I Carabinieri hanno scoperto un bunker ricavato in una villetta

Nella giornata di ieri, i Carabinieri, con il supporto degli specialisti dello Squadrone Eliportato Cacciatori "Calabria" e della Compagnia Speciale del GOC di Vibo Valentia, a seguito di una prolungata perquisizione avviata, sin dalle prime ore del mattino, hanno rinvenuto un bunker, dell’ampiezza di circa 3 metri quadri, con botola di accesso basculante formata da blocco di cemento armato (delle dimensioni di 80 cm X 40 cm) che si abbassava tramite due pistoni idraulici. All’interno del nascondiglio momentaneo non sono stati ritrovati suppellettili  La scoperta è avvenuta in una delle villette a schiera del Villaggio San Francesco di San Ferdinando riconducibile alla famiglia di Gregorio Bellocco, di 61 anni, pluripregiudicato, attualmente detenuto in regime di 41-bis  e considerato uno degli elementi apicali della omonima famiglia di ‘ndrangheta. Le anomalie e asimmetrie hanno ben presto svelato la presenza del fabbricato abusivo in questione che nel frattempo era stato murato celando le fughe e le crepe perimetrali alla botola.

 

 

 

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'Ndrangheta. Scoperto un bunker

Un bunker in disuso, della lunghezza di 7,5 metri, di 1,80 metri di altezza e 3 di larghezza, è stato scoperto dai Carabinieri impegnati nella perquisizione di diverse abitazioni di Marina di Gioiosa Ionica, in provincia di Reggio Calabria. La struttura rinvenuta dai militari della Compagnia di Roccella Ionica era stata ricavata nella cantina di una casa appartenente ad una persona considera contigua al clan Mazzaferro. Ad essa si accedeva facendo scorrere su binari di ferro un pezzo di cemento che era possibile azionare manualmente. Contestualmente al sequestro del vano, è scattata la denuncia per abusivismo edilizio nei confronti dei titolari dell'alloggio in cui è stato trovato il nascondiglio. 

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Scoperto un bunker della 'ndrangheta

All’alba, con il supporto dello Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria di Vibo Valentia i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria hanno effettuato delle accurate perquisizioni domiciliari ai danni di alcuni esponenti della famiglia Bellocco di Rosarno. In particolare, in contrada Zimbario, all’interno dell’abitazione di campagna e relative pertinenze, di proprietà di Rocco Bellocco, di 63 anni, pluripregiudicato, in atto detenuto, elemento apicale della omonima famiglia di 'ndrangheta, egemone nel comprensorio della Piana di Gioia Tauro e con salde ramificazioni nel Nord e Centro Italia ed all’estero, hanno individuato e posto sotto sequestro un bunker. All’intercapedine del manufatto, rinvenuta nel vano cucina, si accedeva tramite un pannello in mattoni a scorrimento,  delle dimensioni di 60X60 centimetri, con congegno di apertura elettrico. Le dimensioni del rifugio, una volta avuto l’accesso, erano di un metro di larghezza, 0,5 di lunghezza e  2,5 di altezza. All’interno erano, inoltre, presenti tre prese d’aria ed il vano risultava fornito di energia elettrica.  Data la conformazione del nascondiglio, gli investigatori sono certi si trattasse di un rifugio momentaneo da utilizzare nel caso di perquisizioni da parte delle forze dell'ordine. o ancor peggio per assicurarsi l’irreperibilità nella sempre critica fase dell’esecuzione di misure cautelari. In considerazione del proprietario della masseria, è ipotizzabile che il bunker sia stato utilizzato proprio da Rocco Bellocco che in passato è anche riuscito a sottrarsi a provvedimenti restrittivi dandosi alla latitanza. Ultimate le operazioni, i Carabinieri hanno posto sotto sequestro l’intero immobile per poter esperire degli accertamenti più specifici.

 

I carabinieri trovano un bunker nella locride

Una vasta operazione, ancora in corso, condotta dai carabinieri, nel triangolo compreso tra San Luca, Benestare e Bovalino, ha portato alla scoperta di un bunker che potrebbe aver dato rifugio ad esponenti della criminalità organizzata

I carabinieri scoprono un bunker nelle campagne di Rosarno

Un bunker, abilmente occultato, è stato scoperto dai carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro e dagli uomini dello Squadrone Eliportato Cacciatori "Calabria", nelle campagne di Rosarno. Al rifugio, molto probabilmente, utilizzato da latitanti appartenenti alla criminalità organizzata, si accedeva attraverso una botola occultata con un blocco di cemento dotato di binari che ne consentivano lo scorrimento.

 

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