Libera esprime vicinanza ai carabinieri aggrediti a Soriano Calabro

"Apprendiamo con sdegno quanto successo ai danni di due carabinieri in servizio della stazione di Soriano Calabro. Condanniamo con forza il vile atto perpetrato da due giovani, uno dei quali purtroppo, già noto alle forze dell’ordine".

E' quanto si legge in una nota del coordinamento di Libera Vibo Valentia

"Rinnoviamo - prosegue il comunicato - la nostra vicinanza a tutti gli uomini e le donne dell’Arma, a loro il nostro sostegno e apprezzamento per lo straordinario lavoro che stanno svolgendo nei nostri territori. Impegno che non si ferma, non indietreggia ma anzi, avanza con determinazione e forza per sottrarre spazi alla criminalità organizzata e ristabilire il senso di appartenenza ad uno Stato presente, forte e credibile.

 Altissimo senso del dovere e umanità animano donne e uomini che quotidianamente fanno della loro divisa strumento per liberare questi territori. Episodi che non devono lasciarci indifferenti perché colpire quella divisa, colpire chi la indossa, vuol dire colpire la speranza di un riscatto, la fonte di fiducia di imprenditori e imprenditrici che decidono di affidarsi allo Stato, difendendo il diritto ad un lavoro libero e sano. Colpire l’arma, ed in generale le donne ed gli uomini dello Stato, vuol dire colpire la lotta dei familiari delle vittime innocenti delle mafie nella loro ricerca di verità e giustizia, la fiducia nel futuro di tantissimi ragazzi e ragazze che incontrano nelle scuole divenendo punti di riferimento imprescindibili.

Siamo sicuri - conclude la nota - di rappresentare la voce di tutta la comunità vibonese che, il 24 dicembre del 2019, all’indomani dell’operazione Rinascita-Scott, ha deciso di recarsi davanti al comando provinciale dei carabinieri stringendosi in un lunghissimo applauso, uniti ed insieme dalla stessa parte, quella dello Stato".

Colpi di pistola contro l’auto del maresciallo dei carabinieri di Cetraro, sit-in di Libera

"C’era da aspettarselo! Soprattutto dopo gli ultimi arresti avvenuti nei giorni scorsi a Cetraro, che una qualche reazione ci sarebbe stata. Certo, nessuno poteva immaginare che fosse così immediata e grave: almeno cinque colpi di pistola indirizzati alla macchina del maresciallo neo comandante della stazione dei CC di Cetraro. Un episodio che ci riporta indietro a circa tre lustri orsono, quando veniva presa nuovamente di mira un’auto dei carabinieri di Cetraro a colpi di Ak47. Ora assisteremo alle solite scolorite dichiarazioni di solidarietà dalle quali non emerge mai la parola ‘ndrangheta, che per alcuni è tabù, a tal punto che non può essere pronunciata, semplicemente perché a Cetraro non esiste. Un attacco di una gravità assoluta soprattutto perché rivolta verso le Forze dell’Ordine che da diversi anni stanno svolgendo un lavoro costante e continuo, per fronteggiare il fenomeno dello spaccio di droga. Per di più alle 19,30, con i negozi aperti e gente per strada. Un attentato alle istituzioni, quindi allo Stato democratico, perpetrato da chi preferisce la violenza, l’illegalità, il sopruso. Come Presidio Libera stiamo a fianco delle Forze dell’Ordine ed auspichiamo che questo attentato scuota le coscienze, a volte “distratte” delle realtà associative, culturali, politiche e religiose. Abbiamo bisogno di metterci la faccia, anche attraverso i social troppo spesso utilizzati solo per stare alla finestra per vedere cosa accade. Desolante l’assenza di tutte le realtà citate alla consegna dell’Hotel La Perla. Non si risolve il problema della Locale di 'ndrangheta presente sul nostro territorio, facendo finta che non esista o peggio ancora ridimensionando gli eventi criminali “ai soliti quattro delinquenti”. Occorre un sussulto di coscienza, che porti ciascun libero ed onesto cittadino e l’intera società civile a prendere le distanze con atti concreti. Per questo invitiamo a prendere parte al sit-in di solidarietà nei confronti dell’ Arma dei Carabinieri domani domenica 14 marzo ore 12,00 presso la piazza della Solidarietà Veneto Trentina".

E' quanto si legge in un comunicato stampa firmato dal Presidio territoriale Libera “Lucio Ferrami”.

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Sant'Onofrio, a 30 anni dalla strage dell’Epifania l’appello del sindaco Maragò e di Libera

“ Sei gennaio 1991. Due persone sono state uccise e undici ferite in una sparatoria accaduta a Sant'Onofrio, un centro della zona del Vibonese a 70 chilometri da Catanzaro, nella piazza principale del paese. Carabinieri e poliziotti stanno accertando l’identità degli uccisi e dei feriti”. (Agenzia Ansa). Trent'anni dopo quella strage, il sindaco di Sant’Onofrio, Onofrio Maragò, lancia alla società civile un appello forte “Aiutateci a liberarci da questa cappa e da questo pesante sospetto di ndrangheta. Qui c’e ancora tanta gente buona, e soprattutto onesta”.

"La strage dell’Epifania - sottolinea Maragò in una nota - può essere annoverato come l’evento che più di ogni altro ha segnato e condizionato l’evoluzione sociale, culturale ed economica di Sant’Onofrio e dei suoi abitanti. In una mattinata di festa nella quale la comunità soleva radunarsi in piazza per vivere un momento di socialità, si è scatenata la violenza ed il terrore, lasciando a terra fra la folla due vittime e nove feriti, cittadini innocenti che si sono trovati fatalmente nella traiettoria dei proiettili destinati ad altri, vittime di una modalità perversa di contrasto e di affermazione criminale. Il sei gennaio 1991 è stata una giornata luttuosa e di terrore della quale, verosimilmente, non è stata presa ancora piena coscienza, anche perché al fragore delle armi e al sangue innocente versato, non è seguita una forte presa di posizione civica tale da arginare e osteggiare, più di quanto si sia fatto, il diffondersi di fenomeni di criminalità organizzata ed il proselitismo su nuove leve inquadrate nella cosca locale, come le cronache giudiziarie riportano. Da quella data fatidica - prosegue la nota - Sant’Onofrio è cambiata profondamente. A livello di socialità si è innescato un timore diffuso, una quieta rassegnazione, che ha condotto gran parte della popolazione ad estraniarsi da quanto avveniva, rinchiudendosi nel proprio sistema familiare e amicale, che costituisce da sempre un micro mondo in cui rifugiarsi. Così facendo i suoi abitanti hanno però sottovalutato gli effetti negativi di lungo periodo che sono conseguenti all’affermarsi di fenomeni criminali, soprattutto in relazione allo sviluppo socio-economico del territorio. A trent’anni di distanza, certo molte cose sono cambiate, nella società civile vi è una nuova percezione e considerazione dei fenomeni mafiosi come testimoniato dalla grande partecipazione alla manifestazione organizzata dall’associazione Libera a favore delle forze dell’ordine a seguito dell’operazione giudiziaria denominata “Rinascita Scott”. La lotta alla ‘ndrangheta si è intensificata nel corso degli anni a fronte della costatazione della pervasività e pericolosità di tale organizzazione criminale. Molto altro ancora deve essere affrontato e perseguito, sia a livello di istituzioni, di organismi intermedi e di società civile. L’affermazione di principi di legalità e di convivenza civile deve essere condivisa a tutti i livelli, ognuno deve fare la propria parte, in un’azione corale che faccia comprendere compiutamente che la ‘ndrangheta è un male, anche per chi aderisce a tale organizzazione, perché foriero di una vita non vissuta (come si legge in molte testimonianze riportate in numerose pubblicazioni). E come ogni male può essere curato solo se l’ammalato ne prende piena coscienza e decide di curarlo, anche per il male sociale legato alla ‘ndrangheta occorre prenderne coscienza e decidere di curarlo, sia con le azioni di contrasto sia con interventi di “ricostituzione” e di “rigenerazione” del tessuto sociale ed economico. E allora bisogna parlarne, bisogna partecipare e far partecipare, risvegliare le coscienze sopite dei santonofresi, bisogna essere testimonianza attiva per affermare un rinnovato senso di comunità, la quale sta registrando negli ultimi decenni una continua emorragia di giovani che emigrano, ancora oggi come i loro avi, verso altre aree di Italia e del mondo. Occorre arrestare questa disgregazione sociale che ha radici e cause nel ritardo di sviluppo e nella carenza di occasioni di lavoro, cause che sono fortemente legate alla presenza del malaffare ed in molti casi da questo generate. Ci vorrà tempo e molto impegno, la comunità di Sant’Onofrio deve prendere coscienza di sé e rifuggire dal rassegnarsi ad un ineluttabile destino, quello di essere etichettata come paese di ‘ndrangheta che deve essere evitato e da cui bisogna andarsene. La comunità di Sant’Onofrio rimane composta da gente onesta e di grandi qualità umane, che non merita di essere tacciata in modo spicciolo e generalistico di mafiosità. L’Amministrazione comunale di Sant’Onofrio crede che i tempi possano essere propizi e che occorra agire per evitare l’inesorabile declino della comunità amministrata. È cosciente che oltre a rispettare e far rispettare le leggi, base imprescindibile, ed essere modello di moralità istituzionale e di testimonianza attiva a favore della legalità, occorra promuovere una strategia di risveglio sociale, culturale ed economico, che coinvolga tutte le forze sane presenti e crei le occasioni più opportune e sostenibili, di socialità e di lavoro, per dimostrare fattivamente che vivere di ‘ndrangheta o esserne associati, in fondo, non conviene a nessuno: chi in un modo, chi per altro, perdiamo tutti. Questo può rappresentare un manifesto di intenti imprescindibile tale da accomunare tutti ed al quale impegnarsi anche nel futuro amministrativo di Sant’Onofrio. L’Amministrazione comunale di Sant’Onofrio in questi anni ha marciato insieme a Libera, partecipando attivamente alle sue iniziative, tra le quali le giornate dedicate alla memoria delle vittime innocenti delle mafie. Nel lungo e straziante elenco letto ad alta voce in molte piazze in tutta Italia, compaiono i nomi di due cittadini di Sant’Onofrio: Onofrio Addesi e Francesco Augurusa, vittime innocenti di una cieca e feroce violenza. L’Amministrazione comunale di Sant’Onofrio, nella ricorrenza del 6 gennaio 2021, ha deciso di esporre una targa nella stessa Piazza in cui è avvenuto l’eccidio trent’anni prima, per ricordare i suddetti cittadini e testimoniare il proprio impegno e quello di tutta la comunità a schierarsi contro l’illegalità. Tenuto conto dell’emergenza in atto, che impone limitazioni per arginare i pericoli di contagio, si ha in programma di realizzare, oltre alla esposizione della suddetta targa commemorativa, una raccolta di videomessaggi di esponenti e osservatori privilegiati, i cui punti di vista rimangano a memoria e possano essere fonte di ispirazione per amministratori e cittadini. Illustri cittadini di Sant’Onofrio hanno scritto e illustrato storie e immagini della nostra comunità (ad esempio: il prof. Mario Teti con “Gente di Sant’Onofrio”, Pino Nano con “Cara Sant’Onofrio”). Oggi - conclude  Maragò -  ci poniamo l’obiettivo di raccogliere e far tesoro di analisi, casi emblematici, buone prassi e proposte qualificate per dare impulso ad una “rigenerazione” della comunità, a partire dalle nuove generazioni e con il fondamentale e potente aiuto del genere femminile, finora inespresso ed erroneamente sottovalutato.

Serra, Giuseppe Zaffino in campo con "Liberamente"

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"Consapevole del fatto che per attuare un profondo cambiamento sociale c’è bisogno, non solo di parole, ma di impegno, dedizione e coraggio di spendersi personalmente, ho deciso di scendere in campo sotto il simbolo di Liberamente. Una squadra che da sempre ha rappresentato il coraggio di cambiare e rompere gli schemi, lottando ormai da anni per il riscatto della nostra cittadina. Provenendo da una famiglia di imprenditori, conosciuta e stimata da tutti, ho ben presenti i problemi di chi ogni giorno si alza al mattino col solo intento di guadagnarsi onestamente un pezzo di pane. Per questo mi sento in dovere di mettermi a disposizione della mia comunità per dare un contributo concreto e adoperarmi fattivamente per un vero rinnovamento".

Giuseppe Zaffino

Lotta alla n'drangheta nel Vibonese, per Libera: "E’ giunto il momento di avere fiducia."

Riceviamo e pubblichiamo

"Il nostro plauso va agli uomini e alle donne delle forze dell’ordine e dell’autorità giudiziaria per il loro incessante e costante impegno che ha permesso di raggiungere notevoli risultanti in un territorio, come quello vibonese, in cui è fondamentale far sì che la gente possa acquisire fiducia nello Stato, sentirlo vicino ai problemi e alle necessità di chi lo abita, buttando giù quel muro di matrice storicoculturale che per anni si è frapposto tra i cittadini e le istituzioni.

Nell’ultimo periodo, nella provincia di Vibo Valentia, sono state diverse le operazioni di rilievo condotte, con elevata competenza e professionalità, dalle forze dell’ordine coordinate dalla Dda di Catanzaro, basti pensare a quelle appena compiute nella settimana scorsa che generano nuova speranza e fiducia.

L’operazione “Rimpiazzo” contro il clan dei Piscopisani che ha interessato 23 soggetti coinvolti a piede libero e 31 sottoposti a misura di custodia cautelare in carcere. La cosca dei Piscopisani viene descritta dagli inquirenti come efferata e violenta, tutt’altro che marginale e a capo di una vasta gamma di reati tutti tipici della ‘ndrangheta, volti ad impossessarsi del territorio nel tentativo di soppiantare la cosca egemone dei Mancuso. Dalle indagini risulta di rilievo il ruolo assunto da una donna, definita dagli altri affiliati “sorella omertà”, lei che assisteva i familiari dei detenuti e i latitanti offrendo aiuto e supporto in relazione ad ogni necessità. Un importante risultato investigativo raggiunto anche grazie alle denunce degli imprenditori che per anni sono stati vessati dal clan.  Ma ancora l’operazione “Errore Fatale” che ha interessato parte dei vertici della cosca Mancuso di Limbadi facendo luce anche sull’omicidio di Raffaele Fiamingo e il ferimento di Francesco Mancuso avvenuto nel 2003 a Spilinga. Tra gli arrestati anche Giuseppe Accorinti che il 5 agosto scorso, cercò di inserirsi tra i portantini del quadro della statua della Madonna della Neve di Zungri, suo paese natio nonché luogo dove esercitava la sua egemonia criminale. Decisivo in questo caso il ruolo dei collaboratori di giustizia, Emanuele Mancuso, Raffaele Moscato e Andrea Mantella.

Per troppo tempo il territorio  vibonese ha  pagato il prezzo di sottovalutazioni, negazionismi e riduzionismi geografici che nel tempo, hanno permesso il diffondersi indisturbato delle cosche criminali.

Oggi possiamo dire a gran voce che lo Stato nella nostra provincia c’è ed è forte e mira a garantire il diritto dei cittadini di vivere senza paura, quello degli imprenditori onesti di lavorare senza oppressioni e degli enti locali di poter agire ed amministrare il bene comune senza collusione. Ma per sconfiggere le mafie questo non è sufficiente serve il contributo della cittadinanza attiva e responsabile, serve che ognuno di noi senta nella propria coscienza l’inamovibile necessità di un riscatto e la responsabilità di essere parte dell’emancipazione socioculturale che vuole costruire percorsi di democrazia e legalità per liberare finalmente i nostri territori dalla protervia della ‘ndrangheta e dall’asfissiante mentalità mafiosa che genera ignoranza, regressione e subordinazione.

Non ci sono più scusanti, è giunto il momento di avere fiducia, di decidere da che parte stare, di mettere da parte paura, rassegnazione, indifferenza ed attraverso la forza della denuncia rompere quel silenzio che da sempre rappresenta uno dei cardini su cui si fonda la forza della ‘ndrangheta; solo in questo modo la speranza del cambiamento e della liberazione della nostra terra può assumere la prospettiva della possibilità".

Coordinamento di Libera Vibo Valentia

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Vibo, le iniziative di Libera in vista della Giornata in ricordo delle vittime delle mafie

Riceviamo e pubblichiamo

"Contemporaneamente alle tante iniziative che portiamo avanti nelle scuole della nostra provincia, continuano i Cento passi verso il 21 Marzo, ossia le tante iniziative di sensibilizzazione che ci porteranno fino al primo giorno di primavera, Giornata nazionale della Memoria e dell’Impegno in ricordo di tutte le Vittime Innocenti delle mafie, che avrà come piazza regionale la città capoluogo di regione. Due gli impegni che ci vedranno coinvolti questo fine settimana. Sabato 9 marzo ci ritroveremo a Filandari alle ore 17,00, nell’ex sala consiliare. Un momento di riflessione organizzato dagli amici del giovane 26enne di Scaliti scomparso lo scorso 9 ottobre, Francesco Vangeli. E’ un modo per continuare a mantenere accesi i riflettori su una vicenda straziante che ancora non ha trovato verità e giustizia. E’ un appello a tutta la cittadinanza affinché si stringa al dolore di una famiglia colpita negli affetti più cari e si unisca al grido forte e dignitoso di una madre che chiede di avere almeno la possibilità di sapere dove si trova suo figlio. Vogliamo che chi sa parli, che chi ha visto o sentito qualcosa, lo dica senza remore. Pretendiamo che la nostra terra sia libera da sangue e violenze, ma per farlo serve un processo di liberazione che coinvolga ognuno di noi. Domenica 10 marzo si terrà invece, la seconda edizione dei “Cento Passi verso il 21 Marzo. In cammino per la memoria”. Un percorso di circa 10 km frutto di una bella sinergia con l’associazione Kalabria Trekking. Percorso intenso non solo per lo sforzo fisico ma per il coinvolgimento emotivo, in quanto lungo il cammino sono previste delle testimonianze da parte di alcuni Familiari delle Vittime Innocenti del vibonese. Un modo questo per conoscere, comprendere ed entrare dentro le contraddizioni della nostra terra, le bellezze paesaggistiche e le viste mozzafiato macchiate dal dolore e dal sangue di chi vorrebbe che ad imperare fosse la legge della violenza. Il dolore ma anche la resistenza, la capacità rigenerativa di un impegno che si fa lotta quotidiana e forza della testimonianza dei Familiari delle Vittime Innocenti delle mafie. Conoscere i nostri luoghi, le loro storie e la forza di chi vuole affrancarli dalla protervia mafiosa che li soffoca. Il raduno è previsto alle ore 8,45 nel parcheggio del centro commerciale “Parco del sole” di Maierato (VV), mentre l’arrivo, per le 12,30, sarà presso la Villa Comunale di Vibo Valentia.

Coordinamento di Libera Vibo Valentia

Stasera la marcia di Libera per chiedere verità e giustizia per Francesco Vangeli

Riceviamo e pubblichiamo

"Giuseppe, Pasquale, Filippo, Maria, Francesco, Matteo, Stefano, Francesco e tanti altri, una lunga lista di vittime innocenti della cultura della violenza densa di mafiosità. Nomi che richiamano storie di giovani, sogni spezzati, di futuri violati, di vita repressa dalla protervia di una mentalità che fa della violenza la strada di risoluzione di ogni controversia.

Storie che raccontano di volti di madri bagnati da lacrime amare di chi ancora aspetta impaziente che il proprio figlio rincasi. Storie che raccontano famiglie distrutte, lacerate da ferite inguaribili, che continueranno in eterno a grondare sangue, quel sangue giovane di chi aveva tutta la vita davanti e l’innocenza pura dei suoi anni.

In un territorio, che si è macchiato di uno dei primati più tristi e amari, quello di essere, a livello nazionale, la provincia dove si commettono più omicidi in relazione alla densità della popolazione, è necessario smuovere le coscienze, riuscire a fare rete tra la stragrande maggioranza dei cittadini perbene che vivono questa terra, perché qui si gioca il destino dei nostri figli, rispetto al quale siamo tutti coinvolti.

È necessario che ognuno di noi senta il peso della responsabilità di quel dolore e quella solitudine che attanaglia i familiari delle giovani vittime, che ognuno di senta violato e si indigni ogniqualvolta continui a sentire casi simili, ma soprattutto è necessario che quell’indignazione diventi impegno, diventi onda travolgente che possa rompere il muro del silenzio e che possa fermare l’avanzare indiscusso di un sistema subculturale che fa della legge dell’orrore e del sangue le sue pietre miliari.

Tutti e tutte noi, cittadini e cittadine, genitori, lavoratori, insegnanti di ogni ordine e grado dobbiamo sentirci parte integrante della necessaria sfida educativa che possa emanciparci da quell’atavica rassegnazione che riduce a normalità, ciò che normale non è, che minimizza abituandosi, lo stato di necessità in cui viviamo.

Non è possibile che in Calabria, a Vibo Valentia, si continui ad uccidere per amore, che non si possa vivere liberamente i propri luoghi e le proprie storie, che si debba rimanere legati alle resistenti corde della paura.

Pertanto, rivolgiamo un accorato appello alle forze sociali del vibonese di stringerci al dolore ed alla sofferenza della famiglia Vangeli, partecipando alla veglia di preghiera, che si terrà questa sera alle ore 20 nella chiesa di Scaliti, alla quale seguirà una marcia silenziosa per chiedere verità e giustizia per Francesco Vangeli e per dire basta alla mattanza che continua a mietere giovani vittime innocenti".

Il Coordinamento di Libera Vibo Valentia.

Soriano: giovedì la giornata in ricordo di Filippo Ceravolo

Si terrà giovedì 25 ottobre a Soriano Calabro (VV), la giornata in ricordo di Filippo Ceravolo, giovane di soli diciannove anni, vittima innocente brutalmente ucciso dalla criminalità organizzata.

Era la sera del 25 ottobre del 2012 quando Filippo chiese un passaggio ad un compaesano per poter tornare a casa. Il giorno dopo si sarebbe dovuto svegliare presto per aiutare il papà al mercato, come faceva sempre. Filippo era un gran bravo ragazzo, voluto bene da tutti, amante del calcio e un gran lavoratore, orgoglio di mamma e papà.

 A pochi chilometri di distanza però, in una zona che si chiama Calvario, i suoi sogni e il suo futuro sarebbero stati stracciati via da qualcuno che stava aspettando proprio quell’auto e che appena la vide passare, iniziò a sparare con un fucile caricato a pallettoni. Il vero obbiettivo dei killer era Domenico Tassone proprietario dell’automobile ma fu Filippo a cadere innocente, in quella guerra tra clan che da anni insanguina il vibonese.

L’agonia di Filippo durò poche ore, si spense nella notte insieme a tutti i suoi sogni di giovane uomo, tra lo strazio della famiglia e degli amici.

A sei anni dalla morte, Soriano, il paese natio del giovane, e tutta la provincia, vogliono ricordarlo, stringendosi in un grande abbraccio intorno ai famigliari di Filippo per unirsi all’ estenuante battaglia di richiesta di verità e giustizia che ancora gli sono negate,  per riaffermare i valori della vita e dell’amore che la ‘ndrangheta vorrebbe distruggere ma che continuano a brillare anche dopo la morte, per riscoprici tutti e insieme, portatori di una memoria viva e scomoda ma soprattutto, per gridare che i sogni e le speranze di Filippo continuano a vivere attraverso tutti coloro che lo ricordano.

Alle ore 17:30 si terrà la Santa Messa presso la chiesa di San Martino a Soriano. Al momento di raccoglimento e di preghiera, seguirà la presentazione del libro “Filippo, il richiamo dal silenzio” presso la sede della Biblioteca calabrese di Soriano. Un libro che non sole fa memoria ma che vuole richiamare l’attenzione su un caso ancora in attesa di verità e giustizia.

 

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