Droga, due giovani denunciati e uno segnalato al prefetto

Durante un servizio di controllo del territorio, svolto con l’ausilio di equipaggi del Reparto prevenzione Crimine, i poliziotti della Questura di Cosenza hanno denunciato un uomo, J.K. di 21 anni e una donna, O.F. di 19 anni, per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.

Gli agenti hanno fermato il ragazzo è la ragazza, i quali, durante una breve fuga, avrebbero cercato, rispettivamente, di disfarsi di due involucri contenenti marjuana e di nascondere un borsello al cui interno sono stati trovati un bilanciano di precisione e 365 euro in banconote di piccolo taglio.

Nel corso di un altro servizio di controllo, i poliziotti hanno segnalato alla Prefettura della città bruzia un 23enne sorpreso a fumare hashish.

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Sorpreso in auto con due chili di marijuana, arrestato

I carabinieri della Sezione radiomobile di Locri, hanno arrestato Cosimo Multari, 35 anni di Bovalino, con l'accusa di detenzione di sostanza stupefacente.

In particolare, i militari dell’Arma, durante un normale controllo alla circolazione stradale, hanno fermato e controllato il 35enne a bordo della sua Fiat Panda.

L’uomo, che sin da subito si è mostrato agitato ed insofferente, ha destato il sospetto che potesse avere qualcosa da nascondere.

Una volta sottoposto a perquisizione personale e veicolare, nel bagagliaio dell'auto, i carabinieri hanno trovato 4 involucri in plastica con all’interno oltre 2 chili di marijuana.

Dichiarato in stato di arresto, è stato posto ai domiciliari; la droga, invece, è stata sequestrata e sarà inviata al Ris di Messina per le analisi tossicologiche del caso.

Calabria, disarticolata organizzazione dedita al traffico e alla produzione di stupefacenti

Alle prime ore di ieri, nelle province di Reggio Calabria ed in altre del territorio nazionale, su disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Palmi, i carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, con il supporto dello Squadrone eliportato Cacciatori Calabria, del Nucleo cinofili, dell’8° Nucleo elicotteri di Vibo Valentia e dei Comandi Arma competenti per territorio, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale, emessa dal Tribunale di Palmi, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 16 persone (di cui 15 in carcere ed 1 all’obbligo di presentazione alla p.g.) ritenute responsabili, a vario titolo ed in concorso tra loro, di coltivazione, detenzione, vendita, acquisto e cessione di sostanze stupefacenti, acquisto, detenzione illegale e porto in luogo pubblico di armi da guerra e comuni da sparo e ricettazione.

I destinatari della misura cautelare in carcere sono: Domenico Ascone, taurianovese di 40 anni; Francesco Cimato, rosarnese di 36 anni; Adam Frunza, romeno di 47 anni ; Giuseppe Germanò, taurianovese di 38 anni; Gabriele Giardino, rizziconese di 24 anni; Diego Giovinazzo, rizziconese di 45 anni; Rocco Giovinazzo, rizziconese di 37 anni; Francesco Graziano, taurianovese di 41 anni; Giuseppe Graziano, taurianovese di 35 anni; Domenico Nava, taurianovese di 51 anni; Antonino Romeo, taurianovese di 46 anni; Francesco Secolo, rizziconese di 34 anni; Giuseppe Secolo, rizziconese di 64 anni; Pasquale Tropeano, rizziconese di 53 anni; Mihai Tudor, romeno di 36 anni; mentre è stata sottoposta all’obbligo di presentazione giornaliera alla pg Annamaria Mazzotts, rosarnese di 38 anni.

L’operazione, denominata "Piana stupefacente", giunge all’esito di due articolate e convergenti attività d’indagine condotte dalle Compagnie carabinieri di Gioia Tauro e Taurianova, nel periodo compreso tra novembre 2016 e dicembre 2017.

Le attività investigative hanno permesso, in breve tempo, attraverso il ricorso a metodologie d’indagine tradizionali, quali servizi di pedinamento, osservazione, riprese video ed attività intercettive telefoniche ed ambientali, di far luce sull’esistenza di un gruppo criminale, composto prevalentemente da soggetti operanti nella Piana di Gioia Tauro ma con proiezioni anche in altre province d’ Italia, i quali, utilizzando appezzamenti di terra ubicati nelle aree rurali di Gioia Tauro (RC) e Taurianova (RC), erano dediti in modo sistematico alla coltivazione, alla lavorazione ed al successivo spaccio di ingenti quantità di marijuana.

In particolare, le indagini hanno consentito, da un lato, di individuare un gruppo di soggetti, con ruoli direttivi ed organizzativi, deputati alla scelta dei terreni dove realizzare le piantagioni, all’acquisto dei materiali per la lavorazione della droga ed alla produzione all’ingrosso della sostanza stupefacente, e, dall’altro, di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico di sodali che, con funzioni meramente esecutive e materiali, venivano incaricati di coltivare la sostanza stupefacente, di curare le fasi di semina, coltura e raccolta della canapa indica, e di svolgere attività di intermediazione tra produttori ed acquirenti.

Tra l’altro, alcuni degli indagati sono risultati legati tra di loro da strettissimi legami di parentela a conferma dell’esistenza di una struttura fondata su forti ed impermeabili vincoli di sangue e di una gestione delle singole attività illecite a vocazione principalmente familiare.

Talvolta, come emerso dal complesso delle attività info - investigative, gli indagati si servivano anche di fondi agricoli e beni immobili oggetto di provvedimenti giudiziari ablativi – messi a disposizione da custodi infedeli, uno dei quali destinatario di custodia cautelare in carcere – all’interno dei quali, avvalendosi di serre e capannoni per lo stoccaggio, riuscivano a realizzare fiorentissime colture di canapa indica.

Nel corso delle indagini, infatti, i carabinieri hanno localizzato e rinvenuto, tra Gioia Tauro e Taurianova, 3 vastissime piantagioni di canapa – rispettivamente composte da 13 mila, 12 mila e 9.030 arbusti – sequestrando contestualmente oltre 300 chili di sostanza stupefacente già lavorata, confezionata e pronta per essere immessa nel mercato illegale della droga nella Piana di Gioia Tauro ed in altre zone del territorio nazionale.

La manovra investigativa dei militari dell’Arma ha, inoltre, permesso di documentare e riscontrare alcuni episodi di cessione di sostanze stupefacenti che avvenivano non solo nei comuni pianigiani ma anche in altre note località turistiche, come Cortina d’Ampezzo, comune presso cui uno degli arrestati, impiegato come cuoco in un hotel della zona, aveva avviato un’intensa attività di rivendita al dettaglio della droga prodotta ed importata dalla provincia di Reggio Calabria.

Al contempo è stato accertato come alcuni soggetti del gruppo criminale potessero disporre di armi comuni da sparo e da guerra di provenienza illecita e clandestine; emblematico, al riguardo, il rinvenimento ed il sequestro, il 26 maggio 2017, di una mitragliatrice da guerra Sten mod. MK2 cal. 9, priva di matricola e completa di 4 caricatori e 45 cartucce del medesimo calibro, per la cui detenzione era stato arrestato, in flagranza di reato, Germanò Giuseppe, taurianovese di anni 38, anch’egli odierno destinatario della custodia cautelare in carcere per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti in concorso.

In definitiva, le indagini congiunte dei carabinieri di Gioia Tauro e Taurianova hanno consentito di disarticolare, nelle diverse fasi, una vera e propria filiera di produzione, coltivazione, lavorazione e spaccio di marijuana facente capo ad un sodalizio in grado di realizzare, attraverso l’immissione nel mercato di ingentissimi quantitativi di sostanze stupefacenti (pari a 13.281.802 dosi medie singole ricavabili dalla sostanza prodotta e venduta), illeciti profitti per un valore complessivo stimato in oltre 100 milioni di euro. 

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Armi e droga nascoste in aree rurali, tre denunce

Tre persone, due di Seminara (Rc) e una di San Procopio, sono state denunciate in stato di libertà con l’accusa, a vario titolo, di possesso di munizioni e refurtiva.

La denuncia è scattata in seguito ad un rastrellamento, durante il quale i carabinieri hanno scovato un vero e proprio arsenale composto da pistole, fucili, circa 170 cartucce di vario calibro, 2 chilogrammi di marijuana e refurtiva provento di furti.

In particolare, i militari della Compagnia di Palmi, dello Squadrone eliportato Cacciatori Calabria, del Nucleo cinofili di Vibo Valentia e del Nucleo cinofili del Comando Gruppo guardia di finanza di Lamezia Terme, hanno effettuato una serie di controlli in alcuni fondi agricoli, ubicati nei comuni di Seminara e San Procopio.

Durante le perquisizioni sono stati rinvenuti: un fucile sovrapposto calibro 12, una pistola calibro 9 con matricola abrasa, 120 cartucce per pistola calibro 9 e circa 50 cartucce calibro 12 per fucile.

In tale contesto, A.O., 69enne e A.F., 53enne entrambi di Seminara, sono stati deferiti per l’illecito possesso di munizionamento calibro 12 per fucile.

In altri rinvenimenti sono stati invece scovati i nascondigli dove erano stati occultati due bidoni contenenti complessivamente circa 2 chilogrammi di marijuana già essiccata e pronta per la vendita.

Infine, nel corso delle perquisizioni O.G., 28enne di San Procopio, è stato trovato in possesso di materiale risultato provento di furto ed è stato denunciato per ricettazione.

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Operazione antidroga nella Capitale, arrestati presunti appartenenti alla 'ndrangheta

Alle prime luci dell’alba di ieri, i carabinieri del Comando provinciale di Roma, nelle province di Roma, Napoli, Reggio Calabria, Viterbo e Frosinone, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere, emessa dal gip del Tribunale capitolino, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di 21 persone, ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, spaccio e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti in concorso, nonché tentato omicidio.

Inoltre, nella Capitale, sono state eseguite perquisizioni nei confronti di ulteriori 13 persone ritenute collegate al traffico illecito di sostanze stupefacenti, attribuito agli arrestati.

Le indagini hanno preso il via in seguito all’arresto in flagranza del reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, eseguito il 18 marzo 2016, nei confronti del titolare di un bar nel quartiere Talenti, sorpreso a cedere cocaina e marijuana ad un avventore, poi individuato quale promotore di una organizzazione criminale dedita al narcotraffico, duramente colpita, nel luglio 2018, con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 12 soggetti.

Il provvedimento cautelare eseguito ieri è il frutto di ininterrotte indagini coordinate dalla Dda capitolina e delegate ai carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia Roma Montesacro che hanno consentito di disarticolare un sodalizio criminale dedito al traffico, alla detenzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti del tipo hashish, cocaina e marijuana, operante in una delle più importanti piazze di spaccio del quartiere romano di San Basilio (via Sirolo, via Mondolfo, via Pievebovigliana e via Corinaldo).

La costante e tenace attività investigativa ha consentito di individuare tre sodalizi criminali, collegati dall’attività dei fratelli Alfredo e Francesco (detto Ciccio) Marando, nativi di Platì (RC) e da alcuni anni residenti nel quartiere romano di “San Basilio”, figli del più noto Rosario e nipoti del narcotrafficante Pasquale Marando, questi ultimi considerati elementi di spicco dell’omonima 'Ndrina platinese. Per gli investigatori, Alfredo e Francesco Marando sarebbero stati in grado di movimentare significative quantità di droga, rifornendo non soltanto il gruppo ad essi direttamente facente capo, ma anche due altri gruppi operanti sul territorio.

Gli approfondimenti svolti hanno fatto luce sulle dinamiche operative del folto gruppo dei Marando che, progressivamente insediatosi sul territorio popolare di San Basilio, avrebbe gestito, con l’ausilio di un considerevole numero di vedette e di pusher in vario modo coordinati, una costante, pervasiva e remunerativa attività di spaccio. Quanto emerso dalle indagini ha dunque restituito l’immagine di una vera e propria consorteria, stabilmente dedita al narcotraffico, fondata sulla divisione dei compiti tra i capi, gli organizzatori, e i pusher e/o vedette; sodalizio che avrebbe trasformato, con metodiche ispirate al modello de “Le Vele” di Scampia, un popoloso complesso immobiliare in una enclave dove svolgere una costante e remunerativa attività di stoccaggio, gestione e spaccio di sostanze stupefacenti. La redditività dell’attività illecita è stata comprovata anche in occasione di una perquisizione effettuata presso l’abitazione di alcuni degli arrestati trovati in possesso della contabilità e di una notevole somma di denaro in banconote di vario taglio.        

L’indagine è stata condotta con non poche difficoltà, derivanti dalla presenza continua di vedette preposte al controllo; tuttavia, sono stati documentati numerosissimi episodi di spaccio, che hanno evidenziato le dinamiche operative e l’organigramma del gruppo, suddiviso in pusher e/o vedette, organizzatori e capi.

I pusher e/o vedette assumevano le loro posizioni agli ingressi principali del comprensorio popolare e sui tetti degli immobili, con compiti interscambiabili di vigilanza e/o spaccio al minuto; il gruppo mutava di frequente a causa dei numerosi arresti in flagranza – oltre 90 – effettuati dai carabinieri della Compagnia Roma Monte Sacro.

Gli organizzatori - diretti fiduciari dei capi - formavano invece un gruppo più ristretto, preposto al coordinamento dello spaccio, al prelevamento del narcotico dai luoghi di occultamento e al conseguente rifornimento dei pusher, custodendo altresì il ricavato delle vendite di droga. Tra gli organizzatori, figurerebbero i fratelli Domenico Natale Perre, detto Micu, e Paolo, nativi di Platì, da qualche anno trasferiti a Roma nel quartiere San Basilio, nonché Marco Lenti e Gian Claudio Vannicola, sanbasilini dalla nascita.

Infine, i capi e promotori del sodalizio, Alfredo e Francesco Marando, sarebbero stati preposti alla direzione, vigilanza, coordinamento e gestione dei pusher e delle vedette, alla fissazione dei compensi spettanti a questi ultimi sulla base dell’attività svolta (stabilendone anche compiti, orari e reperibilità), alla definizione degli eventuali contrasti insorti tra i diversi accoliti e, ove necessario, alla assistenza legale e/o economica a favore dei sodali. 

Durante l’attività d’indagine, sono statei segnalati alla prefettura 38 assuntori di sostanze stupefacenti e sequestrati complessivamente 2,961 chili di hashish, 12,106 di cocaina, 1,471 di marijuana e 96.325 euro.

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Quattordici chili di marijuana rinvenuti in fusti di plastica nascosti in un terreno

Quattordici chili di marijuana, contenuti in 34 buste nascoste in tre fusti di plastica.

È quanto hanno rinvenuto i carabinieri della Sezione operativa di Roccella Jonica e della Stazione di Gioiosa Jonica, insieme all'un’unità antidroga della Squadra operativa volante della guardia di finanza di Gioia Tauro, durante un controllo in località Madama Anna di Gioiosa Jonica.

Lo stupefacente, che è stato trovato in un terreno accessibile a chiunque, una volta introdotto nel mercato avrebbe potuto fruttare intorno a 20 mila euro.

In auto con 61 dosi di marijuana, tre giovani finiscono in manette

Con l’accusa di detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio, i carabinieri della Stazione di Reggio Calabria Gallina hanno arrestato tre reggini, A.G., di 24 anni, B.B. (20) e R.P. (22).

I tre sono stati fermati la notte scorsa, ad un posto di controllo allestito nella città dello Stretto.

Dopo i controlli di rito, gli uomini dell'Arma hanno deciso di effettuare una perquisizione che ha permesso di rinvenire 61 dosi di marijuana nascoste in un sacchetto di cellophane sotto il sedile dell’auto.

La droga è stata sequestrata e sarà inviata al Ris di Messina per le analisi del caso.

Gli arrestati, in seguito al giudizio direttissimo, non sono stati sottoposti ad alcuna misura cautelare.

 

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Occupa un appartamento e coltiva 110 piante di marijuana, arrestato

Quando i carabinieri della Compagnia di Bianco hanno bussato alla porta di un appartamento, in teoria disabitato, avevano capito sin da subito che qualcosa non andava.

Non si aspettavano però di trovare l’intera abitazione adibita ad una serra per la coltivazione di 110 piante di marijuana.

Inizialmente alla richiesta dei militari di aprire la porta è seguito il silenzio, solo dopo la loro insistenza, Domenico Antonio Mollica, 25 anni, bracciante agricolo di Africo,  ha ceduto.

Una volta entrati nella casa, gli uomini dell'Arma hanno trovato: piante di marijuana, cavi sospesi, tubi d'areazione che attraversavano le stanze, il tutto avvolto dalla tiepida luce violetta delle lampade alogene.

A giudicare dal quantitativo, la coltivazione “domestica” avrebbe fruttato quasi 100 mila euro.

Mollica non ha negato, né si è giustificato, anche perchè l’evidenza dei fatti non glielo permetteva, così per lui è scattato immediatamente l’arresto.

Dopo aver sequestrato le piante e tutto ciò che serviva alla loro coltivazione, i carabinieri hanno avviato le indagini per cercare di capire come sia stato possibile, in pieno centro abitato a Bianco, predisporre una serra, con un complesso sistema di coltivazione, senza destare particolari sospetti. 

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