Wanda Ferro (FdI) ricorda la tragedia di Marcinelle

“A sessantadue anni dalla tragedia di Marcinelle, in Belgio, continuiamo a ricordare con commozione il sacrificio di 262 minatori rimasti intrappolati in un pozzo in fiamme. Tra le vittime 136 lavoratori emigrati dall’Italia, in gran parte dal Sud, quattro i calabresi”.

È quanto afferma il vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Wanda Ferro, che prosegue: “Non dimentichiamo quella tragedia dolorosa e ancora senza colpevoli, che anche oggi richiama l’attenzione sulla necessità di assicurare la dignità e la sicurezza del lavoro, anche per i tanti migranti che bisogna strappare alla rete dello sfruttamento e del caporalato. Non possiamo consentire che nel nostro Paese tanti uomini e tante donne siano costretti ad accettare condizioni di lavoro pericolose e disumane per poter sfamare le proprie famiglie. Gli incidenti avvenuti nei giorni scorsi in Puglia, che hanno causato la morte di 16 braccianti agricoli, tutti immigrati, sono solo la punta di un iceberg che rivela una realtà fatta di situazioni di disperazione, di sfruttamento e di nuovo schiavismo. Altrettanto grave è la condizione di chi subisce il ricatto del lavoro nero, l’umiliazione della rinuncia ai diritti, il precariato. È necessario assicurare una reale “dignità” del lavoro, che non può essere creata con poche  norme, ma deve essere il frutto di una attenzione costante delle istituzioni che hanno il dovere mettere in atto azioni di prevenzione, di sorveglianza e di contrasto al lavoro sommerso e irregolare, così come di evitare che la cattiva gestione dei flussi migratori nel nostro Paese continui ad alimentare fenomeni di sfruttamento”.

Il ricordo di Marcinelle ed il monumento ai caduti sul lavoro

In Italia, proprio in ricordo di quella immane tragedia dove morirono 262 persone, 136 delle quali italiane ed una di loro calabrese di Piscopio (Vv) il giorno 8 agosto di ogni anno si celebra la Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo.

La tragedia scaturì sicuramente da un errore umano, ma la prevenzione e le norme di sicurezza in quella miniera erano quasi inestitenti.

L'addetto di turno, di sua iniziativa, caricò l’ascensore fermo nel pozzo di aerazione della cava belga alla profondità di circa 975 metri con vagoncini pieni di carboni. Il cattivo funzionamento del freno di un vagoncino vuoto, bloccò l'ingresso di quelli pieni. L'ascensore si mise in corsa bruscamente senza che l’addetto potesse bloccarlo.

Nella corsa di risalita i vagoncini sporgenti dal corpo dell'ascensore tranciarono la condotta d'olio di pressione, i fili telefonici e due cavi dell'alta tensione, oltre alle condotte dell'aria compressa.

S’innesco, quindi, un incendio di vaste proporzioni ed i minatori  privi dei necessari D.P.I.(Non avevano in dotazione la maschera antigas) morirono, come fu accertato dalle indagini, alcuni per le ustioni, altri per soffocamento.

Tutti i rappresentanti istituzionali a cominciare dal capo dello Stato, hanno sottolineato l'importanza della sicurezza sul mondo del lavoro.

Ancora, nonostante l'emanazione di nuove norme e l'accresciuta sensibilità su un tema così importante, gli incidenti sono tantissimi.

La Calabria, una delle regioni con maggior numero di emigrati per motivi di lavoro, ha pagato un tributo enorme con le sue numerosissime vittime. Non c'è paese che non ne abbia avuto una o abbia avuto persone con invalidità permanenti. Non solo Piscopio, ma anche Filogaso ha avuto le sue vittime (alcune nel lontano Canada, altre a Torino).

Anni or sono, da assessore, proposi l'edificazione di un monumento per i caduti sul lavoro. Le ristrette casse comunali o la poca sensibilità politica su questo tema o entrambe non hanno consentito di realizzare l'opera, ma si riuscì a dedicare una lapide su uno dei lati del monumento ai caduti in guerra. L’accostamento, se si riflette bene, è significativo.I morti in guerra sono dovuti alla barbarie umana, quelli sul lavoro ad un'altrettanta colpevolezza dell'uomo il cui unico credo è il guadagno e lo sfruttamento dei suoi simili. Credo, e lo dico da semplice cittadino e da esperto in sicurezza sul lavoro conoscendo le problematiche in tale campo, che tutti i comuni dovrebbero dedicare un monumento ai caduti sul lavoro non solo come ricordo del loro sacrificio, ma anche come monito costante per prevenire eventuali altri incidenti ed evitare nuove vittime.


*Ing.Nicola Iozzo - Esperto in sicurezza

  • Published in Diorama

La tragedia di Marcinelle non ha nulla in comune con la questione dei migranti

La tragedia di Marcinelle del 1956, con 262 morti in grandissima parte italiani, ha scatenato le più vivaci fantasie retroattive di storiografi improvvisati e interessati. Tale triste vicenda non ha nulla a che vedere con gli attuali “migranti”. Infatti:

  • Il Belgio richiese a gran voce braccia da lavoro, e nessuno dei minatori era partito a caso “in cerca di… ”;
  • Un accordo tra governo belga e governo italiano stabilì che l’Italia, in cambio di braccia, avrebbe ottenuto carbone;
  • I lavoratori italiani, per altro ben poco rispettati dai Belgi, erano tuttavia dotati di passaporto, permesso di soggiorno, e di residenza;
  • Partirono e giunsero in maniera perfettamente legale, senza alcuna ombra di clandestinità;
  • Erano in Belgio solo per lavorare, e nessuno li “accolse” con quel che segue.

 Il paragone con situazioni del 2017 non ha il benché minimo fondamento. Del resto, stiamo finalmente agendo in Libia per fermare il traffico.

Un corollario: i masochisti meridionaldomenicali non hanno nulla da dire; dei morti, solo cinque (5) erano calabresi; e credo tale fosse la percentuale degli altri meridionali. Se fossero stati centinaia, ne avreste sentite di lacrime, bene inteso in dialetto strettissimo!

  • Published in Diorama
Subscribe to this RSS feed