In caserma un uomo sospettato di aver ucciso la dottoressa

Sarebbe vicina ad un svolta decisiva l'indagine avviata dai Carabinieri per dare un volto ed un nome al responsabile dell'omicidio di Anna Giordanelli, il medico di base assassinato nel pomeriggio di mercoledì in una zona periferica di Cetraro, in provincia di Cosenza. La vittima è stata sorpresa mentre era intenta a fare jogging non lontano da casa. Fatale il violento colpo che le è stato inflitto con un piede di porco rinvenuto a breve distanza dalla scena del crimine. L'arma improvvisata con cui è stata centrata al capo presentava qualche capello e macchie di sangue. I militari dell'Arma, insieme al magistrato in servizio presso la Procura della Repubblica di Paola, stanno interrogando in queste ore un uomo su cui gravano pesanti sospetti. Si tratterebbe di una persona legata al nucleo familiare della dottoressa. Molto nota nella città che si affaccia sul Mar Tirreno, era sposata con un dirigente del Comune da cui aveva avuto due figli.  

 

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Misterioso delitto in Calabria: donna uccisa per strada

E' avvolto nel mistero l'assassinio di una donna uccisa con un corpo contundente che l'ha centrata al capo. Vittima del delitto un medico di base 53enne, Anna Giordanelli aggredita a morte mentre stava facendo jogging in una zona periferica di Cetraro, in provincia di Cosenza. Lascia marito e figli.  Il decesso è stato istantaneo. I Carabinieri della Compagnia di Paola, che hanno avviato le indagini sul grave fatto di sangue avvenuto nel corso del pomeriggio di mercoledì, stanno battendo tutte le piste possibili nel tentativo di individuare autore e movente. Sulla scorta di quanto sostenuto dal Procuratore della Repubblica di Paola, a breve distanza dalla scena del crimine sono stati trovati segni del passaggio di un'automobile, che potrebbe essere quella appartenente al responsabile dell'omicidio. Il corpo senza vita della professionista sarà sottoposto ad esame autoptico.  

 

 

Nascondeva un fucile nell'armadio in camera da letto: arrestato

Un uomo di 45 anni è stato tratto in arresto e ristretto ai domiciliari dai Carabinieri per detenzione illegale di arma comune e ricettazione. Perquisendo la casa di C.F., a Cetraro, i militari dell'Arma della Compagnia di Paola, hanno scoperto, avvolto in un lenzuolo custodito dentro un armadio in camera da letto, un fucile semiautomatico calibro 6,5 modello moschetto semiautomatico 91/38. Sarà giudicato con rito direttissimo.

 

 

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Droga: un arresto dei Carabinieri

Un uomo di 40 anno è stato tratto in arresto dai Carabinieri in seguito alla condanna ad otto anni di carcere inflittagli per detenzione, produzione e traffico di droga. I militari dell'Arma della Stazione di Bovalino hanno condotto S. A. presso la Casa Circondariale di Locri. I reati per i quali è stata accertata la sua responsabilità risalgono al periodo compreso fra il 2008 ed il 2010 e sono stati compiuti a Cetraro e Paterno Calabro, in prpvincia di Cosenza. Il provvedimento restrittivo è stato eseguito sulla scorta di quanto disposto dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro. 

La 'ndrangheta "ripulisce" i soldi della droga nel mercato della frutta: 4 arresti

La Guardia di Finanza, sotto la direzione del Procuratore Aggiunto della DDA Giovanni Bombrdieri e del Sostituto Procuratore Antimafia Pierpaolo Bruni, ha proceduto oggi al fermo di: Michele Iannelli, 40enne di Cetraro; Fabrizio Iannelli, 38enne di Cetraro; Christian Onorato, 27enne di Cetaro; Pierangelo Iacovo, 26enne di Cetraro, soggetti sospettati di essere legati alla cosca Muto ed accusati di aver dato vita ad un imponente traffico di stupefacenti. Ma non solo: con le attività di ieri si conclude un’indagine durata più di un anno, che ha consentito di smantellare il presunto sodalizio e di disvelare, secondo gli inquirenti, come la 'ndrangheta cetrarese impiega i capitali provento della vendita di droga. Contestualmente ai fermi, infatti, i Finanzieri di Cosenza hanno sequestrato un ingrosso e due punti vendita al dettaglio di frutta e verdura fittiziamente intestati ad alcuni prestanome ma, a parere degli investigatori, di fatto gestiti dal pluripregiudicato Michele Iannelli alias "Tavolone". Dopo un anno di intense attività, la Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, partendo dagli elementi emersi nel corso delle indagini, ha emesso i quattro provvedimenti restrittivi volti ad evitare che gli indagati potessero darsi alla fuga e tre decreti di sequestro d’urgenza delle ditte, con lo scopo di porre fine ad un’attività di riciclaggio che, oltre a ripulire i soldi della droga, garantiva, sostengono le Fiamme Gialle, ulteriori introiti alla consorteria, condizionando il mercato ortofrutticolo di una vasta area della provincia. L’indagine ha inizio circa un anno fa, quando i Finanzieri scoprivano una vera e propria raffineria di droga sulle alture di Cetraro: un’imponente centrale adibita allo stoccaggio, confezionamento e distribuzione di grosse partite di marijuana e cocaina gestita dalla 'ndrangheta cetrarese. Migliaia di piante, di cui oltre tremila in fase di essiccazione e altre sessanta pronte per il travaso nonché circa due quintali di "erba" stipati in cinquanta balle, ciascuna contenente un quantitativo di stupefacente variabile tra i due e i cinque chilogrammi e migliaia di semi di pregiata qualità provenienti probabilmente dal mercato olandese. Avanzatissimo il sistema utilizzato per la produzione dello stupefacente: un impianto "industriale" di essiccazione intensiva, completo di apparato di areazione perfettamente funzionante nonché di un sistema di illuminazione, capace di sfruttare al meglio anche la luce naturale – per mezzo appositi pannelli trasparenti installati al soffitto – integrato da lampade alogene oltre ad un impianto di irrigazione e di riscaldamento. Ma non solo marijuana. Quattrocento grammi di cocaina, conservata sottovuoto, pronta per essere spacciata e sostanza in polvere utilizzata per il "taglio"; strumenti e contenitori necessari per il confezionamento dello stupefacente e tre ciclomotori di provenienza furtiva. A protezione della "preziosa merce" e della intera area utilizzata per l’illecita produzione i sospetti malviventi avevano installato un sofisticato impianto di videosorveglianza attraverso il quale riuscivano a controllare tutti i "movimenti" che, però, nulla ha potuto nei confronti della destrezza e tenacia posta in campo dai finanzieri. Le Fiamme Gialle ritengono di essere penetrate nel punto più segreto per ogni narcos: dove conserva il suo "tesoro". Un tesoro da circa 10 milioni di euro che i presunti affiliati alla cosca Muto intendevano, riferiscono i finanzieri, difendere con ogni mezzo. I militari della GdF, infatti, nel corso delle perquisizioni hanno rinvenuto  due pistole, un fucile a pompa, due carabine e migliaia di munizioni. Sin dai primi momenti i militari si rendevano conto che dietro una produzione tanto imponente non poteva che esserci la lunga mano dei potenti clan cetraresi. È così che, sotto l’egida della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, i finanzieri hanno cercato ogni singolo elemento utile per risalire la filiera e rintracciare i responsabili del traffico di droga. Oltre alle armi e alla droga i finanzieri hanno scoperto quello che si è rivelato essere il "libro mastro" del clan: vendite di grosse partite di stupefacenti, acquisti di materiale utile per la coltivazione e lo stoccaggio della marijuana e per il taglio della cocaina e, soprattutto, la spartizione dei proventi tra i quattro fermati che compaiono sistematicamente in ogni appunto dove si procede alla spartizione degli "utili". Mesi di lavoro hanno portato gli investigatori a decriptare cifre e sigle, riuscendo a dare un nome ed un volto ai presunti componenti del sodalizio e riuscendo a ricostruire un volume d’affari di enormi proporzioni. Come dimostrato, Michele Iannelli, considerato il leader della consorteria, riciclava, a giudizio delle Fiamme Gialle, gli ingenti proventi in una serie di attività commerciali dalle lecite parvenze, punti vendita di prodotti ortofrutticoli che il pluripregiudicato, già colpito da misure cautelari reali per essere stato coinvolto in altre inchieste della DDA di Catanzaro, aveva intestato ad una serie di prestanome tra cui lo stesso Onorato. Era infatti Michele Iannelli, è la conclusione degli investigatori, ad occuparsi della gestione dei tre esercizi commerciali, pretendendo dai suoi collaboratori ordine e disciplina, rimproverandoli per i ritardi nelle consegne o per le mancate riscossioni dei crediti. Quando i vari attendenti si dimostravano incapaci nel farsi pagare dai clienti era lo stesso "Tavolone" a farsi avanti per risolvere le "pendenze" sfruttando "fama" e stazza fisica. Nei confronti delle teste di legno, a loro volta denunciati per la normativa antimafia in materia di intestazioni fittizie, sono state estese le attività di perquisizione che hanno consentito il sequestro di altra documentazione che potrebbe rivelarsi utile per consolidare le posizioni dei fermati. Gli inquirenti sono convinti di aver così scoperto e represso uno dei canali attraverso il quale la 'ndrangheta cetrarese ripulisce i soldi della droga, distorce il mercato lecito, emargina gli onesti contribuenti e crea un nuovo monopolio di illegalità.

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Agente di Polizia trovata morta nella sua auto

Una donna è stata trovata senza vita a bordo dell'autovettura di sua proprietà. La vittima era in forza alla Polizia Provinciale. Il dramma si è consumato a Cetraro. Sulla base delle primissime informazioni, l'agente, 37 anni, sarebbe morta a causa di un colpo di pistola. L'ipotesi è che si sia suicidata. Persone che lavoravano con lei avrebbero, infatti, dichiarato che la poliziotta aveva manifestato l'intenzione di compiere il gesto estremo. Scattato l'allarme, sono state subito avviate le operazioni di ricerca. Il cadavere, che si trovava all'interno del veicolo, una Mercedes Classe A, da oltre tre ore, è stato rinvenuto a metà pomeriggio. Decisivo per l'individuazione dell'automezzo è stato il GPS di cui era dotato. Sul posto sono immediatamente intervenuti, oltre alle forze dell'ordine, il medico legale, il pubblico ministero di turno ed i Vigili del Fuoco. Sono in corso in questi minuti gli accertamenti utili a comprendere nel dettaglio cosa sia accaduto. E' stato ordinato da parte dell'autorità giudiziaria il trasferimento presso la camera mortuaria.   

Paesi di Calabria: Cetraro

 

Su un dorso collinare a 120 mt (s.l.m.) e a sud del fiume Aron, sulla costa tirrenica della provincia cosentina, troviamo Cetraro. Il suo toponimo deriverebbe, secondo alcuni, da “citra Aron” (al di qua dell’Aron) e secondo altri da “terra del cedro” per via dell’indigena produzione di questa pianta.Comunque sia, la storia e la genesi di Cetraro sono legate al mare perché l’antica Cyterium era città marinara come la mitica Lampetia, omonima della sua fondatrice, sorella di Fetonte, città magnogreca citata da Plinio, Polibio, P. Giovanni Fiore nella sua “Calabria Illustrata”, dal Marafioti, dal Barrio e altri.  Secondo quest’ultimo già dal 1200 in Cetraro era un fiorente arsenale regio dove si costruivano le navi da guerra e spesso era obiettivo di incursioni, come nel 1534, allorquando la nostra cittadina fu assalita ed incendiata dalla flotta di Solimano il Magnifico che “v’abbrugiò sette galeoni, non ancora finiti” (P. Giovanni Fiore). Oggi, da quelle origini, Cetraro resta un bel centro marinaro che ospita tante paranze e che continua le sue tradizioni. Ma non è solo mare, anzi. È antico centro di studi e sede di un rinomato Liceo e Convitto retto dai Benedettini. Questi vi giunsero nel 1086 e, come scrive il Fiore: “ vi restarono trattenuti dalla dolcezza del clima, dalla naturale bontà del popolo e dallo splendore del paesaggio” del luogo che Sichelgaita, moglie di Roberto il Guiscardo, donò in feudo ai Benedettini di Montecassino. Da questo momento, Cetraro restò alle dipendenze dei monaci di San Benedetto, fino all’abolizione del feudalesimo del 1806 e amministrata, quindi, da un Vicario benedettino che si era stabilito in uno dei palazzi del centro storico vicino alla chiesa di San Nicola. All’interno della vecchia Cetraro, tra i tanti angoli artistici e chiese, si deve visitare il complesso monastico del “Ritiro”, tenuto dai Domenicani prima e dai Gesuiti poi e del quale non se ne conosce l’epoca certa di fondazione, anche se alcuni elementi artistici derivanti dal chiostro e dal portale lo farebbero risalire al XV secolo. Comunque attorno al ‘700, chiesa e convento erano in forte attività e soppressi poi dai Francesi nel 1810. Due anni dopo, però, il Ritiro venne restituito ai fedeli che contribuirono alla ricostruzione voluta dal P. Predicatore Biagio Durante di Luzzi. Della vecchia ed illustre struttura del Ritiro rimane ben poco: la parte architettonica integra ben visibile è il portale e il chiostro. Il portale è in pietra tufacea di stile ogivale preceduto da tre gradini a semicerchio. All’interno è evidente il trittico marmoreo del Mazzolo che costituisce una grande pala d’altare che s’innalza a quattro paraste decorate e poggianti su basamenti architettonici. Al centro del trittico è collocata la statua in marmo della Madonna con Bambino in braccio, di scuola gagginiana, e nelle nicchie laterali sono conservate le statue di santi francescani. Tutta l’opera, di stile rinascimentale del sec. XVI, è attribuita a Giovambattista Mazzolo, carrarese e residente a Messina. Oggi Cetraro è importantissimo centro industriale con flotta peschereccia florida e buone industrie artigianali di cementi e laterizi. E poi…è centro di notevole turismo balneare che richiama curiosi e villeggianti da ogni dove ai quali si offre una bella spiaggia estesa per alcuni chilometri, tra due promontori che formano una bellissima scogliera che, tra l’altro, custodisce la “Grotta del Riccio".

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