Mafia, Consiglio comunale sciolto in Calabria

Su proposta del ministro dell'interno Luciana Lamorgese, il Consiglio dei ministri ha deliberato lo scioglimento del Comune di Pizzo.

In seguito al provvedimento, che avrà una durata di 18 mesi, l'ente sarà affidato ad una commissione nominata dal prefetto di Vibo Valentia.

Lo scioglimento giunge in seguito all'operazione "Rinascita Scott" della Dda di Catanzaro, che ha portato all'arresto di oltre 300 persone, tra le quali anche l'allora sindaco di Pizzo, Gianluca Callipo.

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Scioglimento Comuni per mafia, Nicolò (FdI): "Legge da rivedere"

“Non ho dubbi sulla validità dello strumento ‘scioglimento dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose’, ma sono altrettanto certo che tale strumento vada ripensato, attualizzato e riformato per renderlo più efficace agli scopi prefissi”.

Lo afferma in una nota il consigliere regionale Alessandro Nicolò (FdI), aggiungendo: ”In Calabria, regione che detiene il triste record delle amministrazioni sciolte, sono tanti i Comuni raggiunti svariate volte da questi provvedimenti con veri e propri casi-limite di consigli comunali sciolti in media anche ogni due anni. Basterebbero questi dati per cogliere con palmare evidenza l’esigenza di riformare una normativa che manifestamente non riesce a produrre gli effetti desiderati”.

“Il problema non s’è certo attenuato. Tutt’altro. I Comuni, gli enti elettivi e altre istituzioni locali – prosegue l’esponente politico – sono sempre più sottoposti alle interessatissime attenzioni delle organizzazioni mafiose perché la criminalità non mette certo da parte l’intenzione di incidere sugli organi delle amministrazioni sia infiltrandosi all’interno, sia esercitando forme di pressione dall’esterno”. Ancora Nicolò: “Se non ci sono dubbi sulla costituzionalità della normativa, stante il pronunciamento della Consulta, non poche perplessità nascono sul quadro probatorio che sorregge taluni provvedimenti e sull’efficacia dei periodi di commissariamento straordinario degli enti sciolti. Dato per assodato che non ci si basa su reati bensì su indizi e circostanze sospette, appare assai dubbio l’utilizzo di semplici rapporti di amicizia e parentela, neanche sorretti da frequentazione, e di fatti e situazioni che neppure il magistrato inquirente più pignolo prenderebbe in seria considerazione. D’altra parte sono sempre più frequenti le bocciature dei decreti di scioglimento dei consigli comunali, come confermano le sentenze adottate dal Tar del Lazio per un’importante città come Lamezia Terme e una grande cittadina come Marina di Gioiosa Ionica, i cui scioglimenti sono stati annullati in un giorno solo”.

“Dice niente – continua Alessandro Nicolò – che l’attuale presidente della Commissione parlamentare antimafia, senatore Morra, si pronunci pubblicamente a favore della necessità di ripensare l’attuale normativa sugli scioglimenti? Ed è doveroso ricordare che un’altra figura politica, l’onorevole Bindi, che ha guidato la stessa Commissione nella scorsa legislatura, aveva avanzato perplessità sulla rigidità dell’attuale normativa”.

“Che ci siano molte cose da rivedere – conclude Nicolò – lo ha confermato di recente lo stesso procuratore Gratteri prospettando l’esigenza di dotare di maggiori poteri i commissari straordinari degli enti disciolti, ad esempio, conferendo la possibilità di annullare delibere volute dall’amministrazione precedente fino all’adozione di provvedimenti di licenziamento per taluni casi”. gm L’Ufficio Stampa

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Consigli comunali sciolti per infiltrazioni mafiose, legge inadatta e stantia

In merito alla sentenza del Tar che ribalta la decisione relativa allo scioglimento del Consiglio comunale di Lamezia Terme e riabilita sindaco, giunta e civico consesso ai loro rispettivi ruoli istituzionali è d’uopo fare una profonda riflessione relativamente ad una legge, quella sugli scioglimenti dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose, che sia nella forma, sia nell’applicazione, si dimostra inadatta e stantia.

Al netto delle reazioni politiche sulla sentenza, che certamente crea un precedente non indifferente sulla questione, emerge un sentimento trionfalistico che, per quanto legittimo possa essere, si inquadra come dicevano i latini, nella visione del “Pro domo sua” e che non incentra la discussione su di un aspetto fondamentale della triste vicenda politica e giudiziaria che, per quanto oggi possa apparire foriera di giustizia e di riscatto per la città, domani potrebbe essere nuovamente ribaltata da una nuova sentenza del Consiglio di Stato.

All’indomani del terzo scioglimento per infiltrazioni mafiosa che interessò Lamezia Terme, parlai infatti di legge inadeguata, che come quel cane che si morde la coda, conculca la volontà popolare ed allo stesso tempo non previene il cancro che divora ed uccide l’istituzione civica, come quel medico che decide non di curare l’ammalato bensì di sopprimerlo facendo venire meno la funzioni degli organi vitali.

Il numero dei consigli comunali sciolti per mafia risulta essere alla data attuale in continua crescita, con il record battuto nel corso del 2017 con il serio rischio che, come la spada di Damocle che incombe sulla testa di una città, lo stesso Comune incorra in un nuovo scioglimento per condizionamenti mafiosi, cosa che nella città di Lamezia Terme, conosciamo a menadito.

Tutto questo deve portare e soprattutto puntare l’attenzione massima su di un fattore imprescindibile che è quello relativo ad una legge che sappia finalmente disciplinare la materia partendo dalla prevenzione e dallo studio sulla fragilità degli Enti locali, sulle cause che trascinano un’amministrazione in condizionamenti esterni e spesso anche interni e che hanno come effetto deleterio sempre il provvedimento di scioglimento.

Numerose nel corso degli ultimi anni sono state le proposte di modifica rispetto alla legge in questione, con tanto di promessa e di attenzione anche da parte della Commissione parlamentare anti-mafia, ma ancora ad oggi tutto appare come lettera morta e si assiste a forme burocratiche portate al parossismo e sentenze che cambiano assetti democratici per poi nuovamente riportarli all’ordine costituito e poi chissà azzerare nuovamente il tutto.

Se è vero che questa legge ha fatto il suo tempo e che i vari schieramenti politici sembrano trovarsi d’accordo su ciò, altro non resta che cambiarla con un’altra che tenga finalmente conto dei singoli casi e dello studio dell’ambiente e dei possibili condizionamenti, impedendone quindi sul nascere le deleterie commistioni tra mondo politico e criminalità organizzata ed allo stesso tempo discernere i ruoli e le responsabilità di Civici consessi e Giunte comunali, per arrivare ad una chiara e marcata differenza tra gestione ed amministrazione.

Altro aspetto poi da affrontare è la fase successiva ad uno scioglimento per infiltrazioni mafiose, non è infatti più accettabile in una nazione che possa considerarsi civile ed avanzata, che chi venga chiamato a gestire i comuni commissariati, si presenti totalmente inadeguato a tale funzione e compito ed in questa città nell’ultimo anno ne abbiamo avuto contezza sufficiente, con commissari dello Stato che hanno pensato a trincerarsi nella loro presunta fortezza di vetro, credendo in maniera erronea che sarebbe bastato far rispettare le varie normative senza adattarle al territorio impendendo cosi il minimo sviluppo di crescita sociale ed economica che anche in una fase commissariale, lo Stato in una città, dovrebbe garantire.

Invito con tale mia riflessione tutto il mondo politico e culturale della città ad avviare una seria iniziativa tesa a sensibilizzare il governo ad una rapida modifica della legge sugli scioglimenti per condizionamenti mafiosi dei Comuni, partendo sui poteri che si possano attribuire ai consigli comunali, sul funzionamento e sull’efficacia delle giunte e sugli effettivi poteri dei sindaci e con particolare attenzione sui poteri da assegnare ai commissari prefettizi e sui percorsi riabilitativi dei Comuni oggetto di provvedimento di scioglimento. 

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'Ndrangheta: il Consiglio dei ministri scioglie due Comuni nel Vibonese

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’interno Marco Minniti, a norma dell’articolo 143 del Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali (Tuel), ha deliberato lo scioglimento dei Consigli comunali di Trecastagni (CT), Surbo (LE), San Gregorio d’Ippona (VV) e Briatico (VV), in ragione delle riscontrate ingerenze da parte della criminalità organizzata.

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Calabria, 'ndrangheta: sciolti tre Consigli comunali

"Il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’interno Marco Minniti, ha deliberato lo scioglimento dei Consigli comunali di San Felice a Cancello (Caserta), Laureana di Borrello (Reggio Calabria), Bova Marina (Reggio Calabria) e Gioia Tauro (Reggio Calabria), per accertati condizionamenti dell’attività amministrativa da parte della criminalità organizzata.

La gestione degli enti, già sciolti per motivi amministrativi, viene pertanto affidata ad apposite Commissioni, a norma dell’articolo 143 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali"

È quanto si legge in un comunicato stampa della  presidenza del Consiglio dei ministri

 

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Scioglimento Comuni per 'ndrangheta, D'Ascola: "Lo Stato affianchi il sindaco"

Si è svolta a Marina di Gioiosa Jonica, la  tavola rotonda dal titolo “Scioglimento dei Comuni per sospette infiltrazioni mafiose.. a che punto siamo?”. Tra i relatori, era presente Nico D’Ascola, responsabile giustizia Area Popolare e componente Commissione giustizia al Senato. "Dobbiamo interessarci sia della fase condizionante che delle conseguenze – ha dichiarato il senatore – la legge è scritta con estrema chiarezza e ci sono delle fattispecie condizionanti. La prima è costituita dalla presenza di collegamenti diretti o indiretti con le organizzazioni mafiose. La seconda si caratterizza sul versante dei diritti essenziali dei cittadini. Se c’è un condizionamento che impedisce all'ente territoriale di manifestare la propria volontà, questo  offende i diritti dei cittadini. La terza fattispecie riguarda la sicurezza pubblica.  Secondo la tradizione i beni giuridici di massima rilevanza, non  si possono tutelare quando sono offesi. L’ essenzialità di tali beni comporta il ricorso alla categoria del pericolo nell’ambito della pubblica sicurezza, conformemente ai principi costituzionali". "Le norme di  cui stiamo discutendo – ha evidenziato D’Ascola -  riguardano un fatto, poiché puniscono l' infiltrazione criminale nell'amministrazione che non ha più, dunque,  il  diritto di manifestare la propria volontà, senza condizionamenti". Il sindaco – ha concluso il senatore - deve creare sistemi di neutralizzazione, ma lo Stato lo deve affiancare, per garantire che l' amministrazione del Comune sia funzionale agli interessi dei cittadini e agli interessi economici dei contesti territoriali. Gli amministratori non devono essere custodi. La funzione del custode è di evitare il rischio di riammissione del bene nel circuito criminale. Stiamo discutendo un testo al Senato, in cui compare una nuova figura di amministratore. Certamente il funzionario prefettizio, non può  gestire l'ente come un amministratore". All’incontro, hanno partecipato tra gli altri, il Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Antonio Vincenzo Lombardo, Giorgio Imperitura, presidente Assemblea Assocomuni Locride, Pietro Fuda, sindaco di Siderno, Giovanni Piccolo, presidente Assocomuni città della piana, Roberto Vizzari, presidente Assocomuni dello stretto, Mauro Ottobre, deputato. Le conclusioni sono state affidate al viceministro all’interno Filippo Bubbico. 

Sabato tavola rotonda sullo scioglimento dei Comuni per sospette infiltrazioni

l senatore Nico D’Ascola interverrà alla tavola rotonda dal titolo “Scioglimento dei Comuni per sospette infiltrazioni mafiose.. a che punto siamo?”. I relatori discuteranno sul tema “Le norme, l’evoluzione della giurisprudenza e lo stato attuale. Ipotesi di interventi correttivi”. Ai lavori che saranno presieduti da Antonio Vincenzo Lombardo, Procuratore della Repubblica di Catanzaro, interverranno Domenico Vestito, sindaco di Marina di Gioiosa Ionica, Giorgio Imperitura, presidente Assemblea Assocomuni Locride, Giuseppe Strangio, presidente comitato Assocomuni Locride, Pietro Fuda, sindaco di Siderno, Giovanni Piccolo, presidente Assocomuni città della Piana, Roberto Vizzari, presidente Assocomuni dello stretto, Serena Callipari, presidente Anga Locri, Mauro Ottobre, deputato. Seguiranno gli approfondimenti di Arturo Bianco, Ciom Idea – già consulente Commissione Antimafia, Ernesto Magorno, Commissione Antimafia, Antonio Le Donne, segretario generale comune di Messina, senatore Nico D’Ascola, componente Commissione giustizia Senato, Elio Costa, sindaco di Vibo Valentia. Le conclusioni saranno affidate al viceministro dell’interno Filippo Bubbico. I lavori saranno moderati da Michele Albanese, giornalista del Quotidiano della Calabria. La tavola rotonda si terrà sabato 27 giugno, presso la sala conferenze Palazzo Municipale, via F.lli Rosselli, Marina di Gioiosa Ionica, con inizio alle ore 10. L’evento è accredito presso l’Ordine degli avvocati di Locri.

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