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La Calabria che scappa: si svuotano Chiaravalle e Dinami. Cresce Reggio

Sono da studiare ed approfondire i dati riguardanti i movimenti di popolazione inseriti fra le pieghe del “Documento di Economia e Finanza della Regione Calabria (DEFR) per gli anni 2016-2018” in discussione lunedì a Palazzo Campanella e concernenti il nuovo millennio. Semplicemente osservando il relativo grafico si coglie subito la sostanza dei numeri: le aree montane vivono un inarrestabile declino, mentre le coste riescono a registrare un lieve incremento di residenti. Sono soprattutto Chiaravalle Centrale, Dinami e San Giovanni in Fiore a subire il calo più netto in termini percentuali, mentre fra le città svetta, in senso positivo, Reggio (a dispetto delle rilevazioni sulla qualità della vita del Sole 24 Ore). Le cifre, però, non vanno solo lette, ma sviscerate e capite tenendo conto di un complesso di fattori che sfuggono alla matematica. La principale causa di emigrazione dei calabresi è senza dubbio l’assenza di lavoro, aggravata dalla perdita di postazioni pubbliche e dei servizi (dunque dai tagli) e dalla crisi economica. Chi si laurea trova spesso la realizzazione professionale solo varcando i confini regionali: la “partenza” delle migliori energie si trasforma nella riduzione delle possibilità di sviluppo alimentando il circuito perverso. La sfiducia nelle Istituzioni, la disgregazione sociale, la carenza infrastrutturale sono problematiche da affrontare con urgenza e da cui dipende il futuro della realtà meridionale, ma la soluzione pare poter essere concretizzata solo nel lungo periodo. Con la precarietà non si costruiscono le famiglie: il modello socio-economico va ripensato, il sistema dei valori deve essere recuperato. Obiettivi, questi ultimi, che nell’epoca della competizione globale possono essere centrati a patto di abbandonare la logica del pretendere l’assistenza (senza rinunciare ai propri diritti) e di acquisire una mentalità incentrata sulla cultura del lavoro e della solidarietà sociale.

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Castorina (PD): "Nella Legge di Stabilità finalmente si parla di Reggio"

"Nella Legge di Stabilità finalmente si parla di Reggio Calabria: nella conferenza stampa  del sindaco Giuseppe  Falcomatà e dell'assessore al Bilancio Armando Neri sono stati esplicitati gli interventi che il PD di Matteo Renzi ha pensato per Reggio Calabria e che nei fatti andranno a favorire  la nostra città rispetto alla situazione economico-finanziaria dell'ente, il tutto  dopo gli interventi  già annunciati con il CONI per quanto  concerne il settore  dello Sport", queste le dichiarazioni di Antonino Castorina, capogruppo del PD e vice presidente della Commissione Bilancio a Palazzo San Giorgio che conclude: "Lasciamo il 2015 con importanti risultati raggiunti, ma sopratutto con una credibilità riacquistata a Roma da Giuseppe Falcomatà con il lavoro costante dei sottosegretari Marco Minniti e Luca Lotti e del nostro parlamentare Demetrio Battaglia. La città di Reggio Calabria afferma Castorina sta avviando un percorso di rinascita con Falcomatà che oggi è un punto di riferimento  credibile per il governo e per il Partito Democratico a tutti i livelli".

 

Classifica "Qualità della vita", Destra per Reggio: "Falcomatà ha offeso la città"

"Oltre il danno la beffa. Resi pubblici i dati nazionali sulla qualità della vita dei Comuni, che registrano Reggio Calabria come ultimo luogo dove risiedere, dopo ciò, non poteva mancare - scrive in una nota Maria Angela Cuzzola (Destra per Reggio) l’ennesima chiacchiera fuori luogo del giovane sindaco. Non han perso l’occasione, infatti,  per sfruttare ancora una volta la sofferenza, che in questi anni Reggio sta provando, utilizzandola secondo la logica di un torna conto politico, legato solo all’apparenza senza alcun contenuto. Registriamo con profonda amarezza come sia mancato quel buon senso e quella matrice di responsabilità, che avrebbe dovuto indurre il primo cittadino a pronunciare parole di speranza e pacificazione sociale, abbandonando questa puerile pantomima, secondo la quale le non capacità del presente, siano frutto di un passato remoto". In questo momento, il 'Comune della Svolta', appare come un ente - secondo la rappresentante di DpR - incapace di governare il necessario percorso di ripresa dopo il commissariamento, nonostante i debiti siano diminuiti, ma per contro, le tasse siano state notevolmente aumentate. Un Comune oggi, da dove i giovani, quasi fosse ormai un evento naturale, tendono ad allontanarsi, ad abbandonare la città in vista di prospettive di vita migliori, ciò, in netta controtendenza, con quanto invece accaduto negli anni di governo del centro destra, in cui la popolazione residente aumentò, proprio perché la città era divenuta sempre più attrattiva e in via di sviluppo. Dopo aver vessato le famiglie, interrotto i servizi, persi centinaia di milioni di euro destinati ad opere strategiche, aumentato il costo della nettezza urbana, aumentato il degrado cittadino,  quale posto poteva occupare Reggio, governata da certi politicanti rancorosi e autoreferenziali? Lei, sig. Sindaco, ha offeso la Città per almeno due motivi: il primo è che il suo dire non è mai espressione di condivisione dell’intera Comunità cittadina che lei dovrebbe rappresentare, il secondo è che lei, utilizzando strumentalmente il ruolo di primo cittadino, offende  la dignità ed il sentire di tutti coloro - è l'atto d'accusa finale di Maria Angela Cuzzola - che portano  il fardello, da cittadino, dell’ultimo posto in Italia, lo portano quotidianamente sulle loro spalle, ciò nonostante continuando a lavorare, a crescere figli, a credere nelle istituzioni e a  sperare che questa mannaia voluta sulla città finisca".

 

Classifica "Qualità della vita": RF per Azione Nazionale a testa bassa contro Falcomatà

"Stucchevole e pretestuoso - secondo Reggio Futura per Azione Nazionale -  il sindaco Falcomatà, nel commentare la classifica che vede la città di Reggio Calabria all’ultimo posto per qualità della vita e dei servizi offerti.  Banale e scontato, il suo trincerarsi dietro la solita, estenuante filastrocca, imparata a memoria come la recita di Natale, dell’aver  'ereditato una situazione disastrosa….Reggio è agli ultimi posti da almeno un decennio..'. Basta con questi espedienti infondati e ridicoli: grazie alle tre legislature precedenti, la città aveva raggiunto, nel rating de 'Il Sole 24 Ore', posizionamenti decisamente migliori, come ben sanno i reggini che per qualche anno percepivano la città come un luogo ideale in cui vivere e la portavano ad occupare posizioni di vertice nella graduatoria del sentimen.t  Falcomatà, forse, all’epoca, si trastullava ancora con i Lego, ma, oggi, è certo che egli preferisce ignorare i dati oggettivi puntando sulla mistificazione della realtà, così assicurando ipocrita continuità alle nostre latitudini al populismo a convenienza di Renzi". Già da un pezzo - rimarcano Reggio Futura per Azione Nazionale - è finito il tempo in cui queste recriminazioni potevano assolvere l’amministrazione in carica dall’inerzia che la caratterizza! Queste scuse non sono più in grado di fare da scudo all’assenza di progettualità che è il tratto distintivo di un’amministrazione improvvisata ed ormai nota a tutti per l’incompetenza estesa ai più vari settori. Né basterà, al sindaco, completare le opere progettate e finanziate dalle amministrazioni Scopelliti e Arena, dopo averle snaturate: il parco di San Giovannello, pensato come polmone verde della città, per volere dell’attuale amministrazione, si è inopinatamente ritrovato ad essere una distesa di cemento, come già accaduto agli alberi di Viale Boccioni! Servirà molto di più. Ed avverta il pudore, il sindaco, di non ricorrere ancora alla foglia di fico del piano di rientro e del deficit finanziario del Comune, dato che oltre 2500 città d’Italia vivono in estrema sofferenza economica, eppure garantiscono servizi, manutenzione e pulizia delle strade, puntuale raccolta dei rifiuti e tanto altro ancora senza, peraltro, cercare di fare cassa dispensando indiscriminatamente multe e sanzioni, come invece accade a Reggio per precisa quanto ipocrita volontà politica. E, se continuerà a puntare il dito contro qualcuno per nascondere i propri demeriti, sappia, il sindaco, che ciò è sintomo certo di grande arroganza e scarso senso critico"." E questo stesso sindaco - è la dura conclusione di Reggio Futura per Azione Nazionale - dimostra di possedere copiose quantità dell’una e dell’altro".

'Ndrangheta, operazione "Il Principe": dettagli e nomi degli arrestati

Alle prime ore della mattinata odierna, la Squadra Mobile della Questura ed il Nucleo Investigativo del Reparto Operativo dei Carabinieri di Reggio Calabria hanno dato esecuzione ad un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, nei confronti di cinque soggetti, accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione ed intestazione fittizia di beni, aggravati dalle finalità mafiose: il 39enne Giovanni Maria De Stefano, alias "Il Principe"; Fabio Salvatore Arecchi, 38 anni; Francesco, detto "Ciccio" Votano, 27 anni; Vincenzo, detto "Dino", Morabito, 47 anni; Arturo Assumma, 30 anni. Tutti di Reggio Calabria. L’operazione è il frutto di due distinte ed originariamente autonome attività investigative condotte dalla Squadra Mobile e dal R.O.N.I. dei Carabinieri di Reggio Calabria: le prime incentrate sulla figura e sulle presunte attività criminali di Giovanni Maria De Stefano, rampollo della famiglia rimasto in libertà, che avrebbe esercitato il governo territoriale della cosca; le seconde sulle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Enrico De Rosa, con riferimento alle attività estorsive poste in essere ai danni della CO. BAR S.p.a., esecutrice dei lavori di ristrutturazione del Museo Archeologico della Magna Grecia di Reggio Calabria. Il coordinamento delle attività investigative e la fusione degli esiti autonomamente raggiunti in ciascun procedimento, ha consentito all’Autorità Giudiziaria di fotografare, con straordinaria chiarezza a parere degli investigatori, i contorni della struttura dirigenziale territoriale della cosca De Stefano, da anni egemone nel territorio di Reggio Calabria, le modalità operative funzionali alla fluida gestione dell’organizzazione di 'ndrangheta, nonché di accertare dettagliatamente l’esecuzione di un’estorsione protratta nel tempo ed esercitata con svariate modalità esecutive ai danni dei rappresentanti della  società CO.BAR. Le indagini avrebbero consentito di dimostrare come la cosca De Stefano agirebbe con speciale autorevolezza criminale nella zona del centro della città di Reggio Calabria, attraverso l’esercizio dell’intimidazione. Peraltro, recentemente sono stati scarcerati Orazio De Stefano, 56 anni, (scarcerato al 19 settembre dello scorso anno) e Paolo Rosario De Stefano, 39 anni  (scarcerato il 19 agosto). Entrambi erano stati tratti in arresto dopo lunghi periodi di latitanza, al pari del più grande dei figli del defunto "don Paolo", ovvero Carmine De Stefano, 47 anni, che aveva pienamente condiviso col più noto fratello Giuseppe, 46 anni, gran parte delle vicende giudiziarie afferenti il clan mafioso, ereditando unitamente a quest’ultimo, la reggenza e la gestione criminale della cosca. Nel periodo antecedente alle scarcerazioni, un ruolo speciale sarebbe stato ricoperto da Giovanni Maria De Stefano, figlio del defunto Giorgio De Stefano, quale unico rampollo della storica famiglia che - all’indomani della sua liberazione, avvenuta nel mese di settembre 2009 - l’avrebbe rappresentata sul territorio, assumendone la reggenza. A Giovanni De Stefano (unitamente a Vincenzino Zappia, già detenuto poiché arrestato dalla Polizia di Stato, nell’ambito dell’Operazione "Il Padrino", nel mese di dicembre dello scorso anno), viene contestato il ruolo di capo e promotore con compiti di direzione, decisione, pianificazione e individuazione delle azioni e delle strategie del sodalizio criminoso. Nello specifico, egli avrebbe assunto  le scelte più rilevanti in ordine alle concrete modalità di controllo e gestione delle molteplici attività economiche e degli esercizi commerciali esistenti e/o di nuova apertura nel territorio di Reggio Calabria. Coordinava e pianificava, sulla scorta di quanto ipotizzato in fase d'indagine, le attività delittuose, anche di natura estorsiva, ai danni di ditte o imprese operanti nel territorio, reinvestendo i proventi illecitamente ottenuti e destinando una parte degli stessi a garanzia di un adeguato sostegno economico dei sodali detenuti e dei loro familiari. Dirimeva, è il giudizio degli inquirenti, le varie problematiche ed i contrasti, interni ed esterni al sodalizio, anche in ordine alla suddivisione tra gli associati degli ingenti ricavi illecitamente prodotti ed accumulati. Avrebbe cooperato costantemente anche con gli altri soggetti al vertice della medesima articolazione territoriale della 'ndrangheta ai fini della realizzazione del programma criminoso. Un ruolo di primo piano sarebbe attribuito a  Demetrio Sonsogno (già detenuto, poiché tratto in arresto nell’ambito dell’operazione 'Tatoo' condotta dalla Squadra Mobile nel mese di novembre 2013), quale dirigente organizzatore, con compiti di diretto controllo e gestione delle attività estorsive - poste in essere direttamente e per il tramite di altri sodali - e d’infiltrazione degli interessi patrimoniali della cosca nell’economia lecita, nonché di controllo delle attività economiche avviate e da avviare, anche al fine di garantire il necessario sostegno ai massimi dirigenti della cosca detenuti ed ai loro familiari. Nell’ambito della cosca De Stefano, Fabio Salvatore Arecchi e Francesco Votano (unitamente, anche con compiti e condotte diverse, ad Enrico De Rosa)avrebbero il ruolo di partecipi, con lo stabile compito di fungere da continuativi intermediari tra i sodali e, in particolare, tra Giovanni De Stefano e gli altri associati, ricevendo e riportando svariati messaggi funzionali alla migliore operatività della cosca e collaborando fattivamente alle attività economiche intestate fittiziamente ad Arecchi, le cui sedi operative sarebbero divenute anche punto logistico per lo scambio di messaggi tra i sodali e strumento di riciclaggio delle attività delittuose perpetrate dalla cosca. Giovanni Maria De Stefano, Vincenzino Zappia,  Demetrio Sonsogno,  Vincenzo Morabito, Arturo Assumma ed Enrico De Rosa, per cui si procede separatamente) rispondono anche dell’accusa di estorsione aggravata posta in essere ai danni CO.BAR. spa. che ha eseguito i lavori di ristrutturazione del Museo della Magna Grecia di Reggio Calabria. Invero, costoro, in tempi diversi e con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, con minacce e violente intimidazioni, avrebbero costretto Vito Matteo Barozzi e la società CO.BAR spa (di cui il medesimo Barozzi è il titolare del 95% delle quote sociali ed amministratore) a corrispondere - tramite il geometra Domenico Trezza ed in quattro distinte occasioni – somme di denaro di differente importo ed in particolare: in una prima occasione, a consegnare a  Vincenzo Morabito, detto Dino, una somma di denaro pari a 15/20.000,00 euro circa (somma successivamente prelevata, sostengono gli investigatori, da  Enrico De Rosa, e da Sonsogno); in una seconda occasione, a consegnare a Sonsogno ed a De Rosa nei pressi di un ingresso laterale del Museo della Magna Grecia di Reggio Calabria una somma di denaro pari a 45/50.000,00 euro circa; in una terza occasione, a consegnare ad Enrico De Rosa una somma di denaro pari a 50.000,00 euro circa (somma che successivamente sarebbe stata da quest’ultimo corrisposta a Sonsogno);  in una quarta occasione, sempre sulla scorta di quanto ipotizzato dagli investigatori, a consegnare ad Arturo Assumma, una somma di denaro pari a 50/60.000,00 euro circa (somma che sarebbe stata successivamente prelevata da De Rosa e corrisposta al Sonsogno). Giovanni Maria De Stefano e Fabio Salvatore  Arecchi sono anche indagati per il delitto di intestazione fittizia di beni, perché, in concorso fra loro, al fine di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione patrimoniale, Giovanni De Stefano avrebbe attribuito fittiziamente a Fabio Salvatore Arecchi la formale titolarità dell’impresa individuale G.D.C. Distribuzione di Fabio, Arecchi avente ad oggetto il "commercio all’ingrosso di caffè, zucchero, bevande ed alimenti vari", con unità locale dislocata dapprima a Reggio Calabria in via del Salvatore n. 28/30 ed infine, dal maggio 2013, soltanto in via Vecchia Provinciale n. 101 (luogo ove la stessa impresa ha anche la sede legale). Contestualmente è stata data esecuzione al sequestro preventivo dei beni costituenti il patrimonio aziendale dell’impresa individuale “G.D.C. Distribuzione di Fabio Arecchi", avente ad oggetto il "commercio all’ingrosso di caffè, zucchero, bevande ed alimenti vari", con unità locale dislocata dapprima a Reggio Calabria in via del Salvatore n. 28/30) ed infine dal maggio 2013 in via Vecchia Provinciale n. 101. Il quadro complessivo delle risultanze investigative ha consentito di ritenere sussistente il pericolo di fuga in capo a Giovanni Maria De Stefano, Vincenzo Morabito, Arturo Assumma, Francesco Votano e Fabio Salvatore Arecchi, sicché, nei confronti degli stessi, è stato emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria il provvedimento di fermo di indiziato di delitto eseguito dai Carabinieri e dalla Polizia di Stato nella mattinata odierna. L’operazione "Il Principe" prende il nome dall’appellativo con cui i sodali erano soliti chiamare Giovanni Maria De Stefano, il quale, da diversi anni, svolgerebbe funzioni di reggente della omonima cosca di 'ndrangheta, segnatamente nel settore delle estorsioni. 

 

Ex Multiservizi: parere legale conferma le perplessità dell'associazione "La Cosa Pubblica"

"L’Associazione 'La Cosa pubblica' ha provveduto a trasmettere a tutti i membri della Commissione Consiliare Lavoro e Sviluppo del Comune di Reggio Calabria il parere redatto dallo Studio legale Morabito su nostra richiesta". Lo rende noto Stefano Morabito, a nome della medesima associazione. "Tale parere, che era già stato inviato oltre un mese fa al consigliere delegato Francesco Gangemi e alle organizzazioni sindacali, ha fatto luce - spiega Morabito - sulla grave situazione registratasi all’indomani dello scioglimento della società Multiservizi S.p.a, che, sottoposta alla procedura di liquidazione, ha comportato gravi disagi ai lavoratori assunti per l’espletamento delle attività di erogazione dei servizi pubblici essenziali. Infatti, a seguito dell’adozione di una interdittiva prefettizia antimafia, la società mista Multiservizi S.p.a. (51% capitale pubblico del Comune di Reggio Calabria e 49% capitale privato) è stata sciolta, con evidente pregiudizio per le posizioni lavorative dei singoli dipendenti. Trascurando i disagi legati alla mancanza di servizi pubblici efficienti per la città di Reggio Calabria, il parere ha focalizzato l’attenzione sulla sorte delle maestranze, ritenendo doveroso approfondire, sotto il profilo giuridico, la disciplina giuslavoristica approntata a tutela dei lavoratori della società in questione". Per vero, il Comune di Reggio Calabria, all’indomani dell’insediamento della nuova Amministrazione, ha presentato pubblicamente - ricorda il rappresentante de 'La Cosa Pubblica' - la costituzione di due nuove società, denominate 'Castore e Polluce S.p.a.', in luogo delle precedenti società 'Multiservizi S.p.a. e Leonia S.p.a' nella fornitura dei servizi essenziali, assoggettandole al regime delle società in house.  Il ricorso al regime della società in house ha destato immediatamente perplessità, poiché l’indagine condotta in ordine ai risultati ottenuti con l’affidamento alle società per azioni, cosiddette in house, ha evidenziato la tendenza di tali affidamenti a peggiorare le condizioni economiche delle Amministrazioni comunali, ancor più per quelle che versano già in uno stato deficitario. Addirittura l’Amministrazione comunale ha anticipato l’indizione di un bando di concorso pubblico per il reclutamento del personale dipendente necessario all’espletamento dei servizi affidati alle società. Tuttavia, tale decisione è apparsa, sin dal principio, irragionevole laddove non ha considerato le legittime aspettative dei lavoratori precedentemente assunti presso le ex società miste, ormai poste in liquidazione, atteso che il Legislatore italiano ha predisposto precisi ed indiscussi strumenti giuridici a presidio della posizione di coloro che purtroppo sono stati estromessi da tali società. Il parere, dunque, ha indicato in modo puntuale le norme di legge che, rinviando alla disciplina privatistica dell’articolo 2112 c.c, impongono il rispetto dei criteri preferenziali di inserimento dei lavoratori precedentemente assunti presso gli organismi della nuova società, con la previsione del passaggio automatico del personale che era stato in forza ad altra azienda di proprietà in tutto o in parte pubblica nella nuova azienda che ha avuto conferita l’attività precedentemente svolta dalla prima". "L’elaborato - puntualizza Stefano Morabito - ha, altresì, indicato una pronuncia emessa dalla Suprema Corte di Cassazione che, investita ripetutamente dalla medesima questione, ha rimarcato la necessità di osservare le disposizioni in tema di diritto di precedenza, al fine di tenere in debito conto le esperienze acquisite dai singoli dipendenti e le anzianità di servizio maturate durante tutta la durata del rapporto di lavoro, senza ricorrere al reclutamento di nuove figure lavorative prive dei suddetti requisiti di esperienza ed anzianità. Ne deriva che, solo dopo aver provveduto al reinserimento delle suddette maestranze, la nuova società potrà ricorrere agli ordinari criteri di scelta del personale dipendente, residuandone le esigenze lavorative dell’azienda. Sulla base di tali coordinate normative ed interpretative, si è giunti alla conclusione che il Comune di Reggio Calabria, nonostante la sconveniente decisione di costituire due nuove società in house, a capitale interamente pubblico, debba ricorrere al sistema della selezione pubblica, inserendo all’interno del relativo avviso una apposita clausola di salvaguardia del personale assunto alle dipendenze della precedente società Multiservizi S.p.a. ora in liquidazione, con la possibilità di rinviare ad una ulteriore fase di reclutamento di altri dipendenti nella sola ipotesi in cui ciò sarà necessario per rendere più efficiente il servizio prestato dalla medesima società. Per queste ragioni, riteniamo di dover chiedere alla commissione consiliare Lavoro e sviluppo di prendere nella debita considerazione il parere in oggetto e, nel contempo, visto l’annuncio della convocazione di un Consiglio Comunale che dovrebbe affrontare la tematica della approvazione del piano industriale delle nuove società in house, che dovrebbe tenersi proprio nel periodo delle feste natalizie, manifestiamo la nostra preoccupazione di fronte all’eventualità che temi così importanti vengano affrontati proprio mentre l’attenzione pubblica è maggiormente distratta. Riteniamo, infatti, che sia di interesse di tutta la città - è il parere dei membri dell'associazione - che queste problematiche vengano discusse in un contesto di massima attenzione e trasparenza, nell’ottica di condividere con i cittadini le problematiche e le possibili soluzioni. Pertanto, ci rivolgiamo al presidente del Consiglio Comunale affinché  proceda alla convocazione di un Consiglio Comunale aperto alla cittadinanza che dibatta la tematica della situazione delle nuove società, della gestione dei servizi ad essa connessi e delle risposte che sia i cittadini che gli ex lavoratori Multiservizi (che da cinque mesi non percepiscono neppure l’assegno loro dovuto per i tirocini formativi!) attendono ormai da troppo tempo". 

 

'Ndrangheta, operazione "Il Principe": fermati cinque presunti affiliati alla cosca De Stefano

E’ in corso dalle prime ore di questa mattina un’operazione congiunta della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri di Reggio Calabria per l’esecuzione di cinque fermi di indiziato di delitto emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria nei confronti di alcuni esponenti della cosca De Stefano di Reggio Calabria. I particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà presso la Procura della Repubblica di Reggio Calabria alle ore 11.30.

Indagine Sole 24 Ore: la politica reggina taccia e si nasconda

No, non ci hanno risparmiato neppure le loro patetiche recriminazioni condite da arrampicate sugli specchi che regalano su un piatto d'argento, come poche altre certificazioni, il sigillo della loro inconsistenza. Sono i politici reggini che, spiazzati dalla pubblicazione dei risultati dell'annuale indagine del "Sole 24 Ore", quadro completo sulla "Qualità della vita" nelle varie province italiane, non hanno sentito nemmeno l'obbligo, morale prima di tutto, di reagire nell'unico modo possibile: nascondersi e tacere! Pur ricoprendo incarichi istituzionali ai massimi vertici, come se la faccenda non li riguardasse direttamente e colpevolmente, hanno snocciolato il trito e ritrito rosario di responsabilità storiche e di quanto bene ha arrecato finalmente la loro preziosissima opera al servizio della collettività. Un lavoro indefesso e geniale finalizzato proprio a far risalire la china ad una landa disperata. Senza vergogna hanno azzardato analisi sociologiche, pregni della loro crassa ignoranza e della sicurezza derivante dal consenso, mal riposto, ricevuto. Giustificarsi con l'argomento dell'atavica un'arretratezza che coinvolge da oltre un secolo l'intero Sud dovrebbe, se solo fossero animati da amor proprio, indurli a farsi da parte per manifesta incapacità.  Perché delle due l'una: o sono in grado di amministrare una comunità, sia essa una città o una provincia, con un piglio ed un'intelligenza tali da permettere un miglioramento della vita quotidiana dei cittadini o, in assenza di questo prerequisito, devono limitarsi a prendere atto della loro inutilità, o peggio, dei danni che arrecano. Un allontanamento volontario che, possibilmente, sia accompagnato dalle scuse dovute per i guai procurati. Personaggi che, mossi solo da una sfrenata ambizione personale e dall'ansia di recintare i propri rispettivi orticelli maleodoranti, non hanno dimostrato di saper contribuire alla indispensabile inversione di rotta, hanno solo questo bivio davanti agli occhi. Al contrario, con ineguagliabile coraggio, hanno l'ardire di sostenere, di fronte agli inoppugnabili dati presenti nel report del Sole 24 Ore, rivendicazioni nei confronti dei governi passati, presenti e, chissà, magari anche quelli futuri, tutti indistintamente e deliberatamente mossi da un'unica ragione esistenziale: tenere sotto scacco Reggio Calabria. Da lì alla formulazione della cantilena dell'elenco che comprende le infinite risorse "meravigliose", ma inespresse, di quest'area, è un attimo. Così come crogiolarsi nella convinzione che, in fondo, da tempo, la classifica in questione relega l'area dello Stretto nelle retrovie. Cosa volete che importi se Reggio Calabria è fra le ultime dieci, venti o trenta o, come quest'anno, umiliata, in fondo alla graduatoria? No, non hanno nemmeno un briciolo di orgoglio, ma non disperiamo: dal prossimo anno a far ridere l'Italia provevderà la "Città Metropolitana" che, addirittura, già in questi mesi, è riuscita a piazzare qualche mastello della differenziata qua e là e, addirittura, udite udite, ad aprire un asilo comunale!

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