Il treno di Renzi arriva in Calabria, Mangialavori (FI):  "Meglio fargli attraversare le strade provinciali"

Riceviamo e pubblichiamo

L’idea di attraversare l’Italia in treno non è del tutto nuova per la sua classe politica. In mancanza di idee, evidentemente, non c’è nulla di meglio che riciclare quelle passate. Altro che “Rottamazione”! Di nuovo, insomma, ben poco. A proposito della prossima visita del segretario nazionale del Pd, già presidente del Consiglio e nuovamente aspirante tale, balzano subito agli occhi alcuni dati. Il primo: per questo viaggio come mai non si è utilizzata la nuova autostrada, inaugurata proprio dall’ex presidente? Tale passaggio sarebbe stato utile per comprendere le attuali reali condizioni; ancora, evidentemente, non proprio inappuntabili. Ma vi è di più. La stazione di Ricadi, per tutta la stagione estiva non è certo stata il fiore all’occhiello della Costa degli dei. E ciò, nonostante sia stata attraversata da tanti turisti. Evidentemente, il “peso” del segretario Pd è di gran lunga superiore a quello dei tanti visitatori estivi. Ma poi, sarebbe stato utile, forse, fargli attraversare le strade provinciali, perché avesse contezza di uno dei tanti effetti collegati alla riforma dell’ente fortemente voluta dal precedente Governo. E ancora, un viaggio nell’entroterra, per fargli incontrare realtà spesso abbandonate a se stesse da una politica autoreferenziale e distante dalle esigenze di crescita e di sviluppo. Sarebbe poi utile, a proposito di treni, fare quattro chiacchiere sul gap che separa le linee ferroviarie del Sud con il resto del Paese. Ma lo schieramento politico che governa la Regione, sempre di più caratterizzato dall’immobilismo, ha ben altro cui pensare: strettissima la sua vigilanza e sovraintendenza volta ad assicurare che la stazione di Ricadi sia fulgida, per il fatal dì.

Giuseppe Mangialavori - Coordinatore provinciale di Forza Italia

 

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Immigrazione e ius soli, ovvero gli ultimi errori di Renzi

 Rinviato a non si sa quando, o piuttosto a mai, lo ius soli. Il variegato fronte immigrazionista incassa una sconfitta non da poco. Attenzione, il problema non è il singolo caso di un ragazzo di origine straniera che, in determinate condizioni (già previste dalle leggi) possa ottenere la cittadinanza italiana; è che il suddetto fronte immigrazionista ha fatto ingenuamente e chiaramente trapelare le sue intenzioni: il neocittadino avrà una mamma, una zia, dei fratelli, una tribù…

 Ecco il nocciolo della questione: è un problema di linguaggio. Se uno dice, con un certo realismo, che la questione esiste e va in qualche modo regolata, si può essere d’accordo o no in tutto o in parte, comunque se ne ragiona. Se l’invasato, con faccia fintomistica, grida “Accogliamoli tutti”, si guadagna un applauso e un titolo sui giornali, ma ha perso in partenza, tanto è assurdo il suo dire; e contraddetto dallo stesso governo in carica, che, sia pure stentando, annaspa per non farne arrivare più manco uno. Lo stesso per la tiritera “Disperati che fuggono dalla guerra e dalla fame”, quando si sa che nel Bangladesh la guerra è finita nel 1971, e in Marocco l’ultima guerra seria la fece al Mansur ai tempi del Cid Campeador; e i giovanottini che oziano sul Lungomare, cellulare fisso in mano, non paiono né affamati né “minori” senza la mamma.

 L’ultima, sentita in tv, è che “cercano la felicità”. Capite? Non pane e un tetto, la felicità in persona! Si tranquillizzino: questa cosa non è umana, non l’ha mai provata nessuno se non in Paradiso; e se qualche istante si avverte da vivi, dura pochissimo e diventa noia. A chi può venire a mente che l’Italia debba elargire ai “migranti” niente di meno che la felicità? Eh, parole al vento.

 L’altro errore commesso dal fronte immigrazionista è il silenzio di fronte agli scandali: le Ong che non vogliono polizia sulle navi (coda di paglia?); il Cara di Mineo, il Cara dei benefattori di Isola; l’inchiesta della prefettura a Riace… Il silenzio è sentito come complicità.

 Infine, l’ennesimo errore di Renzi, il quale parla a se stesso e si autoconvince; poi sbatte contro la realtà. Ha parlato come se lo ius soli fosse un concetto digerito da tutti, senatori inclusi; fatti due conti, non ha i numeri al senato e nello stesso governo; e l’opinione pubblica gli si sta rivoltando contro. Non è colpa di Salvini: è un moto spontaneo.

 Come da quando c’è, la sinistra (detto in senso latissimo) confonde il popolo con il convegno di venti, trenta intellettuali a colpa di “ha ben detto Maria”, una delle sei o sette Marie presenti; e giù applausi. Intellettuali che in vita loro non hanno mai accolto nemmeno un gatto randagio, però sono prontissimi ad ammollare l’accoglienza sulle spalle del popolo bue.

 Infine, la Chiesa, che affronta la questione senza la benché minima problematicità, e come se fosse semplice semplice: accogliamoli tutti, e che ci vuole? Sono solo un miliardo.

 Insomma, tutti avrebbero bisogno di una lezione di accorto linguaggio politico.

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Calabria: le promesse della politica e l'impotenza della cultura

Ve lo ricordate l'apodittico proclama enunciato più volte a partire dal 12 luglio 2016 dal ridicolo Renzi, il Matteo, secondo cui l'Autostrada Salerno- Reggio Calabria "sarà finita e da me inaugurata il 22 dicembre[2016] ".

Azzoppato dal Referendum del 4 dicembre, le Muse dicono che non ha lasciato - come aveva detto - la scena politica, perché quella promessa vuole realizzarla, non sappiamo se poco prima o dopo la fine del mondo, Tar e Consiglio di Stato, permettendo, per dirla così, ironicamente, anche per evitare "franceschinicamente" una figuraccia dinanzi a tutto il vecchio e il nuovo mondo.

Anche lui, infatti, è pienamente convinto che "c'è una parte degli italiani, sopratutto politici, che pensa che se tutto va male è quasi meglio, perché ci si può lamentare. E c'è invece chi si sveglia presto la mattina e spera che le cose vadano meglio e sopratutto lavora perché le cose vadano meglio".

Ma se chi governa e non sa governare (forse anche per non aver ben dormito di notte) cosa succeda non è difficile prevederlo, nonostante i tranquilli proclami, se poi per sanare concorsi non effettuati secondo le regole vigenti (vedi i deposti direttori di musei).

Ora dalla Cittadella Regionale risuona il rilancio di un "Polo bibliotecario". A cosa serva candidamente lo afferma (non senza qualche frecciatina) il Vice Presidente della Giunta Regionale, quando risponde: " Dipende da chi lo fa e da come si fa".

Va bene, anzi benissimo!

Credo, a tale riguardo, che non vi siano dubbi, anche per averlo direttamente sperimentato.

Ma chi lo fa? Problema difficile. Penso a quell'assessore regionale al turismo che invitato ad un Convegno internazionale, ignorando l'esistenza di Oviedo, capoluogo del Principato delle Asturie, si recò inutilmente ad Orvieto, addossando la colpa ai suoi funzionari; e sopratutto il difetto di un Codice diplomatico Calabrese, che avviato con contributi del Cner trovò attenzione anche nei fondi regionali, poi cassati improvvisamente per difetto forse di appartenenza politica, per non dire di cultura. Un enorme bagaglio che l'attuale Presidente si è oggi "eroicamente " riservato, forse per non aver trovato un adeguato Assessore, come la Rai 3 regionale un direttore?. 

Verrebbe da chiedersi: non si stava meglio nella Magna Graecia o ai tempi di Cassiodoro, Gioacchino da Fíore, Tommaso Campanella o Bernardino Telesio ?

Un amico mi ha sussurrato: " Aspetta il 22 dicembre. Matteo o Gherardo, torneranno in Autostrada", perché - lo hanno giurato - il meglio deve ancora arrivare! Speriamo se non in auto, con un treno che non sia freccia rossa, o una nave senza un valente nocchiero.

 

Legittima difesa, Santelli (FI): "Il Pd e Renzi offendono l'intelligenza degli italiani"

"Ci stiamo abituando a questo Renzi di lotta e di governo, che mantiene a sè tutto il potere. Gentiloni a tratti sembra il suo personale maggiordomo, poi, appena ne ha l'occasione tenta di smarcarsi prendendo posizioni critiche. É talmente puerile il gioco da non meritare neanche l'accusa di cinismo politico per manifesta inidoneità del comportamento ad offendere l'intelligenza dei cittadini."
 
Lo dichiara Jole Santelli, deputato di Forza Italia e coordinatore regionale del partito in Calabria.

"Lo hanno dimostrato PD, e complici, nella pdl approvata alla Camera sulla legittima difesa, che di legittimo ha ben poco.
Addirittura dopo averla voluta e votata, adesso il PD, tramite il suo segretario, dichiara che il testo è incomprensibile. 
Roba da doppia personalità, o più.
Chiedevamo una legge che indicasse al cittadino quale fosse il modo con cui potesse difendersi da un'aggressione in maniera chiara e comprensibile. In modo ipocrita e sfuggente ancora una volta sarà solo il giudice a verificare secondo la propria interpretazione se il singolo comportamento rientri o meno nella categoria della 'difesa legittima'. È ovvio che il giudice debba decidere nel caso concreto ma una buona legge è quella che assicura a chi legge di sapere o meno se compie un reato. Anche stavolta ricorrendo a giri di parole e sfuggendo alla propria responsabilità la maggioranza ha fallito.
Noi abbiamo votato convintamente no a questo pasticcio, ad una legge a fasce orarie, come se la sicurezza e la libertà siano tariffabili.
Per la vittima di un'aggressione, in situazione di pericolo attuale per la vita e per l'integrità fisica, la reazione è da considerarsi legittima difesa sempre e serve pertanto una discussione seria sul merito e non proposte farsa."
 

 

Governo: l'orgoglio di Renzi, la continuità di Gentiloni e le lacrime degli italiani

Orgoglio e Continuità. L’orgoglio è quello di Matteo Renzi che si è detto soddisfatto del lavoro svolto nei 1024 giorni trascorsi al governo. La continuità, invece, è la parola d’ordine di Paolo Gentiloni. Ad ogni piè sospinto, il nuovo presidente del Consiglio manifesta l’intenzione di seguire la scia tracciata dal suo predecessore.

Non si comprende, però, da cosa nasca tale l’entusiasmo.  L’orgoglio fa a pugni con i numeri. I dati fotografano, infatti, una realtà della quale c’è poco d’andar fieri. La declamata continuità fa pensare, invece, che il nuovo inquilino di Palazzo Chigi non abbia letto i dati pubblicati da Eurostat. Diversamente cercherebbe d’intraprendere un sentiero diverso.

Secondo l’ufficio statistico dell’Unione europea, tra il 2014 ed il primo trimestre del 2016 il Pil italiano è cresciuto di 1,8 punti.  Un dato positivo, se non rapportato con quanto accaduto in Europa nello stesso periodo.

Negli anni presi in esame, il Pil dell’Eurozona è, infatti, cresciuto di 4,1 punti.

La crescita italiana non è, quindi  lontanamente comparabile con quella registrata nei maggiori paesi europei. Nel periodo considerato, in Spagna il Pil ha fatto segnare un + 7,5 punti, in Gran Bretagna + 5,9 ed in Germania +3,6.

La situazione non migliora se si prendono in considerazione le politiche di risanamento.  Negli anni del governo Renzi, il rapporto debito pubblico/Pil è cresciuto del 3,9 per cento.

Quando l’ex sindaco di Firenze arrivò a Palazzo Chigi, il rapporto debito pubblico/Pil era al 131,6 per cento. A fine settembre scorso, il rapporto era salito al 135,5 per cento. Quanto la performance italiana sia negativa lo si evince comparando il dato con la media europea. Nello stesso periodo nella Ue il rapporto è diminutito in media del 2 per cento.

A ciò si aggiunga la crescita del debito in valore assoluto. Secondo Bankitalia, tra marzo 2014 e settembre 2016, il debito pubblico è passato da 2.121 miliardi a 2.212 miliardi. Un dato negativo, a fronte della drastica diminuzione della spesa per interessi. Tra il  2013 ed il 2015 il minor costo del denaro ha fatto risparmare alle casse italiane ben 9 miliardi di euro. Una cifra, con tutta evidenza, non impiegata per ridurre il debito.

La situazione non migliora sul fronte della giustizia fiscale. Durante il governo Renzi, le entrate derivanti dalle imposte indirette, ovvero quelle che colpiscono soprattutto i ceti più deboli, sono passate da 238 a 249 miliardi.

Se i dati macroenomici non sono esaltanti, quelli che riguardano l’economia reale sono anche peggiori.

In un  contesto del genere non si comprende quali possano essere i motivi d’orgoglio. Ancor meno, poi, si capisce su cosa poggi il desiderio di Gentiloni di percorre lo stesso sentiero seguito finora. Un sentiero che, con tutta evidenza, sta conducendo il Paese diritto in un baratro.

Articolo pubblicato su: mirkotassone.it

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Referendum, Azione nazionale: "Reggio ha detto No all'inadeguatezza di Falcomatà"

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"Non sono serviti i soliti giochetti sull'orientamento dei sondaggi, le promesse di elargizione, le minacce all’inverso. Non è bastato il servilismo dei potentati, gli endorsements giornalistici esteri, i tentativi di corruzione morale degli italiani all'estero, le facce falsamente preoccupate di chi ha paura dell'espressione della volontà popolare.

È quest'ultima ad avere vinto!

Renzi adesso può solo prendere atto di un fallimento ormai acclarato della sua azione politica, certificato da numeri in doppia cifra, espressi a caratteri cubitali sulle schede referendarie degli italiani, i quali hanno detto un secco No alle riforme partisan e fatto sentire la propria voce come non si registrava da tanto tempo.

Il dato più significativo è infatti quello dell’affluenza alle urne di un elettorato che ha fortemente voluto questa bocciatura, destando finalmente la propria coscienza di fronte all’ennesima opera di messa in discussione della sovranità popolare.

E se le percentuali sono severissime a livello nazionale, il dato registrato a Reggio è mortificante ed emblematico di un malcontento fin troppo evidente, aggravato da un matrimonio di intenti rivelatosi fallimentare per il nostro Sindaco e la sua Giunta.

Avere sposato la causa referendaria così visceralmente per Falcomatà e soci adesso significa presa di responsabilità in tal senso. Significa che la umiliazione che il popolo reggino ha tributato a questi signori, attraverso numeri e percentuali largamente superiori alla media nazionale, assume il carattere di una sconfitta dal sapore assolutamente politico.

Ci chiediamo se lo stesso Falcomatà adesso pretenderà che le promesse verso Reggio vengano mantenute.

Ci domandiamo in che modo questa enorme sconfitta del renzismo influirà sul rimpasto della sua giunta di fronte alla delegittimazione tributata dalla gente, che sa tanto di dissenso espresso verso il modo palesemente deficitario di amministrazione della nostra città. Una città che si è espressa chiaramente in senso contrario, dimostrando di non cadere nelle trappole demagogiche di chi mostra giorno dopo giorno inadeguatezza e incapacità.

Prenderanno esempio dal loro leader e si cospargeranno il capo di cenere, ammettendo la sonora bastonatura ricevuta o manterranno l’arrogante e poco istituzionale mutismo di convenienza che in questi due anni ha caratterizzato il loro agire e proseguiranno incuranti nella disastrosa azione politica?"

Coordinamento reggino Azione nazionale

Fondi Cipe, Oliverio: “Investimenti epocali sulle infrastrutture, Renzi ha mantenuto gli impegni”

“Le decisioni assunte dal Cipe nella seduta del 1^ dicembre 2016 con l'approvazione, su proposta del presidente del Consiglio Matteo Renzi e del ministro alle Infrastrutture Graziano Delrio, del Piano di Interventi stradali e ferroviari a valere sul Fondo per lo Sviluppo e Coesione 2014-2020, hanno un valore straordinario sia per la dimensione del finanziamento sia per il proficuo confronto che si è sviluppato in questi mesi”. È quanto afferma il presidente della Giunta regionale Mario Oliverio che spiega: “l'investimento previsto in Calabria è pari a circa 2.685 milioni di euro. Si tratta di risorse immediatamente disponibili per la modernizzazione delle infrastrutture stradali e ferroviarie.

Ed è la prima volta nella storia dei rapporti tra lo Stato, la Regione Calabria e gli Enti di Stato, come in questo caso con Anas ed Rfi, che i contenuti dei rispettivi contratti di programma siano stati concordati con i rappresentanti della Calabria. Devo ringraziare Matteo Renzi per avere mantenuto l'impegno di dare una centralità allo sviluppo del Sud e di avere dato corso a quanto era stato deciso con il Patto Calabria, e Graziano Delrio per l'attenzione utilizzata nel corso di due mesi di confronti quasi settimanali per la definizione delle proposte.

Con le decisioni assunte dal Cipe nella seduta del 1^ dicembre si completa, dopo la sottoscrizione a luglio dell'Apq di Gioia Tauro, il programma d'investimenti programmato con il Patto Calabria sottoscritto con il presidente Matteo Renzi il 30 aprile.

La Calabria – aggiunge il governatore - solo nell'ambito del piano di riparto del Fsc, è destinataria di un finanziamento per complessivi 794.500.000 euro (interventi stradali per 434.050.000 euro ed interventi ferroviari per 360.450.000 euro), oltre 70.000.000 per materiale rotabile.

Tali risorse sono integrative da altre per infrastrutture stradali per un importo di 1.499.860.000 euro e ferroviarie, con riferimento alla ferrovia Jonica e alla trasversale Catanzaro Lido Aeroporto, per un importo di 391.000.000 euro. Il totale generale degli investimenti decisi per la Calabria è pari a 2.685.360.000 euro, di cui 1.933.910.000 per infrastrutture stradali e 751.450.000 per infrastrutture ferroviarie.

Voglio solo sottolineare – prosegue Oliverio - il valore dell'intervento previsto per la linea ferroviaria jonica con un investimento pari a circa 400 milioni di euro e per la ex SS 106, nel tratto Rossano-Reggio Calabria, con un investimento di oltre 800 milioni di euro.

Senza alcuna enfasi, posso affermare che si tratta di investimenti epocali, capaci di trasformare radicalmente l'efficacia delle infrastrutture lineari calabresi, favorendo l'accessibilità esterna e interna del nostro territorio e quindi rilanciando concretamente lo sviluppo della Calabria. L'importanza degli investimenti non sta solo nella rilevanza economica degli stessi, ma nella loro effettiva capacità di incidere profondamente nel sistema e nella qualità del trasporto regionale.

Nelle prossime settimane daremo vita ad un tavolo di monitoraggio con Anas e Rfi per la definizione di precisi cronoprogramma attuativi per una rapida definizione dei progetti e degli appalti. Ma è indispensabile una sottolineatura politica.

Un anno fa Matteo Renzi, a seguito dell'allarme lanciato dall'associazione Svimez, ha annunciato la necessità di ridare centralità al Sud con un'affermazione strategica; e cioè che senza il Sud, non riparte l'Italia.

Avevo accolto con grande favore ed interesse la svolta ed abbiamo lavorato 12 mesi per renderla concreta ed operante.

Oggi si può dire che l'impegno è stato mantenuto e che ci sono le condizioni per dare stabilità alla già registrata inversione di tendenza nel PIL regionale. Siamo in presenza di un'occasione storica e forse irripetibile.

La Calabria è al centro di un crocevia internazionale di estremo interesse per ruolo economico e commerciale; le risorse necessarie sono state programmate; l'attività della Regione è stata riportata nel giusto binario.

La complessiva classe dirigente della Calabria (amministratori locali, lavoratori ed imprenditori, università, intellettuali, ragazze e giovani, apparati pubblici e mondo delle professioni) – conclude Oliverio - dovrà essere all'altezza di una sfida che riguarda il futuro della Calabria”.

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Reggio Calabria: "la concessione del Teatro Cilea a Renzi è una violazione del Regolamento comunale"

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"Per un Si, a volte o forse spesso, ci si muove anche nell’illegalità. E’ la libido da consenso, è la paura di non farcela. Il Pd di Reggio ha scelto la via dell'infrazione, del mancato rispetto delle regole. La concessione del Teatro Cilea al segretario del Partito Democratico Matteo Renzi, domani a Reggio Calabria per un’iniziativa politica, rappresenta una chiara ed evidente violazione del Regolamento per la concessione in uso del teatro comunale “Francesco Cilea” e delle altre strutture comunali destinate ad attività teatrali e spettacolistiche.

In particolare l’articolo 3 del regolamento, disciplina le iniziative che possono trovare luogo nel maggiore polo culturale cittadino: “lo svolgimento di manifestazioni di spettacoli teatrali, di prosa, di varietà, musicali e di danza, le attività cinematografiche ed audiovisive, le mostre di pitture, scultura ed arti visive in genere, le manifestazioni di pubblico intrattenimento che abbiano un elevato interesse culturale, sociale e politico-istituzionale, purché prestigiose per la città”.

Non ci sembra, dunque, che tra queste si possa annoverare la disperata ricerca di Sì referendari del Partito Democratico e del suo segretario Nazionale Matteo Renzi.

E' importante sottolineare, inoltre, come il confine utilizzato dal Pd in questa circostanza sia sottilissimo: si vuole fare passare la presenza di Renzi a Reggio Calabria come visita Istituzionale del Presidente del Consiglio dei Ministri, ma così non è. Lo sanno tutti, anche i bambini.

Renzi domani sarà in città come segretario del Pd, per parlare di Referendum in piena campagna elettorale, a 360° e senza dubbio alcuno.

Mai in passato il centrodestra ha concesso per manifestazioni di partito, all’ex Premier Berlusconi, il Tempio della cultura cittadina.

Il Sindaco Falcomatà, invece, ritenendosi oltre legge, supera il regolamento comunale violandolo nelle sue forme più elementari Una scelta illegittima che testimonia come, troppo spesso, non basta un si: serve addirittura "svendere" i beni della città. Alla faccia dei reggini. “Dura Lex, sed Lex”, ma non per tutti!"

Daniele Romeo - Azione nazionale Reggio Calabria

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