Vibo Valentia, operazione “Araba Fenice”: denunciati 4 imprenditori, sequestrati beni per oltre 5 milioni di euro

I finanzieri della Compagnia di Vibo Valentia hanno dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro preventivo emesso dal Tribunale di Lamezia Terme, nei confronti di due società facenti parte di un gruppo di fatto riconducibile a noti imprenditori, da tempo attivi nel commercio all’ingrosso ed al dettaglio di materiali edili.

Il provvedimento giunge al termine delle indagini finalizzate ad accertare eventuali responsabilità penali, a carico degli amministratori di una società dichiarata fallita nel settembre del 2015.

L'attività investigativa ha portato, tra l'altro, alla denuncia degli amministratori per il reato di bancarotta fraudolenta.

Gli accertamenti condotti dalle fiamme gialle avrebbero permesso di acclarare come, in prossimità del fallimento, gli amministratori della società avrebbero compiuto una serie di atti dispositivi, anche a titolo gratuito, volti, da un lato, ad azzerare le garanzie patrimoniali nei confronti dei creditori e, dall’altro, ad assicurare la continuità aziendale mediante la creazione “ad hoc” di un nuovo organismo societario, di fatto sempre riconducibile al loro gruppo familiare.

Gli amministratori avrebbero, pertanto, distratto beni ed effettuato donazioni in favore sia di prossimi congiunti, sia di altre società del gruppo familiare. 

Utilizzando i beni sottratti, le persone raggiunte dal provvedimento di sequestro, avrebbero proseguito l’attività imprenditoriale attraverso un’altra società di nuova costituzione, sorta sulle ceneri di quella fallita.

Oggetto del provvedimento di sequestro, sono stati i beni della società neo costituita ed i residui beni ancora in capo alla società fallita, entrambe operanti nello stesso settore merceologico.

Il valore dei beni sequestrati in capo alle due società ammonta ad oltre 5 milioni di euro.

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'Ndrangheta: sequestro di beni per un valore di 2,5 milioni di euro

Militari del Comando provinciale della Guardia di finanza di Reggio Calabria, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, hanno eseguito una misura di prevenzione patrimoniale che dispone il sequestro di una ditta individuale, sei immobili, tre autovetture e numerosi rapporti finanziari riconducibili al pregiudicato Giuseppe Stefano Tito Liuzzo e al suo nucleo familiare.

Il valore complessivo stimato dei beni sottoposti a sequestro ammonta a 2,5 milioni di euro. Il provvedimento, emesso dalla Sezione misure di prevenzione del tribunale reggino su richiesta della locale Procura della Repubblica, focalizza l’attenzione su uno dei più noti imprenditori edili a suo tempo attivi nella provincia di Reggio Calabria. Liuzzo è detenuto, da quando è stato tratto in arresto per associazione mafiosa nell’ambito dell’ operazione “Araba fenice”, condotta dalla Guardia di finanza nel 2013. Dalle indagini svolte, sarebbe emersa l’appartenenza di Liuzzo alla cosca di ‘ndrangheta “Rosmini”, per conto della quale, come confermato dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, avrebbe curato gli illeciti interessi economici, soprattutto nel settore dell’edilizia privata. Inoltre, nello stesso contesto era stata accertata la riconducibilità di fatto, a Liuzzo, di diversi beni formalmente intestati a soggetti terzi e, in particolare, alla compagna e al fratello di questa, anch’egli destinatario di un provvedimento restrittivo della libertà personale emesso nell’ambito della stessa operazione.

Il sequestro dei beni, rappresenta l’epilogo delle ulteriori indagini condotte in materia di misure di prevenzione dal Gico del Nucleo di polizia tributaria di Reggio Calabria. L’attività dei Finanzieri si è avvalsa di capillari accertamenti di natura economico – patrimoniale che hanno permesso di ricostruire la consistenza del patrimonio riconducibile, direttamente o indirettamente, a Liuzzo ed ai suoi familiari, nonché di accertare, sin dall’anno 2005, la sproporzione tra tale patrimonio ed i redditi denunciati nelle corrispondenti dichiarazioni.

 

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