Vacanze e cene di lusso senza lavorare, confiscati beni per 500 mila euro

Vacanze in rinomate località turistiche, chirurgia estetica e cene in costosi ristoranti. Una vita decisamente al di sopra delle possibilità di persone senza un lavoro.

Secondo i finanzieri di Lamezia Terme, era questo lo stile di vita condotto dai familiari del “Professore”, ovvero Francesco Giampà, considerato storico e carismatico capo dell’omonima cosca operante nel lametino, al momento sottoposto al carcere duro.

A suo carico le fiamme gialle hanno eseguito un provvedimento di confisca di beni per 500 mila euro.

Gli investigatori avrebbero accertato, infatti, una grande sproporzione tra i redditi dichiarati ed il tenore di vita effettivamente mantenuto.

Così il Tribunale di Catanzaro, su richiesta del procuratore distrettuale antimafia Nicola Gratteri e del Pm Elio Romano, sulla base delle informative delle prodotte dalla guardia di finanza, ha fatto scattare i sigilli a due appartamenti, un'autovettura e disponibilità finanziarie per circa 10 mila euro.

I beni di cui i Giampà non avrebbero saputo giustificare la provenienza, erano stati sequestrati nell'ottobre del 2015.

Disposta anche la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per la moglie e le due figlie di Giampà, considerate partecipi alla cosca.

 

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'Ndrangheta: confiscati beni per oltre 700 mila euro

Beni per un valore superiore ai 700 mila euro sono stati confiscati dalla guardia di finanza di Cosenza, a Francesco Patitucci e Giuseppe De Cicco.

I due sono ritenuti esponenti della cosca Ruà-Lanzino, operante nel cosentino.

Il provvedimento è stato emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Cosenza, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, al termine di una complessa attività di accertamento coordinata dal Procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri.

A carico dei due è stata applicata, inoltre, la misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza.

Considerato esponente di spicco della cosca, Patitucci è attualmente detenuto per violazione degli obblighi imposti dalla sorveglianza speciale e dalle legge sulle armi. A suo carico una condanna, divenuta definitiva nel 2015, per associazione mafiosa e reati connessi.

L’uomo è stato condannato, anche, per estorsione e usura aggravati.

De Cicco, invece, sarebbe legato da stretti rapporti familiari con Patitucci ed è indicato dagli inquirenti come intraneo ai Ruà-Lanzino, prevalentemente con compiti di riscossione dei proventi dell’usura.

La confisca ha interessato: tre fabbricati turistico-residenziali nella provincia di Cosenza; una società di capitale con tanto di complesso aziendale ed attiva nel settore delle costruzioni; un automezzo e rapporti bancari.

 

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'Ndrangheta: confiscati beni per un valore superiore al milione di euro

Al termine di un' articolata attività investigativa di natura patrimoniale coordinata dalla Procura distrettuale antimafia - Sezione misure di prevenzione di Reggio Calabria, gli agenti della Polizia di Stato hanno dato esecuzione ad un provvedimento di confisca emesso dal locale Tribunale.

La misura ha interessato beni riconducibili a Michele Crudo,  di 40 anni, allo stato detenuto per una condanna definitiva a dieci anni di reclusione per associazione mafiosa ed estorsione nell'ambito del procedimento scaturito dall'operazione "Agathos", che ha portato alla cattura di Giovanni Tegano, 78 anni, capo dell'omonima cosca mafiosa, operante nel Comune di Reggio Calabria e suocero di Crudo.

Le indagini patrimoniali, condotte dalla Divisione polizia anticrimine della Questura di Reggio Calabria, hanno permesso di evidenziare la sproporzione tra i redditi percepiti da Michele Crudo e il patrimonio a lui direttamente o indirettamente riconducibile.

Accogliendo le risultanze delle investigazioni, il tribunale ha disposto la confisca di quattro immobili, quote sociali ed un'azienda operante nel settore del commercio all'ingrosso e al dettaglio di generi alimentari.

Il valore del patrimonio confiscato ammonta complessivamente a circa un milione di di euro.

 

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'Ndrangheta: beni per 5 milioni di euro confiscati a Maurizio Tripodi

Un provvedimento di sequestro e confisca di beni per un valore di circa 5 milioni di euro è stato emesso dalla seconda sezione del tribunale di Catanzaro su richiesta della procura distrettuale.

La misura è stata eseguita dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Catanzaro, coordinati dal procuratore della Repubblica della capoluogo di regione, Nicola Gratteri, dal procuratore aggiunto, Vincenzo Luberto e dal sostituto procuratore, Vincenzo Capomolla.

Il destinatario del provvedimento ablativo è Maurizio Tripodi, esponente della cosca “Sia-Procopio-Tripodi”, operante nell’area ionica soveratese, collegata alla cosca di ‘ndrangheta dei Vallelunga di Serra San Bruno.

Il sequestro e la confisca di beni, per un valore di circa cinque milioni di euro, hanno interessato quote societarie, due complessi aziendali, due automezzi, tre fabbricati, cinque terreni, ubicati nella provincia di Catanzaro (nei comuni di Soverato, Satriano e Davoli).

Per gli inquirenti, la cosca Sia-Procopio-Tripodi, sarebbe riuscita a creare nel basso Ionio soveratese un vero e proprio centro di potere per il controllo di diversi settori economici ( boschi, turismo e stupefacenti).

Maurizio Tripodi, affiliato alla cosca Sia-Procopio-Tripodi, già sottoposto alla misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per la durata di 5 anni, il 10 maggio 2012 era stato arrestato nell’ambito dell’operazione “Showdown”.

Al termine del procedimento è stato condannato, in primo grado, alla pena di 12 anni e 6 mesi di reclusione, perché ritenuto colpevole, tra l’altro, di associazione mafiosa, condanna confermata in appello.

Tripodi è stato, inoltre, condannato in appello a 20 anni di reclusione per l'omicidio e il successivo occultamento di cadavere di Giuseppe Todaro, scomparso il 22 dicembre 2009 a Soverato. L'omicidio, maturato nell'ambito della "faida dei boschi", sarebbe stato commesso in collaborazione con il defunto boss Vittorio Sia.

Le indagini patrimoniali condotte dai finanziei hanno consentito l’emanazione del provvedimento di sequestro e confisca, evidenziando, altresì, la netta sproporzione tra i beni risultati nell’effettiva disponibilità di Tripodi (sebbene in larga parte formalmente intestati al coniuge e ai figli) ed il suo tenore di vita, rispetto ai redditi dichiarati.

In particolare, Tripodi ha alternato nel corso degli anni l’attività di lavoratore dipendente di una ditta edile a quella di imprenditore agricolo, presentando dichiarazioni dei redditi del tutto incoerenti con l’ingente patrimonio posseduto, così come ricostruito dalle indagini dei finanzieri.

Al tempo stesso il coniuge è risultata solo formalmente titolare di una ditta operante nel commercio di carni e di quote di partecipazione in diverse società, di fatto comunque riconducibili a Maurizio Tripodi, effettivo gestore delle attività economiche.

 

'Ndrangheta, confiscati beni per un valore di 350 milioni di euro

I finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Catanzaro, coordinati dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, dal Procuratore aggiunto, Vincenzo Luberto, e dal sostituto Procuratore, Domenico Guarascio, hanno dato esecuzione a un provvedimento di confisca di beni per un valore di circa 350 milioni di euro, emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Crotone su richiesta della Procura catanzarese.

La misura è stata disposta nei confronti di Pasquale Arena, nipote di Nicola Arena, nonché fratello del boss Carmine, ucciso a colpi di bazooka in un agguato mafioso nell’ottobre del 2004.

L’uomo  era già stato destinatario del precedente provvedimento di sequestro che aveva interessato, tra l’altro, il parco eolico denominato “Wind farm” di Isola di Capo Rizzuto.

Le indagini economico - patrimoniali svolte dalle fiamme gialle avevano consentito di ricondurre la realizzazione del parco eolico alla “cosca Arena” di Isola di Capo Rizzuto e di accertare il ruolo, ricoperto da Pasquale Arena, di gestore occulto degli affari della cosca. Nel dettaglio, l’uomo, attraverso un articolato sistema basato su una fitta rete di società con sede in Germania, Svizzera e Repubblica di San Marino, avrebbe avviato e realizzato, per conto e nell’interesse della cosca, il parco eolico “Wind farm”.

Le investigazioni condotte dalla guardia di finanza di Catanzaro avevano dimostrato la discrasia esistente tra la titolarità apparente dei beni oggetto di indagine e l’assenza di idonea capacità reddituale in capo a Pasquale Arena per sostenere l’intera operazione economica, consentendo alla sezione misure di prevenzione del tribunale di Crotone di disporre, già nello scorso mese di marzo, il sequestro di tre società e dei relativi complessi aziendali, tra cui il parco eolico “Wind farm”, il tutto per un valore di circa 350 milioni di euro.

La mancata giustificazione della legittima provenienza dei beni da parte dell’interessato ha indotto il tribunale di Crotone a rafforzare la misura di prevenzione già adottata, disponendone la confisca.

 

 

I finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Catanzaro,

coordinati dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, dal Procuratore aggiunto, Vincenzo Luberto, e dal sostituto Procuratore, Domenico Guarascio, hanno

dato esecuzione a un provvedimento di confisca di beni per un valore di circa 350 milioni di euro, emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Crotone su richiesta della Procura catanzarese. La misura è stata disposta nei confronti di Pasquale Arena, nipote di Nicola Arena, nonché

fratello del boss Carmine, ucciso a colpi di bazooka in un agguato mafioso nell’ottobre del 2004.

L’uomo  era già stato destinatario del precedente provvedimento di sequestro che aveva interessato, tra l’altro, il parco eolico denominato “Wind farm” di Isola

di Capo Rizzuto. Le indagini economico - patrimoniali

svolte dalle fiamme gialle avevano consentito di ricondurre

la realizzazione del parco eolico alla “cosca Arena”

di Isola di Capo Rizzuto e di accertare il ruolo, ricoperto da Pasquale Arena, di gestore occulto degli affari della cosca. Nel dettaglio, l’uomo, attraverso un articolato

sistema basato su una fitta rete di società con sede in

Germania, Svizzera e Repubblica di San Marino, avrebbe avviato e realizzato, per conto e nell’interesse dell’omonima cosca, il parco eolico “Wind farm”. Le investigazioni

condotte dalla guardia di finanza di Catanzaro avevano

dimostrato la discrasia esistente tra la titolarità apparente dei beni oggetto di indagine e l’assenza di idonea capacità reddituale in capo a Pasquale Arena per sostenere l’intera operazione economica, consentendo alla sezione misure di prevenzione del tribunale di Crotone di disporre, già

nello scorso mese di marzo, il sequestro di tre società e dei relativi complessi aziendali, tra cui il parco

eolico “Wind farm”, il tutto per un valore di circa 350 milioni di euro. La mancata giustificazione della legittima provenienza dei beni da parte dell’interessato ha indotto il

tribunale di Crotone a rafforzare la misura di prevenzione

già adottata, disponendone la confisca.

'Ndrangheta: confiscati beni a pregiudicato calabrese residente in Emilia Romagna

La Direzione investigativa antimafia di Bologna ha confiscato beni mobili e immobili ad un pregiudicato calabrese residente in provincia di Modena

Il provvedimento ha colpito Rocco Antonio Baglio, cui è stata irrogata anche la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza.

Le due misure di prevenzione sono state adottate dal tribunale di Modena, su proposta del direttore della Dia, al termine di accertamenti patrimoniali condotti dal personale della Sezione operativa di Bologna.

Originario di Polistena, nel reggino, Baglio è indicato come elemento di spicco della cosca di ’ndrangheta Longo-Versace.

L'uomo risiede in Emilia-Romagna dagli anni Ottanta, quando sottoposto alla sorveglianza speciale con divieto di soggiorno nei Comuni dell’Italia meridionale, fu costretto a stabilirsi a Fiorano Modenese.

Nel corso degli anni, Baglio ha subito numerose condanne, anche in via definitiva, per reati quali estorsione, violazione sul controllo delle armi, detenzione abusiva di munizioni e bancarotta fraudolenta.

Gli accertamenti patrimoniali svolti dalla Dia hanno riguardato, in particolare, le imprese immobiliari di cui sono soci i familiari di Baglio, ma che, di fatto, sono risultate essere nella totale disponibilità del pregiudicato.

Il provvedimento di confisca ha interessato: un autoveicolo, un autocarro, rapporti bancari, nonché tre capannoni industriali, due appartamenti e cinque appezzamenti di terreno ubicati nei comuni di Castelnuovo Rangone, Fiorano Modenese e Formigine.

 

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'Ndrangheta: confiscati beni a pregiudicato calabrese residente in Emilia Romagna

La Direzione investigativa antimafia di Bologna ha confiscato beni mobili e immobili ad un pregiudicato calabrese residente in provincia di Modena

Il provvedimento ha colpito Rocco Antonio Baglio, cui è stata irrogata anche la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza.

Le due misure di prevenzione sono state adottate dal tribunale di Modena, su proposta del direttore della Dia, al termine di accertamenti patrimoniali condotti dal personale della Sezione operativa di Bologna.

Originario di Polistena, nel reggino, Baglio è indicato come elemento di spicco della cosca di ’ndrangheta Longo-Versace.

L'uomo risiede in Emilia-Romagna dagli anni Ottanta, quando sottoposto alla sorveglianza speciale con divieto di soggiorno nei Comuni dell’Italia meridionale, fu costretto a stabilirsi a Fiorano Modenese.

Nel corso degli anni, Baglio ha subito numerose condanne, anche in via definitiva, per reati quali estorsione, violazione sul controllo delle armi, detenzione abusiva di munizioni e bancarotta fraudolenta.

Gli accertamenti patrimoniali svolti dalla Dia hanno riguardato, in particolare, le imprese immobiliari di cui sono soci i familiari di Baglio, ma che, di fatto, sono risultate essere nella totale disponibilità del pregiudicato.

il provvedimento di confisca ha interessato: un autoveicolo, un autocarro, rapporti bancari, nonché tre capannoni industriali, due appartamenti, cinque appezzamenti di terreno ubicati nei comuni di Castelnuovo Rangone, Fiorano Modenese e Formigine.

 

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'Ndrangheta: confiscati beni a pregiudicato calabrese residente in Emilia Romagna

La Direzione investigativa antimafia di Bologna ha confiscato beni mobili e immobili ad un pregiudicato calabrese residente in provincia di Modena

Il provvedimento ha colpito Rocco Antonio Baglio, cui è stata irrogata anche la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza.

Le due misure di prevenzione sono state adottate dal tribunale di Modena, su proposta del direttore della Dia, al termine di accertamenti patrimoniali condotti dal personale della Sezione operativa di Bologna.

Originario di Polistena, nel reggino, Baglio è indicato come elemento di spicco della cosca di ’ndrangheta Longo-Versace.

L'uomo risiede in Emilia-Romagna dagli anni Ottanta, quando sottoposto alla sorveglianza speciale con divieto di soggiorno nei Comuni dell’Italia meridionale, fu costretto a stabilirsi a Fiorano Modenese.

Nel corso degli anni, Baglio ha subito numerose condanne, anche in via definitiva, per reati quali estorsione, violazione sul controllo delle armi, detenzione abusiva di munizioni e bancarotta fraudolenta.

Gli accertamenti patrimoniali svolti dalla Dia hanno riguardato, in particolare, le imprese immobiliari di cui sono soci i familiari di Baglio, ma che, di fatto, sono risultate essere nella totale disponibilità del pregiudicato.

il provvedimento di confisca ha interessato: un autoveicolo, un autocarro, rapporti bancari, nonché tre capannoni industriali, due appartamenti, cinque appezzamenti di terreno ubicati nei comuni di Castelnuovo Rangone, Fiorano Modenese e Formigine.

 

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