La faggeta calabrese di “Valle Infernale” diventa patrimonio mondiale dell'Umanità

Le faggete vetuste demaniali di “Valle Infernale” nel Parco nazionale d'Aspromonte e di “Sfilzi” nel Parco nazionale del Gargano, gestite dal Raggruppamento Carabinieri Biodiversità, sono state iscritte nella lista dei patrimoni mondiali dell'Umanità nell'ambito del sito seriale "Ancient and Primeval Beech Forests of the Carpathians and Other Regions of Europe".

Dopo il parere positivo espresso dall'Iucn (International Union for Conservation of Nature), nel corso della 44a sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale Unesco del 28 luglio 2021, sono stati riconosciuti i caratteri ecologici peculiari delle due faggete, dove la foresta temperato-decidua incontra quella sempreverde mediterranea in condizioni ambientali molto differenti.

Tale espansione ha permesso l'inclusione nel sito seriale Unesco costituito dalla rete delle "faggete vetuste d'Europa" di due aree di rifugio glaciale caratterizzate una per la collocazione più meridionale (Aspromonte) e l’altra a più bassa quota altimetrica (Sfilzi).

Grazie all'azione di tutela integrale svolta per decenni prima dal Corpo forestale dello Stato e ora dai Carabinieri forestali, in queste faggete l’equilibrio è assicurato dai cicli naturali con alberi annosi che muoiono per eventi naturali, lasciando spazio e luce per nuove generazioni di piante, in una alternanza che rende la foresta più resistente alle perturbazioni esterne e ai cambiamenti globali.

Queste faggete vetuste rappresentano, infatti, dei veri e propri laboratori naturali dove vivono alberi adattati a superare estati calde siccitose. In queste foreste, sotto il coordinamento scientifico dell'Università della Tuscia, si sta studiando la capacità dell'ecosistema vetusto di rispondere al cambiamento climatico e di conservare la biodiversità.

Il riconoscimento certifica un modello di gestione delle aree protette di eccellenza reso possibile da una stretta sinergia e collaborazione tra Parchi nazionali, Carabinieri forestali e Università, modello che distingue l'Italia nello scenario europeo. 

Bossio (Pd): "Il ritiro della candidatura a Patrimonio Unesco della Sila mortifica la Calabria"

Riceviamo e pubblichiamo

"Se dovesse essere vero che possa essere ritirata la candidatura a patrimonio dell'Unesco del Parco nazionale della Sila, la responsabilità sarebbe dell'attuale commissario dell'ente e, dunque, del Ministero dell'ambiente. Ci troviamo costretti a precisare l'ovvio, di fronte alla temeraria sortita della senatrice 5stelle Margherita Corrado che ci informa di tutta la sua preoccupazione per un imminente ritiro del Parco della Sila dalle candidature a Patrimonio Unesco. La senatrice Corrado forse non è informata che di recente è stato il suo ministro ad aver nominato un commissario in disaccordo con la Regione Calabria. Non ha inteso confermare, per come proposto dalla Regione, la professoressa Sonia Ferrari che, invece, aveva avuto il merito di aver avviato il percorso di candidatura a patrimonio Unesco. Se la notizia del ritiro della candidatura dovesse trovare conferma, pertanto, chiederò conto di questa eventuale decisione con apposita interpellanza al Ministero competente. Il ritiro della candidatura mortifica e disperde il percorso che negli ultimi anni era stato fatto per valorizzare la risorsa Parco a livello internazionale. Si depotenzia così uno dei maggiori fattori attrattivi di considerevoli flussi turistici verso la Calabria. Insomma, siamo difronte ad una ulteriore scelta che l'attuale governo compie per penalizzare la Calabria e le aspirazioni dei calabresi".

  Enza Bruno Bossio deputata Pd

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Libia: l'Isis entra a Sabratha, a rischio il sito archeologico patrimonio dell'Unesco

 Allarga la propria sfera d'influenza lo Stato Islamico che dal Medioriente è approdato in Libia dove, stando a quanto riportato dai media locali, avrebbe messo le mani su Sabratha. La città, situata nella parte nord occidentale del Paese, è conosciuta nel mondo per l'importante sito archeologico che, dal 1982, fa parte dei beni Patrimoni dell'Unesco. Gli uomini, quasi tutti tunisini, che fanno capo ad Abu Bakr al-Baghdadi avrebbero già allestito numerosi posti di blocco intorno alla città. Il timore è che i miliziani dello Stato Islamico, che mai si erano spinti così a ovest, potrebbero mettere le mani sui reperti archeologici per finanziare le loro attività. Un timore tutt'altro che infondato visto quanto è accaduto a Palmira, la città siriana dove i terroristi hanno fatto scempio di uno dei più importanti siti archeologici del Mediterraneo.

 

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