Il movimento "La Forza siamo Noi" scende in piazza (virtualmente) per la difesa del diritto allo studio in tempo di covid

Riceviamo e pubblichiamo

Siamo scese in piazza virtualmente come avevamo annunciato, ma non lo abbiamo fatto da sole. La nostra protesta è stata preceduta da autorevoli interventi. Abbiamo avuto l’onore di ascoltare specialisti del settore del calibro del Dott. Davide Novara, fondatore e direttore del CPP (Centro Psicopedagogico per l'educazione e la gestione dei conflitti). Pedagogista e autore, dirige gli studi di consulenza pedagogica, nelle sedi CPP di Milano, Piacenza e Brescia, per sostenere i genitori nel loro ruolo educativo anche via Skype. Abbiamo sentito il professore associato di Economia pubblica presso l'Università Magna Grecia di Catanzaro Vincenzo Carrieri e anche una operatrice del settore Ludovica Staglianò, Laureata in sociologia, tecnico ERD disabili e specializzanda in operatore sociale sempre per la disabilità. Sociologo-educatore presso la scuola media di Chiaravalle (Corrado Alvaro) e ITIS Ferrari. Tutti con dati e studi alla mano fermi nel sostenere che le scuole vanno lasciate aperte in sicurezza. La chiusura prolungata delle scuole sta provocando non solo disagi significativi alle famiglie che hanno dovuto completamente riorganizzarsi, ma comincia a produrre notevoli alterazioni anche sulla vita dei ragazzi e dei bambini. In particolar modo sui più piccoli privati dell’Asilo Nido, ma specialmente della Scuola dell’Infanzia, istituzione educativa che struttura il primo importante momento di relazione sociale continuativa e organizzativa fra gli esseri umani e che crea quell’attaccamento sociale basilare per il resto dell’esistenza. La DAD non può essere una soluzione. Nella stanza virtuale Sarah Incamicia, ha moderato gli interventi delle tante mamme e padri collegati. Diritto all’istruzione. Questo quanto gridato a gran voce dal movimento nella giornata internazionale degli studenti. Una scuola che possa ripartire in sicurezza in una regione, la Calabria, dove un settore sanitario al collasso sta facendo pagare alle fasce più deboli il prezzo di questo virus. L’appello è alle istituzioni a tutti i livelli. Governo, Regione, Sindaci e a tutti gli attori coinvolti a partire dalle asp. Impegniamoci tutti per mettere in campo tutte le azioni per far tornare in sicurezza a scuola i nostri bambini il 30 Novembre, giorno del rientro dopo l’ordinanza regionale.  Propositive e aperte al confronto ma anche pronte a scendere nuovamente, questa volta fisicamente, in piazza se nulla dovesse cambiare. In collegamento con rappresentanti dell’associazione “Genitori in rete”, con i quali si sta già pensando di unire le forze. Scuole sicure e scuole aperte, le basi di un futuro possibile.

 

 

Componenti movimento

La Forza siamo Noi

Unical, lezione di Mimmo Gangemi agli studenti di pedagogia

Mimmo Gangemi, uno dei più famosi scrittori italiani nato in Calabria, ha tenuto una lezione all'Università della Calabria. L’incontro è stato introdotto dal professore di Pedagogia della comunicazione Mario Caligiuri,  che insegna nel corso di laurea magistrale in Scienze pedagogiche. Le opere dello scrittore narrano vicende e personaggi di questa terra di ‘ndrangheta, malapianta dalla quale lui è riuscito ad allontanarsi anche grazie alla cultura che lo ha orientato verso  una mentalità diversa fatta di idee e pensieri di civiltà. “Non è impossibile distruggere la ‘ndrangheta, né si può chiedere ai cittadini di trasformarsi in eroi - ben vengano, comunque - basta che si compiano gesti di ordinaria legalità, che saranno esempi per altri, fino a costruire una mentalità dentro cui non ci sarà più spazio per la mafia. Tempi lunghi, però”. Le sue storie sono di fantasia ma molto  verosimili. Una delle componenti strutturali di parte dei suoi romanzi è la ndrangheta, e questo gli porta critiche da parte di chi ritiene che sia sbagliato parlarne, perché bisognerebbe non  autodenunciarsi. Mimmo Gangemi è invece dell'idea che sia importante prendere coscienza del degrado a cui siamo giunti, per trovare motivazione per cambiare le cose.
Ma perché la Calabria è terra di ‘ndrangheta? Gangemi ha proposto due possibili risposte . Una vede una Calabria fatta di piccoli paesi sperduti dove, fino ai primi anni '70, lo Stato di fatto era assente, spingendo la gente ad affidarsi a una specie di "Stato parallelo" malavitoso per risolvere le piccole e meno piccole problematiche che oggi
noi affideremmo ad un tribunale civile. Dove lo Stato non c’era, l’”Onorata Società” riuscì a sostituirlo e a raccogliere così il consenso della popolazione. Non fosse così, sostiene Gangemi, per giustificare il largo consenso che la cosiddetta "Onorata società" ebbe, non resterebbe che Lombroso con le sue teorie, secondo le quali i meridionali, i calabresi in particolare, sarebbero criminali atavici a causa di malformazioni nella scatola cranica che li porterebbero inevitabilmente a delinquere. Gangemi rifiuta la posizione di Lombroso, bollata pure dalla scienza ufficiale e più realisticamente ritiene che la piaga della ‘ndrangheta sia da attribuire agli anni di assenza dello Stato in questi territori. Il messaggio che ha rivolto agli studenti sostiene che non è la presenza della mafia che crea arretratezza ma sono gli orizzonti ristretti che, condividendone la mentalità, alimentano e fanno arricchire la ‘ndrangheta. “Da noi c’è un’arretratezza sociale, culturale, economica e di idee che ancora produce 'ndrangheta, non è il contrario". A conclusione della sua lezione, due frasi racchiudono il suo pensiero etico ed artistico: “Senza diventare un eroe, per quello che posso collaboro, anche nelle scuole, per costruire idee nuove che concorrano a sconfiggere l’idea malata della 'ndrangheta. La mafia non si distrugge soltanto con i molti successi investigativi e i molti arresti ma anche incidendo per costruire una mentalità nuova, fatta di idee, pensieri e parole di legalità e civiltà”.

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