'Ndrangheta, imprenditore di Soriano condannato a 9 anni di reclusione nel processo "Autostrada"

Il Collegio Giudicante del Tribunale di Vibo Valentia ha inflitto nove anni di reclusione, accompagnati dall'interdizione perpetua dai pubblici uffici e dall'incapacità per un anno di contrattare con la pubblica amministrazione, a Giuseppe Prestanicola, imprenditore di Soriano Calabro, 62 anni, ritenuto responsabile dei reati di concorso esterno in associazione mafiosa ed estorsione. Proprietario di una ditta attiva nel settore del calcestruzzo, sedeva sul banco degli imputati nel dibattito processuale nato dall'inchiesta denominata "Autostrada", compiuta nell'inverno di sei anni addietro. Sulla scorta di quanto emerso nel corso delle indagini, il clan Mancuso, di Limbadi, avrebbe pesantemente condizionato le opere appaltate per ammodernare la porzione di autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria compresa fra gli svincoli di Mileto e Vibo. Infiltrazioni che si sarebbero concretizzate tramite due imprenditori, Antonino Chindamo, giudicato responsabile al termine del processo celebrato con rito abbreviato e, appunto. Giuseppe Prestanicola. L'operazione "Autostrada" permise di scoprire, hanno sostenuto gli investigatori, che la potente cosca Mancuso aveva richiesto una mazzetta di 500 milioni di lire alle ditte aggiudicatrici degli appalti, obbligate, peraltro, a distribuire lavori in subappalto ad imprese legate all'organizzazione criminale di Limbadi. 

'Ndrangheta, colpo al clan Mancuso: arresti e sequestri in Italia e all'estero

Dalle prime luci dell’alba, i Finanzieri del Comando Provinciale e del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria di Roma stanno eseguendo 6 ordinanze di custodia cautelare tra Roma e Bergamo ed effettuando il sequestro di immobili, società e conti correnti per un valore complessivo di oltre 5 milioni di euro, contestando a 17 indagati i reati di usura, abusiva attività finanziaria, intestazione fittizia di beni e riciclaggio di denaro di provenienza illecita, aggravati dalle modalità mafiose, in quanto legati alla cosca Mancuso di Limbadi, in provincia di Vibo Valentia. Nelle maglie dell'inchiesta è finito anche Vincenzo Maruccio, in passato capogruppo di Italia dei Valori nel Consiglio Regionale del Lazio. Oltre 20 le perquisizioni in corso a Roma e nelle province di Bergamo, Catanzaro e Vibo Valentia. Sequestri anche in Svizzera e negli Stati Uniti. I dettagli dell’operazione "Hydra" saranno forniti nel corso della conferenza stampa che si terrà alle ore 11:00 presso il Nucleo Polizia Tributaria di Roma, alla presenza del Procuratore Aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma, Michele Prestipino Giarritta.

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Assassinio e tentati omicidi nel Vibonese: inflitta una condanna all'ergastolo

Ergastolo: è questo il verdetto emesso dai giudici della Corte di Assise di Catanzaro nei confronti di Pasquale Quaranta, ritenuto personaggio di rilievo delle organizzazioni criminali che gravitano nell'area di Vibo Valentia. Sarebbe, infatti, legato alle cosche La Rosa, attiva a Tropea, e Mancuso, con base a Limbadi. E' stato condannato per l'assassinio di Saverio Carone e giudicato responsabile  dei tentati omicidi di Pietro Carone, Giuliano Palamara, Ivano Pizzarelli. Episodi che risalgono a diverso tempo addietro. Secondo quanto ricostruito in aula da Camillo Falvo, pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia, sarebbe stato lui ad ordinare i delitti con l'intento di liberare la sua zona d'influenza, ricadente sul territorio di Ricadi, dalla presenza di rivali. A ricevere l'incarico di far fuori i nemici è stato, sulla scorta di quanto emerso nel corso delle indagini, Peter Cacko che, avviando una collaborazione con i magistrati, ha dato una grossa mano agli inquirenti nell'individuazione dei responsabili di svariati crimini, alcuni commessi da lui stesso. Per l'imputato, gli avvocati Antonio Porcelli e Gregorio Viscomi si erano spesi affinché fosse assolto in quanto le tesi accusatorie non sarebbero state sufficientemente solide e perché la versione fornita da Cacko  non era attendibile. Quaranta era finito in manette poco meno di tre anni fa: rimase invischiato nell'inchiesta "Peter Pan". 

'Ndrangheta: Comune di Ricadi commissariato per altri 6 mesi

Un decreto emesso dal Presidente della Repubblica sancisce che il Comune di Ricadi, nel Vibonese, sarà gestito dalla Commissione Straordinaria per un ulteriore semestre. Il provvedimento di scioglimento dell'Ente fu adottato nel febbraio dello scorso anno in seguito ai condizionamenti esercitati dalla criminalità organizzata sulle attività amministrative e politiche. Un quadro fosco che emerse, a parere degli inquirenti, grazie agli esiti investigativi prodotti dall'inchiesta "Black Money", che colpì gli interessi criminali del clan Mancuso. Il provvedimento che certifica la necessità del commissariamento per altri sei mesi al fine di liberare il Municipio dagli effetti perversi generati dalle presunte infiltrazioni della 'ndrangheta, è stato assunto in quanto "la tutela degli interessi primari richiedono un ulteriore intervento dello Stato, che assicuri il ripristino dei principi democratici e di legalità e restituisca efficienza e trasparenza all’azione amministrativa dell’ente".

'Ndrangheta, sequestrati ad imprenditore beni per 80 milioni di euro

Personale della Sezione Operativa della Direzione Investigativa Antimafia di Catanzaro ha sequestrato un vasto patrimonio la cui titolarità, sulla scorta di quanto emerso nel corso dell'attività investigativa, sarebbe riconducibile ad Antonino Castagna, imprenditore di Vibo Valentia considerato vicino ai Mancuso, potente clan della 'ndrangheta di Limbadi. L'importo complessivo dei beni oggetto del provvedimento, disposto dal Tribunale di Vibo Valentia su input del direttore della DIA, è pari a 80 milioni di euro. 

Smantellato traffico di droga gestito dal clan Mancuso di Limbadi

Sono 44 gli arresti eseguiti in Italia ed all'estero nell'ambito di un'operazione coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Smantellata, sulla base delle risultanze emerse nel corso dell'attività investigativa condotta dai Carabinieri del Raggruppamento operativo speciale (Ros), un'organizzazione dedita al traffico internazionale di droga.  Il gruppo criminale era direttamente collegato al clan della 'ndrangheta Mancuso, di Limbadi, nel Vibonese. La cocaina, sostengono gli inquirenti, arrivava dalla Colombia e dal Venezuela per essere commercializzata nelle regioni settentrionali dell'Italia ed in altri Stati nordeuropei. Un supporto decisivo all'indagine è stato fornito da rappresentanti delle forze d'ordine infiltratesi nell'associazione di trafficanti e dal lavoro svolto dal personale della Direzione centrale dei servizi antidroga. L'inchiesta si è concretizzata, inoltre, nel sequestro di una quantità di cocaina superiore ai 600 chilogrammi. 

 

 

 

Mafia Capitale, Alemanno sbotta: "Mai avuto sostegno dal clan Mancuso"

Dalle carte dell'inchiesta che per la seconda volta in pochi mesi ha scosso la politica della Capitale emerge il nome di Gianni Alemanno che, secondo le ipotesi avanzate dagli inquirenti, avrebbe beneficiato del sostegno della 'ndrangheta in occasione delle elezioni Europee celebratesi lo scorso anno. Sulla scorta di quanto ricostruito dai magistrati che lavorano alle indagini, l'ex sindaco di Roma si sarebbe avvalso dei servigi di Salvatore Buzzi, il quale avrebbe raccolto voti rivolgendosi ad esponenti del clan Mancuso, di Limbadi. Un'accusa che pochi minuti fa Alemanno ha respinto con la massima fermezza: "Bisogna finirla con questa balla della ‘Ndrangheta - tuona l'ex ministro dell'Agricoltura - che, attraverso la mediazione di Buzzi, mi avrebbe fatto convergere voti in Calabria alle elezioni Europee del 2014. I numeri parlano chiaro: nei due Comuni di riferimento del clan Mancuso, che sarebbe stato contattati da Buzzi, io ho preso un numero ridicolo di preferenze. A Limbadi ho preso solo 5 preferenze su 981 votanti e al Comune di Nicotera 14 preferenze su 1901 votanti. Questi sono i due Comuni dove, secondo le risultanze delle inchieste della Magistratura, c’è il maggior radicamento del clan Mancuso e non è pensabile che se questo clan si fosse mobilitato a muovere voti nei miei confronti i risultati sarebbero stati questi". "Credo - sostiene Alemanno - che tutta questa congettura derivi dall’ennesima millanteria telefonica di Salvatore Buzzi, ma in ogni caso io non ho mai ottenuto ne tantomeno richiesto aiuti elettorali da clan mafiosi.

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