Ritrovato il pensionato scomparso in Calabria

Ritrovato, in discrete condizioni, seppur provato e privo di forze, durante una battuta di ricerca dai tecnici del Soccorso alpino e speleologico Calabria, il 75enne scomparso dalla sua abitazione di Curinga (Cz) lo scorso 7 maggio.
L’anziano è stato ritrovato all’interno di un casolare dove, probabilmente, si è rifugiato in questi giorni.

L’uomo recuperato, tramite barella portantina, dai tecnici del Sasc e dai militari del Soccorso alpino della guardia di finanza, è stato affidato ai medici del 118 di Girifalco  per le cure del caso.

Hanno partecipato alle ricerche, oltre ai tecnici delle Stazioni alpine Aspromonte e Catanzaro del Sasc, anche i militari del Sagf della Stazione di Cosenza e i carabinieri della Stazione di Curinga.

 

Traffico di migranti sulla rotta balcanica, 29 arresti

Nelle prime ore di questa mattina, personale della Polizia di Stato coordinato dal Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine, ha dato esecuzione all’ordinanza cautelare emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, nei confronti di 29 cittadini stranieri fortemente indiziati, a vario titolo, di appartenere ad una associazione transnazionale dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ed al riciclaggio del denaro provento dell’attività illecita; sodalizio articolato in cellule presenti in Italia ed all’estero (Turchia e Grecia), i cui appartenenti, pur con compiti differenti, avevano un obiettivo unico, quello di far giungere i migranti in Italia sfruttando la rotta marittima del mediterraneo orientale, con destinazione finale Centro-Nord Europa.

Gli arresti sono la conseguenza di quanto emerso nel corso di un’articolata indagine iniziata nel 2018, con il concorso in mare del personale della Sezione Navale della Guardia di Finanza di Crotone, avviata sulla base degli elementi info-investigativi raccolti da diversi anni sul fenomeno del favoreggiamento dell’immigrazione clandestina che ha interessato la provincia di Crotone, meta di una serie di sbarchi aventi ad oggetto natanti condotti da soggetti principalmente di nazionalità ucraina o comunque dell’area dell’ex Unione Sovietica con a bordo migranti di diverse nazionalità della zona medio-orientale o asiatica del pianeta.

Attraverso le acquisizioni probatorie, frutto di complesse attività tecniche, perquisizioni, accertamenti di polizia e dichiarazioni rese dai migranti giunti in Italia, sono stati raccolti gravi indizi in ordine al fatto che il presunto sodalizio criminale, oggetto di monitoraggio, avente base logistica in Turchia e Grecia, avrebbe organizzato numerosi eventi migratori verso le coste calabresi e pugliesi. Gruppo criminale composto da cittadini provenienti dall’area medio-orientale, prevalentemente di origine curdo-irachena.

Il viaggio dei migranti aveva inizio in Turchia, dove chi intendeva partire si recava per prendere contatti con i sodali della cellula turca, i quali fornivano tutte le informazioni utili sull’organizzazione del viaggio e sull’importo da corrispondere (in totale tra i 7 mila ed i 15 mila euro), mediante il noto sistema cosiddetto hawala.

Una volta raggiunto l’accordo e versata la prima parte della somma pattuita, i migranti venivano condotti alla frontiera turco-ellenica, generalmente nella città di Salonicco; qui i migranti venivano presi in carico dai sodali della cellula greca e corrispondevano la seconda parte del compenso.

I sodali della cellula greca, poi, conducevano i migranti ad Atene e poi a Patrasso, dove rimanevano in attesa di imbarcarsi a bordo di barche a vela, in grado di eludere i controlli in mare. In altri casi le imbarcazioni partivano dalle coste turche, in particolare da Smirne, per raggiungere direttamente il Sud Italia, scegliendo località di sbarco concordate preventivamente dai sodali delle cellule turche e quelle italiane, per eludere eventuali controlli. Sono stati infatti documentati diversi sbarchi cosiddetti fantasma, dove in alcuni casi non sono stati rinvenuti né l’imbarcazione né i migranti.

Una volta giunti in prossimità delle coste italiane, i migranti prendevano contatti con i sodali delle cellule italiane, i quali li favorivano, dietro compenso di circa 5/600 euro, nel farli giungere nel Nord Italia, con prima destinazione Milano o Torino, per poi recarsi a Trieste o Ventimiglia in base alla città del Nord Europa da raggiungere. Il confine italiano veniva superato viaggiando a bordo di camion, treni o taxi, in relazione alle disponibilità economiche dei migranti, ai quali i trafficanti applicavano un vero e proprio tariffario.

Senza conferma dell’avvenuto pagamento delle tappe del viaggio, i migranti rimanevano bloccati e venivano invitati a contattare i propri parenti, rimasti nelle terre d’origine, per regolarizzare le proprie posizioni.

Nell’ambito delle attività investigative sono emersi inoltre dati di pregnante rilievo in ordine al riciclaggio dei proventi illeciti, versati all’interno di una cassa comune gestita da alcuni soggetti residenti a Trieste; sono state, infatti, riscontrate dalle investigazioni una serie di transazioni sospette utilizzando il sistema Money Transfer, dove prestanomi compiacenti dei sodali trasferivano denaro all’estero per importi non superiori a 999 euro settimanali.

Dalle risultanze investigative si sono acquisiti indizi in ordine al coinvolgimento degli indagati in diversi episodi di favoreggiamento clandestina, tra cui una trentina di eventi sbarchi verificatisi tra la Calabria e la Puglia.

All’esecuzione dei provvedimenti restrittivi disposti dall’Autorità Giudiziaria, hanno partecipato dalle prime ore dell’alba duecento donne e uomini della Polizia di Stato, coordinati dalla Direzione Centrale Anticrimine, appartenenti oltre che al Servizio Centrale Operativo, alla Squadre Mobile di Crotone, in collaborazione con la Squadra Mobile di Brindisi, Foggia, Grosseto, Imperia, Lecce, Milano, Roma, Torino e Trieste con il supporto di diverse articolazioni territoriali del Reparto Prevenzione Crimine.

Le stesse operazioni verranno svolte anche all’estero, dove saranno eseguiti mandati di arresto europeo ed internazionali nei confronti degli indagati localizzati fuori dal nostro territorio, con la partecipazione di personale dell’Agenzia Europol e della Divisione Interpol, attraverso i collaterali Organismi esteri interessati alle operazioni.

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Immigrazione irregolare, tre presunti scafisti fermati in Calabria

I finanzieri della Sezione operativa navale di Crotone, congiuntamente al personale della locale Squadra mobile, in seguito a un'operazione di soccorso effettuata da mezzi navali della capitaneria di porto e dell’agenzia Frontex,  hanno eseguito attività investigative finalizzate all’individuazione degli scafisti che avevano condotto un motoryacht con a bordo 161 migranti trasbordati in alto mare.

Le indagini hanno permesso d'individuare e fermare tre presunti trafficanti di persone di nazionalità egiziana che, a vario titolo, avrebbero reso possibile il trasporto dei migranti dalla Turchia fino al punto in cui l’unità si era fermata in vicinanza di una nave mercantile.

Sono in corso ulteriori approfondimenti investigativi sulla base degli elementi fin qui raccolti. 

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Sbarco d'immigrati in Calabria, fermati due scafisti

Si è conclusa con il fermo di indiziato di delitto nei confronti di due scafisti di nazionalità egiziana, l’attività investigativa svolta dal personale della Squadra Mobile di Crotone in seguito allo sbarco, avvenuto il 14 aprile scorso, di 230 immigrati di diverse nazionalità giunti nel porto del capoluogo pitagorico dopo essere stati soccorsi dalle motovedette della Guardia Costiera al largo delle coste calabresi.

Decisive si sono rivelate l’analisi dei cellulari in uso agli immigrati e le loro dichiarazioni, che hanno consentito di ricostruire tutte le fasi del viaggio, dalla partenza dalle coste libiche sino all’arrivo in Calabria, con l’individuazione dei due cittadini egiziani ritenuti gli scafisti.

Al termine delle indagini, che hanno permesso di acquisire a carico dei due stranieri elementi determinanti ed atteso il concreto pericolo di fuga, gli stessi sono stati posti in stato di fermo di polizia giudiziaria per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ed associati presso la locale casa circondariale.

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Operazione antimafia in Calabria, la soddisfazione del ministro Piantedosi

“Complimenti alla Polizia di Stato per l’importante operazione condotta questa mattina a Catanzaro, con il coordinamento della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di decine di appartenenti a un sodalizio criminale radicato sul territorio, dedito ad attività estorsive oltre che al traffico e allo spaccio di droga, con ramificazioni anche nelle province di Reggio Calabria e Crotone” ha dichiarato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

“Si tratta di una forte risposta dello Stato in contesti territoriali particolarmente esposti ai condizionamenti delle organizzazioni criminali che soffocano la loro crescita economica e sociale”, ha proseguito il titolare del Viminale sottolineando che “è in quelle realtà che la magistratura e le forze di polizia stanno operando con grande professionalità per contrastare ogni forma di illegalità, dando risposte concrete alle comunità e garantendo le condizioni indispensabili per il loro sviluppo”.

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Al Vinitaly importanti riconoscimenti per la cantina Ippolito 1845

Quattro dei sei vini calabresi entrati in classifica sono i loro: due Cirò doc (il rosso Riserva Colli e il bianco Mare Chiaro 2022), un rosato (Pescanera 2022) e un altro bianco, il Pecorello 2022. 

Un nuovo importantissimo traguardo per la cantina “Ippolito 1845”, che chiude l’edizione 2023 del Vinitaly con un bilancio estremamente positivo, tra grandi numeri e grandi successi: accanto al premio più prestigioso della Fiera di Verona (il premio “Angelo Betti – Benemeriti della viticoltura”, conseguito in apertura di kermesse dal vicepresidente Paolo Ippolito), la più antica azienda vitivinicola calabrese riesce infatti a conquistare anche quattro posti nel “5StarWines”, entrando appunto con quattro etichette nella “Vinitaly International Wine Guide 2023”, l’autorevole guida da 565 vini del Vinitaly.   

«Essere premiati con quattro vini da un concorso così importante, che il Vinitaly promuove con l’Assoenologi, è una cosa che non ci aspettavamo. E questo a dimostrazione del fatto che i vini calabresi finalmente sono usciti dall’anonimato, incuriosiscono i consumatori a livello nazionale e internazionale e, soprattutto nelle degustazioni alla cieca, come nel caso di questa competizione, prendono punteggi elevati. E non solo nella categoria “rosso”, che è solitamente la più conosciuta nel vino calabrese, ma addirittura tra i vini bianchi e i rosati». Il presidente e ad di Ippolito 1845, Vincenzo Ippolito, commenta così, con entusiasmo e soddisfazione questo bel risultato. Che conferma anche la bontà delle scelte innovative portate avanti assieme al fratello Gianluca e al cugino Paolo, nel ricambio generazionale dell’azienda di famiglia. «Sono stati premiati anche due vini bianchi – prosegue – ovvero il Greco bianco e il Pecorello, ai quali teniamo tantissimo. Quest’ultimo, in particolare, nasce da un progetto che abbiamo lanciato – primi nelle terre del Cirò – ben 10 anni fa e, anzi, per celebrarne la decima vendemmia, ne abbiamo contrassegnato quest’anno l’etichetta con un bollino specifico. Ci sta dando grande visibilità nel mondo e in Italia, a dimostrazione, dicevo, che la qualità calabrese è cresciuta in maniera trasversale, sia sui rossi, che erano già un punto di riferimento, che sui bianchi e i rosati. Anzi – dice ancora Ippolito – proprio i rosati, che per molti territori sono solo una moda da seguire e cavalcare, per noi fanno invece parte del patrimonio storico, in particolare proprio nella nostra zona, dove vengono usati due vitigni autoctoni, il gaglioppo e il greco nero, vinificati in questo caso in purezza». 

E’ proprio questa, d’altronde, la chiave dei trionfi della Cantina nata quasi 180 anni fa dal trisavolo Vincenzo, nel casolare di proprietà tra le campagne di Cirò, e che ora conta ben 12 etichette: anteporre e preferire la qualità della produzione alla quantità. «La nostra capacità produttiva è enormemente più elevata rispetto al numero di bottiglie che immettiamo nel mercato – dice il fratello di Vincenzo, Gianluca, Responsabile della produzione – ma noi puntiamo a mantenere uno standard qualitativo alto. La carta vincente delle aziende italiane è offrire al pubblico un vino di assoluta qualità, ma a ottimo prezzo. In particolare noi calabresi, che siamo una piccolissima fetta di produttori sull’intero mondo, possiamo entrare solo facendo così sui mercati che non avrebbero motivazione a prendere appunto un vino calabrese. Ecco perché non siamo alla rincorsa dei volumi ma nella nostra strategia e filosofia aziendale il punto fermo è proporre prodotti di qualità alta a un prezzo giusto. Potendo così far sempre meglio».

Da fine anni '60, quando il padre e lo zio degli attuali gestori dell’azienda, partecipando alle prime fiere internazionali, iniziarono le prime timide esportazioni nei Paesi che accoglievano gli emigrati calabresi, ovvero Stati Uniti, Germania e Canada, la Ippolito 1845 è arrivata oggi a vendere i suoi vini in 4 continenti e 38 Stati esteri: «Oltre ai mercati tradizionali – riferisce Vincenzo, che è anche responsabile commerciale di parte dell’estero – oggi siamo approdati anche in Paesi emergenti come Polonia, Ungheria, Sud-est asiatico e inizieremo a breve con il Sudafrica. Questi Stati si interessano d’altronde sempre più ai vini calabresi, perché trovano esclusività, distintività, ottimo rapporto qualità-prezzo, abbinamenti gastronomici importanti e un affascinante storytelling, fatto di tanta storia e tante famiglie del vino».

Eccellere oggi, tra così tante Aziende e un numero smisurato di etichette (per rimanere già solo a quelle italiane), è sicuramente molto complicato, ma c’è chi, come gli Ippolito, sta fieramente riuscendo in questo percorso, portando alto in generale il nome della Calabria: «Un percorso non facile, non veloce, che però è raggiungibile – dice ancora Vincenzo – Certamente il livello qualitativo medio del vino calabrese è cresciuto molto, incuriosisce per esempio il fatto di avere e usare vitigni autoctoni, che generano vini diversi dagli altri, italiani e internazionali. E poi – prosegue – la Calabria è una regione ancora poco conosciuta, ma chiunque venga a visitarla, e venga guidato sui percorsi giusti, scopre una regione bellissima dal punto di vista naturalistico e gastronomico, ma anche delle persone, sempre molto ospitali e accoglienti. Quindi credo ci siano ancora ulteriori margini di crescita, ma – conclude – la cosa più bella è che finalmente il mondo che conta nell’enologia si sta accorgendo di noi, anche con importanti riconoscimenti al vino calabrese come il “5 Stars”, e, soprattutto, i mercati di riferimento del vino stanno inserendo, nelle proprie carte dei vini, quelli della nostra regione.Dobbiamo esserne tutti felici e orgogliosi. Facciamo un bel brindisi a tutti noi!».

Sbarco di 487 immigrati in Calabria, egiziano arrestato per reingresso irregolare in Italia

Un 34enne di nazionalità egiziana, sbarcato presso il porto di Crotone lo scorso 11 marzo, insieme ad altri 486 immigrati, è stato arrestato dalla Squadra mobile pitagorica, per reingresso irregolare nel territorio nazionale.

Grazie al rilevamento delle impronte digitali ed alla conseguente comparazione con le precedenti acquisizioni dattiloscopiche presenti nella Banca Dati, procedura cui vengono sottoposti, a cura della polizia scientifica, tutti gli extracomunitari che giungono sul territorio, è stato possibile accertare che l’indagato, nel giugno del 2022, era stato colpito da decreto di espulsione emesso dal prefetto di Torino.

Alla luce delle risultanze degli accertamenti, atteso che il cittadino extracomunitario ha fatto rientro sul territorio nazionale prima del previsto termine di 3 anni, come emerso dalle attività dell’ufficio immigrazione, è stato tratto in arresto, ed associato preso la locale casa circondariale.

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Autonomia differenziata, Lo Schiavo a Occhiuto: "Il Sud non scappa in ritirata, ma dice "no" ad una partita truccata"

«Il presidente Occhiuto, cercando affannosamente di motivare il suo voto favorevole in Conferenza Stato-Regioni al Disegno di legge sull’Autonomia differenziata, parla di un “Sud che non scappa in ritirata davanti alle sfide”. Ma di quali “sfide” parla esattamente Occhiuto? Come fa a sostenere con queste argomentazioni una scelta politica che punta solo a spaccare il Paese e a indebolire le Regioni più povere che avranno tutto da perdere e nulla da guadagnare in una partita truccata in partenza? E dispiace che sia stato proprio il presidente della Regione Calabria, che aveva avuto inizialmente posizioni coraggiose contro l’Autonomia differenziata, a battere in ritirata sapendo che questa riforma non può portare alcun beneficio alla nostra regione. D’altra parte avevamo chiesto al presidente se avrebbe avuto la forza e l’autonomia di garantire tutti i calabresi e non solo il suo schieramento. Mi sembra che stia prevalendo questa seconda posizione. Ma ora pretendiamo, da subito, che la discussione sia portata in Consiglio regionale. E a questo scopo, come forze d’opposizione, abbiamo chiesto unitariamente la convocazione di una seduta ad hoc, anche per capire se il presidente Occhiuto abbia deciso su mandato della sua maggioranza di sostenere un disegno che mina alle basi i principi di unità e solidarietà nazionale. Cosicché ognuno possa assumersi le proprie responsabilità davanti agli elettori. Non sono più ammesse ambiguità, serve mettere nero su bianco posizioni e contenuti e capire se anche la maggioranza del Consiglio regionale è convinta, come Occhiuto, che l’Autonomia differenziata sia davvero una soluzione vantaggiosa per la nostra regione».

È quanto dichiara il consigliere regionale del Gruppo misto - Liberamente progressisti Antonio Lo Schiavo in un comunicato stampa.

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