Sanità nel Vibonese, Cavallaro: “È l’ora di invertire la tendenza”

"Forse è giunto il momento che attorno al problema sanità vibonese si apra un nuovo e qualificato confronto, possibilmente a 360 gradi,  per dare un minimo di sensazione che le criticità che da tempo attraversa questo delicato settore della vita pubblica sono attenzionate da tutti: addetti ai lavori e non. In particolar modo dai cittadini che probabilmente hanno perso ogni speranza sulla necessità di ripristinare la ‘normalità’ nel circuito sanitario vibonese”. È quanto afferma il segretario generale della Cisal Francesco Cavallaro per il quale “è per questo motivo che sicuramente occorre ripartire per mettere insieme un progetto di condivisione sull’obiettivo che occorre raggiungere in ogni caso non fosse altro che per favorire il sempre più pericoloso pensiero di chi vuole che la sanità vibonese vada a rotoli e finisca la sua funzione riversando ogni tipo di attenzione ed interesse verso Catanzaro. Con l’intenzione, ovviamente, di relegare Vibo Valentia a sede di un modesto presidio di ‘primo intervento’. Una premessa, quanto detto sopra – sottolinea Cavallaro - che serve a porre in piedi una serie di importanti ed inderogabili quesiti che vanno dalla utilità di domandarsi subito cosa si vuole fare della sanità pubblica vibonese visto che i segnali provenienti  dai piani alti della Cittadella Regionale sono tutt’altro che incoraggianti e privi di ogni  speranza di ripresa. Cosa si pensa di chi opera e offre ogni tipo di attenzione e coinvolgimento non solo professionale e di grande portata umana verso i pazienti è nella conoscenza di tutti e passa attraverso le mancate scelte. Partiamo da un dato incontrovertibile: a Reggio Calabria, a Cosenza, a Catanzaro e  a Crotone i direttori generale nominati di recente sono tutti espressione della professione locale. A Vibo Valentia – rileva il sindacalista - è stata nominata la dottoressa Angela Caligiuri sul cui percorso professionale nulla da obiettare ma è giusto che non passi inosservato che ancora una volta la classe dirigente locale ha subito una ennesima ed ingiustificata penalizzazione. È augurabile che lo schiaffetto non abbia a proseguire anche sulle nomine di direttore sanitario aziendale e direttore amministrativo perché sarebbe una scelta molto ma molto discutibile. E per l’immediato futuro? D’accordo sull’idea di convocare nella sala consiliare di Palazzo ‘Luigi Razza’  il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio e il nuovo dg dell’Asp di Vibo Valentia per discutere  sul futuro della sanità vibonese (soprattutto nuovo ospedale) ma è evidente che la organizzazione di una Conferenza dei sindaci della provincia comprenderebbe meglio le ragioni di una discussione e dello studio di un progetto  capace di inventarsi un nuovo modo di fare sanità in un territorio che soffre inesorabilmente l’isolamento dalla classe dirigente che decide. Ecco perché – è la conclusione - riparlare di progetto per una sanità più all’altezza dei bisogni della popolazione è un obbligo per tutti e ogni assenza ad un tavolo comune di confronto diventa ingiustificata”.

Ospedale di Praia a Mare, Oliverio incontra i sindaci dell’Alto Tirreno cosentino

Il presidente della Regione Mario Oliverio ha incontrato i sindaci dell'Alto Tirreno cosentino per discutere della questione legata all’ospedale di Praia e della necessità di garantire servizi sanitari efficienti sul territorio. I sindaci – secondo quanto specifica una nota dell’ufficio stampa della giunta regionale - hanno espresso al presidente le proprie preoccupazioni circa la difficile situazione dell'Alto Tirreno cosentino, territorio sul quale è necessario garantire servizi sanitari adeguati per cittadini e turisti che, in particolare nel corso della stagione estiva, sono presenti nell’intera zona. I sindaci presenti hanno auspicato un percorso finalizzato, innanzitutto, alla creazione di una struttura ospedaliera capace di garantire un buon pronto soccorso e servizi di diagnostica e di medicina generale, capaci di affrontare le emergenze/urgenze e garantire le prestazioni di base ed i servizi di prevenzione. Secondo i sindaci, inoltre, la riapertura dell’ospedale di Praia sarebbe necessaria anche perché essendo una zona "di confine" i cittadini, per le cure, si vedono costretti ad andare fuori regione, particolarmente in Basilicata. "In Calabria il sistema sanitario vive una situazione di grave difficoltà - ha affermato Oliverio - e oggi stiamo discutendo di servizi di fondamentale importanza per la nostra regione. Nel 2010 fu chiesto dall'allora presidente della Regione il commissariamento della sanità, nella convinzione di semplificare ed agevolare la situazione. Ma da allora ad oggi non è stato realizzato alcun obiettivo in termini di riqualificazione dei servizi e per evitare la mobilità sanitaria. Anzi, con la gestione commissariale, sono scattati una serie di vincoli e la Calabria ha subito un depotenziamento dei servizi ospedalieri e territoriali. Nelle settimane scorse - ha precisato il governatore - ho sottolineato alla Lorenzin l'insostenibilità della situazione e la necessità della rinegoziazione del piano di rientro. Mercoledì parteciperò ad un incontro al Ministero della Salute, nel quale ribadirò l'urgenza di rinegoziare il piano. I vincoli devono essere rivisti. In particolare bisogna affrontare il problema del blocco del turn over, al fine di consentire il potenziamento del personale medico ed infermieristico per garantire i servizi necessari e bloccare la mobilità passiva. È un dato di fatto che la chiusura degli ospedali di Praia a Mare e di Trebisacce ha prodotto un incremento della mobilità sanitaria. In queste aree disagiate – ha concluso Oliverio - bisogna garantire servizi ospedalieri capaci di corrispondere alle esigenze urgenze e di garantire le cure primarie e la prevenzione".

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Tagli nella Sanità, in Calabria solo una struttura con meno di 500 parti all’anno

Un progressivo miglioramento della qualità delle cure, in particolare nell’area ortopedica e chirurgica, una riduzione di ricoveri e interventi ad alto rischio di inappropriatezza per condizioni come la broncopneumopatia cronica, le complicanze del diabete negli adulti, asma e gastroenterite nei bambini e interventi di tonsillectomia. Resistono, tuttavia, disomogeneità nell’efficacia e nell’appropriatezza delle cure tra Regioni e tra aree geografiche e ospedali. È quanto risulta dal Piano Nazionale Esiti 2015, presentato oggi a Roma presso il Ministero della Salute. “Il divario tra le regioni del Nord e quelle del Sud per quanto riguarda la sanità  è ancora troppo forte – ha detto il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, commentando i dati del programma nazionale Esiti – e dobbiamo focalizzare il nostro lavoro sul rispetto dei Livelli essenziali di assistenza nel Centro Sud”. Il Programma Nazionale Esiti è un’attività istituzionale del Servizio sanitario italiano e fornisce valutazioni comparative a livello nazionale sull’efficacia, la sicurezza, l’efficienza e la qualità delle cure prodotte nell’ambito del SSN. PNE è sviluppato da Agenas per conto del Ministero della Salute e non produce classifiche, graduatorie o giudizi, ma rappresenta un prezioso strumento operativo a disposizione delle regioni, delle aziende e degli operatori per il miglioramento delle performance e per l’analisi delle criticità, attraverso attività di audit. Fra i diversi parametri, uno presenta aspetti apparentemente sorprendenti: in Calabria solo una struttura ha effettuato meno di 500 parti all’anno (soglia minima di sicurezza per la salute della mamma e del bebè), quindi ben al di sotto (anche se va tenuto conto della differenza numerica della popolazione) non solo di regioni come la Campania (19) o la Sicilia (17), ma anche di Lombardia (9) e Veneto (10). È un aspetto che le testate nazionali considerano come positivo per la Punta dello Stivale, ma a queste latitudini sappiamo che tale risultato deriva dalla chiusura o riconversione di diversi ospedali. Decisioni che hanno inciso sulla possibilità di usufruire pienamente dei servizi sanitari. E che forse inducono la popolazione a ritenere che la cinghia è stata tirata oltremisura.

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Donna morta dopo essere stata dimessa dall'ospedale: i tormenti della sanità calabrese

Un ospedale calabrese torna nella centrifuga dell'attenzione mediatica per un'altra morte su cui si addensano dubbi che meritano di essere allontanati. Sotto la lente d'ingrandimento dell'opinione pubblica, questa volta, è finita la struttura sanitaria di Locri dove gli accertamenti effettuati dai medici per appurare quali fossero le condizioni cliniche di una donna di 43 anni non avrebbero evidenziato la presenza di una dissecazione aortica, risultatale fatale soltanto qualche ora più tardi. A spingerla verso il nosocomio della città jonica erano state le sofferenze ed uno stato di preoccupante malessere fisico. La visita, tuttavia, non avrebbe individuato nulla di grave e la 43enne ha quindi fatto rientro presso la propria abitazione a breve distanza temporale dal tragico epilogo. Un caso, questo, che ha provocato la rabbia del sindaco di Locri, Giovanni Calabrese. Il Primo Cittadino nel primo pomeriggio di ieri ha scritto un lungo post su Facebook per esprimere il proprio pensiero in merito: "Cronaca di una morte annunciata; ieri è successo a Genny, oggi può accadere a chiunque di noi. Non so se si tratta di un caso di malasanità, non sta a me giudicare. Genny, giovane di Placanica, ma residente a Locri dove lavorava presso il Call Center, è andata in ospedale alle 15 di ieri e dopo le 17,00 - ha fatto sapere Calabrese - è ritornata a casa. Apparentemente niente di serio e grave. Ma quei dolori al petto, dolori lancinanti continuavano e gli amici di Genny verso le 23 l’hanno riportata in Ospedale. Genny dopo poche ore è morta. La sua morte deve far riflettere tutti noi. Da quanto appreso, in attesa di conferma, la diagnosi è implacabile: dissecazione aortica. Forse una maggiore attenzione avrebbe potuto salvare questa giovane e sfortunata ragazza? Probabilmente non lo sapremo mai. Anche questa morte rimarrà uno dei tanti dubbi della sanità calabrese. Personalmente ritengo responsabile il sistema della sanità calabrese.  I medici ed il personale dell’Ospedale di Locri sono stati abbandonati e continuano ad operare in condizioni precarie in una struttura ormai fatiscente e senza le necessarie attrezzature.  I vari governi regionali ed i Commissari che negli ultimi venti anni si sono succeduti - afferma il sindaco - continuano a promettere attenzione per la sanità nella Locride, ma puntualmente disattendono tali promesse e continuano a mortificare la sanità e l’Ospedale con scelte assurde e sbagliate. Una parte del personale subisce in silenzio, un’altra parte è asservita quando al potere politico di destra quando a quello di sinistra e non si rende conto che il disastro che si sta verificando porterà alla chiusura dell’Ospedale.  Intanto nella Locride si continua a morire. Oggi è morta Genny, domani ci saranno altri come lei. Che Dio ci aiuti. Ciao Genny, Ti ricorderemo come una ragazza, semplice, disponibile, dolce e solare". "La nostra battaglia - assicura il sindacoCalabrese - andrà avanti anche in memoria della tua assurda, ingiusta e prematura morte".

 

 

Migliaia in piazza per difendere l'ospedale di Locri: c'è anche il Vescovo Oliva

Ha voluto essere presente pure Monsignor Francesco Oliva, Vescovo della Diocesi Locri-Gerace, alla imponente manifestazione che si sta dipanando per le strade  di Locri. Migliaia i cittadini scesi in piazza per protestare contro la volontà di ridimensionare o, addirittura, chiudere, il locale ospedale. Una situazione ed una scena già vista in parecchie altre località della Calabria in questi anni destinatari incolpevoli dei tagli, illogici ed indiscriminati, previsti dalla scure del Piano di rientro. Numerosi i sindaci dell'area che stanno partecipando al corteo indossando la fascia tricolore. "Ritengo giusto e doveroso per tutti i cittadini - ha spiegato l'alto prelato - ribellarsi pacificamente per ottenere tutto ciò che un territorio, in fatto di servizi e di sviluppo, merita di avere in uno Stato che si definisce democratico".

Pediatria ospedale Polistena: Nicolò chiede immediata revoca del blocco dei ricoveri

“L’immediata revoca della disposizione con la quale il direttore sanitario dell’Asp di Reggio Calabria stabilisce il blocco dei ricoveri del reparto di Pediatria con conseguente disattivazione del reparto (gemello) di ostetricia dell’ospedale di Polistena” è la richiesta del capogruppo di Forza Italia alla Regione Alessandro Nicolò, per la quale “urge che, nel giro di poche ore e non certo di giorni, venga ripristinata la piena funzionalità del servizio.  E’ inaccettabile – aggiunge Nicolò - che per grave carenza di risorse umane, proprio nel momento in cui si attendono qualcosa come 600 assunzioni nella sanità calabrese, si arrivi a chiudere reparti, di assoluto riferimento per la collettività, tra l’altro unico punto nascite pubblico nella Piana di Gioia Tauro, e che il solo primario dott. Minasi, sia l’unico medico a presiedere il reparto di Pediatria.  Una situazione inaccettabile, che segna un clamoroso e pesante passo indietro della sanità calabrese e reggina, ledendo il diritto alla salute dei cittadini ed anche la dignità di un territorio, che storicamente è continuamente provato da carenze di personale e adesso subisce l’ultima beffa per la quale i cittadini-utenti saranno costretti a rivolgersi alle altre strutture ospedaliere”, conclude Nicolò, annunciando  “di tenere alta l’attenzione su una vicenda che ha del paradossale”.

Febbre suina: morto un 73enne lametino

H1N1 è questa la sigla con la quale viene indicata la nuova epidemia: "la febbre suina". Sono 4 i casi d'influenza suina registrati in Calabria in poche settimane ma, secondo l'Organizazione Mondiale della Sanità, il virus è di moderata potenza, nonostante sia di facile trasmissione, quindi nessun allarme sanitario, almeno per il momento. Intanto è di ieri la notizia della morte di un 73enne lametino colpito dall'epidemia ma, a quanto pare, l'uomo soffriva di gravi difficoltà respiratorie ed era cardiopatico. Oltre al caso lametino, sempre in Calabria, sono stati registrati altri tre casi del medesimo virus: un uomo di placanica di 36 anni, una 45enne badolatese e un 60enne di Feroleto Antico. Tutti e tre i pazienti contagiati sono stati trasferiti all'Ismett di Palermo, nosocomio specializzato in malattie infettive.

Secondo il parere di alcuni veterinari, il contagio dei quattro pazienti non è correlabile con un infezione animale, altrimenti l'allarme sanitario nazionale sarebbe stato inevitabile. L'ultimo provvedimento in tal senso è stato preso dalla Polizia Veterinaria nei comuni di Davoli, Gagliato, Petrizzi, San Sostene, Satriano e Soverato, a seguito della scoperta di alcuni capi infetti nel mese di Dicembre.

Il contagio può avvenire con un semplice starnuto o addirittura con una banale stretta di mano, a dimostrazione di come la diffusione ormai sia soltanto tra essere umani e non più attraverso animali. I sintomi sono simili a quelli di una classica influenza, per poi degenerare in casi di pazienti già gravemente ammalati.

Serra: Giovedì la giornata dell'Avis

SERRA SAN BRUNO  – “La vita è un dono … aiutala a crescere”, questo lo slogan con il quale il gruppo Avis attivo nella cittadina bruniana ha lanciato la giornata della donazione del sangue in programma, “in via del tutto straordinaria”, per giovedì 19 febbraio. Ovviamente, l’invito non è rivolto solamente ai componenti del sodalizio, ma a tutti i cittadini desiderosi di compiere un gesto di concreta solidarietà. Come di consueto, i prelievi verranno effettuati presso l’ospedale di Serra San Bruno, dalle 8 alle 12. Ad ogni donatore, che dovrà presentarsi munito di un documento d’identità, verranno “ eseguite le analisi previste dalle legge 219/05, a tutela della salute”.

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