La Lectura Dantis in scena a Cinquefrondi

L’amministrazione comunale di Cinquefrondi celebra i settecento anni dalla morte di Dante Alighieri e chiude una settimana ricca di eventi culturali con la Lectura Dantis.

I versi immortali del Sommo Poeta andranno in scena il 6 agosto alle ore 22,00 a piazza Castello. Esegesi, musica, canto e ballo accompagneranno lo spettacolo della pièce teatrale nella cornice dell’Inferno dantesco. L’eterna bellezza dei versi della “Commedia” saranno a cura di Mara Ferraro e Luigi Mamone con l’esegesi e l’interpretazione del canto I e V, in un susseguirsi di emozioni accompagnate dalla musica di Tatiana Belekanic e la voce di Maria Tramontana, che si esibiranno in uno scenario di coreografie e danze ideato per l’occasione da Roberta Ficarra e i ballerini della scuola OlimpiadMaiora di Antonella Pace.

Il presidente della Pro Loco "La Coppa Vitrea", Maria Ferraro, ha affermato: “abbiamo ideato e realizzato questa opera teatrale ed evento culturale di canto, ballo e recitazione tutto improntato nell’Inferno dantesco per ridare vita ulteriormente alla memoria del poeta nel 700° anniversario dalla morte, programmando una serie di eventi già lo scorso anno con il Dantedì e rafforzando ulteriormente il legame tra il Sommo Poeta e la Calabria, che ha un ruolo cardine nella cultura italiana da trasmettere alle nuove generazioni”.

L'assessore alla Cultura, Eventi e Spettacoli, Giada Porretta, ha sottolineato che “Il 6 agosto si conclude la settimana della cultura con l'evento Lectura Dantis. Una settimana ricca di arte nella più alta delle forme, disposta in modo itinerante nel cuore pulsante di Cinquefrondi con il suo "centro storico". Con questa settimana abbiamo voluto valorizzare e combinare l'arte, la cultura e la storia della nostra cittadina. Non è stato facile chiudere il programma quest’anno a causa della pandemia e nonostante questo non ci siamo scoraggiati e abbiamo messo in piedi un cartellone fino al 26 Agosto”.

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A Taurianova la “Lectura Dantis” per ricordare i versi immortali del Sommo Poeta

Si susseguono in tutta Italia le celebrazioni per i settecento anni dalla morte di Dante Alighieri e il Comune di Taurianova è promotore di vari eventi culturali per animare la stagione estiva nel ricordo dei versi immortali del Sommo Poeta.

Un primo evento, la Lectura Dantis, era previsto il 18 luglio scorso, ma le avverse condizioni meteo non hanno consentito di poter svolgere la kermesse teatrale.      

La pièce teatrale è stata comunque riprogrammata per il 23 luglio prossimo a Villa Fava alle 21,30 e vedrà in scena Mara Ferraro e Luigi Mamone con  l’esegesi e l’interpretazione del canto I e V dell’inferno dantesco. Un susseguirsi di versi dell’eterna bellezza della “Commedia”, accompagnata dalla musica di Tatiana Belekanic e la voce di Maria Tramontana, in uno scenario di coreografie e danze ideato per l’occasione da Roberta Ficarra e i ballerini della scuola OlimpiadMaiora di Antonella Pace.

L’amministrazione comunale di Taurianova e la Pro loco "La Coppa Vitrea" di Varapodio, organizzatrice dell’evento Lectura Dantis, hanno promosso la manifestazione per rendere vivo il messaggio del poeta più rappresentativo in Italia e per rafforzare la cultura nel nostro territorio.

“Nel calendario degli eventi estivi che stiamo per presentare la cultura e l'arte saranno protagonisti di alcuni momenti molto significativi - ha sottolineato l’assessore alla Cultura Maria Fedele – e il 23 luglio si terranno due manifestazioni culturali. Aprirà la giornata la cerimonia di premiazione della seconda edizione del concorso d'arte Alessandro Monteleone, partita nel 2019 con la precedente amministrazione e poi sospesa, presso la nuova biblioteca comunale alle ore 19,00 e si concluderà nella stessa serata a Villa Fava, nella quale faremo un viaggio nel meraviglioso mondo dantesco con la Lectura Dantis. In chiave sempre culturale abbiamo programmato reading poetici e interessanti approfondimenti letterari e una rassegna che vedrà tra gli ospiti Gioacchino Criaco, Vito Teti e i taurianovesi Giosofatto Pangallo, Domenico Maio e Maria Carmela Furfaro”.

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A Monasterace si celebra il Sommo poeta con l'evento culturale "Lectura Dantis"

A pochi mesi dalle celebrazioni per i 700 anni dalla morte del Sommo poeta, Dante Alighieri, sono già tanti i progetti nazionali al vaglio del Comitato per le celebrazioni.

Un fitto calendario, iniziato con l’istituzione del “Dantedì” da parte del Consiglio dei Ministri, che concluderà a fine 2021.

Celebrazioni che intendono rafforzare la cultura nel nostro Paese e che sono promosse anche dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria attraverso l’evento culturale “Lectura Dantis”, opera teatrale che rientra nel programma delle manifestazioni nell’area metropolitana, ideata e organizzata dalla Pro loco "La Coppa Vitrea" di Varapodio.

Un viaggio nell’eterna bellezza dei versi della Divina Commedia, accompagnati da brani musicali, coreografie e danze, che si terrà in una scenografica piazza Porto Salvo a Monasterace l’11 agosto alle ore 21,30.

La Pro loco "La Coppa Vitrea" con questo evento culturale di canto, ballo e recitazione tutto improntato al Canto V dell’Inferno, prima cantica della Divina Commedia, si prefigge di ravvivare la memoria del poeta, il cui ricordo è vitale per la sopravvivenza della nostra mente, quale perno dell’unita d’Italia e della lingua italiana, rafforzando ulteriormente il legame tra il Sommo poeta e la Calabria, che può avere un ruolo cardine nella cultura italiana da trasmettere alle generazioni future. Non ci resta che attendere la prima pièce teatrale di Monasterace e le altre location che toccherà l'evento culturale "Lectura Dantis" per apprezzare al meglio l’opera di Dante e far sorgere quella curiosità intellettuale verso di essa, che sicuramente attrarrà visitatori interessati alle manifestazioni teatrali di rilevanza nazionale che lasceranno lo spettatore col fiato sospeso nell’incanto dei versi danteschi.

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Federico II Svevia "Stupor mundi", il nuovo libro di Saverio Abenavoli Montebianco

Dopo aver illustrato mille anni di memorie storiche e genealogiche della grande dinastia che governò il Mezzogiorno d’Italia tra XII e XIII secolo nel volume I Normanni edito nel 2014, Saverio Abenavoli Montebianco, illustre medico e professore presso l'università "Magna Grecia" di Catanzaro, ora propone e ci regala un intrigante profilo su Federico II [1194-1250], l'imperatore definito "stupor mundi", continuando le rigorose e minute ricerche sugli antenati della propria famiglia, strettamente legata alla stirpe Normanno-Sveva.

Federico II, ascese al trono ancora bambino sotto il tutoraggio di Innocenzo III, e sebbene indicato da Salimbene de Adam nella sua Cronica “ homo pestifer et maledictus”, affascinò tuttavia il francescano parmigiano, che «non mancò di annotare le positive qualità».

Una figura che ha da sempre attirato l’attenzione non solo di storici, ricercatori, filosofi, studiosi, letterati scrittori, poeti, artisti, laici o religiosi, ma della stessa gente comune.

Si tratta di un volume articolato in due parti: la prima parte ripercorre in 18 capitoli le vicende del Mezzogiorno, fino al XII secolo dalla discesa e conquista del Mezzogiorno d'Italia da parte degli uomini del Nord, con una premessa cronologica, nella quale è riportata anche la cronotassi dei papi coevi, a cui fanno seguito le tappe essenziali che scandiscono il sogno immarcescibile di Federico II: far diventare l'Italia Meridionale "il Giardino dell'Impero", grazie anche all'impegno di tanti monaci benedettini, in  particolare cisterciensi , verginiani e florensi.

Ma, come l’Abenavoli ricorda nel terzo capitolo, Federico II fiorì dal matrimonio di Costanza d'Altavilla con Enrico VI di Svevia, celebrato nel gennaio del 1186 a Milano nella chiesa di Sant'Ambrogio: un evento fastoso, unico, impareggiabile, e di importanza universale.

Questo splendido matrimonio fu decisamente avversato dalla politica del Papato, in quanto, l'unione del Regno di Sicilia con l'Impero, avrebbe finito per accerchiare anche fisicamente gli Stati Pontifici e relegare la presenza della Santa Sede ad un ruolo marginale ed insignificante.

Per gli Svevi, al contrario, ebbe il significato di cercare di mettere fine alle lotte tra l'Imperatore ed i ribelli delle città della Lega Lombarda ed altresì di bloccare le guerre che gli Imperatori ed i Re Europei conducevano da tempo contro il Regno Normanno di Sicilia per conquistare questo nuovo, importante, ricco e strategico Regno.

Dante Alighieri, perciò, nel III cantico del Paradiso indicò Federico II con la scintillante espressione: " Questa è la luce della gran Costanza, che dal secondo vento di Soave, generò il terzo e l'ultima possanza" .

Si passa quindi alla descrizione della nascita nella piazza di Jesi il 26 dicembre 1194 e all’ adolescenza del “Puer Apuliae” rimasto orfano di padre e madre in tenera età, in Sicilia e in Germania, ricostruite attentamente in base alle fonti e alla storiografia più accreditata e quindi alle tappe successive della vita che ebbero l’intento di realizzare  un progetto politico volto a realizzare non un avveniristico stato moderno, ma un efficace coordinamento dei poteri locali, mentre papa Gregorio IX lo sollecitava a intraprendere una nuova controversa crociata, (invisa al giovane re, che da bambino era stato accanto ai coetanei arabi a Palermo) sino a giungere dopo la conquista del Regno di Gerusalemme il 17 marzo 1229 alle Costituzioni Melfitane nel 1231, che rappresentano “ la prima ampia codificazione ufficiale  che gli Stati Europei abbiano conosciuto”, senza dimenticare il ruolo strategico della città di Capua, capitale del Principato della prima dinastia dei degli Avenel Drengot, Principi di Quarrel in Alençon, 

 Si elencano e vagliano, poi, i quattro matrimoni di Federico II: il primo nel 1209 quando quindicenne sposò Costanza d’Aragona, che partorì il primogenito Enrico (VII); il secondo, sollecitato da papa Onoro III  dopo la morte della prima moglie avvenuta nel 1222, con Isabella di Brienne, erede al trono di Gerusalemme nel 1225 la quale morì tre anni dopo dando alla luce ad Andria, Corrado; il terzo nel 1235 con Isabella, sorella del re Enrico III d’Inghilterra, da cui nacquero nel 1236 la figlia Isabella e nel 1238 Carlotto , in seguito indicato anche come Enrico.

Dopo il decesso della terza consorte per aborto spontaneo a Foggia nel 1245, nel 1248 Federico II sposò la sua vera amata: la donna “morganatica” e bellissima Bianca Lancia “con la quale – ricorda Abenavoli - il sovrano aveva avuto una lunga ed intensa relazione durante la quale erano nati i quattro figli prediletti”, Manfredi, Costanza, Violante e Selvaggia, il primo dei quali  già balio generale del Regno di Napoli avrebbe occupato la scena politica dopo la morte del padre.

L’ottavo capitolo è dedicato “al conclamato tradimento del figlio primogenito Enrico”, conosciuto come lo “sciancato” ribelle, che catturato per ordine del padre, mentre era trasferito da Nicastro a San Marco Argentano morì in un dirupo presso Martirano il 10 febbraio 1242, e quindi fu sepolto per volontà del padre nel Duomo di Cosenza in un sarcofago del IV sec.

Nei capitoli successivi vengono illustrati : il ricordo della vittoria di Cortenova con una manifestazione di solenne trionfo e con una scenografia “improntata allo stile cesareo romano” con la sfila di un carroccio simbolo della Lega Lombarda, catturato in battaglia e l’intrigante Gran Corte dei Sapienti, a partire dai valletti imperiali, tra i quali vi erano anche gli antenati dell’Abenavoli, minutamente censiti e illustrati, al seguito dell’imperatore abile nell’ “arte venandi cum avibus” e in viaggio in tutto il Mezzogiorno dove aveva innalzato tanti castelli, tema approfondito nel 13 capitolo: “La caccia e i castelli”, dei quali viene fornito un minuzioso elenco, al quale va aggiunto in Castrum Petrae Roseti di Roseto Capospulico  nello Jonio Calabrese, porta tra Apulia e Calabria.

Si analizzano poi le innovazioni legislative, a partire dalle Costituzioni di Melfi, le iniziative culturali tra cui “La scuola poetica Siciliana” e “Lo Studio Generale di Napoli”, come pure l’eterno conflitto tra Stato e Chiesa, che avrebbe determinato la scomunica dell’imperatore svevo e il “tramonto” di Federico che rimarcò il monito “sic transit gloria mundi”.

La seconda parte del volume è dedicata al gran cancelliere Pier delle Vigne "anima gemella" di Federico II: un personaggio affascinante, descritto da Dante nella XIII canto dell’Inferno come colui che tenne entrambe le chiavi del cuore diFedereico per il compito e gli uffici ricoperti e soprattutto per le riforme introdotte.

Completano il saggio numerose immagini e una sintetica essenziale bibliografia.

Un volume che certamente varrebbe la pena  diffondere  nelle nostre scuole per una gradevole lettura di professori e studenti.

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La Calabria, Gioacchino da Fiore e l'ennesima occasione persa

Il 2015 fu – ormai, fu – il 750mo della nascita di Dante, e, per la verità, non è che l’Italia si sia sbracciata a celebrare il suo poeta e padre della lingua. La Calabria, la quale quando si tratta di primati negativi è imbattibile, ci ha aggiunto di suo che, esclusi i presenti, si è dimenticata di Gioacchino da Fiore, sebbene sia, come tutti sanno – beh, tutti? – l’ispiratore concettuale della Commedia.

 Di Gioacchino se ne sono fregati rotondamente:

1.       Le Università, in particolare l’UNICAL dove pure ci sarebbe, dicono, una Facoltà di Lettere. Già, quella che vanta una cattedra di Pedagogia della resistenza, formalocchiu: si può curare di Gioacchino?

2.       Le scuole e relative autorità regionali e provinciali.

3.       La Regione. Stavo per dire l’assessore alla cultura: ma non ce l’abbiamo, un assessore alla cultura!

4.       Le Province, con speciale attenzione a quella di Cosenza, dove si trovano sia Celico sia S. Giovanni in Fiore.

5.       I Comuni, e in specie quelli di Celico, S. Giovanni, Carlopoli dove c’è Corazzo…

6.       Le innumerevoli associazioni che ogni giorno affermano essere la cultura la sola speranza per il riscatto della Calabria: segue cena.

7.       I giornali, le tv…

8.       Varie ed eventuali.

 Ma tu, dite? Io la mia parte l’ho fatta, con molti articoli, e una conferenza alla Società Dante Alighieri di Crotone, unica a fare eccezione al punto 6.  Ho anche presentato un preciso progetto, che, ovviamente, è caduto nel vuoto più torricelliano. Sono io che sbaglio, devo riconoscerlo. Io nel progetto dovevo scrivere che Gioacchino era un antimafia, e venne condannato non per ragioni teologiche ma per intimidazione. Sì, così dovevo scrivere: oggi non lamenteremmo il silenzio tombale, ma ne avremmo visto, eccome, di fiaccolate, sfilate, convegni, comizi, lacrime, liti a chi è più antimafia, interviste a fiumi, carriere, e la Bindi, la Bindi a tutto spiano. Ma l’anno prossimo mi faccio furbo. È il millennio dell’arrivo dei Normanni (1016): dirò che erano dei pacifisti, degli ecologisti, dei buonisti; scriverò un libro di mille pagine, una per anno, dal titolo I Normanni antimafia. Cosa scriverò nelle mille pagine? Niente, basta il titolo, e ci faranno un film per la RAI. Di Gioacchino? Se ne parla, chi ci sarà, il prossimo secolo.

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"Il Dantebiki" di Ulderico Nisticò alla Notte dell'Ippocampo

Tutto pronto per la “Notte dell’ippocampo” che prenderà il via domani, 17 ottobre, a Soverato. L'iniziativa sarà caratterizzata da una serie di attività che si svolgeranno in diversi punti della città. Da segnalare, alle 21,30, in via Dante Alighieri, l'iniziativa promossa dall'appassionato di bicicletta Pietro Pileci, ovvero lo spettacolo umoristico "Il Dantebiki". Scritta da Ulderico Nisticò, la rappresentazione è una parodia di versi del "Sommo Poeta"

Dante, la Divina Commedia e la Regione Calabria

Fanno 750 anni dalla nascita di Dante, 1265 sotto il segno dei Gemelli, dunque tra maggio e giugno. Qui e lì si svolgono o si svolgeranno delle iniziative per l’evento. Mica è poco: il Sommo Poeta, e padre della lingua italiana… Sì, ricordare Dante è quanto meno doveroso. Se ci fosse in Calabria un assessore regionale alla cultura, ma non c’è e non nutriamo alcuna speranza che ci sia! Se dunque ci fosse, potrei persino suggerirgli di celebrare in Calabria l’Alighieri, e non solo per il suo valore universale, ma per qualcosa di squisitamente calabrese. No, non vado a spulciare la parola fiumara, o lumera, che forse vennero a Dante dal calabrese; o il pastor di Cosenza di Purg. III, o Catona (altra lezione, Crotona) di Par. V; sarebbero piccole cose: bensì per il legame profondo tra il pensiero teologico di Dante e la stessa ispirazione profonda della Commedia e la speculazione di Gioacchino da Fiore, che egli stesso tiene a definire “calavrese”, quasi a identificare con lui un intero popolo e la sua cultura. Lo dice “di spirito profetico dotato”, nonostante la Chiesa avesse giudicato “errate” le sue dottrine e proibito i libri. Questi tuttavia circolavano, in particolare tra i francescani, e loro tramite giunsero fino a Dante. Era ricchissimo di fascino il pensiero delle tre età: quella severa del Padre nell’Antico Testamento; quella misericordiosa del Figlio nel Nuovo; e la fine dei tempi e della storia, il “sabatizare” dello Spirito Santo. Agevole riconoscere la struttura triadica della Commedia, con le tre Cantiche, i trentatré Canti, le terzine… Altrettanto gioachimita è gran parte della simbologia dantesca, com’è dimostrato dalla scoperta del Liber figurarum. Basti questo assaggio. Insomma, la Calabria avrebbe buon diritto e stretto dovere di celebrare l’Alighieri. Lo farà? Lasciatemene molto dubitare.

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