'Ndrangheta, confiscati beni per 2,5 milioni di euro

I finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno eseguito una confisca di beni per un valore di 2,5 milioni di euro.

Destinatario della misura è stato l'imprenditore Giuseppe Stefano Tito Liuzzo, già sorvegliato speciale di Ps, ritenuto appartenente alla cosca di 'ndrangheta Rosmini, egemone nei quartieri Modena, Ciccarello e San Giorgio Extra della città dello Stretto.

Il provvedimento, emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale ed eseguito con il coordinamento della Dda, trae origine dalle indagini nell'ambito dell'operazione "Araba Fenice".

Ritenuto responsabile di associazione mafiosa, secondo l'accusa, Liuzzo avrebbe curato gli interessi economici illeciti della cosca.

La confisca ha riguardato un'impresa individuale di commercio all'ingrosso di materiale da costruzione, sei immobili, due veicoli, rapporti bancari/assicurativi e disponibilità finanziarie.

  • Published in Cronaca

Confiscati beni per oltre 250 mila euro

I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno eseguito una sentenza di confisca dei beni riconducibili al 50enne Rocco Carbone ed al suo nucleo familiare.

L’uomo, ritenuto affiliato alla cosca palmese denominata “Gallico-Bruzzise”, nel giugno 2010 era stato tratto in arresto in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip presso il Tribunale di Reggio Calabria, nell’ambito dell’operazione “Cosa mia”, che ha decapitato la ’ndrina della locale di Palmi denominata “Gallico-Bruzzise.

La confisca ha interessato 2 appezzamenti di terreni agricoli del valore di circa 220mila euro, nonché buoni postali per un totale di circa 30 mila euro.

  • Published in Cronaca

'Ndrangheta. Confiscati ad imprenditore beni per 7 milioni di euro

La Direzione investigativa antimafia, su disposizione della Sezione Misure di prevenzione del Tribunale, ha confiscato un patrimonio pari a sette milioni di euro ad un imprenditore 45enne che si trova dietro le sbarre. Considerato organico alla cosca della'ndrangheta di Antonimina, in provincia di Reggio Calabria, Massimo Siciliano, è finito nelle maglie delle inchieste denominate "Saggezza " e "Ceralacca 2". L'attività d'indagine, sostengono gli inquirenti, avrebbe permesso di scoprire la commistione di interessi tra l'imprenditore e l'organizzazione criminale guidata dal suocero 68enne Nicola Romano. Il provvedimento interessa la Icop srl, con sede ad Antonimina, una filiale ubicata in Romani, la "G.S.C. Srl Unipersonale", a Dosolo, nel Mantovano. Le imprese sono attive nel comparto edile ed in quello della manutenzione e riparazione di autostrade, strade, autostrade, ponti e viadotti. La confisca ha riguardato anche conti correnti  aziendali e personali.

  • Published in Cronaca

Confiscati 7 appezzamenti di terreno e un immobile ad affiliato alla 'ndrangheta

La Polizia di Stato ha messo a segno un ulteriore attacco ai patrimoni illecitamente acquisiti da soggetti appartenenti alla 'ndrangheta. Nella mattinata del 2 agosto a Seminara è stato eseguito un provvedimento di confisca di beni, emesso dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria, nei confronti di Saverio Laganà, 46 anni, esponente della cosca "Gioffrè", operante nel comprensorio di Seminara. Saverio Laganà, attualmente detenuto, è stato condannato dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria alla pena definitiva di 8 anni di reclusione per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso nell’ambito dell’operazione "Artemisia" per aver preso parte alla faida tra le opposte fazioni dei Gioffrè, detti "ndoli" e dei "Caia-Laganà" detti "'ingrisi ", con la scissione di quest’ultimo gruppo in ulteriori  due sotto-gruppi contrapposti, rispettivamente i  "Caia-Gioffrè" da un lato ed i "Laganà" dall’altro, che insanguinò le strade del comprensorio di Seminara. Le indagini patrimoniali, condotte dagli uomini dell’Ufficio Misure di Prevenzione della Divisione Polizia Anticrimine, hanno dimostrato l’evidente sproporzione tra i redditi formalmente percepiti dal proposto e il patrimonio a lui direttamente o indirettamente riconducibile, frutto del reimpiego di capitali di provenienza illecita. L’Autorità Giudiziaria, accogliendo le risultanze delleinvestigazioni di carattere patrimoniale, ha disposto la confisca dei seguenti beni, ubicati nel Comune di Seminara, già sequestrati nel novembre 2015 dal locale Tribunale Misure di Prevenzione, sempre su proposta della Divisione Polizia Anticrimine della Questura di Reggio Calabria: un immobile composto da piano terra e primo piano; 7 appezzamenti di terreno adibiti ad uliveto. Il valore dei beni confiscati ammonta complessivamente a circa 500 mila euro.

 

 

  • Published in Cronaca

'Ndrangheta. Confiscate ville, fabbricati e terreni per 6 milioni di euro

Nella giornata di ieri la Polizia di Stato ha messo a segno un ulteriore attacco agli interessi criminali della cosca di ‘ndrangheta dei Commisso, operante nel Comune di Siderno e con ramificazioni nel Nord Italia e in Canada. Stamane, ad esito di una complessa attività investigativa svolta dalla locale Divisione Polizia Anticrimine e dal Commissariato di Siderno e coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia -Sezione Misure di Prevenzione - di Reggio Calabria è stata data esecuzione a un decreto di confisca di numerosi beni immobili, emesso dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione - nei confronti dei seguenti presunti affiliati alla cosca di 'ndrangheta dei Commisso: Michele Correale, 77enne di Siderno, in atto detenuto; Giuseppe Correale, 69enne di Siderno in atto detenuto; Paolo Correale, 38enne di Siderno; Michele Reale, 58enne di Siderno; eredi di Domenico Futia, 69 anni, deceduto. In particolare Michele, Correale alias "U Zorru", considerato esponente di spicco della cosca, è stato arrestato il 14 dicembre 2010 per il reato di associazione mafiosa, associazione dedita al traffico di stupefacenti e altri, nell’ambito delle operazioni denominate "Crimine" e "Bene Comune - Recupero". Per tali reati è stato condannato nel marzo 2012 alla pena di 8 anni e 4 mesi di reclusione. A suo carico grava anche una condanna, divenuta definitiva il 9 novembre 2009,  a 6 anni e 4 mesi di reclusione per il reato di coltivazione d’ingente quantità di stupefacente. Il Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione -, accogliendo le risultanze delle indagini patrimoniali, ha disposto la confisca dei seguenti beni immobili: una lussuosa villa, abitazione di Michele Correale; una lussuosa villa, abitazione di Cosimo Correale, figlio di Michele; due fabbricati non accatastati nella disponibilità di Michele Correale; una lussuosa villa, abitazione di Stefania Correale, figlia di Giuseppe; una lussuosa villa, abitazione di Rossana Correale, figlia di Giuseppe; una lussuosa villa, abitazione di Paolo Correale, figlio di Giuseppe; due fabbricati nella disponibilità di Michele Correale; fabbricati a 2 piani nella disponibilità di Vincenzom Futia, erede di Domenico; un capannone non accatastato adibito a ricovero per cavalli; numerosi appezzamenti di terreno di vaste dimensioni siti nel comune di Siderno; Con il medesimo provvedimento è stato disposto altresì, l’applicazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza per Giuseppe e Paolo Correale. Il valore dei beni confiscati ammonta complessivamente a 6 milioni di euro.

 

  • Published in Cronaca

'Ndrangheta. Confiscati beni per 324 milioni di euro a un imprenditore

La Direzione investigativa antimafia ha eseguito la confisca dei beni appartenenti ad un imprenditore le cui attività spaziano dal comparto oleario, a quello immobiliare, dai servizi al settore turistico. Il valore economico del patrimonio oggetto del provvedimento supera i 324 milioni di euro. L'elenco comprende automobili, aziende, immobili, rapporti finanziari. Con base nella Piana di Gioia Tauro e nel Catanzarese, le attività dell'indagato si estendono fino all'Abruzzo ed alla Toscana. I particolari del blitz saranno resi noti durante un incontro con i giornalisti fissato per le 11 negli uffici del Centro Operativo della Dia di Reggio Calabria alla presenza del Procuratore della Repubblica Federico Cafiero De Raho. 

 

  • Published in Cronaca

'Ndrangheta. Maxi confisca da 36 milioni di euro a due imprenditori

La Direzione Investigativa Antimafia ha confiscato beni, il cui valore complessivo è vicino ai 36 milioni di euro, a due imprenditori di Palmi, in provincia di Reggio Calabria. Si tratta dell'esito di due differenti inchieste portate avanti dalla stessa DIA e da personale della Squadra Mobile della città dello Stretto, da agenti del Commissariato di Polizia di Palmi e dalla Divisione Anticrimine. Il patrimonio aggredito dagli inquirenti, sulla scorta di quanto deciso dal Tribunale di Reggio Calabria che ha accolto l'istanza avanzata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, era già stato oggetto di sequestro tre anni fa. Secondo quanto emerso nel corso delle indagini, i due imprenditori sarebbero legati al clan Gallico. Il provvedimento eseguito stamane comprende un noto albergo ubicato in un quartiere esclusivo di Roma. I particolari dell'operazione saranno resi noti in occasione di un incontro con i giornalisti fissato per le 11 nella sede della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria. 

 

 

  • Published in Cronaca

La DIA confisca beni per oltre 800 mila euro ad imprenditore vibonese

Personale della Direzione Investigativa Antimafia, su disposizione della Corte d'Appello di Catanzaro, ha confiscato un patrimonio il cui valore complessivo supera gli 800 mila euro ad un imprenditore vibonese di 38 anni, Pietro Castagna. Coinvolto nell'inchiesta "Caterpillar", è stato riconosciuto responsabile del reato di estorsione continuata e per questo condannato a due anni ed otto mesi di reclusione. L'elenco dei beni oggetto del provvedimento richiesto dalla Procura Generale comprende la ditta individuale Castagna Piero, il 90% del capitale sociale della Ctm srl con sede ad Alba, in provincia di Cuneo, quattro beni mobili, due capannoni industriali, due rapporti finanziari, un appartamento, un appezzamento di terreno. Secondo quanto emerso in sede d'indagine, Castagna avrebbe intimidito e minacciato l'impresa che si aggiudicò una gara d'appalto. Condotte illecite perpetrate per imporre l'assunzione dei propri dipendenti e l'impiego dei propri mezzi meccanici. L'attività investigativa avrebbe messo in evidenza l'incongruenza fra i redditi dichiarati e le somme investite dall'imprenditore. 

   

Subscribe to this RSS feed