Automobilismo, tutto pronto per lo slalom Mannoli di Gambarie

È tutto pronto per la ripresa dell’attività motoristica sull’Aspromonte grazie all’impegno della scuderia “Piloti per Passione” di Sambatello, presieduta da Giuseppe Denisi.

Domenica 25 Giugno con inizio alle ore 9 si disputerà il 2° Slalom di Gambarie, gara automobilistica che vedrà interessati i migliori piloti meridionali sull’impegnativo e caratteristico percorso Mannoli – Gambarie realizzato sul tracciato della cronoscalata Santo Stefano Gambarie, lambendo il Parco nazionale d’Aspromonte.  

La manifestazione è organizzata dallo staff della scuderia “Piloti per Passione”  della dinamicissima Direttore sportivo Elisa Denisi ed è valida quale  3^ Prova del Campionato regionale slalom Aci sport, organizzato dall’Aci di Catanzaro guidato da Eugenio Ripepe.

L’evento è reso possibile, anche, grazie alla fattiva collaborazione degli sponsor, degli operatori economici ed al lavoro sinergico dell’Amministrazione comunale di Santo Stefano con in testa il sindaco Francesco Malara, che si stanno prodigando per la buona riuscita della manifestazione.

Oltre alla folta schiera dei piloti reggini, sono numerosi i piloti che giungeranno dal cosentino e dal catanzarese, mentre si preannuncia nutrita anche la rappresentanza siciliana (anche in virtù del fatto che è stata chiesta ed ottenuta la deroga per far partecipare i piloti siciliani in possesso di licenza light).

La partenza è prevista sulla ex SS 184 Gallico – Gambarie, in località Mannoli dal Km. 27,500 con arrivo all’ingresso del centro abitato di Gambarie al Km. 30,490; sul percorso saranno posizionate 12 postazioni di coni in chicane.

Al primo appuntamento stagionale a Gambarie, saranno presenti i più forti piloti della specialità con buone chanche per successo di classe anche tra i piloti di casa,

L’inizio della gara – in tre manche più il giro di ricognizione – è previsto per le ore 10 con giro di ricognizione dalle ore 9.30 (mentre il percorso già dalle ore 8 sarà chiuso al traffico – sarà possibile, in ogni caso raggiungere l’arrivo a Gambarie tramite i percorsi alternativi da San Roberto, Melia, Terreti e Bagaladi).

Nella giornata di sabato 24 con inizio dalle ore 15 alle ore 19.30, presso il Bar Trapani  a Mannoli  (RC) si svolgeranno le verifiche ante-gara sportive e tecniche ed il pubblico potrà ammirare da vicino i bolidi che nella giornata di domenica parteciperanno alla gara e conoscere i piloti.  

La premiazione è in programma per domenica 25, presso la Piazza di Gambarie (ore 15 circa).

 La gara rappresenta, anche, un momento di solidarietà, infatti la scuderia "Piloti per Passione" sostiene l’Admo (Associazione donatori midollo osseo) di Reggio Calabria.

 

Taglio abusivo di alberi secolari in area protetta, deferite 6 persone

I carabinieri forestali della Stazione di Oppido Mamertina (RC) hanno deferito all’Autorità giudiziaria sei persone accusate di deturpamento di bellezze naturali e violazione della normativa relativa alle aree protette.

Nel corso di un controllo, i militari hanno trovato, in località “Piani di Zomaro” del comune di Cittanova, cinque persone intente a tagliare alberi di faggio.

Da una prima verifica effettuata sulle piante abbattute, i carabinieri forestali hanno notato  che alcune ceppaie non erano state contrassegnate con martello forestale né numerate, mentre altre risultavano contrassegnate con un martello forestale di un tecnico privato e numerate con vernice di colore rosso. Constatate le evidenti anomalie sul modo di condurre la lavorazione, i militari hanno intimato al titolare che stava eseguendo i lavori di sospendere le attività e di esibire  la documentazione progettuale relativa al taglio. I controlli, hanno fatto emergere l’assenza di qualunque autorizzazione.

Al termine di un'accurata attività ispettiva, i militari hanno constatato l’abbattimento abusivo di 689 piante di alto fusto, di cui 646 di faggio, 16 di pino e  27 di abete rosso, piante secolari di particolare pregio.

Oltre al titolare della ditta committente del taglio abusivo, sono stati deferiti, l’agronomo forestale (titolare del martello forestale rilevato sulla specchiatura di alcune piante di alto fusto di faggio già abbattute) e quattro operai alle dipendenze della ditta. Per tutti l’accusa è deturpamento di bellezze naturali e violazione della normativa relativa alle aree protette.

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Calabria: temperature polari ovunque, le minime sulle Serre

Temperatura polare in tutta la Calabria. Secondo i dati elaborati dal centro funzionale multirischi dell'Arpacal, la notte scorsa, in Sila la colonnina di mercurio è scesa quasi a -17°.

Botte Donato, nel comune di Serra Pedace e Monte Curcio, in quello di Camigliatello Silano sono le località dove rispettivamente, con -16,8° e -16,3, si sono toccate le temperature più basse della regione.

Tempo da lupi anche in Aspromonte dove, a Gambarie, la minima è scesa a - 8,2°.

Il gelo non ha risparmiato neppure l'altopiano delle Serre. In particolare, le stazioni di monitoraggio dell'Arpacal hanno rilevato -8,8° a Fabrizia e -6,6° a Serra San Bruno.

Il peggio, però, non è ancora arrivato.  L’Agenzia regionale fa sapere, infatti, che la situazione non è destinata a mutare nelle prossime ore.

Secondo le previsioni, un leggero miglioramento potrà essere osservato solo a partire da giovedì prossimo .

 

Ritrovato dopo 5 giorni il cercatore di funghi che si era perso sull'Aspromonte

È stato ritrovato dai soccorritori, dopo ben cinque giorni di ricerche, il 69enne, originario di Reggio Calabria, che si era perso tra i boschi dell'Aspromonte dove era andato a raccogliere funghi.

L'uomo é stato rintracciato nella "Valle infernale", una zona situata nel territorio comunale di San Luca, a circa due chilometri di distanza dal punto in cui era scomparso.

Nonostante le notti trascorse all'addiaccio, il cercatore di funghi è stato trovato in buone condizioni di salute.

Cercatore di funghi si perde in Aspromonte, nessuna notizia dopo 4 giorni

Proseguono, ormai, da quattro giorni le ricerche di un 69enne di Reggio Calabria smarritosi, in Aspromonte,  mentre cercava funghi. Le ricerche sono state intensificate ulteriormente, grazie all'impiego di  numerosi uomini del Soccorso alpino Calabria provenienti da ogni angolo della regione.

Le operazioni si stanno concentrando nel territorio del comune di Sal Luca, in prossimità del torrente Ferraina. Fino a questo momento, nonostante l'impiego di elicotteri, non è stata individuata alcuna traccia del disperso. Secondo il Piano elaborato dalla Prefettura di Reggio Calabria, alla ricerche, oltre al Soccorso alpino, stanno partecipando anche Carabinieri, Sagf della Guardia di finanza, Vigili del fuoco, Corpo forestale, Protezione civile e Calabria verde.

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Ritrovati tre cercatori di funghi che si erano smarriti nel bosco

Si erano addentrati nei boschi in cerca di funghi, ma lungo il tragitto avevano perso l'orientamento. Le ricerche, avviate in seguito ad una segnalazione telefonica al 112, hanno, per fortuna,avuto un epilogo positivo. I tre escursionisti, tutti di Crotone, sono stati ritrovati in Sila. Parcheggiata l'automobile in località "Casa Pasquale", a Crotonei, si sono addentrati nella boscaglia fino a perdersi. I militari dell'Arma, dopo essere stati informati dell'accaduto, si sono subito attivati coinvolgendo anche gli agenti del Corpo Forestale dello Stato. La svolta è arrivata grazie al responsabile della Centrale operativa degli stessi Carabinieri, il quale ha indicato il percorso per raggiungere una stradina. E' lì che i tre dispersi si sono imbattuti nel proprietario di un allevamento che ha fornito loro le informazioni utili ai fini del ritrovamento del luogo in cui avevano lasciato la vettura. Un caso analogo si è registrato anche in Aspromonte, dove un uomo, smarritosi a breve distanza dalla diga del Menta, è stato individuato dal personale specializzato del TAS (Topografia Applicata al Soccorso) dei Vigili del Fuoco.  

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Umberto Zanotti Bianco, il meridionalista venuto dal nord

Prima ancora dei tragici eventi alluvionali dei giorni scorsi, ho riletto per i lettori del Redattore.it,  “Tra la perduta gente”,  il libro di Umberto Zanotti Bianco del 1928, edito nel 2006 dalla Rubbettino per la Collana “Scrittori di Calabria”. Ne son rimasto, ancora una volta, straordinariamente sconvolto e pensoso. Si tratta di un diario attraverso le sofferenze e le sconfitte della gente di Calabria agli inizi del ‘900 e subito dopo il disastroso terremoto del 1908, come non fossero bastati i sismi del 1638, del 1783 e del 1832 e solo per citare i più devastanti. Come non fossero bastati peste, siccità e carestie del ‘600. Come non fossero bastate le cicliche alluvioni naturali, non quelle causate da mano d’uomo. E a ciò bisogna aggiungere, non in dimensione secondaria, le invasioni di barbari e meno barbari e comunque famelici predatori di questa terra. Spinto dall’ispirazione religiosa modernista che si respirava tra gli amici attorno al Fogazzaro, Zanotti Bianco, l’archeologo e saggista e soprattutto filantropo, si spinge in Calabria all’indomani del terremoto dello Stretto e comprende da subito il dramma umano e sociale delle nostre popolazioni causato da secolari abbandoni. E ci mancava pure il terremoto. E amaramente, come già aveva fatto Mastro Bruno Pelaggi, il poeta-scalpellino di Serra San Bruno, e tanti altri, deve gridare il suo “vivo risentimento contro le maledette preoccupazioni elettoralistiche che viziano l’amministrazione di tutta la nostra vita pubblica”. Ma non si trattava solo di questo. La cancrena partiva da molto lontano. “Che cosa resta – si chiede Zanotti Bianco – più delle famose città che i Greci fondarono su questi due mari e che ebbero una fioritura così vivida e intensa, oltre l’alone di poesia e di gloria che circonda i loro nomi? Faticosamente l’archeologo tra dense macchie e acquitrini disseppellisce fondamenta solitarie di templi, rocchi di colonne, frammenti di terrecotte…ma non un’anima è tornata a dire il perché di tanta desolazione […] Tutto ciò che altrove forma la vivente tradizione d’una terra, il retaggio d’arte e di bellezza dei padri, la silenziosa educatrice della sensibilità nazionale, qui è stato distrutto se non dalla violenza degli uomini, dalla furia apocalittica degli elementi che con persistenti attacchi hanno di secolo in secolo raso al suolo” tutto o quasi, “naufragato nel silenzio e nell’oblio”. Solo fame, dagli imperscrutabili sentieri dell’Aspromonte fino all’invalicabile Pollino passando per piane e fiumare senza una più precisa morfologia, e abbandono e desolazione tra “creature di sofferenza e di miseria che mi facevano sentire come null’altro mai il vincolo della solidarietà nel dolore, e mi davano il desiderio di esiliarmi tra loro per un sogno disperato di redenzione sociale.” Per realizzare tale, quasi impossibile, progetto, il meridionalista venuto dal nord capisce che è necessaria un’ “azione continua e metodica”. Così nel 1910, a Roma, viene fondata l’Associazione nazionale per gli interessi del Mezzogiorno d’Italia (Animi) che vede accomunati allo Zanotti Bianco anche altri meridionalisti quali Lombardo Radice, Villari, Fianchetti, Fortunato e Salvemini. I primi anni dell’attività associativa in Calabria sono davvero difficili. Le diffidenze e le ostilità verso i giovani volontari settentrionali crescono quotidianamente fino alla rinuncia delle iniziative promosse dall’Associazione. Ed è da qui che Zanotti Bianco decide di scendere in campo trasferendosi definitivamente in Calabria per dar vita personalmente all’opera di riscatto culturale, sociale ed economico dei paesi più sperduti ed abbandonati dell’Appennino calabro. C’è davvero molto da fare. Quello che si mostra agli occhi del nostro benefattore è un “popolo degradato all’eccesso, non conosceva pudore!…uniti senza matrimonio ecclesiatico, spesso senza civile…uso bestie”. Di sicuro anche Carlo Levi avrebbe detto di questa gente: “Se questo è un uomo!” “Vivono in vere tane di circa 8 o 10 metri quadrati, albergano e dormono quasi insieme, i genitori, i figli, il maiale, delle pecore, delle galline ed altre bestioline innominabili. […] In uno di questi vani vidi nella penombra steso su d’un letto, accanto ad un malarico febbricitante, un grosso maiale: – Issu trema pu frevi – mi spiegarono – u porcu nci duna u focu soi -Per conseguenza, le malattie invadono e soggiornano senza tregua. I poveri infelici, per giunta, sono senza medico e senza medicine. Non si trova pane, la miseria regna sovrana.” Insomma, come ebbe a dire, in un convegno di qualche anno fa, il prof. Carmelo Filiamo, “la Calabria divenne il terreno privilegiato delle attività di Zanotti Bianco ed anche di sperimentazione della sua enorme capacità umana e culturale che si esplica con le analisi sul territorio e sul problema del trasferimento degli abitati dopo l’alluvione, la difesa e il risanamento del suolo, il legame tra città e campagna, zone litoranee e zone interne. Legato a questi temi è per lui il discorso emancipazione-educazione, scuola-cultura, l’istruzione, l’introduzione di metodi scolastici nuovi, la presenza dello Stato soprattutto per l’edilizia scolastica rurale e l’educazione degli adulti”. E non si pensi che Zanotti Bianco abbia vita facile nella sua opera di risanamento e rieducazione chè talvolta gli ostacoli gli vengono dalla politica, non dalla nobile politica, ma da quella dei miserabili politicanti e politicucci di sempre. Come quella volta che, come annota amaramente,  “la nostra Associazione è riuscita a far destinare quassù un giovine dottore confinato politico al quale verrebbe affidato l’ambulatorio che la nostra infermiera sta impiantando. Ma il commissario, per far risaltare in prefettura il suo zelo, si ribella a che il suolo del suo comune venga profanato da un antifascista e cerca di fare annullare il provvedimento.” Per fortuna di tutti, passato il “ventennio”,  l’attività di Zanotti Bianco riprende più alacremente e su più vasto territorio. Fà sue, fino all’estremo limite delle forze fisiche, le parole di Gaetano Salvemini: “Dinanzi alle opere difficili non si devono misurare le difficoltà, ma le necessità”. Così giustamente si meritò i ringraziamenti di quella derelitta gente di Calabria: “Benedittu siti vui che venisti a trovari u popolu ebreu!”

Folletti di Calabria, il "Fajettu"

Che la Calabria sia la terra del mito e della leggenda oltre che della storia questo è risaputo. Esistono così tanti miti tramandati da generazioni in generazioni da poter riempire pagine e pagine di libri. Alcuni sono davvero singolari. Tra le tante leggende che hanno popolato i racconti fatti dai calabresi davanti al focolare, quella più incredibile riguarda il “Fajettu”, ovvero un simpatico e burlone omino che abitava le nostre montagne e che durante le notti di pioggia s’introduceva furtivamente nelle stalle, dove si dilettava a intrecciare le chiome ai muli e ai cavalli. Si dice però che l'esserino non facesse solo questo, che viveva in nutrite comunità difficili da vedere perché attive esclusivamente durante le ore notturne. Uomini e “fajetti” vivevano, quindi, in un mondo separato da una sottile barriera diacronica. Una barriera che delimitava non solo il giorno dalla notte ma il mondo della realtà da quello della fantasia. A parlarci di loro sono sempre stati i carbonari ed pastori. Si tratta di due categorie di uomini abituati a vivere all’aria aperta ed a lavorare nelle ore notturne. Alcuni, raccontavano addirittura di averli incontrati e di aver chiacchierato con loro durante le fredde notti d’inverno. Altri narravano di aver trascorso serate davanti alla luce di un focolare rurale ad arrostire castagne, bere vino e raccontarsi gli uni i mondi e le abitudini degli altri; con l’impegno, naturalmente da parte di entrambi, di non rivelare ciò di cui erano venuti a conoscenza. Mentre noi comuni mortali li immaginiamo come esserini vestiti variopinti e col cappello a punta, sono stati, invece, descritti come goffe creature dal colore della pelle olivastra, per alcuni paragonabili ad umani di piccole dimensioni, per altri ad un gatto, ad uno scoiattolo o addirittura ad un grosso gufo. Quello che invece sembra certo è che questi curiosi esserini amavano le burle. Nei motteti aspromontati rappresentavano una figura molto importante. Una leggenda narra di un “Fajettu” che in segno di gratitudine rivela al pastore un importante segreto. Gli svelava, infatti, il punto esatto (nel tratto un tempo conosciuto come la Via dell’argento, precisamente tra Samo e Ferruzzano) dove giace sotterrato un forziere colmo di monete d’oro. La leggenda vuole che in una fredda notte di febbraio – l’Aspromonte sonnecchiasse adagiato sopra una fitta coltre di neve  quando, un folletto di ritorno da una fattoria, dove aveva perpetrato le sue burle a danno di alcuni animali domestici, venne assalito da un branco di lupi. Ridotto in fin di vita riuscì a salvarsi arrampicandosi sopra un albero. Ma sarebbe morto comunque, forse assiderato o per le ferite riportate, se non fosse stato che un pastore, avvertendo la presenza dei lupi, temendo che stessero per assalire il gregge, li cacciò via a fucilate. Fu dopo quel trambusto che il folletto si lasciò cadere dall’albero e che il pastore si accorse di lui. Il povero mandriano, benché non avesse idea di cosa si trattasse, portò il folletto dentro il suo capanno per sottoporlo alle relative cure. Ci mise una decina di giorni  il folletto per riprendersi; ed altrettanti per arrivare ad essere nelle condizioni di lasciare lo spiazzo. Ma prima di farlo volle riparare il disturbo causato al pastore. E lo fece in maniera brillante, e cioè rivelandogli il luogo dove era seppellito un forziere contenente una cospicua somma in monete d’oro. Forziere che, in seguito, fu realmente recuperato dal pastore, e che nell’arco di poco tempo fece di lui uno degli uomini più ricchi dell’entroterra aspromontano. Benché abbiamo la quasi certezza che si tratti di una fiaba, ci piace lasciare uno spiraglio aperto all’altra realtà, quella che fino ad oggi ci ha visto accostati a un mondo che sin dai tempi d’Omero, e forse anche prima, ha costellato di fascino e magia le nostre misere esistenze.

  • Published in Cultura
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