Estorsione ai danni dei propri dipendenti, arresti domiciliari per un imprenditore

 

Il Comando provinciale di Reggio Calabria ha eseguito un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali, emessa dal gip del Tribunale di  Reggio  Calabria, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di un imprenditore, indagato dalle Fiamme gialle per il reato di estorsione continuata nei confronti di propri lavoratori dipendenti.

L’indagato, è stato posto agli arresti domiciliari presso la propria abitazione con divieto di comunicare in qualsiasi modo con persone diverse da quelle che con lui coabitano o l’assistono.

L’operazione è scaturita da una precedente attività di controllo in materia di tutela del bilancio comunitario svolta dai Finanzieri della Compagnia di Melito Porto Salvo. In particolare, i militari avevano puntato la loro attenzione su un avviso pubblico di concessione alle imprese di incentivi per l’avviamento al lavoro di soggetti svantaggiati rientrante nel Por Calabria 2000/2006. Un'indagine conclusa con la segnalazione all’Autorità Giudiziaria dell’indagato e di altri soggetti per diverse ipotesi delittuose.

Nell’ambito di tale attività, gli uomini delle Fiamme gialle avrebbero riscontrato, tra l’altro, come l’indagato, quale amministratore unico di una società di capitali operante nel settore del commercio al dettaglio di alimentari, approfittando dello stato di bisogno di tre dipendenti, avrebbe costretto questi ultimi, con la minaccia di licenziamento se si fossero rifiutati, a sottoscrivere a titolo di quietanza e ricevuta di pagamento, buste paga indicanti somme di denaro superiori a quelle pagate, procurandosi così un ingiusto profitto.

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Discarica comunale sequestrata nel reggino

Il personale della Stazione carabinieri forestale di Melito di Porto Salvo, coordinato dal Gruppo carabinieri di Reggio Calabria, ha sequestrato in località Chianca nel territorio del Comune di Melito di Porto Salvo, la discarica comunale di rifiuti solidi urbani dismessa da anni, dalla quale fuoriuscivano, in modo incontrollato, i liquami di percolazione che, spandendosi nei terreni agricoli circostanti, confluivano poi nel torrente Arcina. L’indagine ha subito messo in luce tutta una serie di problematiche relative alla gestione della discarica, in uso dal comune di Melito di Porto Salvo dal 1991 al 1999, relativamente alla gestione del percolato, ovvero i liquami, fortemente inquinanti, che si formano prevalentemente per la decomposizione della frazione organica dei rifiuti soliti urbani.

Dagli accertamenti eseguiti è risultato che la discarica, di recente, era stata anche interessata da un movimento franoso dei terreni sovrastanti il che, oltre ad aver provocato il danneggiamento della rete di scolo e raccolta del percolato, fa sorgere non pochi interrogativi sulla idoneità del sito per l’allocazione della discarica stessa. I sopralluoghi effettuati dai vertici della Protezione civile della regione Calabria e dai tecnici dell’Agenzia regionale per l’ambiente (ArpaCal), congiuntamente con i tecnici del Comune interessato, hanno inoltre evidenziato la presenza di una vasca di raccolta del percolato ormai piena e quindi non più in grado di contenere il liquame prodotto che, come prescritto dalla normativa, deve essere opportunamente raccolto, trattato e smaltito in impianti autorizzati.

Considerata la situazione, i militari intervenuti hanno posto sotto sequestro penale l’intera area, per un’estensione pari a circa due ettari complessivi, lasciando la facoltà d’uso per le sole operazioni di bonifica e messa in sicurezza. Il sequestro è stato già convalidato dalla competente Autorità giudiziaria. Nell’attesa dei risultati delle analisi su natura e pericolosità dei reflui, il Comune di Melito di Porto Salvo ha disposto il divieto assoluto di coltivazione, pascolo e di qualsiasi altro utilizzo agronomico dei terreni interessato dallo sversamento, nonché la realizzazione, in somma urgenza, delle opere necessarie per canalizzare e raccogliere il percolato.

Le indagini disposte dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria vaglieranno, attraverso l’analisi della corposa documentazione sequestrata, eventuali responsabilità penali ai sensi del testo unico sull’ambiente.

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'Ndrangheta: arrestato sorvegliato speciale

I carabinieri della Stazione di Melito Porto Salvo (Rc), diretti dal maresciallo aiutante Antonio Caminiti hanno tratto in arresto, in flagranza di reato, il 63enne Vincenzo Iamonte.

L’uomo, già noto alle forze dell’ordine, è ritenuto elemento di spicco della ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata “cosca Iamonte”, operante principalmente nel comprensorio di Melito di Porto Salvo e Montebello Ionico.

Il 63enne, che per l’appartenenza alla consorteria criminale è, allo stato, sottoposto alla misura della Sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, è stato  trovato dai carabinieri in compagnia di un’altra persona nota alle forze dell’ordine, quindi in palese violazione degli obblighi imposti dalla misura di prevenzione, che prevede, tra le varie, quello di non frequentare abitualmente persone che hanno riportato condanne.

Le manette sono, quindi, scattate immediatamente e l’uomo è stato tradotto agli arresti domiciliari, dove attenderà l’udienza di convalida, così per come previsto dalla competente Autorità Giudiziaria. 

L’arresto segue a meno di una settimana quello, operato per le stesse motivazioni, dai militari della Compagnia di Melito Porto Salvo, a carico del fratello Giuseppe di 68 anni, considerato elemento di spicco della criminalità organizzata e pertanto sottoposto alla misura della Sorvegliato speciale di pubblica sicurezza.

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Falso, i carabinieri arrestano un 69enne

I carabinieri della Stazione di Melito di Porto Salvo, hanno tratto in arresto, in esecuzione di un’ordinanza di espiazione di pena detentiva emessa dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Reggio Calabria - Ufficio Esecuzioni Penali e ordinanza emessa dal locale Tribunale di Sorveglianza, il 69enne Domenico Colorisi.

L’uomo, già noto alle forze dell’ordine, dovrà scontare una pena a anni due e sei mesi di reclusione, perché ritenuto responsabile dei reati di concorso in falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in certificati o autorizzazioni amministrative, falsità materiale commessa dal privato e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

I reati sono stati commessi a  Bova e Roghudi  nel periodo compreso tra il 2004 ed il 2011.

Espletate le formalità di rito, è stato associato presso la casa circondariale “Arghillà” di Reggio Calabria in regime di semilibertà.

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Calabria: scossa di terremoto nel mar Ionio

Un terremoto di magnitudo ML 2.0 è stato rilevato dalla sala sismica dell'Istituto di geofisica e vulcanologia nel mar Ionio meridionale, a poche miglia dalla costa calabrese.

Il sisma si è sviluppato, alle 22,28 di ieri ( 25 dicembre), ad una profondità di dieci chilometri, in un tratto di mare antistante il litorale reggino.

L'evento tellurico non è stato avvertito nei comuni più prossimi all'epicentro, ovvero Brancaleone Marina e Melito di Porto Salvo.

Nella giornata di ieri un altro terremoto era stato segnalato nelle acque del mare calabrese, a poche miglia da Tropea e Parghelia, in provincia di Vibo Valentia.

 

 

'Ndrangheta, i nomi dell'operazione "Nexum"

1.    Nella mattinata odierna - 27 ottobre 2016 -, i Carabinieri della Compagnia di Melito Porto Salvo hanno dato esecuzione ad un Decreto di Fermo di Indiziato di Delitto nei confronti di  cinque persone, ritenute appartenenti alla ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata “Cosca Paviglianiti" operante nei comuni di San Lorenzo (RC), Bagaladi (RC) e Condofuri (RC), con ramificazioni anche nel comasco e ritenuti responsabili, a vario titolo, del reato di associazione di tipo mafioso e di molteplici episodi di estorsione e tentata estorsione aggravate dalle modalità mafiose.

2.    I provvedimenti, emessi dalla Procura della repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria- Direzione distrettuale antimafia eseguiti a Guidonia (RM), Lomazzo (CO), Melito di Porto Salvo (RC) e Bagaladi (RC), hanno raggiunto:

­   Paviglianiti Natale, di anni 46 da San Lorenzo (RC), di fatto domiciliato a Lomazzo (CO);

­   Paviglianiti Natale David, di anni 26 da San Lorenzo;

­   Leone Francesco alias “nano”, di anni 29 da Melito Porto Salvo (RC;

­   Polimeni Salvatore, di anni 46 da Melito di Porto Salvo, residente a Guidonia (RM);

­   Chinnì Angelo Fortunato, di anni 36 da Melito di Porto Salvo Melito.

 

Le indagini, avviate dalla Compagnia carabinieri di Melito Porto Salvo, hanno consentito di cristallizzare diversi episodi di estorsione e tentativi di estorsione posti in essere dalla citata cosca in un arco temporale compreso tra il 2015 ed il 2016. I gravi e molteplici episodi di estorsione e di tentata estorsione, tutti posti in essere con le tipiche modalità mafiose, hanno riguardato un’azienda attiva nel settore della grande distribuzione. La penetrante attività informativa e di controllo del territorio, svolta dai carabinieri della Compagnia di Melito Porto Salvo, ha consentito di accertare l’avvicinamento dei titolari della ditta in questione, da parte di soggetti considerati dagli investigatori vicini ed organici alla cosca Paviglianiti. I militari dell'Arma hanno, inoltre, accertato un altro episodio di natura estorsiva, posto in essere da appartenenti alla cosca Paviglianiti, che ha visto vittima il proprietario di un noto lido di San Lorenzo (RC), al quale veniva chiesto di recuperare “un pensiero”, in considerazione dell’appena conclusa stagione balneare, richiesta alla quale il titolare del lido decideva di opporsi, salvo poi subire, il successivo mese di maggio, il danneggiamento di un mezzo d’opera impiegato nella preparazione del lido per la stagione balneare 2016.

A Melito Porto Salvo tutto finì in pesce!

Per un paio d’anni nessuno, in quel di Melito P orto Salvo, si accorse di un bel nulla. E quando dico nessuno, intendo dire nessuno, né in casa né in chiesa né a scuola né a passeggio. Davvero bravi a nascondersi, violentatori e violentata? O tutti ciechi, in paese?  All’improvviso, Melito diventa un caso mondiale; e contro la violenza di Melito si manifesta a Reggio. Boh! Arrivano tutti, Boldrini in testa…  Spero che la cosa sia gratis, ma ne dubito.  Tutti, tutti no: Libera si dissocia; e lo spiega un suo portavoce, ma con una palese arrampicata sugli specchi, e volo di concetti astratti. Libera ha manifestato già, però c’erano nr. 04 (quattro) gatti. Oggi invece mobilitano le scuole. Eh, verso mezzogiorno, se i giardinetti di Reggio potessero parlare…  Che dice Lucrezio? Che i primitivi si amavano per tre ragioni: a) reciproco desiderio; b) violenza; c) prezzo. Negli ultimi dieci o ventimila anni, non è cambiato niente; e a mezzogiorno, dopo aver protestato contro b), sarà la volta di a). Quanto a c), può darsi.  Con la mobilitazione “spontanea” delle scuole, la manifestazione sarà imponente, s’intende a favore di telecamere; poi, vedi sopra. Intanto la Calabria riesce a litigare anche sulla violenza. Ragazzi, chi volete che ci pigli sul serio? Ah, sì, i giornalisti… no, gli scritti e gli orali dei giornalisti; in privato, staranno ridendo anche loro.

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In Calabria il record di comuni sciolti per mafia

Dal 1991 al 2014 sono stati sciolti per mafia 258 comuni. E' quanto emerge da uno studio pubblicato dall'associazione Openpolis che ha analizzato il fenomeno degli scioglimenti anticipati degli organi elettivi dei comuni. Dal rapporto, pubblicato al termine dello studio, emerge che, nel periodo compreso tra il 2001 ed il 2014, sono state sciolte a causa di infiltrazioni mafiose ben 171 amministrazione cittadine. In cima alla lista, ovviamente, figurano le regioni meridionali dove l'incidenza ha superato il 97 per cento, a fronte del 2 al nord e dello 0,5 al centro. Nell'Italia settentrionale il fenomeno è cresciuto tra il 2010 ed il 2014, con quattro casi. La regione in cui è stato sciolto il maggiorn numero di comuni è la Calabria (70 casi), seguita da Campania (52) e Sicilia (43). Le tre realtà territoriali hanno collezionato complessivamente il 96,44 per cento dei casi. In particolare, "Il dato della Calabria, oltre a essere il più alto a livello nazionale, mostra anche un forte incremento nell’ultimo periodo. Dal 2001 al 2009 la regione aveva una media annua di 4,7 provvedimenti per mafia, mentre nei 4 anni successivi il dato risulta raddoppiato e si arriva a 8,2". La Calabria insieme alla Campania spicca anche per un altro primato, ovvero il numero di comuni sciolti per ben tre volte. "Dal 1991 a oggi - si legge nel rapporto - da quando cioè è stata introdotta la possibilità di sciogliere un’amministrazione per i condizionamenti da parte della criminalità organizzata, 9 comuni sono stati commissariati per mafia in 3 diverse occasioni. Nello specifico parliamo di: Casapesenna (CE), Casal di Principe (CE), Grazzanise (CE), Melito di Porto Salvo (RC), Misilmeri (PA), Roccaforte del Greco (RC), S. Cipriano D’Aversa, S. Ferdinando (RC) e Taurianova (RC). Quattro sono in provincia di Caserta, altri 4 di Reggio Calabria e 1 nella provincia di Palermo. Come se non bastasse, oltre al normale periodo di amministrazione straordinaria che può durare dai 12 ai 18 mesi, per tutti i comuni in questione è stata decretata la proroga per arrivare al massimo di 24 mesi consentito dalla legge".

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