La mutazione genetica dei 5 Stelle, “gli incendiari sono diventati pompieri”

Se i parlamentari 5 Stelle fossero stati acquistati su Amazon, gli elettori avrebbero già chiesto e ottenuto il reso per evidente difformità del prodotto. Tra le premesse, le promesse e la cruda realtà, la distanza è infatti siderale.

L’ultima giravolta di cui sono stati protagonisti, quella sul Mes, ha elevato i parlamentari grillini al rango di voltagabbana di prima grandezza. Al loro cospetto, proverebbero imbarazzo anche Razzi e Scilipoti. La nota coppia del “ribaltone”, infatti, a differenza di Di Maio &Co, non ha mai avuto la pretesa di fustigare nessuno, tantomeno di esprimere ideali o prendere posizioni di principio. Razzi e Scilipoti si sono limitati a cambiare casacca, senza aver mai pensato di essere migliori degli altri. I nostri, invece, pur non cambiando casacca si sono trasformati nel loro opposto.

Sono entratati nelle istituzioni con l’intenzione di ripulirle dal malcostume, di scacciare i mercanti e restituire il tempio ai cittadini. La storia scritta nelle ultime ora ci racconta, però, che i cittadini, non solo non hanno scacciato nessuno, ma sono diventati essi stessi mercanti. A tal punto che, come piddini qualsiasi, si sono messi in fila, silenti ed a capo chino, per votare la riforma del Mes, ovvero un organismo che si erano impegnati a “smantellare”.

Ad illustrare in  maniera inequivocabile quale fosse sul tema, la posizione dei grillini, è il blogdellestelle.it sul quale, ancora oggi, si legge: “Il M5S si opporrà  in ogni modo a tutti quei ricatti dei mercati e della finanza internazionale travestiti da ‘riforme’. In particolare, si impegnerà allo smantellamento del Mes (Fondo "Salva Stati") e della cosiddetta ‘Troika’, organismi sovranazionali che hanno appaltato la democrazia delle popolazioni imponendo, senza mandato popolare, le famigerate ‘rigorose condizionalità’”.

Con il voto di oggi, i parlamentari 5 Stelle hanno quindi completato la loro mutazione genetica, trasformandosi, in pochi anni, da movimento “euroscettico” a scendiletto di Bruxelles. Una trasformazione che meriterebbe di essere celebrata sulle note di “Ti Ti Ti Ti..”, la canzone in cui Rino Gaetano parla dei “servi di partito
Che ti chiedono il voto, un voto pulito
Partono tutti incendiari e fieri
Ma quando arrivano sono tutti pompieri

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Molinaro (Lega): "No al Mes come fondo salva Stati. Sì, come fondo salva salute"

“No alle risorse del Mes, come fondo salva Stati. Sì, come fondo salva Salute, per investire sui ‘deficit’ della Sanità pubblica calabrese”.

A dirlo, è il consigliere regionale della Lega, Pietro Molinaro che aggiunge: “Nella progettazione degli investimenti sul sistema sanitario del prossimo futuro, esigenza evidenziata, drammaticamente, dall’emergenza Covid-19, non ci può essere solo l’aumento dei posti di terapia intensiva ma vanno affrontati ed eliminati i problemi preesistenti misurati nel divario Sud e Nord del Paese.  I dati ufficiali – fa presente Molinaro-, ci danno la cifra delle disuguaglianze sui Livelli essenziali di assistenza (Lea), indicatore dell'efficienza dei singoli servizi sanitari regionali; la Calabria è al disotto della media nazionale e con circa 30 punti percentuali in meno rispetto ad alcune Regioni del Nord. Un divario da colmare!”

Per Molinaro, “la scarsa efficienza ci consegna il triste primato della mobilità sanitaria. I cittadini calabresi, se hanno le possibilità economiche, sono costretti ad andare fuori regione, da Roma in su, per sottoporsi a esami diagnostici, interventi chirurgici e terapie specialistiche e oltre al costo oneroso per la sanità in Calabria, un cittadino corre il rischio di vivere mediamente 18 anni in meno in buona salute rispetto ai coetanei di alcune Regioni del Nord. Colmare le disuguaglianze – osserva Molinaro-, significa costruire i nuovi ospedali già finanziati, ma rivendicare le risorse del Mes per ammodernare il sistema ospedaliero: poter sostituire le apparecchiature mediche, realizzare istituti pubblici di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs), digitalizzare il Sistema sanitario regionale, integrare le attività sanitarie della Rete ospedaliera-Centri di ricerca e di eccellenza con la gestione dei servizi territoriali, in particolare la Rete di igiene pubblica, la telemedicina per l'assistenza domiciliare. Non per ultimo, investire nella formazione, incrementando la partecipazione nelle scuole di specializzazione e nell’integrazione degli organici per garantire copertura e continuità dei servizi sanitari”.

“Ritengo necessario uno straordinario impegno politico e di programmazione della Calabria –conclude il consigliere regionale- con le altre Regioni del Sud, investendo sinergicamente le risorse del Mes per colmare le diseguaglianze nel diritto alla salute di tutti i cittadini italiani”.

 

 

Forciniti (M5s) dice No al Mes: "Se l'Unione europea ha un senso, questa è l'ultima chiamata"

"Quarant'anni fa in Italia c'erano quasi il triplo dei posti letto di adesso, ma un po' tutta l'Europa è in difficoltà dal punto di vista della risposta all'emergenza sanitaria, perché le politiche di austerità e le privatizzazioni spinte degli ultimi anni hanno ridimensionato la sanità pubblica praticamente ovunque".

E' quanto si legge in una nota del deputato M5s Francesco Forciniti.

"Con una crisi economica alle porte di proporzioni spaventose; con gli Stati Uniti che si preparano - attraverso la loro banca centrale - ad un'iniezione di liquidità mai vista prima per proteggere l'economia reale; con la Cina che è già pronta a ripartire perché ha contenuto l'epidemia prima di noi, l'Europa non può pensare di rimanere a galla utilizzando gli stessi strumenti e facendo gli stessi errori del passato.

Oggi - prosegue Forciniti - bisogna cambiare completamente ricetta, e aprire una grande fase di investimenti pubblici che siano garantiti insieme da tutti gli Stati europei.

Se invece i Paesi del Nord Europa continuano a blaterare di Mes e altre sciocchezze, temo che affonderemo tutti.

Il Mes serve per "costringere" i Paesi a ridurre il debito pubblico e azzerare il ruolo dello Stato, lasciandolo in balia dei mercati.

Ora ci serve l'esatto contrario: più debito pubblico per superare la crisi, più intervento dello Stato a garanzia dei servizi essenziali.

"Se l'Unione europea - conclude la nota - ha un senso, ora è l'ultima chiamata per dimostrarlo".

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