La frana di Maierato 6 anni dopo: il bilancio del sindaco Rizzo

“Il 15 febbraio 2010 il Comune di Maierato è stato stravolto da un evento franoso di proporzioni enormi che nessuno avrebbe mai potuto immaginare. Un’emergenza che venne sin da subito affrontata e gestita con lo sguardo rivolto sempre alla sicurezza dei cittadini, alla tutela della loro incolumità e ad un graduale quanto sperato ritorno alla normalità”. È ancora vivo il ricordo di quanto avvenne 6 anni fa nella mente del sindaco Sergio Rizzo che propone “un bilancio di ciò che è stato fatto per fronteggiare questa emergenza e per mettere in sicurezza il territorio, al fine di evitare che si faccia demagogia o qualunquismo intorno ad un evento che ha sconvolto la vita quotidiana di una intera comunità”. Il primo cittadino ripercorre l’iter burocratico amministrativo che “l’Ente ha dovuto rispettare”, a partire dall’ordinanza del Commissario delegato per la Regione Calabria n. 4/3862/2010 (Piano Stralcio degli Interventi) che ha individuato, tra gli altri, il Comune di Maierato quale ente attuatore per i seguenti interventi:

o la realizzazione del presidio territoriale (2 anni) 

o la redazione del Piano di Protezione Civile del Comune di Maierato,

o la realizzazione del Piano Generale degli Interventi per la mitigazione del Rischio Idrogeologico

o Interventi Urgenti per la mitigazione del Rischio Idrogeologico

Tutti questi interventi, in esecuzione del relativo Cronoprogramma, “sono stati progettati, realizzati e completati  in questi 6 anni dal Comune di Maierato – sostiene Rizzo - le somme spese sono state anticipate e la maggior parte di queste ancora ad oggi non sono state rimborsate dalla Regione Calabria. Sono stati completati – aggiunge - i lavori urgenti ex OPCM 3862/2010 che hanno riguardato la realizzazione di un sistema di dreni per la captazione delle falde sotterranee, la realizzazione di trincee drenanti per la raccolta delle acque superficiali e la realizzazione edi opere di canalizzazione delle acque per circa 500.000 euro. Sono stati realizzati interventi sulla viabilità comunale, sia in somma urgenza che in fase successiva, per consentire la sistemazione di arterie viarie che garantissero il raggiungimento delle contrade isolate e il ripristino della variante al centro abitato, letteralmente inghiottita dalla frana. Sono stati pagati i contributi all’autonoma sistemazione alle famiglie sgomberate per i periodi definiti e secondo i criteri stabiliti dall’OPCM 3862/2010 ed è in fase di progettazione un ulteriore intervento per la mitigazione del rischio idrogeologico. A conclusione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico e dopo l’adozione e l’attuazione del piano di Protezione civile e delle misure di prevenzione (sistema di Allertamento della popolazione residente in caso di criticità via telefono e sms) in esso contenute – rileva Rizzo - si è potuto procedere alla rideterminazione della Zona Rossa (Zona Interdetta) ed alla revoca delle ordinanze di sgombero per quasi tutte i nuclei familiari che erano rimasti fuori dalle loro case. Tutto quanto sopra elencato è stato realizzato in parte con fondi di bilancio ed in parte con somme anticipate dal Comune e non ancora rimborsate dalla Regione. Agli interventi realizzati va aggiunto un altro intervento di mitigazione del rischio appaltato dal Commissario per il Dissesto Idrogeologico con l’APQ del Ministero dell’Ambiente per ulteriori 700.000 euro ed in fase di cantierazione, intervento relativo alla canalizzazione delle acque sia a monte dell’area di frana che nei punti critici del territorio comunale. Purtroppo nonostante gli sforzi e l’impegno – afferma il sindaco - esistono ancora alcune criticità per le quali non si è riusciti a trovare una soluzione definitiva ma che sicuramente non sono state né trascurate e né dimenticate dall’Amministrazione comunale”. C’è poi lo spazio per una denuncia: “l’arteria di collegamento Maierato – Filogaso era una strada provinciale, così come lo erano la SP 5 e la SP 56, tutte distrutte in quel tragico pomeriggio del 15 febbraio 2010. La Provincia di Vibo Valentia, Ente proprietario e competente, ha, però, dimenticato questo particolare negli ultimi anni e non ha rivolto neanche lo sguardo verso la risoluzione di detta problematica. Capisco la grave situazione economico-finanziaria in cui versa l’Ente provincia ma i bandi per intercettare finanziamenti su questa tematica ci sono stati e alcuni sono anche scaduti da poco. Ad oggi, la Provincia non ha presentato alcuna richiesta di finanziamento, per quanto di sua competenza sul dissesto idrogeologico di Maierato, e l’unico progetto presentato, finalizzato al superamento di questa situazione, è quello predisposto dal Comune di Maierato, già presentato per l’aggiornamento nella banca Banca Dati Nazionale Rendis insieme ad altri due interventi sempre rivolti alla mitigazione del rischio idrogeologico. Questo è quanto questa Amministrazione Comunale ha fatto e sta continuando a fare in questi 6 anni sul fronte dell’emergenza frana. Il 15 febbraio 2016 – conclude Rizzo -  saremo a sei anni esatti dalla grande frana e Noi Maieratani #andiamoavanti senza indugio, forti di ciò che si è fatto fino ad ora e convinti che c’è ancora tanto da fare ma soprattutto nella certezza che Maierato sta ritornando alla normalità!”.

Otto indagati per la frana di Maierato

Due funzionari del comune di Maierato, due funzionari della Provincia di Vibo Valentia e quattro imprenditori. Sono complessivamente otto le persone raggiunte dagli avvisi di garanzia emessi dalla Procura delle repubblica di Vibo Valentia in relazione alla frana che, il 15 febbraio 2010, colpì Maierato (VV). Il reato ipotizzato è disastro ambientale colposo e frana per i pubblici funzionari, disastro ambientale doloso e frana per i quattro imprenditori. Secondo l'accusa gli indagati avrebbero causato la frana contribuendo ad acidificare le acque del fosso Scuotapriti attraverso lo scorrimento sotterraneo di alcuni scarichi. I provvedimenti sono stati notificati dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Reggio Calabria e del Comando provinciale di Vibo Valentia. Le indagini erano state avviate, già nel 2008, quando gli uomini del Noe e della compagnia di Vibo Valentia avevano ricevuto la denuncia di un contadino che aveva segnalato una strana colorazione del fosso Scuotapriti accompagnata de esalazioni nauseabonde, provenienti dal depuratore e dall’illecito smaltimento di reflui industriali inquinanti. Le conseguenze della frana furono devastanti, in pochissimi minuti, secondo le stime si staccarono 10 milioni di metri cubi di terra. La strada provinciale fu trascinata a valle ed al posto della collina rimase un enorme cratere, alto 50 metri e largo 500.

 

 

 

 

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