Aerei Usa bombardano deposito di armi chimiche in Siria, decine di morti

Ennesima strage con armi chimiche in Siria. A causare la morte di diverse decine di civili e miliziani dell’Isis sarebbe stato un raid condotto dall’aviazione degli Stati Uniti.

Secondo le informazioni divulgate da fonti sul campo, tra le 17,30 e le 17,50 di ieri, jet Usa avrebbero colpito un deposito in cui i miliziani del califfato custodivano armi chimiche.

Il massacro sarebbe avvenuto nel villaggio di Hatla, ad est di Deir Ezzor.

La notizia, qualora fosse confermata, ribalterebbe l’accusa mossa ad Assad di aver ordinato l’uso del Sarin contro i ribelli a Khan Sheikhoun il 4 aprile scorso.

Secondo i governi russo e siriano, i miliziani che operano sotto le insegne dell’Isis e di Jabhet al-Nustra, disporrebbero di armi chimiche fornite da Paesi che sostengono i terroristi. Al contrario, le truppe di Damasco non avrebbero più accesso alle sostanze venefiche. L’arsenale chimico siriano è stato, infatti, distrutto sotto la supervisione internazionale nel 2014. Portati nel porto italiano di Gioia Tauro, i gas tossici vennero trasferiti e successivamente distrutti, a bordo della nave americana "Cape Ray".

In un altro raid aereo compiuto da aeri statunitensi nel nord della Siria, sono rimasti uccisi per errore 18 combattenti appartenti alle Forze democratiche siriane impegnati nella lotta all'Isis. Secondo il Comando centrale americano, martedì scorso gli aerei Usa sarebbero stati tratti in errore dalle coordinate errate fornite loro dagli uomini delle Forze democratiche siriane (Sdf), composte prevalentemente da miliziani curdi.

Siria: Russia e Turchia trovano un accordo mentre i governativi avanzano ad Aleppo

L’esercito siriano ha iniziato, ieri, la seconda fase dell’offensiva, molto probabilmente, destinata a liberare Aleppo dalla presenza terrorista. Nel corso delle operazioni, le  truppe di Damasco hanno espugnato la gran parte del territorio situato ad ovest dell’aeroporto internazionale della città.

Altri significativi progressi sono stati registrati in diversi quartieri che i terroristi occupavano dal 2012.

Dopo aver preso il controllo del quartiere Tariq al Bab, gli uomini delle forze speciali Tigre hanno guadagnato terreno anche nei distretti di Faruq al Sharq, Halwaniyan e Al Karam al Yazmati Maisar.

Operazioni in corso sono segnalate, anche, nel distretto di Maasaraniyh dove, le fonti sul campo hanno documentato decine di ribelli uccisi e centinaia di civili in cerca di protezione nelle aree controllate dal governo siriano.

I risultati conseguiti in questi giorni da parte dei soldati del presidente Assad hanno permesso, inoltre, di creare un collegamento tra i quartieri occidentali e l’aeroporto internazionale  controllato dalla truppe governative.

Come, peraltro, riconosciuto dai network vicini ai ribelli, allo stato, i rivoltosi sono stati allontanati da oltre il sessanta per cento delle aree che controllavano prima dell’inizio dell’offensiva.

Bersagliati dall'aria, dalle aviazioni siriana e russa ed incalzati sul terreno dai soldati dell’esercito regolare e dalle milizie sciite e di Hezbollah, i jhadisti di Fatah Halab e Jaysh al-Fatah sembrano, ormai, avere le ore contate.

I recenti progressi lasciano ipotizzare, infatti, che Aleppo sarà completamente liberata dalla presenza terrorista nel volgere di poche settimane. Per gli osservatori più accreditati, prima della fine dell’anno, tutti i quartieri della città saranno ritornati sotto la sovranità di Damasco.

Tuttavia, a mettere definitivamente a tacere le armi potrebbero essere i negoziati in corso tra Russia e Turchia.

Secondo alcuni media russi, nella giornata di ieri, le diplomazie di Ankara e Mosca avrebbero concordato di offrire agli jihadisti di Jabhat Fateh Al –Sham, ovvero gli ex Al Nusra, ventiquattro ore di tempo per lasciare Aleppo est attraverso un apposito corridoio umanitario.

In caso contrario, alla scadenza del termine prestabilito, la furia della armi potrebbe ritornare ad abbattersi sui circa 900 miliziani ancora asserragliati nella sacca da cui è impossibile uscire, vivi.

Aleppo: i soldati siriani controllano la gran parte della città

La seconda città della Siria sta per essere liberata dalla presenza dei terroristi. L'offensiva sferrata, nei giorni scorsi, dalle truppe lealiste per riportare Aleppo sotto l'autorità del governo legittimo è, ormai, giunta alla stretta finale.

A confermare i significativi progressi fatti registrare dai soldati di Damasco è stato il centro stampa di Mosca che ha fatto sapere che il 40% della parte orientale di Aleppo è stato 'liberato' dalla presenza delle milizie islamiche. La nota indica, inoltre, che sono saliti a "12" i quartieri nei quali i rivoltosi hanno deposto le armi.

Accanto allo sforzo militare, le autorità governative stanno mettendo in campo un grandissimo impegno per assicurare assistenza ed aiuti umanitari alla popolazione civile.

L'agenzia Sana ha confermato, inoltre, che l'esercito siriano è entrato in profondità nei distretti di Sakhur e Haydariya, riuscendo, quindi, a tagliare in due la zona orientale della città e ad estendere il controllo sulla gran parte della zona settentrionale di quest'area. La situazione sul campo è in continua evoluzione, tanto più che il fronte tenuto dagli uomini di Al Nusra sembra, ormai, essere sul punto del definitivo collasso.

Siria: Russia e Usa trovano l'accordo per il cessate il fuoco

Accordo raggiunto tra Russia e Stati Uniti per un cessate il fuoco in Siria. Secondo l'intesa, le armi dovrebbero tacere a partire da sabato 27 febbraio. Si tratta, in ogni caso, di una tregua parziale dal momento che non interessera` i fronti sui quali l'esercito siriano sta combattendo contro i terroristi dall'Isis e del Fronte al Nusra, l'affiliata locale di Al Qaeda. L'annuncio ufficiale del cessate il fuoco dovrebbe essere ufficializzato al termine del colloquio telefonico fra il presidente russo Vladimir Putin e l'omologo statunitense Barack Obama.

Siria: le milizie curde dell'YPG avanzano nella provincia di Aleppo e conquistano la base aerea di Minaq

Continuano senza sosta i combattimenti sul fronte nord della Siria dove, ormai, da diversi giorni infuria la battaglia per il controllo della provincia di Aleppo. Oggi, al termine di furiosi combattimenti,le milizie curde dell’Unità di protezione del popolo (YPG) hanno liberato la base aerea di Minaq. Occupata da anni dai terroristi di Al-Nusra e Ahrar al Sham, l’area è stata conquistata con un’operazione coordinata con l'esercito siriano ed il sostegno delle forze aeree di Mosca e Damasco. Situata a soli 6 km dalla città di Azaz, la base aerea riveste un’importanza fondamentale anche in ragione della vicinanza con il confine turco dal quale transitano gli aiuti ai terroristi. Il successo di oggi segue quelli ottenuti nei giorni scorsi. Grazie al coordinamento
con le truppe siriane,i combattenti curdi sono riusciti a portare sotto il loro controllo diverse località, tra le quali Base 55, un’importante struttura militare ubicata a nord di Aleppo.

 

Siria: al via l'offensiva per la liberazione di Aleppo

Gli ultimi giorni di gennaio si sono rivelati particolarmente proficui per l’esercito siriano ed i suoi alleati. Nella generale avanzata delle forze lealiste, i  successi strategicamente più significativi sono quelli che hanno portato alla liberazione di Selma e Rabiam, nella provincia settentrionale di Latakia e di Daraa nell’omonima provincia meridionale. Grazie al controllo delle città situate, rispettivamente, a ridosso delle frontiere turca e giordana, l’esercito governativo ha spezzato le linee di rifornimento degli insorti. Riconquistata la provincia di Latakia, lo Stato Maggiore siriano è, ora, in procinto di lanciare una nuova offensiva su larga scala. Diversamente da quanto ipotizzato dagli osservatori, le nuove operazioni militari non saranno indirizzate verso Idlib, bensì in direzione di Aleppo, la cui conquista consentirebbe di “sigillare” integralmente il confine con la Turchia dal quale transitano gli aiuti ai ribelli. La pianificazione dell’ attacco è stata condotta con grande attenzione, in virtù delle difficoltà cui, molto probabilmente, andranno incontro i soldati impegnati sul terreno. La vastità dell’area e la concentrazione di terroristi ha indotto il comando siriano a mettere a punto accurati preparativi. Il piano d’attacco muoverà lungo quattro diverse direttrici. La prima, dovrebbe investire la zona meridionale, dove operano i miliziani di Al Nusra- Al Qaeda; la  seconda, la parte orientale, controllata dall’esercito Siriano; la terza, l’area nord occidentale, occupata dall’Esercito della conquista e da altre fazioni minori ed infine, il centro metropolitano nel quale sono attestati gli uomini che fanno capo all’Esercito della conquista. I preparativi dell’offensiva sono in una fase piuttosto avanzata, come dimostrano alcune operazioni già in corso. Nello scacchiere nord occidentale, l’esercito siriano ha già preso il controllo della città di Bluzah, mentre nel settore nord orientale, dopo ore di pesanti combattimenti, le truppe di Damasco hanno conquistato la città di Ein al Yamaymeh. Più agevoli, invece, i progressi sul fronte meridionale, dove il parziale ritiro di Al Nusra ha permesso ai governativi di rafforzare  la loro presenza nell'area strategica del Monte Azzan e di riprendere il controllo delle città di Zitan e Kulyih. La vera partita, tuttavia, si giocherà ad Aleppo il cui controllo è fondamentale, a tal punto da indurre i miliziani del Fronte Al Nusra a sguarnire le difese nel settore meridionale per rafforzarle lungo la cintura metropolitana. Lo scopo degli insorti è quello d’impedire all'esercito siriano di circondare la città ed iniziare un assedio dall'esito scontato. La fase “2” dell’offensiva dovrebbe culminare nell’attacco alla provincia di Idlib. Una volta completata la totale liberazione della Siria occidentale, le truppe di Damasco avranno le “spalle coperte” per avanzare in direzione di Palmira e delle province orientali occupate dai terroristi dello Stato Islamico.

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