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La Calabria senza cultura dimentica pure san Francesco di Paola

Spigolando sui giornali abbiamo scoperto che, alla data di oggi 8 marzo, sono in atto i seguenti provvedimenti per ricordare il centenario di san Francesco di Paola: libro di Pino Caridi, festa patronale a Fossato Serralta, monologo teatrale a Paola medesima, mostra a Soriano. Fine della trasmissione. Tutto il resto della Calabria, silenzio come cimiteri di notte. La Facoltà di Lettere dell’UNICAL, che pure si onora di un corso di laurea di Pedagogia della resistenza e di uno di Spionaggio (non scherzo, è proprio così!) non ha trovato un momento per la bisogna. Ma ho nominato un libro… fermi tutti, Caridi insegna a Messina. La Regione Calabria… del resto non c’è manco un disgraziato di assessore alla cultura, anzi, con tutta evidenza, non c’è cultura; e i tentativi seri di farne sono finiti a Lilì Marlene. Alla Regione Calabria, al suo presidente Oliverio e alla Giunta Di Alto Profilo (maiuscolo anche Di) importa solo che Sgura abbia tolto loro ben 52 amici da sistemare per primari veri o fasulli. Tutti gli altri Enti vari, province e comuni eccetera, si girano i pollici. Lo stesso per gli operatori turistici. Spero faccia qualcosa la Chiesa. Cosa c’entrano gli operatori turistici? Eh, se c’entrano! Il Paolano fu per secoli il santo della Francia e della Spagna, e ancora oggi in Germania bevono la Paulaner. Era il patrono del Regno di Napoli. I principi Borbone in Italia e Spagna si chiamavano al battesimo Francesco di Paola… Scusate se è poco. Dite, ma ve fai un argomento di vil denaro per flussi di pellegrini e turisti? Anche, in una terra alla strafame. Ma ne faccio anche una questione culturale: come ricostruire quell’interessante periodo della seconda metà del XV secolo, che vide l’estremo bagliore della civiltà medioevale e i primi segni della rinascimentale, e che Huizinga chiama l’autunno del Medioevo; con sussulti politici in Calabria, la rivolta del 1459; la crescita delle istituzioni comunali; lo sviluppo della seta; e, come sempre nei momenti di progresso, problemi sociali cui Francesco prestò attenzione; e respiro internazionale… e quella figura che mi è cara, Nicolò Picardo il guerriero caduto a Otranto, l’amico del santo: Cicco e Cola. Scusate se è poco. Ma siamo in Calabria, e qui vanno solo libri e film di morti ammazzati con sottotitoli. E passa anche il 2016 senza uno straccio di saper cogliere l’occasione.

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Sanità. Punti di Primo Intervento: il destino di Soriano e Chiaravalle. I DETTAGLI

Nel “Documento di  riorganizzazione  della  Rete ospedaliera,  della  Rete dell’Emergenza-Urgenza e delle  Reti tempo-dipendenti” vergato dal commissario ad acta per l’attuazione del Piano di rientro Massimo Scura sono presenti importanti informazioni che vanno ad incidere in maniera significativa sulla vita delle popolazioni delle Serre e delle Preserre. “A seguito della riconversione dell’attività di un ospedale  per  acuti  in  una struttura  territoriale – viene specificato - potrebbe rendersi necessario prevedere, per un periodo di tempo limitato, il mantenimento nella località interessata di un Punto di Primo Intervento, operativo nelle 12 ore diurne e presidiato dal sistema 118 nelle ore notturne. Qualora gli accessi superino le 6.000 unità per anno la responsabilità clinica e organizzativa ricade sul DEA di riferimento, che potrà avvalersi di risorse  specialistiche, con adeguata formazione, presenti nella struttura. La mission dei Punti di Primo Intervento - è il chiarimento -  è la trasformazione in postazione medicalizzata del 118 entro un arco temporale predefinito, implementando l’attività  territoriale  al  fine  di  trasferire  al  sistema  dell’assistenza  primaria le  patologie  a  bassa  gravità e che non richiedono trattamento ospedaliero secondo protocolli di appropriatezza condivisi tra 118, DEA, HUB  o Spoke di riferimento e Distretto, mantenendo rigorosamente separata la funzione di urgenza da quella dell’assistenza primaria”. Saliente è il passaggio in cui viene sottolineato che “nei  Punti  di  Primo  Intervento non è prevista l’osservazione breve del paziente. Punti di Primo Intervento con casistica inferiore ai 6.000 passaggi annui sono direttamente affidati al 118 come postazione territoriale. Possono essere organizzati Punti  di Primo Intervento anche per esigenze temporanee ed in occasione di manifestazioni di massa, gestiti funzionalmente e organizzativamente dal sistema 118”. Altre previsioni di rilievo: “nella fase di transizione verso la gestione del 118, la loro funzione per le urgenze si limita unicamente ad ambienti e dotazioni tecnologiche atti al trattamento delle urgenze minori e ad una prima stabilizzazione del paziente ad alta complessità, al fine di consentirne il trasporto nel Pronto Soccorso più appropriato. Per questa funzione sono necessari unicamente ambienti e dotazioni tecnologiche atti al trattamento delle  urgenze minori ed a una prima stabilizzazione del paziente ad alta complessità, al fine di consentirne il trasporto nel Pronto Soccorso più appropriato. Esclusivamente per il tempo di mantenimento previsto, i Punti di Primo Intervento si distinguono in:

- Punti di Primo  Intervento,  mobili  (allestiti  per  esigenze  estemporanee)  o  fissi  (con  numero  di  accessi  < 6.000  se  attivi  24  ore  o  <  3.000  se  attivi  12  ore,  assegnati  al  “Servizio  di  Emergenza  Sanitaria  Territoriale 118”);

- Punti di Primo Intervento  con  numero  di accessi  >  6.000  fino  a  20.000 se  attivi 24  ore  o  >  3.000  se  attivi  12 ore  eventualmente  assegnati  alle  strutture  delle  Aziende  Sanitarie  dopo  l’attuazione  della riorganizzazione  della  rete ospedaliera  (PS,  SPOKE,  HUB); 

- Punti di Primo Intervento  in  zona  montana  con  un  forte  presidio  del 118. I  PPI  in  zona  montana  richiedono  una  particolare  attenzione  da  parte  dello  SPOKE  (o  dell’HUB)  a  cui  si  riferiscono, con  gestione  diretta  da  parte  degli  stessi  medici  operanti  nel  Dea  di  riferimento  e  con  la  particolare implementazione  di  attività  qualora  i  numeri  lo  richiedano  (vedi  anche  Pronto  Soccorso  Semplice  dell’Ospedale Generale)”.

"Nel Punto  di  Primo  Intervento  è  però  sempre  prioritaria – viene aggiunto -  la  garanzia  del  trasferimento  protetto  del  paziente stabilizzato  al centro  più  idoneo. Attualmente  il  servizio  dei  PPI  attivati  negli  ex  ospedali  riconvertiti  in  strutture  territoriali,  è  erogato  in  12H/24H per  prestazioni  in  emergenza-urgenza  per  casi  di  media-bassa  complessità. L’obiettivo,  in  linea  con  quanto  sopra definito,  è  quello  di  trasferire  delle  attività  previste  per  i  PPI  delle  CdS  alla  gestione  del  118  entro  un  anno  (28 febbraio  2017),  previa  contestuale verifica  della  funzionalità  della  rete EMUR”.

La cultura non porta voti e la Regione fa morire la Biblioteca Calabrese di Soriano

Ancora una volta mi vedo costretto ad intervenire sull’ormai annosa questione della Biblioteca Calabrese di Soriano della quale, a quanto sembra, ai politici ed amministratori regionali non importa nulla. E già, altrimenti perché negare il meritatissimo contributo? È vero che una Biblioteca non porta voti, ma costruisce una società, fa crescere generazioni di studenti, cultori o semplici curiosi. Ma è evidente che piacciono molto di più le sagre delle “cianciarelle” e le canzonette. E ancora mi piace riepilogare un po’ di storia della Biblioteca sorianese, potrebbe essere utile ai figli e nipoti dei Regionali. Tra la metà del XVII e XVIII secolo, il celebre Convento di san Domenico di Soriano Calabro possedeva una biblioteca ritenuta la più ricca della Provincia Domenicana di Calabria e di tutta Italia. Lo storico vibonese Vito Capialbi scriveva che “fin dal suo nascere divenne adulta, copiosa e ricca di libri e di manoscritti […] e i frati si preoccupavano di arricchire continuamente la loro biblioteca […] non guardavano a spese e a disagi per procurarsi tutte le opere possibili”. Addirittura, sempre nel ‘600, i Domenicani portarono a Soriano da Napoli uno stampatore per fondarvi una tipografia ad uso del monastero. Da allora molte furono le alterne vicende che interessarono la Santa Casa di Soriano, già famosa in tutto il mondo. Ancora oggi i Domenicani di Soriano continuano ad essere indefessi animatori della loro biblioteca non solo nel raccogliere e custodire lavori editoriali ma anche a produrne. E parallelamente, è forse per una sorta di eredità e continuità voluta dal Santo Predicatore come apostolato laico, se nel 1981 nella cittadina delle Serre vibonesi è stato istituito il Centro Culturale del Folclore e delle Tradizioni Popolari con annessa Biblioteca Calabrese che ha sempre richiamato, in questi anni, da molte parti studiosi, curiosi ed accademici. Insomma una struttura culturale animata con passione, saggezza e competenza, dalla prima ora e fino al giorno della sua morte, avvenuta il 27 febbraio 2012, dal “suo” Direttore, il carissimo amico prof. Nicola Provenzano.. Nel 1995, poi, superate non poche difficoltà nel proseguire, la struttura sorianese divenne Istituto della Biblioteca Calabrese con un patrimonio librario di oltre 33 mila volumi tra i quali numerosi incunabili del ‘400 e cinquecentine. E non solo. Dal 1988 ci offre anche un prezioso strumento editoriale d’informazione su tutto ciò che ruota attorno e vi si anima dentro la Biblioteca, si tratta del bollettino semestrale Rogerius che, per dirla con le parole di Provenzano, vuole essere “un ponte fra la terra di origine e i calabresi della diaspora”. Orbene, la Biblioteca sorianese e il suo Rogerius rischiano di essere cancellati perché quando si parla di tagli come politica del risparmio la cultura è la prima a farne le spese. Ormai è una cronica o se volete una comica. Già nel 2009, non molti anni son passati,  la Regione Calabria – associata all’Istituto della Biblioteca Calabrese con L. R. 19/1995 – aveva cancellato dal bilancio regionale di quell’anno il suo contributo; la cosa si è ripetuta nel 2012 e puntuale ritorna in questi giorni di fine anno 2015. Un contributo, quello regionale che, indirizzato solo all’arricchimento del patrimonio bibliografico e speso con intelligente ed oculata attenzione al mercato del libro antico e non solo, ha consentito alla nostra Biblioteca di costituire un punto di eccellenza nel panorama delle biblioteche calabresi. C’è poco da aggiungere a tanta negligenza da parte di “distratti” amministratori regionali che spendono e spandono i fondi che sono pubblici per tante iniziative inutili Mi piace, a riguardo, ricordare ancora una volta ciò che è accaduto, non molti anni orsono,  allo storico catanzarese Cesare Mulè, il quale raccontava: “Dopo tre mesi di ermetico silenzio mi sono recato nel competente ufficio dell’assessorato e dopo tortuoso argomentare ho sbottato con la domanda: ‘Ma come spendete i fondi regionali?’. Risposta: ‘Per grandi eventi culturali come la Notte Piccante a cui abbiamo concesso 300 mila euro’. Replico contestando l’eccezionalità dell’iniziativa. Risposta: ‘Lei si sbaglia perché non sa che il peperoncino è il segno identitario del territorio’. Con sconforto mi sono alzato congedandomi”. Così è se vi pare!

 

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Maltempo, traffico interrotto per una frana a Soriano

Le conseguenze del maltempo si stanno ripercuotendo anche sul comprensorio delle Serre. La sede stradale della Statale 182, infatti, è stata interdetta alla circolazione all'altezza di Soriano Calabro. Sull'asfalto melma fangosa e detriti che si sono depositati cadendo da un pendio. Addetti Anas, Carabinieri e Polizia sono impegnati a regolare il traffico e provvedere a ripristinare rapidamente le regolari condizioni che consentano di non mettere a repentaglio l'incolumità degli automobilisti in transito. 

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Preoccupazione di Pasqua per "la gravissima intimidazione" all'assessore di Soriano

“Il gravissimo atto intimidatorio di cui è stata vittima l’avvocato Anna Grillo, assessore al Bilancio del Comune di Soriano Calabro, indigna e preoccupa allo stesso tempo”. Lo afferma in una dichiarazione il consigliere regionale Vincenzo Pasqua (Oliverio Presidente). “Lo stillicidio di gravi danneggiamenti, di atti di intimidazione nei confronti di uomini e donne delle Istituzioni in Calabria necessita di una risposta ferma e risoluta da parte degli organi dello Stato. Ad Anna Grillo, alla sua famiglia ed a tutta la comunità sorianese va non solo la mia naturale solidarietà, ma la conferma di un impegno civile e democratico e di un’attenzione alta verso il difficilissimo lavoro che quotidianamente affrontano decine e decine di amministratori locali calabresi che spesso si trovano con pochissimi e limitati strumenti a dare risposte ai bisogni atavici delle nostre popolazioni”. 

 

Soriano, colpi di pistola contro l'auto dell'assessore Anna Grillo

Nel cuore della notte scorsa Anna Grillo, assessore al Bilancio del Comune di Soriano, è stata vittima di un'intimidazione. Ignoti hanno esploso almeno cinque colpi di pistola di grosso calibro che si sono infranti sul portabagagli della Toyota Yaris di proprietà dell'esponente del Partito Democratico e parcheggiata in via Primo Maggio, presso cui vive. Membro della segreteria provinciale del PD, esercita la professione di avvocato. Il luogo dell'attentato è stato raggiunto dai Carabinieri della Stazione di Soriano che ipotizzano, fra le altre piste, quella legata all'impegno politico di Grillo. 

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"Luoghi del cuore": Soriano c'é, Serra no

È di questi giorni la notizia secondo la quale il FAI, (Fondo Ambientale Italiano) con la collaborazione di Intesa Sanpaolo ha inserito Soriano e il suo Convento dei Domenicani nel censimento de “I luoghi del cuore” da non dimenticare. Soriano Calabro “centro di cultura e fede irradiante” come lo ha definito lo storico Gustavo Valente nel suo “Dizionario dei luoghi della Calabria”. Circa le sue origini, taluni studiosi la vogliono fondata da monaci basiliani provenienti dalla Siria e da qui il suo toponimo. Durante tutto il medioevo e nei secoli successivi fece parte dello Stato di Arena e più avanti feudo dei Carafa di Nocera che l’innalzarono a Contea nel 1505. Ma la grande celebrità, da sempre, a Soriano le deriva dai Domenicani che nel 1495 comprarono questo feudo e nel 1510 vi edificarono il grande convento dell’Ordine dei Predicatori per volontà di Padre Vincenzo da Catanzaro. Da questa data e dopo il rinvenimento della tela achiropita di san Domenico, comunque attribuita ad un artista del ‘400, Soriano diventa  punto di riferimento per credenti, religiosi ed artisti provenienti da ogni parte del mondo ed addirittura in alcune città dell’America Latina è venerato san Domenico di Soriano come in Perù, Uruguay, Argentina e altri. E non solo, il convento sorianese fu definito la “Santa Casa” per antonomasia ed anche considerato “l’occhio destro dell’Ordine domenicano”. Attorno al miracoloso quadro, al grande Convento, ai miracoli e a tutta la storia domenicana e dello stesso paese sono arrivate fino a noi moltissime pubblicazioni. Di queste ci piace ricordare: la Raccolta de’Miracoli e Grazie operati dall’Immagine del P.S. Domenico di Soriano di fra’ Silvestro Frangipane del 1621,  le Lodi del Patriarca di fra’ Pio Vandendyek del 1746, le Memorie storiche del Santuario di S. Domenico di Soriano nella Diocesi di Mileto di G.B. Melloni del 1791 e la Della Calabria Illustrata di P. Giovanni da Fiore e, ai nostri giorni, gli scritti di P. Antonino Barilaro, Angelo Fatiga, Nicola Provenzano, Tonino Ceravolo, Sharo Gambino, P. Pietro Lippini e P. Giovanni Calcara. Nei secoli il Convento diventò feudatario col titolo di Contea e col possesso della baronia di Pizzoni, Vazzano e Vallelonga e ciò fece crescere non solo le iniziative culturali ma anche le attività produttive. Elemento di grande  attrazione è stata per molti secoli la ricchissima biblioteca conventuale con la tipografia, la prima nel meridione, che già dal 1600 cominciò a stampare. Sempre nel Convento era attiva, anche per i bisogni della gente del paese, un’artistica spezieria che esponeva i suoi medicamenti  nei preziosi vasi del pittore secentesco Carlantonio Grue della famiglia di Castelli (Teramo). Oggi alcuni di questi vasi sono visibili nel Museo privato dei Cordopatri e nell’antica farmacia Buccarelli di Vibo Valentia. Di certo è che i Domenicani di Soriano non si son fermati alla sola preghiera e cultura, anzi. Negli anni difficili e poveri della nostra terra di Calabria rovinata non solo dai tanti dominatori ma anche da carestie, pestilenze e terremoti, il più devastante quello del 1783 che distrusse anche l’antico e imponente Convento sorianese e la Certosa rinascimentale della vicina Serra San Bruno, i frati di san Domenico di Guzman si attivarono per il rifiorire delle terre, dell’artigianato, edificarono fattorie, mulini e frantoi, accrebbero la manifattura della cera, del sapone, del miele e della terracotta. Ecco come si giustifica l’intensa industriosità dei Sorianesi di oggi. Come detto prima Soriano deve la sua fama alla presenza del Convento fondato nel 1510 da fra’ Vincenzo da Catanzaro. Distrutto una prima volta dal sisma del 1659, il monastero fu subito riedificato per volontà del Re di Spagna Filippo IV. L’incarico di progettare il nuovo edificio sacro fu affidato dal Viceré di Napoli il Conte di Pigneranda a P. Bonaventura Presti, architetto certosino, che lo disegnò, fatte le debite proporzioni, a somiglianza dell’Escoriale di Madrid, imponente monastero fatto edificare da Filippo II per perpetuare la vittoria di San Quintino. Così il primo convento sorianese occupava una superficie di 23 mila mq con chiostri attorno alla chiesa a croce latina di cui ancora è viva la facciata dalle sei paraste barocche con voluta ionica ed al centro un imponente portale con quattro grandi nicchie dai timpani semicircolari. All’interno, tra le tante opere d’arte, vi era l’altare maggiore in marmi policromi del  maestro Cosimo Fanzago, lo stesso che impreziosì la Certosa serrese e del quale si può ancora ammirare il preziosissimo ciborio sull’altare della chiesa dell’Addolorata in Serra San Bruno. Nella chiesa sorianese, completata la sua costruzione nel 1693, fu collocata la miracolosa tela del Santo portoghese che secondo la tradizione apparve il 15 settembre 1530. Questa, scrive Angelo Romeo, “apparentemente…appare di una semplicità assoluta e disarmante, pur nella sua perfetta fattura, compostezza e profonda interiorità associate all’espressione trascendentale, come se si trattasse dell’opera di un principiante.” Ma il valore artistico impareggiabile del dipinto è stato ampiamente dimostrato, anche per l’insuperabile difficoltà d’imitazione più volte tentata e mai riuscita ad alcuno dei molti talenti che hanno lasciato in convento le loro copie imperfette. Tra i tanti disseminati in ogni dove mi piace citare un quadro del Guercino nel duomo di Bolzano, un altro del Mela in San Domenico e Sisto a Roma ed un altro ancora di anonimo nella chiesa parrocchiale di San Domenico in Crotone. Dopo l’altro terremoto, quello del 1783, nel 1838 fu ricostruito ancora il Convento e la chiesa consacrata il 15 dicembre 1860. Sono tante le opere artistiche custodite nel nuovo sito sacro, ne ricordo alcune: l’altorilievo, che custodisce il Quadro, di Alessandro Monteleone; l’altare maggiore del ‘700 barocco donato dai Domenicani della Sicilia nel 1965 e appartenuto alla chiesa del Rosario di Catania distrutta durante l’ultima guerra mondiale; alcune tele seicentesche, un coro ligneo del sec. XVIII ed un crocifisso ligneo dello stesso secolo ed inoltre preziosi paramenti sacri, calici, ostensori, reliquiari e grandi candelabri settecenteschi provenienti dalla Certosa serrese. Anche nel centro cittadino, fuori del Convento, vi sono preziose opere: una statua di san Martino del ‘600 nella chiesa del Carmine, una scultura lignea dei santi Cosma e Damiano nella chiesa matrice, la cappella di san Filippo del ‘600, l’antica chiesetta di san Francesco ed una fontana granitica a pianta semicircolare situata sulla strada principale del centro. E a parte san Domenico, di certo Soriano è conosciuta, per davvero, nel mondo per i suoi  “mostaccioli” che da secoli ormai non temono le grandi e moderne industrie dolciarie. E l’industriosa Soriano non si ferma qui: va forte la lavorazione dei vimini, dei mobili in canne di bambù e di oggetti terracotta. E poi, come per confermare il suo illustre passato, il nostro centro vibonese si impreziosisce di tre biblioteche: quella civica, quella domenicana “San Tommaso d’Aquino” che ospita oltre 12 mila preziosi ed antichi volumi ed in ultimo la Biblioteca Calabrese presso il Centro del folclore e delle tradizioni popolari” nata nel 1981 che raccoglie tutto ciò che serve per conoscere la Calabria. Scusate se è poco! Ed in questi ultimi anni l’offerta culturale di Soriano Calabro continua incessante. Dopo l’allestimento del ricchissimo Mumar (Museo dei marmi) che espone antiche statue e preziosi reperti archeologici appartenuti al Convento, è stata anche  realizzata una pinacoteca di arte antica per la custodia di quadri del ‘600 – ‘700, parati e tappezzerie, ceramiche settecentesche, argenti napoletani ed altro. Infine, assieme alla statua equestre, opera di Michele Zappino,che arricchisce il già elegante centro urbano, un’altra opera d’arte impreziosisce ancor di più la cittadina: una grande scultura in bronzo che rappresenta l’allegoria del “Mondo”offerta dallo scultore sorianese Antonio Ranieri e dalla consorte Mercedes Kabeaga di Bilbao. Il futuro dell’amata Soriano, luogo del cuore, è già iniziato partendo dal passato e a coronamento di tanto ben meritata è arrivata l’iniziata del Fai. Iniziativa che ben meriterebbero altri centri non molto lontani da Soriano. Un esempio? Serra San Bruno. Ma evidentemente gli Amministratori  sonnecchiano!

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Filippo Stirparo e la poetica della nostalgia

Nello scorso mese di marzo è scomparso, a Vibo Valentia, l’amico, parente e galantuomo, Filippo Stirparo. A me piace ricordarlo con le sue poesie.

“Su Surianisu e sugnu caminanti,/ su canusciutu ‘n cià tuttu lu riegnu;/ strati e paisi cuogghiu cià nu pugnu/ e duve c’este festa vaiu e viegnu….”  (Caminanti surianisu). Ed ancora. La lirica, perché di vera lirica si tratta, “Surianu mia mi manchi”, leggiamola insieme: “Spissu u pensieri mio scappa luntanu,/ e vola a l’anni belli chi ija a scola/ e mi giru u paisi,/ sti strati profumati i mastazzola./ I timpi i l’angeli cumbogghianu i spaij/ cuomu cuverta quandu ncimurratu,/ si scindi di Funtani vierzu a Vaij,/ ti trovi allu cummientu rifilatu,/ a villetta, a Chiazza ‘mpopulata,/ piensi a Torretta, u Timpuni, i Babbalani,/ e ti ritrovi cu sti nuomi strani/…Stu paisi è bellu pe davieru,/ è bellu ca è diverzu i tutti l’atri, e tu luntanu cuomu forestieru/ cu na speranza muta mu rimpatri./…”

È il lirico, commovente ed intrigante incipit del libro che dà l’avvio all’itinerario affettivo, generazionale ( che sarebbe stato anche del mio caro papà, sorianese anch’egli e anch’egli protagonista della triste stagione dello sradicamento dalla propria terra) non solo del nostro scrittore e poeta per passione  quanto di tanta altra gente costretta alla diaspora che vuole raccontarsi, ripercorrere la pellicola della vita. Non è un tornare indietro fine a sé stesso, piuttosto un voler capire, un voler indagare sul come eravamo, sul chi eravamo, alla maniera neorealistica. Tutto ciò  può avere un obiettivo didattico – educativo? Certo che sì! Sto parlando del percorso di vita scandito dentro l’album dei ricordi che ha per titolo “ ‘N’accucchiata i fanfugghi” tra “ proverbi, detti, curiosità paesane…e rime”, edito in proprio nel 2002 dal sorianese Filippo Stirparo  affettuosamente adottato da tantissimi anni dalla vicina Vibo Valentia. Una serie di poesiole, racconti, aforismi, proverbi, ritratti e medaglioni di personaggi simpaticamente particolari, direi meglio, un diario tutto valoriale che ripercorre la quotidianità di una, bisogna proprio dirlo, lontana fanciullezza di un piccolo borgo antico, il borgo delle tante chiese,  dai pendii d’incanto da dove si ammirava il mare dei sogni come un infinito irraggiungibile, eppure lì sotto mano, ma pur sempre lontano. Scrittore e poeta, per passione, davvero riservato e discreto ma pur smanioso di raccontarsi, perché cresciuto lontano da quel borgo natio, e di rivedersi con gli amici di giochi e confidenti di tante segrete speranze. È un desiderio naturale perché, come scrive, in prefazione, Martino Michele Battaglia, il lavoro editoriale di Filippo, è “una finestra su uno spaccato di vita vissuta (in parte in prima persona)  all’insegna di quei valori di cui oggi se ne avverte tanto la mancanza, immersi come siamo nella società del consumismo, e che portavano tra l’altro a considerare il proprio paese al centro del mondo, quale modello di moralità e di laboriosità.” Il borgo natio di Fillippo è Soriano Calabro, sì avete capito bene,  il paese calabrese più conosciuto nel mondo dal 1500 per il suo San Domenico, per la tela achiropita che il Santo ha voluto donare, in una notte di settembre, ai primi frati domenicani ivi accorsi per edificare una loro Casa che sarebbe stata il più grande e più importante  monastero del Regno. Ma non solo. Soriano è il paese delle “mastazzola”, i menzionati tipici dolci  che ormai sono entrati a pieno titolo anche nel mercato d’Oltreoceano; è il paese dei “cordari”, dei “cerari”, dei “peddrari”, dei “custurieri”, dei “fuochisti”, dei tipografi,  tutti mestieri, come altri, che fanno risalire la loro origine ai Domenicani. E di questo mondo, che va scomparendo, racconta Filippo Stirparo tra ironia, satira e rimpianti, insomma, come scrive nella postfazione Rocco Cambareri, “è corso ai ripari: ha radunato gli irripetibili giorni attorno a sé tramite questa “raccolta di trucioli”, questi sottili riccioli di legno; riccioli appunto, come quelli che, ancora fanciullo, ornavano il suo capo, ormai anch’esso lucidamente piallato.” Preferisco fermarmi qui, il lettore troverà ancora altrove tra i versi e i racconti altro seme di saggezza antica da spargere non per tornare indietro ma per vivere meglio. Al postutto si può ben dire di avere letto e ponderato in Filippo Stirparo, un poeta – scrittore, non di professione ma per diletto,  che, nel suo percorso memoriale intriso di sottile e triste romanticismo, ha compiuto un viaggio ricordando e rivivendo momenti della sua e nostra vita; insomma ci ha consegnato una testimonianza d’amore attraverso una scrittura densa e luminosa, chiara nelle metafore e nel registro simbolico.

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