marijuana per circa 25 chilogrammi. Dopo la campionatura, il materiale rinvenuto è stato distrutto.

I militari hanno, inoltre, eseguito numerosi controlli alla circolazione stradale. Nel corso di tali attività, i carabinieri di Locri hanno denunciato un diciottenne, per guida in stato di ebrezza alcolica e con dei valori tossicologici da cannabinoidi superiori ai limiti consentiti dalla legge. L’autovettura è stata sottoposta a fermo amministrativo, mentre al giovane è stata ritirata la patente.

'Ndrangheta: sequestrati beni per un valore superiore a 2 milioni euro

I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno proceduto al sequestro, di beni mobili, immobili e prodotti finanziari, per un valore stimato di circa due milioni di euro. Destinatario del provvedimento è stato Francesco Stipo, imprenditore edile 44enne di San Luca (RC).

Già noto alle forze dell’ordine, l’uomo è considerato contiguo alla ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata cosca Romeo alias “Staccu” operante in particolare nella Locride e in tutto il territorio italiano. Genero del defunto Sebastiano Romeo, classe 1931, già ritenuto al vertice della locale di ‘ndrangheta di San Luca, cognato di Antonio Romeo, di 52 anni, alias “Avvocaticchio”, già latitante, cognato di Antonio Pelle, di 57 anni sorvegliato speciale di P.S. ritenuto affiliato alla ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata cosca Pelle “Gambazza”.

Stipo è, inoltre, cognato di Giuseppe Giorgi, di 56 anni, alias “U Capra”, elemento di spicco dell’omonima consorteria arrestato lo scorso 2 giugno dai carabinieri di Reggio Calabria dopo una lunga latitanza. Tra i beni sequestrati figurano, infatti, anche i circa 160 mila euro, in banconote di vario taglio, rinvenuti proprio il 2 giugno, durante le operazioni di perquisizione seguite alla cattura del cognato-latitante, presso l’abitazione di Stipo.

Oltre ai legami parentali con esponenti di spicco della ‘ndrangheta, Stipo vanta un proprio curriculum criminale. In particolare, è stato arrestato nell’ambito dell’operazione della Dda reggina convenzionalmente denominata “Italia che lavora”, perché ritenuto responsabile di associazione di tipo mafioso, frode in pubbliche forniture ed illecita ingerenza in appalti pubblici. Nel 2014, inoltre, è stato condannato alla pena di quattro anni di reclusione, poiché ritenuto responsabile di illecita concorrenza con violenza o minaccia aggravata dall’aver agevolato organizzazioni di tipo mafioso e/o per aver utilizzato il metodo mafioso.

Oltre al denaro e ad una serie di conti correnti, libretti di deposito, titoli, azioni, obbligazioni e quote azionarie riconducibili all’interessato ed al suo nucleo familiare, sono stati sequestrati anche diversi beni mobili e  immobili, nonché l’impresa edile a lui riconducibile.

L’uomo, nella circostanza, è stato anche sottoposto alla misura della sorveglianza speciale con l’obbligo di soggiorno nel comune di residenza.

'Ndrangheta: sequestrati beni per un valore superiore ai 2 milioni euro

I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno proceduto al sequestro, di beni mobili, immobili e prodotti finanziari, per un valore stimato di circa due milioni di euro. Destinatario del provvedimento è stato Francesco Stipo, imprenditore edile 44enne di San Luca (RC).

Già noto alle forze dell’ordine, l’uomo è considerato contiguo alla ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata cosca Romeo alias “Staccu” operante in particolare nella Locride e in tutto il territorio italiano. Genero del defunto Sebastiano Romeo, classe 1931, già ritenuto al vertice della locale di ‘ndrangheta di San Luca, cognato di Antonio Romeo, di 52 anni, alias “Avvocaticchio”, già latitante, cognato di Antonio Pelle, di 57 anni sorvegliato speciale di P.S. ritenuto affiliato alla ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata cosca Pelle “Gambazza”.

Stipo è, inoltre, cognato di Giuseppe Giorgi, di 56 anni, alias “U Capra”, elemento di spicco dell’omonima consorteria arrestato lo scorso 2 giugno dai carabinieri di Reggio Calabria dopo una lunga latitanza. Tra i beni sequestrati figurano, infatti, anche i circa 160 mila euro, in banconote di vario taglio, rinvenuti proprio il 2 giugno, durante le operazioni di perquisizione seguite alla cattura del cognato-latitante, presso l’abitazione di Stipo.

Oltre ai legami parentali con esponenti di spicco della ‘ndrangheta, Stipo vanta un proprio curriculum criminale. In particolare, è stato arrestato nell’ambito dell’operazione della Dda reggina convenzionalmente denominata “Italia che lavora”, perché ritenuto responsabile di associazione di tipo mafioso, frode in pubbliche forniture ed illecita ingerenza in appalti pubblici. Nel 2014, inoltre, è stato condannato alla pena di quattro anni di reclusione, poiché ritenuto responsabile di illecita concorrenza con violenza o minaccia aggravata dall’aver agevolato organizzazioni di tipo mafioso e/o per aver utilizzato il metodo mafioso.

Oltre al denaro e ad una serie di conti correnti, libretti di deposito, titoli, azioni, obbligazioni e quote azionarie riconducibili all’interessato ed al suo nucleo familiare, sono stati sequestrati anche diversi beni mobili e  immobili, nonché l’impresa edile a lui riconducibile.

L’uomo, nella circostanza, è stato anche sottoposto alla misura della sorveglianza speciale con l’obbligo di soggiorno nel comune di residenza.

Catturato il super latitante Giuseppe Giorgi, il VIDEO dell'arresto

I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e gli uomini dello Squadrone Cacciatori di Calabria hanno arrestato, a San Luca, il latitante di 'ndrangheta Giuseppe Giorgi, 56 anni, detto "u capra", ritenuto elemento di vertice della cosca Romeo. (Per leggere la notizia clicca qui)

Ricercato dal 1994, Giorgi è stato sorpreso nel cuore della notte all'interno di un bunker costruito sopra il camino della sua abitazione.

Al momento dell'arresto il ricercato era disarmato e non ha opposto resistenza.

Nel corso della successiva perquisizione i militari hanno rinvenuto, nell'intercapedine ricavata in una parete, 156.900 euro in contanti.

Le banconote di vario taglio erano sigillate in buste sottovuoto.

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'Ndrangheta, catturato il super latitante Giuseppe Giorgi

I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e gli uomini dello Squadrone Cacciatori di Calabria hanno arrestato il latitante di 'ndrangheta Giuseppe Giorgi, 56 anni, detto "u capra", ritenuto elemento di vertice della cosca Romeo.

Ricercato dal 1994, Giorgi è stato scovato in un piccolo bunker ricavato sopra il camino della sua abitazione, a San Luca.

Il blitz è scattato verso le 3,30 della notte scorsa, quando i militari hanno fatto irruzione nella casa del ricercato.

Giorgi è stato individuato dopo circa 5 ore di lavoro,  quando i carabinieri hanno cominciato a rompere le pareti alla ricerca del rifugio. A quel punto, il latitante ha manifestato la sua presenza.

Prima di procedere alla cattura, i militari hanno dovuto sbloccare il congegno che apriva l'accesso al bunker. Una volta sistemato il dispositivo Giorgi è uscito e si è fatto ammanettare. Il bunker era di piccole dimensioni e serviva soltanto per sfuggire ai controlli in caso di perquisizione.

Inserito nell'elenco dei cinque latitanti più pericolosi d'Italia, il 56enne deve scontare una condanna a 28 anni e 9 mesi per associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Nei suoi confronti era stato emesso un ordine di carcerazione a seguito della condanna.

La 'ndrangheta, le scritte di Locri e l'antimafia segue cena

Tutti, tranne i giornalisti italiani e peggio quelli calabresi, conoscono il concetto di autorealizzazione delle profezie e, in genere, delle notizie; dette anche leggende metropolitane. Infatti, da quando una strampalata scritta sopra un muro di Locri è diventata caso nazionale e internazionale invece di riderci sopra e passarla sotto silenzio, la Calabria pullula di scritte sui muri contro don Ciotti, l’ultima a San Luca. Le notizie hanno creato il caso, e non il caso le notizie!

 Chi giracchia per l’Italia, e per il mondo, sa che le scritte sui muri sono un vizietto del mondo contemporaneo… ma che contemporaneo? Ne sono zeppe i muri di Pompei romana. Tizio ama Caia, e lo scrive; Caia si svaga, e Tizio informa il pianeta dei facili costumi di Caia. Sempronio vuole votare per Mevio, e lo scrive. Io stesso, ai bei tempi del Sessantotto, vergai su muro, tra l’altro, l’immortale frase "NO ALLA COCACOLONIZZAZIONE DELL’EUROPA"; e se vi dicessi cosa abbiamo disegnato a Lettere con il rossetto di Benedetta in mancanza d’altro, finiremmo in galera! Ebbene, l’Europa fu ed è cocacolonizzata, e se ne impipa delle mie scritte.

 Ora, a chi può venire a mente che la mafia, per fare dispetto agli antimafia, scriva sui muri? La mafia, definita la più potente organizzazione criminale del mondo, e dico mondo, perde il suo tempo con le goliardate! La mafia è triste, pesante, contegnosa, muta: non parla, e tanto meno scrive. Se la mafia fosse davvero o arrabbiata o preoccupata delle manifestazioni, secondo me ricorrerebbe a mezzi più coercitivi di quattro parole in un angolo buio.

 Buio? Boh, a favore di telecamere, a Locri. Le quali hanno ripreso una specie di Batman dei poveri, assolutamente irriconoscibile, ma tutti sperano di beccarlo.

 O meglio, sperano di non beccarlo: e se fosse, come certamente è, uno scemo del villaggio invece di un losco emissario della mafia? Sai che figuraccia!

 Conclusione, io eviterei di dare tutta questa pubblicità a gesti insignificanti. Eh, ma siamo proprio sicuri che tutti vogliano evitare la pubblicità? E qui mi fermo.

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Rapina all'ufficio postale, giovane incastrato dal Dna

I carabinieri della Compagnia di Bianco (RC) hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip presso il Tribunale di Locri, su richiesta della locale Procura della Repubblica, a carico di Sebastiano Strangio di 25 anni.

Il giovane è ritenuto responsabile della rapina a mano armata compiuta, in concorso con altri soggetti non ancora identificati, il 3 novembre 2014 all’ ufficio postale di San Luca. Il colpo permise ai malviventi di mettere le mani su un bottino di 70 mila euro.

L’indagine, supportata da complesse ed articolate attività tecniche, condotte dai militari della Stazione carabinieri di San Luca si è avvalsa, anche, della collaborazione del Raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche di Messina, che ha eseguito una serie di accertamenti comparativi dei profili di Dna acquisiti nel corso delle indagini con quelli estrapolati dai reperti sequestrati sul luogo del delitto. Le attività hanno, quindi, permesso ai militari di risalire all’identità di uno dei presunti responsabili della rapina.

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Accusato di aver rapinato l'ufficio postale, arrestato

Alle prime luci dell’alba di oggi (23 febbraio), nel comune di San Luca si è svolta un’operazione dei carabinieri del Gruppo di Locri per l’esecuzione di un provvedimento di custodia cautelare emesso dal gip presso il Tribunale cittadino, su richiesta della locale Procura della Repubblica.

Destinataria del provvedimento, una persona ritenuta responsabile, in concorso con altre, della rapina a mano armata perpetrata il 3 novembre 2014 presso l’ufficio postale di San Luca.

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