Emergenza cinghiali in Calabria, la Regione incentiva gli abbattimenti

I costi legati all’abbattimento dei cinghiali saranno a carico della Regione Calabria e non più dei selettori, almeno fino alla fine di settembre.

Lo prevede l’intesa stipulata tra il dipartimento Agricoltura e gli Ambiti territoriali di caccia.

L’iniziativa, assunta su impulso dell’assessorato all’Agricoltura, guidato da Gianluca Gallo, si rende necessaria per garantire un ulteriore strumento nell’azione quotidiana di contenimento di un fenomeno che sta sempre più assumendo i connotati di questione di ordine pubblico, oltre che di emergenza sanitaria.

In particolare, alla luce di quanto ora stabilito, per i mesi di agosto e settembre, la Regione – in via straordinaria e temporanea – si sostituirà ai selettori nel pagamento di quanto dovuto alle Asp per l’attività ispettiva sanitaria legata a ogni capo abbattuto.

«Al fine di offrire risposte concrete a un problema ogni giorno più grave e devastante, sia per le colture sia per l’incolumità pubblica – spiega l’assessore Gallo – abbiamo deciso di non lasciare nulla di intentato: dopo aver elevato la soglia massima di cinghiali cacciabili, e aver portato da 300 a mille, attraverso specifici corsi di formazione, il numero dei selettori attivi sul territorio regionale, diamo corso a un’altra misura che consentirà, se non altro, di mitigare il fenomeno, specie attorno ai centri abitati».

«Siamo ben consapevoli – aggiunge Gallo – che la questione, per trovare adeguata e definitiva soluzione, necessiti di interventi radicali. A tal proposito, da mesi, insieme alle altre Regioni italiane, stiamo portando avanti un faticoso confronto con il Governo, per giungere a una ridefinizione delle norme attualmente in vigore. La diversità di vedute tra il ministero dell’Agricoltura, da un lato, e quello dell’Ambiente, dall’altro, ha sin qui frenato ogni passo avanti. Confidiamo in risposte celeri e adeguate, senza le quali sarà impossibile assicurare l’adozione di rimedi che sono ormai diventati, oltre che urgenti, indifferibili».

Emergenza cinghiali in Calabria, Pitaro: "La Regione autorizzi i cacciatori all’abbattimento"

“Sull’invasività dei cinghiali, che sta provocando danni economici - per cui la Regione deve procedere al risarcimento - e sui rischi per l’incolumità delle persone a causa del verificarsi di incidenti stradali, purtroppo i rimedi si stanno rivelando clamorosamente insufficienti. Ho di recente proposto (con una mozione in Consiglio) che il Dipartimento Agricoltura della Giunta regionale adotti uno schema di avviso pubblico per la presentazione di ‘Progetti pilota per la realizzazione di una filiera di carni di cinghiale calabro’ sulla falsariga di quello già fatto dalla Regione Basilicata. Ma - afferma il consigliere regionale Francesco Pitaro - in attesa che ciò avvenga e per non trascurare di contrastare l’emergenza-cinghiali, ho inviato un’istanza all’Assessore regionale all’Agricoltura, affinché la Regione Calabria dia attuazione alla legge n. 157/1992 e ai principi statuiti dalla Corte Costituzionale nella sentenza n. 21/2021 e, conseguentemente, adotti una delibera di Giunta o altro atto diretto ad autorizzare all’abbattimento dei cinghiali i cacciatori e i proprietari/conduttori dei fondi muniti di licenza per l’esercizio venatorio”.

Spiega Pitaro: “La sentenza della Corte costituzionale n. 21/2021 considera non illegittima la legge regionale della Toscana n. 3/1994 nella parte in cui prevede che i piani di abbattimento dei cinghiali possano essere eseguiti anche dai cacciatori. In verità già la legge nazionale n. 157/1992 all’art. 19 comma 2 prevede che le guardie venatorie della Provincia possano avvalersi ‘dei proprietari o conduttori dei fondi sui quali si attuano i piani medesimi, purché muniti di licenza per l’esercizio venatorio’. Lo ‘strappo’ (ritenuto legittimo dalla Corte Costituzionale) della legge Toscana - conclude Pitaro - consiste nell’avere inserito tra i soggetti esecutori i semplici cacciatori anche non proprietari dei fondi su cui insistono i piani di abbattimento. E ciò riconsiderando il pregresso orientamento anche alla luce del fatto che le funzioni e il personale dell’ente Provincia sono stati notevolmente ridotti”.

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Emergenza cinghiali, Pietropaolo (FdI): "La sospensione della caccia rischia di aggravare il problema"

“La sospensione della caccia nelle aree naturalistiche Zps e Sic, imposta dalla decisione del Tar che ha assoggettato il calendario venatorio alla procedura di Valutazione di incidenza ambientale, rischia di aggravare ulteriormente le situazioni di pericolo legate alla presenza di cinghiali, che continuano a creare danni ingenti alle imprese agricole e zootecniche, oltre ad invadere strade trafficate e centri abitati”.

E' quanto afferma il capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale, Filippo Pietropaolo, che aggiunge: “Gli assessorati regionali all’Ambiente e all’Agricoltura hanno già annunciato di essere al lavoro per la valutazione di incidenza ambientale, e ieri in Consiglio regionale abbiamo condiviso e approvato un ordine del giorno sulla riapertura della stagione di caccia con particolare attenzione al contrasto all’emergenza cinghiali. Auspico che la procedura di valutazione ambientale possa essere conclusa in tempi brevissimi, in modo da consentire al più presto la ripresa dell’attività venatoria, per porre un freno al proliferare incontrollato dei cinghiali sul territorio, salvaguardando la sicurezza dei cittadini e tutelando le aziende agricole dalle continue devastazioni provocate dagli ungulati”.

Cinghiali, Gallo: "Lavoriamo per arginare l'emergenza, ma serve l'intervento del parlamento"

"Abbiamo già dato mandato agli uffici di valutare la portata del pronunciamento della Corte Costituzionale. Valutiamo modifiche alla normativa regionale per arginare l’emergenza, ma occorre un intervento del Parlamento per soluzioni definitive”.

Lo dice l’Assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo, commentando la sentenza con cui la Consulta – nei giorni scorsi - ha sancito la legittimità costituzionale della legge regionale delle Marche, recante “norme per la protezione della fauna selvatica e per la tutela dell'equilibrio ambientale e disciplina dell’attività venatoria”, nella parte in cui prevede che nell’attuazione dei piani venatori le guardie venatorie provinciali possano avvalersi anche dei proprietari o conduttori dei fondi, purchè muniti di licenza per l’esercizio venatorio.

“Il Dipartimento – dice Gallo – già da qualche giorno è impegnato in una compiuta e approfondita valutazione dei contenuti della sentenza, al fine di verificare se e quali innovazioni possano essere eventualmente innestate nella legislazione regionale calabrese per rendere più efficiente le attività di contenimento dell’emergenza, se del caso anche attraverso la presentazione di uno specifico progetto di legge”.

Aggiunge Gallo: “Col nuovo piano di selezione a maggio abbiamo portato da 3.000 a 10.000 il numero di capi da abbattere e ci stiamo adoperando per non lasciar nulla di intentato allo scopo di circoscrivere l’emergenza. Tuttavia, nessuna soluzione risolutiva potrà esservi senza l’intervento del Parlamento: servono, a livello nazionale, norme più adeguate. Il ministro Bellanova, a più riprese, ha dichiarato di avere ben presente questa necessità e di ritenerla condivisibile, chiarendo tuttavia come le perplessità del ministero dell’ambiente frenino la svolta auspicata. Confidiamo che tale situazione di stallo possa essere presto superata, anche attraverso l’impegno della deputazione parlamentare calabrese ed in particolare dei deputati e senatori che sostengono il Governo Conte”.

Calabria, Pitaro (Misto)chiede di fermare l'emergenza cinghiali

“I cinghiali costituiscono un’emergenza per l’intero territorio regionale, danneggiano l’agricoltura e sono un pericolo serio, effettivo e concreto per l’incolumità delle persone. Non c’è più bisogno di indicare episodi gravi che si verificano dai monti al mare, né per sollecitare Regione e Governo ad intervenire risolutamente. Adesso però - afferma il consigliere regionale Francesco Pitaro (G. Misto) - è perlomeno necessario che si dia totale attuazione alla legge n. 157 del ‘92 che autorizza espressamente all’abbattimento le guardie venatorie provinciali le quali possono avvalersi ‘dei proprietari o conduttori dei fondi sui quali si attuano i piani medesimi’. Sia tempestiva la Regione Calabria, consenta ai proprietari dei terreni muniti di licenza di abbattere i cinghiali, ed adotti, ove necessario, ogni atto o provvedimento diretto a dare concreta e reale attuazione alla legge 157/92, cosi come richiesto l’altro giorno – conclude Francesco Pitaro - dal presidente regionale della Coldiretti Franco Aceto, richiamando, peraltro, la sentenza della Corte Costituzionale n. 160/2020 al fine di permettere ai proprietari agricoltori di difendere le loro piantagioni, colture e terreni dai cinghiali”. 

"L’emergenza cinghiali sarà trattata come questione di rilevanza nazionale"

"L’emergenza cinghiali sarà trattata come questione di rilevanza nazionale".

Lo ha annunciato il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Teresa Bellanova, in risposta alle sollecitazioni dell’assessore regionale all’Agricoltura della Calabria, Gianluca Gallo.

In particolare, nel corso di un incontro in videoconferenza con gli assessori all’agricoltura delle Regioni italiane, a Gallo che sosteneva la necessità di interventi anche da parte del governo in modo coordinato sull’intero territorio nazionale, il ministro ha risposto dicendo di condividere tale prospettiva, di averla anzi ben presente e d’essere anzi pronta a presentare in Parlamento, in tempi ragionevolmente brevi, una proposta di legge.

 «Il ministro Bellanova – commenta l’assessore regionale calabrese – ha dimostrato di condividere le preoccupazioni di mezza Italia in ordine all’emergenza cinghiali, sottolineando come sin qui solo le divergenze di vedute con il ministero dell’ambiente abbiano impedito l’adozione di misure più incisive da parte del governo a livello generale. Da qui la scelta di affidare la disciplina della materia al Parlamento. Confidiamo vi possa essere ora un impegno diffuso e corale perché la vicenda trovi attenzione e soprattutto definizione quanto prima. Di certo, continueremo a fare la nostra parte, a tutela degli agricoltori e per contrastare quella che ormai è diventata una questione di sicurezza pubblica».

Emergenza cinghiali, la Cia-Agricoltori Italiani aderisce alla manifestazione di protesta in programma a Vibo Valentia

Riceviamo e pubblichiamo

"La Cia – Agricoltori Italiani Calabria Sud comunica la propria adesione e sostegno alla manifestazione di protesta per i danni cagionati dai cinghiali alle colture agricole che il Comitato per la Difesa della Dignità dell’Agricoltura comprensorio di Maierato – Sant’Onofrio – Stefanaconi – Filogaso - Pizzo organizza per sabato prossimo 4 maggio a Vibo Valentia, con concentramento dei mezzi agricoli alle ore 09.30 nel piazzale del palazzetto dello sport in Viale Della Pace all’ingresso della città. La Cia – Agricoltori Italiani Calabria Sud condividendo appieno le motivazioni che hanno portato gli agricoltori ad indire una manifestazione di protesta ricorda che la problematica dei danni nasce quando, al fine di soddisfare le ludiche richieste provenienti dal mondo venatorio, sono state effettuate ripetute campagne di immissioni con una specie alloctona, aventi dimensioni e prolificità elevate anche in territori dove il cinghiale non è mai esistito. I danni che questo animale “alieno” arreca con le sue scorribande notturne non solo alle colture ma anche all’ambiente sono incalcolabili. I cinghiali distruggono tutta la fauna che nidifica a terra; diverse specie stanno scomparendo o sono già scomparse. Oltre ai danni, c’è molta preoccupazione per il settore zootecnico poiché diversi cinghiali abbattuti sono risultati affetti da tubercolosi, in base a quanto accertato dai servizi veterinari, malattia che è facilmente trasmissibile agli altri animali ed anche all’uomo; essendo il cinghiale animale selvatico e in continuo movimento, è assai probabile la diffusione territoriale della malattia. Ciò sarebbe catastrofico per il settore zootecnico. Cia – Agricoltori Italiani da anni denuncia ai vari livelli istituzionali (Stato, Regioni, Province, Prefetture, Parchi, ecc.) il peso eccessivo di animali selvatici sul sistema agricolo e sul tessuto sociale delle aree rurali, chiedendo alla politica ed ai governi di mettere gli agricoltori nella condizione di raccogliere il frutto delle loro semine e delle loro fatiche. Tra le diverse richieste fatte ormai è urgente intervenire per eradicare la specie cinghiale nelle zone a vocazione agricola; attuare la rotazione annuale delle squadre nelle aree di caccia ed autorizzare l’autodifesa degli agricoltori che muniti di porto di fucile e licenza di caccia possono abbattere i cinghiali nei propri fondi. Anni in cui sono stati convocati più volte tavoli e riunioni promettendo sempre interventi, anche straordinari, che puntualmente non sono mai arrivati. Le risposte sono state evasive! Gli approfondimenti inappropriati!".

Cia - Agricoltori Italiani Calabria Sud

Emergenza cinghiali nel Vibonese, il Comitato per la difesa dell’agricoltura scende in piazza

Riceviamo e pubblichiamo

"Le stagioni si susseguono e nelle nostre campagne rimane una drammatica costante, la presenza devastante dei cinghiali, che distruggono le coltivazioni dell’intero territorio. La vitalità economica delle nostre aziende agricole è sempre di più messa a rischio e compromessa. Non abbiamo più la certezza di poter raccogliere quello che andiamo a seminare. L’invasione dei cinghiali rappresenta anche fattore di franosità ed alla instabilità dei terreni, con gravi danni per intere zone rurali già alle prese con l’abbandono del territorio ed eventi climatici estremi. Gravi sono anche i rischi sulla salute degli allevamenti domestici e degli abitanti dovuti alle malattie che possono essere trasmesse da questa invasiva specie selvatica (Mycobacterium, sspp. M. avium, avium complex, bovis o tuberculosis complex). Il risarcimento dei danni causati dai cinghiali alle imprese agricole, che è un diritto stabilito dalle leggi, è spesso oggetto di miserevoli lungaggini burocratiche. Inoltre l’Ambito Territoriale di Caccia di Vibo Valentia chiede agli agricoltori colpiti dai danni il pagamento di 50 euro per istruzione della domanda di risarcimento. La Regione chiede soldi a chi è danneggiato!!!! Oltre il danno… l’umiliazione! Di fronte a questo scenario sconcertante le Istituzioni Pubbliche competenti non assumono colpevolmente i dovuti provvedimenti. La Regione Calabria ha di recente aggiornato il Regolamento sulla caccia ai cinghiali, rimescolando misure parziali e completamente inefficaci. Nessuna azione concreta a livello nazionale risulta intrapresa dal Governo Italiano, nonostante le ripetute vane promesse. Il Governo ha la competenza di assumere provvedimenti di urgenza, fra cui se necessario il commissariamento della Regione… nonostante ciò nei fatti è del tutto assente! Questa drammatica situazione si aggiunge ad una già difficile condizione dell’agricoltura, fatta di prezzi irrisori dei prodotti agricoli (al di sotto dei costi di produzione) e di costi crescenti delle materie prime necessarie. Per non parlare dei ritardi dei pagamenti degli aiuti diretti al reddito previsti dalle politiche europee e delle eccessive ed insopportabili complicazioni formali per l’acquisizione del gasolio agricolo. È venuto meno il rispetto e l’umana considerazione verso gli agricoltori e le attività agricole, che tanto hanno un ruolo di stabilità dell’economia e del contesto territoriale ambientale a cui tutti apparteniamo. Ancora una volta ci vediamo costretti a scendere in lotta per la tutela del nostro lavoro, delle nostre aziende e del nostro ambiente di vita, con la manifestazione in programma per sabato 4 maggio 2019, alle 10,00, a Vibo Valentia, con concentramento previsto nel piazzale del palazzetto dello sport. Invitiamo le associazioni agricole, ambientaliste e civili, gli agricoltori ed i cittadini interessati al bene del nostro territorio ad aderire e partecipare. Il Comitato, in primo luogo, chiede l’azzeramento della popolazione dei cinghiali nelle aree agricole non vocate. A tal fine rivendica le seguenti richieste: a) attivazione di un programma di cattura comprensoriale con apposite trappole degli animali, da destinare all’allevamento biologico ed amatoriale, previa supervisione degli istituti dell’Ispra (e degli istituti scientifici che si vogliono coinvolgere) e delle Autorità Sanitarie competenti in materia di igiene e salute pubblica. Il programma di cattura deve prevedere per il posizionamento e il controllo delle trappole il ruolo attivo degli agricoltori, gli unici a poter assicurare la conoscenza ed il presidio costante del territorio; b) la pratica della sterilizzazione di massa, attraverso la somministrazione controllata di alimenti medicati; c) autorizzazione agli agricoltori ad utilizzare squadre di cani addestrati per il disturbo e l’allontanamento dei cinghiali dalle colture, nei momenti critici della coltivazione; d) autorizzazione alla caccia singola al cinghiale sui propri terreni, da parte degli agricoltori e dei propri coadiuvanti aziendali già in possesso di caccia o porto di armi; e) incremento dei selettori singoli e snellimento delle procedure burocratiche, con la loro autorizzazione su base annuale (facendo salvi i periodi critici per la specie); f) aumento dei giorni di caccia delle squadre di cacciatori autorizzate; g) restringimento dei comprensori di caccia e rotazione annuale delle squadre di caccia al cinghiale; h) snellimento delle procedure burocratiche relative al pagamento degli indennizzi dei danni alle colture causati da cinghiale, con previsione di tempi certi e celeri per l’accertamento degli stessi e la liquidazione delle spettanze; i) annullamento di ogni richiesta di contribuzione economica per l’istruttoria delle domande di danno; j) accertamento della presenza della tubercolosi diffusa dai cinghiali e predisposizione di un piano di prevenzione e di intervento, a tutela della salute degli allevamenti e degli abitanti. Il Comitato per la difesa della dignità dell’agricoltura su questi punti intraprenderà ogni azione di lotta e di difesa dei diritti dei propri associati".

Comitato per la difesa della dignità dell’agricoltura 

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