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Chiaravalle Centrale, l'assessore Sergio Garieri replica alla segretaria del Pd: il dissesto? Chieda ai suoi vicini di banco

Riceviamo e pubblichiamo
 
"Scrivo in qualità di consigliere e assessore del Comune di Chiaravalle Centrale. Premetto di non condividere i continui ping pong di comunicati stampa che stanno caratterizzando l'attuale dibattito politico nel nostro paese e che non fanno altro che tediare i nostri concittadini. I problemi seri da affrontare, in questo periodo, sono ben altri. Ciononostante, mi sento in dovere di fornire le mie repliche rispetto alla nota diramata dalla segretaria locale del Pd lo scorso 19 febbraio 2017. Ebbene, le elezioni amministrative del 2016 hanno dato un esito ben definito e chiaro. Chi ha vinto deve governare, anche se con mille difficoltà, e chi, invece, ha perso deve svolgere il suo ruolo di minoranza. Deve, cioè, vigilare sull'operato della maggioranza, proporre una opposizione costruttiva e, quando si discute di una problematica che interessa il bene collettivo, dovrebbe essere unita con l'amministrazione in carica ed affiancarla. Proprio ciò che, allo stato attuale, sta mancando: vedi le varie interrogazioni giornaliere. E' chiaro che ai cittadini interessa più il presente e una precisa programmazione futura, che dia uno spiraglio di luce ai nostri giovani, rispetto a ciò che le passate amministrazioni non hanno mai attuato. Ma, nello stesso tempo, penso non si debba nemmeno dimenticare la storia, ovvero ciò che è successo, negli anni, a partire da Alternativa Democratica 93. Tant'è vero che sembra proprio di essere ritornati indietro nel tempo. Alcuni amministratori dell'epoca, che poi hanno sempre ricoperto ruoli di massimo livello politico (sindaco, vice sindaco, assessore alle Finanze) oggi si sono ritrovati coalizzati nella minoranza. Dunque, se oggi ci ritroviamo con il Comune in dissesto, con la Commissione di liquidazione e con circa 13 milioni di euro di debiti, forse sarebbe il caso che la segretaria del Pd rivolgesse qualche domande proprio ai suoi attuali vicini di banco, e non ad altri. Per quanto riguarda gli eventi degli ultimi anni, mi rendo conto che è stata informata male o che non ha seguito le varie vicende con particolare interesse. E' certamente vero che l'attuale sindaco, persona corretta e onesta, ha avuto, in passato, l'incarico di assessore. Però a me risulta che non abbia terminato il suo mandato, decidendo di dimettersi circa un anno prima perché non condivideva alcune decisioni assunte dall'amministrazione dell'epoca. Per quanto riguarda il sottoscritto, dal 2011 ho sostenuto l'amministrazione Tino, ricoprendo fino al 2014 il ruolo di consigliere delegato. Dal 2014 al 2015 ho ricoperto il ruolo di assessore. La segretaria del Pd deve sapere che vi era un progetto politico ben definito che si era deciso di portare avanti per un completo cambiamento del nostro paese. Ma, nel momento in cui tutto ciò non è stato condiviso dal sindaco dell'epoca e da vari componenti dell'amministrazione, anzi si insisteva su una strada che portava verso il baratro, il sottoscritto non ha esitato, pur essendo di maggioranza e pur percependo l'indennizzo dalla legge stabilito, a interrompere un percorso deleterio per la collettività, andando a presentare le dimissioni insieme ad altri sei consiglieri, con atto notarile datato 16 aprile 2015, anticipando, quindi, di un anno la fine del mandato. Mi sento, quindi, di dare un suggerimento conclusivo alla segretaria del Pd: prima di rilasciare delle dichiarazioni dovrebbe, quantomeno, documentarsi e analizzare con maggiore lucidità gli eventi politici della nostra comunità".
 
Sergio Garieri - assessore comunale di Chiaravalle Centrale  (Ncd)
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Provincia di Vibo, pagati 5 stipendi. Niglia: “Presto fuori dal dissesto”

Sono cinque gli stipendi che, in poco più di un mese, si sono visti accreditare sui propri conti i dipendenti della Provincia di Vibo Valentia. Una boccata di ossigeno per i lavoratori e, nel contempo, un chiaro segnale di ripresa dell’ente che, entro i primi giorni del mese di Marzo, si vedrà trasferire dal Ministero dell’Interno circa 2 milioni e 500 mila euro. 

Un trasferimento economico significativo che come evidenziato dai funzionari del settore finanziario dell’Amministrazione provinciale: “Consentirà di recuperare i due salari rimasti in arretrato e permetterà, inoltre, di tornare ad erogare con puntualità le mensilità stipendiali”.

Il 2017, dunque, potrebbe essere l’anno del rilancio per la Provincia di Vibo, anche alla luce dell’esito referendario che ha sancito la permanenza in Costituzione delle Province. 

“Il percorso politico e amministrativo avviato due anni fa sta iniziando a dare i risultati sperati - ha affermato il presidente Andrea Niglia. Il prossimo anno - ha aggiunto - abbiamo buone possibilità di uscire dal dissesto e di conseguenza potremmo erogare finalmente servizi dignitosi  ai cittadini. A questo proposito, attendiamo un chiaro segnale dal Governo nazionale. Noi da parte nostra - ha sottolineato Niglia - abbiamo fatto il massimo di quanto era nelle nostre prerogative”. La Provincia di Vibo Valentia, negli ultimi due anni, ha ridotto notevolmente le spese e ha razionalizzato la macchina organizzativa dell’Ente. “Siamo passati da sei ad un’unica dirigenza (il Segretario generale) e da 378 a 151 dipendenti”, ha messo in luce il vice presidente Pasquale Fera, che ha seguito in prima persona il processo di spending review provinciale. Tra le spese diminuite in maniera più significativa, Fera ha ricordato: “I fitti nel settore dell’edilizia scolastica, che da 1 milione e 200 mila euro sono calati a 470 mila euro e le spese telefoniche che da 370 mila euro annue sono scese a sole 60 mila euro”.

La palla ora passa, dunque, all’esecutivo nazionale, guidato dal premier Paolo Gentiloni, che dopo aver affrontato l'emergenza Monte dei Paschi di Siena, deve approvare i decreti correttivi della riforma Madia sulla Pubblica amministrazione bocciata dalla Consulta, e stabilire la ripartizione dei fondi stanziati dalla legge di Bilancio per Comuni, Città metropolitane e Province. Gli enti locali premono perché arrivi al più presto il decreto sulla ripartizione del fondo previsto dalla legge di Bilancio, che vale circa tre miliardi di euro. “Con queste risorse possono essere neutralizzati i tagli da un miliardo di euro a carico delle Province che vista la vittoria del No al referendum - ha evidenziato Niglia - restano in Costituzione con pieni diritti. Sono stati mesi difficili - ha ricordato, infine, il presidente della Provincia di Vibo Valentia  - abbiamo ereditato un ente in dissesto che veniva da una travagliata gestione commissariale. Le nostre difficoltà sono state, inoltre, acuite anche dai tagli effettuati dal Governo, in seguito alla riforma Del Rio, che hanno penalizzato soprattutto i cittadini, in termini di servizi fondamentali inerenti la manutenzione di strade e scuole. Ora, insieme al neo eletto Consiglio provinciale, ci attendono altri due anni di intenso lavoro amministrativo, politico e istituzionale che, se supportato da seri provvedimenti nazionali, potrà ridare dignità ad un provincia e a un territorio che ha ancora le potenzialità per innescare dinamiche di crescita e di sviluppo sociale ed economico”.

 

 

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Chiaravalle, Donato e Foti attaccano: “Oltre 9.2 milioni di debiti, ecco da dove derivano”

Sono state esposte diverse situazioni meritevoli di approfondimento durante la conferenza stampa dal titolo “Informazione sul debito” promossa lunedì scorso dal sindaco di Chiaravalle Centrale Mimmo Donato e dalla sua squadra di maggioranza.

Ha introdotto i lavori il primo cittadino il quale ha ribadito che i due principi chiave della sua amministrazione sono “la legalità e la trasparenza”. Tra questi due pilastri si muove l'azione amministrativa, fino ad ora indirizzata “ad abbattere le inefficienze e gli sprechi ereditati”. Tutto ciò, ha argomentato Donato, “non per fissarsi sul passato, ma per ripartire senza commettere gli stessi errori di chi ci ha preceduto”.

È seguita la relazione dell'assessore al Bilancio, Claudio Foti, il quale ha ribadito “l'impegno prioritario della trasparenza e della partecipazione” da parte della maggioranza, aggiungendo che “una analisi sul debito è  doverosa, per individuare dove sono stati commessi gli errori e capire come andare avanti”. Per far meglio comprendere come si è giunti alla cifra di “9,2 milioni di euro di massa passiva, cifra recentemente approvata dalla Commissione straordinaria di liquidazione nominata per gestire l'emergenza dissesto e che potrebbe ulteriormente lievitare in virtù della rivalutazione monetaria e degli svariati contenziosi in itinere”, Foti ha raggruppato le criticità per macro-aree: consumi per energia elettrica e gas, fornitura idrica, spese telefoniche, spese gestione rifiuti, manutenzione e forniture, contenzioso, personale e indennità, ecc. È emerso che per spese di energia elettrica e gas affiora il dato negativo complessivo di 1.337.128,63 euro. Debito che comprende “la fornitura elettrica da parte del gruppo Eni, pari a circa 933mila euro, maturata in poco più di 24 mesi quando l'ex sindaco decise il trasferimento di circa dodici utenze”. Per consumo idrico il passivo è di 3.329.093,59 euro, di cui 2.028.000 euro nei confronti della Regione Calabria, maturati dal 1994 al 2004. Ulteriori debiti sono stati indicati: per utenze telefoniche 144.226,54 euro; gestione rifiuti 922.637,17 euro; contenziosi 442.535,13 euro; dipendenti comunali  188.828,15 euro; professionisti 57.419,72 euro; manutenzione e forniture  929.488,82 euro; spese varie circa 147.000 euro. La differenza, per raggiungere l'importo certificato dalla Commissione, “è da imputare agli  interessi”. Altra sottolineatura rimarcata da Foti, l'importo dei debiti fuori bilancio: “Circa 3.3 milioni di euro che, sommati ai debiti fuori bilancio approvati da Tino tra il 2011 e 2012, raggiungono quota 4.8 milioni di euro. Se consideriamo che i debiti fuori bilancio si riferiscono a fattori imprevisti e non programmati, non si comprende quale evento così eccezionale sia accaduto in quegli anni”. Inoltre “se pensiamo che nel 2013 è stato redatto un piano dei debiti di circa 5.8 milioni di euro e, oggi, con il lavoro della Commissione, ne affiorano ulteriori 6.8 milioni, tutto ciò deve far riflettere”.

Non poteva mancare un accenno alla Pro Loco, recente oggetto di polemiche molto accese per gli oltre 40mila euro passati nelle casse del sodalizio di promozione turistica e culturale negli anni 2011-2014. “Di fronte a 9 milioni di euro di massa passiva - ha spiegato il sindaco - quei 40mila euro potrebbero apparire poca cosa. Ma noi contestiamo il metodo, non la cifra. Poteva, un ente nelle condizioni appena descritte, permettersi il lusso di devolvere quelle somme ad una Pro Loco? E per fare cosa? Come sono stati spesi, poi, quei soldi? Per quali finalità?”. Donato ha, comunque, ribadito che “l'amministrazione comunale va avanti nonostante la gravissima situazione finanziaria in atto, producendo fatti, fornendo risposte ai cittadini, attivando servizi, partecipando a bandi, recuperando risorse, all'insegna della buona gestione della cosa pubblica, grazie ad una squadra di maggioranza forte, coesa, compatta e competente in tutti i settori”.

Chiaravalle Centrale. Situazione debitoria, lunedì conferenza stampa dell'Amministrazione comunale

Convocata per lunedì prossimo la preannunciata conferenza stampa dell'Amministrazione comunale di Chiaravalle Centrale sulla situazione debitoria dell'Ente.

Nel pomeriggio del 28 novembre presso Palazzo Staglianò, verrà presentato un vero e proprio dossier relativo al monitoraggio svolto nei primi 6 mesi dall'insediamento della nuova maggioranza. Si parlerà sicuramente di Pro Loco, ovvero dei fondi erogati dal Comune da agosto del 2011 a dicembre del 2014 in favore del sodalizio di promozione turistico-culturale. Ma verrà dato spazio anche ad altre problematiche, con riferimento specifico alle “cause” che potrebbero aver contribuito ad aggravare l'attuale situazione di dissesto del comune di Chiaravalle Centrale.

Il tutto anche alla luce della recente interrogazione parlamentare presentata dal deputato del Movimento 5 Stelle Paolo Parentela che ha sollecitato ai ministri Padoan e Alfano l'individuazione urgente delle responsabilità che hanno portato al default della cittadina calabrese. Il sindaco e la sua Giunta relazioneranno con l'obiettivo “di informare costantemente la cittadinanza secondo quel principio di trasparenza che è stato uno dei punti prioritari della recente campagna elettorale”. 

Reggio, Dattola: "Forse Falcomatà vuole dichiarare il dissesto"

Non si placa la diatriba, tutta centrata sui numeri, che si è accesa subito dopo l'approvazione del Bilancio Consuntivo 2014 da parte del Consiglio Comunale di Reggio Calabria. A sparare a palle incatenate contro la maggioranza guidata dal sindaco Giuseppe Falcomatà, in particolare, sono stati i rappresentanti di Reggio Futura, che hanno fatto riemergere dal passato, per l'ennesima volta, i fantasmi contabili volteggianti all’epoca della precedente gestione Scopelliti seguita dall'appendice della breve sindacatura di Arena. Un’altra puntata è stata scritta oggi da Lucio Dattola, candidato a sindaco per la coalizione del centrodestra nella competizione elettorale dell’ottobre scorso. Il consigliere comunale dell’opposizione ha diffuso una nota con la quale, oltre ad esprimere il suo giudizio sulla effettiva entità del debito che grava sull’ente, adombra l’ipotesi che il sindaco Giuseppe Falcomatà si sia mosso, e tuttora stia muovendosi deliberatamente, verso la dichiarazione del dissesto. “Giovedì 4 giugno il Consiglio Comunale – si legge nel comunicato - approva il bilancio consuntivo 2014. Il disavanzo comunicato, con evidente soddisfazione dell’Assessore al ramo, è di, verrebbe da dire appena, 87 milioni. Meno degli anni precedenti e con una evidente tendenza futura al contenimento ed al ribasso. Due giorni dopo, da Palazzo San Giorgio, viene comunicato, con fanciullesca leggerezza, che in effetti il debito del Comune è di 867 milioni. E qui scoppia il caos. Il bilancio votato è quindi Falso? Han confuso debito con disavanzo? I Commissari han tenuto nascoste le vere cifre del disastro economico del Comune di RC? Niente di tutto questo, ovviamente. L’entità reale del disavanzo è, senza dubbio alcuno, 87milioni, e quindi l’Assessore Neri ha sicuramente detto la verità. E questo è il punto. L’assessore, al quale nel corso del Consiglio Comunale ho personalmente fatto le congratulazioni apprezzando la chiarezza di dati e cifre da lui comunicati, avrebbe dovuto essere più prudente. Avrebbe dovuto comprimere la propria onestà intellettuale e presentare un quadro molto più fosco ed allarmante. Un quadro, per intenderci, da dissesto. Perché questo era, e forse è ancora, il vero obiettivo del Sindaco Falcomatà e del suo ristretto cerchio magico. Con una dichiarazione di dissesto, quel dissesto che i tanto vituperati Commissari riuscirono ad evitare adottando una politica lagrime e sangue, per il giovane Sindaco il cammino sarebbe sicuramente in discesa, con tutto il debito pregresso gestito da Commissari, con le colpe e le responsabilità da addebitare alla parte politica che in precedenza ha gestito il Comune reggino e soprattutto avendo l’alibi per mantenere le tasse nella misura massima consentita dalla Legge. Ripartendo con un bilancio ripulito e anche con la consapevolezza di colpire gli amministratori precedenti sul piano patrimoniale e non solo, impedendo loro ruoli pubblici per gli anni a venire. E’ questa l’unica spiegazione possibile da dare all’immondo balletto di cifre scatenatosi subito dopo l’approvazione del Bilancio consuntivo”. “Tutta questa strategia messa in piedi – a parere di Dattola - ha di fatto bloccato e ritardato la soluzione di problemi ben più impellenti per la nostra città. Se pensiamo che incredibilmente per la firma del Ministro Del Rio, riguardante i crediti pregressi dell’ATAM, nella fattispecie 11 milioni, ci siano voluti ben 8 mesi quando sarebbe bastata la missione romana di un funzionario competente per far compiere alla pratica un tragitto di pochi metri. Con la notizia della firma trionfalmente trasmessa per coprire la vergogna dell’incarico assegnato a un commercialista romano”. “Unico dato positivo, da tutto il centro destra rivelato con soddisfazione, l’impegno del Sindaco – riconosce l’ex candidato alla carica di Primo Cittadino - per la costruzione di un nuovo ospedale. E’ una vittoria questa di tutta la città, ma soprattutto di tutti i Consiglieri di centrodestra che avevano addirittura chiesto la convocazione di un Consiglio Comunale ad hoc per discutere della realizzazione del nuovo ospedale già previsto in fase di studio ed indagine dalla Regione Calabria insieme a quello di Crotone. Apprezziamo che il Sindaco abbia fatto sua una nostra proposta, e gli riconosciamo il merito di portare avanti pubblicamente anche quanto non proveniente dalla sua parte politica. E’ questa la strada che è giusto percorrere, e mi rivolgo alle tante persone di buona volontà e di alto senso Istituzionale pur presenti nella maggioranza che governa il Comune. Abbiamo la possibilità di creare un nuovo modello di gestione politica, che pur nel rispetto assoluto dei rispettivi ruoli di maggioranza e opposizione, costruisca un virtuoso sistema gestionale fuori dalle vecchie liturgie spartitorie, immune alle clientele ed alle suggestioni consociative, lontano da contiguità e collusioni di ogni natura. Finalmente scevro e libero, quindi, da tattiche di retroguardia e furbate da prestigiatori. Questo è il momento di inizio partita. Il pallone è al centro del campo. Sta a noi saperlo giocare e spingerlo in rete, emulando la nostra Reggina. Nella nostra comunità umana abbiamo le forze e le intelligenze per vincere il campionato. La tattica è e deve essere una sola”. “Pensare al bene comune – è la conclusione di Dattola - e lottare tutti insieme per realizzarlo.

Dissesto, il sindaco Tino: “E’ l’ora di una verità condivisa”

CHIARAVALLE CENTRALE – Ad oltre un mese di distanza dal dissesto finanziario dichiarato dal Consiglio comunale, il sindaco Gregorio Tino torna sull’argomento che sta monopolizzando il dibattito nel centro delle Preserre auspicando “un chiarimento definitivo” capace di portare ad una “verità condivisa” e rivendicando un’azione amministrativa posta in essere “nel supremo interesse della collettività”. Il primo cittadino spiega “le origini antiche” del problema e snocciola ogni dettaglio riguardo ad una massa debitoria che alla data del 31 maggio 2011 è stata quantificata in 7.087.000 euro. A pesare vi è poi “un debito per mutui che grava per circa 745.000 euro all’anno”,  determinato dal fatto che “nel passato vi è stato un eccessivo ricorso all’indebitamento attraverso la contrazione di mutui per il finanziamento di opere, tant’è che l’ente già nell’esercizio del 2005 si è trovato costretto a dover rinegoziare i mutui contratti con la Cassa Depositi e Prestiti  e con un altro istituto di credito privato per mezzo dell’emissione di BOC e l’adozione di un nuovo piano finanziario”. Inoltre, “le amministrazioni per poter apparentemente garantire gli equilibri di bilancio e di gestione hanno utilizzato vari espedienti che hanno contribuito a creare l’attuale situazione finanziaria. Fra questi – sostiene Tino – troviamo la frequente pratica di sottostima delle spese in sede di redazione del bilancio di previsione che ha determinato la generazione nel tempo di numerosi debiti fuori bilancio, anche perché il Comune ha dovuto comunque assicurare i vari e necessari interventi sul territorio facendo spesso ricorso allo strumento della somma urgenza e dei pronti interventi”. Secondo il sindaco, questo stato di cose, “che ha avuto come effetto indiretto una tenuta delle scritture contabili spesso contraddittoria ed incerta, ha posto l’ente nella condizione di inattendibilità nei confronti della magistratura contabile”. Tino mette il dito nella piaga ed elenca ciò che, a suo avviso, di sbagliato c’è stato nell’operato dei predecessori: “un forsennato ricorso all’anticipazione di cassa che talvolta non veniva ricostituita nei limiti degli esercizi finanziari, un utilizzo frequente non sempre ricostituito nei termini di legge dei fondi a destinazione vincolata e tale situazione trascinata negli anni ha comportato lo stralcio di crediti inesigibili, l’inerzia dell’amministrazione relativamente alla determinazione e all’allineamento delle tariffe al reale costo dei servizi, la propensione patologica al contenzioso con l’instaurazione di numerose liti pendenti che hanno prodotto incertezza nella determinazione delle spese, la previsione delle alienazioni di immobili mai realizzata”. Condannata “l’irresponsabilità delle opposizioni”, Tino passa alla rassegna dei risultati conseguiti in direzione del risanamento e, tal fine, cita “il pagamento di debiti per 4.498.000 euro (di cui 3.770.000 con il ricorso al decreto legge 35/2013 e 728.000 euro con risorse proprie), la riduzione delle spese del personale per 267.661 euro, la riduzione del contenzioso e l’eliminazione dell’anticipazione di cassa”. Il tutto a dispetto della “decurtazione netta del fondo di solidarietà di 710.347 euro (i trasferimenti al Comune di Chiaravalle sono passati da 1.882.261 euro del 2011 a 1.171.914 euro del 2014)”. In questo contesto, si è andata ad inserire “la grave crisi di liquidità verificatasi nell’ultimo trimestre del 2014 che ha fatto emergere la gracilità del nostro sistema finanziario integrando la fattispecie classica della situazione di dissesto”. Dunque, svaniti i due tentativi di condurre in porto il riequilibrio e vista la necessità di guardare alla “prospettiva dell’introduzione nel sistema della contabilità armonizzata per l’esercizio 2015, abbiamo dovuto rassegnarci alla drammatica presa d’atto”. Il sindaco evidenzia infine  “la grande sofferenza” ma specifica di avere “la coscienza a posto” poiché ha fatto “fino in fondo, e con serenità, la propria parte”. 

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