Tallini:"Le Regioni sono un soggetto istituzionale imprescindibile"

“Le Regioni sono un soggetto istituzionale imprescindibile che ha valenza anche europea. L’assetto che le riguarda può anche essere oggetto di riflessione dopo mezzo secolo dalla loro istituzione, ma, come giustamente afferma il presidente Mattarella, l’autonomia delle Regioni è fondamento della democrazia. Indietro non si torna - sostiene il presidente del Consiglio regionale della Calabria Domenico Tallini - e, per andare avanti superando conflitti e sovrapposizioni tra poteri dello Stato costituzionalmente rilevanti, è necessario aprire una discussione, come sta per farsi all’interno della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative regionali. Ombre e luci - conclude Tallini - e anche errori non di poco contro, nel replicare a volte il centralismo statuale nel rapporto con gli altri poteri orizzontali ad incominciare dai Comuni, tuttavia le Regioni hanno sempre rappresentato un pezzo cruciale dell’unità della Repubblica e un presidio di libertà per i cittadini da esse rappresentati”. 

Chirillo (Confesercenti) esprime preoccupazione per il regionalismo differenziato

Preoccupazione per i possibili effetti del regionalismo differenziato sulla già fragile economia del Sud. Delusione per la forbice che sembra ampliarsi sempre di più tra la politica e i bisogni concreti dei settori produttivi del Paese, in particolare delle piccole e medie imprese.

Sono i due grandi temi che il presidente di Confesercenti Catanzaro, Francesco Chirillo, ha affrontato oggi, presso la sede associativa di via Lucrezia della Valle, incontrando il deputato del Pd Antonio Viscomi.

Il primo di una serie di appuntamenti pianificati per i mesi di giugno e luglio, con parlamentari calabresi di tutti gli schieramenti: da Fratelli d'Italia al Movimento 5 Stelle, da Forza Italia alla Lega.

“Confesercenti - ha spiegato il presidente Chirillo - rappresenta un tessuto di persone che vivono i territori capillarmente, ne conoscono a fondo le problematiche e propongono una loro precisa idea di società. Con questi incontri chiediamo ai nostri deputati e senatori un'attenzione costante e continua alle esigenze del mondo produttivo, non soltanto circoscritta al momento elettorale”. L'on. Viscomi ha subito accolto  l'invito di Confesercenti Catanzaro, condividendo gran parte delle perplessità espresse da Francesco Chirillo. Con riferimento ai disegni autonomisti di alcune regioni del Nord, l'esponente del Pd ha definito le modalità di attuazione del regionalismo differenziato “pericolose”.

“Basti pensare al Veneto - ha rimarcato Viscomi - che chiede libertà di gestione su ben ventitré materie. In pratica, siamo di fronte alla creazione di un micro-Stato. Non è più neanche federalismo, siamo alla secessione”.

In questo contesto, ha rilanciato Chirillo, se è vero che “oggi manca una adeguata visione nazionale del Sud e dei suoi bisogni, poco o nulla ha cambiato la nomina di un ministro con la delega al Mezzogiorno”.

Altrettanto poi, ha lamentato il presidente di Confesercenti, avviene a livello locale “dove la Regione Calabria resta impermeabile al confronto con le associazioni rappresentative delle imprese, dell'economia, del lavoro”.

La considerazione conclusiva di Chirillo ha avuto come destinatario il Governo, con un invito “a uscire dall'equivoco di un Decreto dignità che, come dimostrano i fatti, non aiuta la ripresa occupazionale. Invece, occorre mettere subito mano alla crescita, alla diminuzione delle tasse e al sostegno alle imprese”. 

Autonomia rafforzata, FI Giovani: "Il governo vuole cancellare il Sud"

"Il governo giallo-verde si fermi, prima di danneggiare ulteriormente larghe aree del Paese con questo tentativo di secessione mascherata. L'autonomia rafforzata richiesta dalle regioni del Nord, che chiedono più competenze e più spesa, rischia di diventare un vero e proprio squarcio dell'unità del Paese, riconoscendo per legge aree di serie A e aree di serie B. Assai grave che questa proposta arrivi proprio da un governo in cui l'azionista di maggioranza che lo compone ha fatto man bassa di voti al Sud, con una folta schiera di parlamentari meridionali pronti con il loro voto ad avallare misure che attentano proprio ai territori che li hanno eletti. Noi diciamo no a questo scempio e chiediamo invece che il governo si impegni ad individuare i fabbisogni standard prima di dare attuazione alle intese con le regioni più ricche, che si impegni a garantire a tutti gli italiani gli stessi livelli essenziali, dalla sanità all'istruzione, dai trasporti alle infrastrutture. Sogniamo un Paese con più opportunità per tutti, in cui i modelli amministrativi locali vincenti vengano esportati e quelli meno virtuosi invece responsabilizzati, non abbandonati a loro stessi. È inaccettabile che le forze di maggioranza utilizzino il Sud come merce di scambio: l'autonomia di una parte del Paese in cambio delle misure assistenzialiste per un'altra parte."

Lo scrive in una nota Vincenzo Trotta, coordinatore provinciale Forza Italia Giovani Cosenza

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Crisi del regionalismo, per la Cgil "Serve una svolta concreta su investimenti, riforme, giovani e lavoro"

Riceviamo e pubblichiamo

Nei prossimi giorni a Lecce si svolgeranno le giornate del lavoro e l’assemblea generale della Cgil sui temi del Mezzogiorno e del programma Laboratorio Sud. Sarà una importante occasione per rimettere al centro della discussione le politiche nazionali per il Sud e le scelte di un Governo che dovrebbe puntare di più sulla crescita, attraverso investimenti pubblici e privati, meno su bonus e decontribuzioni a pioggia che, una volta terminati, producono bassa occupazione, precariato e lavoro nero. I dati sul Mezzogiorno degli ultimi rapporti Svimez ed Istat configurano l’ultimo ventennio come il periodo più lungo di stagnazione a crescita zero, producendo nel Sud ed in modo particolare in Calabria un clima generale di sfiducia e rassegnazione. Gli indicatori economici e sociali ci consegnano una Regione al primo posto per disoccupazione,soprattutto giovanile e femminile, all’ultimo posto in Italia come capacità di PIL procapite, e terzultima in Europa. L’aumento della povertà assoluta e relativa è preoccupante. Nell’ultimo triennio, la chiusura dei fondi strutturali 2007-2013 con progettazione sponda, di filiera ed a pioggia, ha prodotto un trend positivo in alcuni settori come il manifatturiero e l’agricoltura, ma già da quest’anno abbiamo riscontrato in questi settori un calo rispettivamente del 30% e 8,9% . Nel settore del turismo, le condizioni internazionali, geopolitiche, la crisi del mediterraneo, hanno incentivato le presenze nella nostra regione che non hanno però prodotto misure strutturali ed occupazione. Nel settore del turismo stagionale, quest’anno, 2 lavoratori su 3 in Calabria hanno lavorato in nero e senza tutele contrattuali, il lavoro sommerso nei diversi settori è aumentato, così come l’evasione fiscale, la corruzione, la disoccupazione giovanile e femminile. Ogni anno, migliaia di giovani vanno via dalla Calabria. Il peso dell’economia criminale, dell’azione della ndrangheta sul tessuto economico e sociale, dal controllo della spesa e gestione comunitaria, dal racket al caporalato, da ultimo agli interessi dei fenomeni migratori, sono il cancro che sta divorando il futuro di intere generazioni e il territorio. La ndrangheta di seconda generazione è diventata essa stessa “classe dirigente” condizionando il funzionamento di enti e istituzioni. Per fronteggiare queste emergenze, sarebbe stata necessaria una svolta nelle politiche nazionali e regionali verso il Sud e la Calabria, facendo diventare il regionalismo motore per il rinnovamento e la crescita economica e sociale. La Calabria conta 405 Comuni di cui oltre 300 sotto i 3000 abitanti, molti di questi, allocati in aree interne, sono assoggettati  a un   processo graduale di spopolamento e di una conseguente demografica. La Calabria è una regione vecchia, necessita di riforme, a partire dalla geografia istituzionale, dalle partecipate regionali, dagli enti strumentali in parte commissariati. A fronte di una programmazione comunitaria inefficace dal 2000-2013, il nuovo governo Regionale Calabrese, in carica dal 2014, poteva invertire una tendenza con la nuova programmazione. Così non è stato. A nulla sono valse le richieste anche nei diversi comitati di sorveglianza Por che abbiamo fatto come Cgil per una inversione di tendenza della spesa per evitare interventi parcellizzati, che non avrebbero garantito  qualità, sviluppo, lavoro, impedito la  tracciabilità della spesa dei soggetti beneficiari, cosa richiesta anche dalla commissione europea. Dopo il Patto per la Calabria, il masterplan, il patto per il Sud, i contratti di sviluppo, a forte ritardo di esercizio, come sindacato unitario abbiamo proposto nelle diverse cabine di regia tenute nei tavoli con la giunta regionale, un piano di sviluppo per elaborare un Piano regionale per il laboro, partendo dalla Zes di Gioia Tauro, dalla logistica e mobilità, dall’assetto e dalla difesa del suolo e manutenzione del territorio, dalle filiere agroalimentari e produttive, dai beni archeologici, culturali ed ambientali, al turismo, con il coinvolgimento delle università e del mondo della ricerca per incentivare nuove start up ed i giovani che sono in fuga dalla Calabria. Nulla di tutto ciò. Le cabine di regia sono state per lo più la rassegna ripetuta di elenchi di numeri, di percentuali, che ad oggi hanno avuto solo ed esclusivamente il valore della conoscenza teorica ma che non hanno prodotto alcuna azione significativa e di esercizio, o apertura di cantieri reali. Con rammarico, constatiamo che ci troviamo di fronte al livello più alto di crisi del regionalismo Calabrese, con interi settori commissariati, salute, agricoltura, turismo, attività produttive, ed un Consiglio regionale svilito che si riunisce solo 6 volte in un anno, impermeabile ed insensibile all’emergenza sociale, che non ha un sussulto e non si interroga nemmeno quando la Calabria brucia nella stagione degli incendi. Per queste ragioni occorre una svolta concreta della giunta e dell’intero consiglio regionale in questa coda di consiliatura che dia credibilità all’azione politica.  Di fronte a tale stato di cose avvieremo iniziative, assemblee e manifestazioni di carattere territoriale e regionale per ricercare alleanze unitarie e contribuire a costruire momenti di confronto con quella Calabria che non è ancora rassegnata, con i giovani, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle piazze, per ridare centralità e speranza allo sviluppo, al lavoro, la legalità, la salute e il territorio". 

Angelo Sposato  Segretario generale Cgil Calabria

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"Regionalismo differenziato", Forza Italia propone un referendum

In una dichiarazione congiunta i Capigruppo in Consiglio regionale Alessandro Nicolò (Forza Italia) e Francesco Cannizzaro (Casa delle libertà) affermano quanto segue:

“Un rilancio del regionalismo differenziato in chiave di opportunità e di sviluppo per i territori che, pur nella cornice unitaria, veda protagoniste le realtà locali conferendo loro maggiori funzioni decisionali, accrescendo i poteri dei Sindaci, riconoscendo un più incisivo esercizio dei poteri sostituivi statali per conseguire obiettivi di perequazione economica, infrastrutturale e sociale nonché l’uguaglianza dei cittadini nell’erogazione dei servizi essenziali.

E’ questo lo spirito che anima la proposta referendaria lanciata in occasione del recente incontro alla Camera dei deputati promossa dal gruppo parlamentare di Forza Italia.

In sintonia con i Parlamentari Roberto Occhiuto e Jole Santelli - Coordinatrice Regionale - i Sindaci ed il Responsabile Nazionale degli Enti Locali di Forza Italia Marcello Fiori, cureremo un lavoro finalizzato alla redazione di una serie di quesiti da sottoporre ai Consigli comunali per un ripensamento del sistema Stato-Autonomie Locali. Dunque, maggiore sussidiarietà e cogestione del livello centrale e dei livelli periferici. Allo studio, un disegno di legge per chiedere un referendum consultivo: il percorso è quello previsto dall’art. 116 della Costituzione che dà la possibilità alle Regioni di richiedere ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia concernenti alcune materie elencate nell’art. 117. Quel regionalismo a ‘geometria variabile’ nel quale - lungi dal coltivare velleità identitarie - s’intende invece aumentare l’intervento dello Stato nelle regioni del Mezzogiorno per inverare processi di crescita e sanare lo storico divario che le separa da quelle del Nord.

Un’azione incisiva dunque, non in termini di assistenzialismo, ma che ponga le basi reali per un sviluppo endogeno soprattutto rispetto ai temi del progresso sostenibile contro lo svilimento dei diritti sociali e del sistema ‘sanità’ e per la promozione dell’agricoltura e del turismo.

Il progetto potrebbe guardare anche alla creazione di Macroregioni, quali enti sovraordinati di programmazione e normazione territoriale, con l’obiettivo di favorire tutte le intese necessarie (ai sensi dell’art. 117, ottavo comma, della Costituzione) per l’esercizio unitario.

Il valore autentico risiede nell’impegno di rinnovamento per il progresso del Sud e dell’Italia. Perché se cresce il Mezzogiorno, cresce l’intero Paese”.

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