'Ndrangheta, beni per un valore di 700 mila euro sequestrati nel Vibonese

Beni per un valore di 700 mila euro, direttamente o indirettamente riconducibili all'esponente di una cosca di 'ndrangheta del Vibonese, sono stati sequestrati dalla Guardia di finanza di Vibo Valentia.

Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Catanzaro, su richiesta della locale Procura distrettuale, in seguito ai risultati di un'indagine che ha coinvolto una persona condannata, con sentenza definitiva, per reati di associazione mafiosa e traffico di sostanze stupefacenti.

Gli accertamenti patrimoniali, condotti anche a carico del nucleo familiare e di terzi intestatari fittizi di beni, hanno consentito di rilevare una sproporzione tra il patrimonio accertato e la capacità reddituale dichiarata. 

Pertanto, sono stati sottoposti a sequestro: sei fabbricati, un terreno, una ditta operante nel settore del commercio di autovetture e di autoveicoli leggeri con 25 automezzi e disponibilità finanziarie di varia natura, detenute dall'uomo o dai suoi familiari in vari istituti di credito.  

 

Le infiltrazioni della 'ndrangheta nel commercio dei prodotti petroliferi, sequestrati beni per 80 milioni di euro

I finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, con il supporto operativo dello Scico, sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia reggina, hanno eseguito – in Piemonte, Lombardia, Trentino Alto-Adige, Emilia Romagna, Lazio, Campania, Calabria e Germania – un sequestro di beni - per un valore complessivamente stimato in oltre 80 milioni di euro - riconducibili a tre imprenditori reggini operanti prevalentemente nel settore del commercio dei prodotti petroliferi.

La presunta figura criminale degli imprenditori era emersa nell’ambito dell’operazione “Andrea Doria”, conclusasi nell’aprile del 2021 con l’esecuzione di provvedimenti cautelari personali nei confronti di 23 persone, tra cui i destinatari dei provvedimenti eseguiti oggi.

L’operazione ha fatto luce su un presunto sistema di frode fiscale, realizzata nel settore del commercio di prodotti petroliferi, imperniata su fittizie triangolazioni societarie, finalizzate ad evadere l’Iva e le accise, nonché sull’impiego di false dichiarazioni di intento, istituto che consente di acquistare in regime di non imponibilità.

In particolare, l’associazione avrebbe gestito l’intera filiera della distribuzione del prodotto petrolifero dal deposito fiscale fino ai distributori stradali, interponendo tra queste due estremità della catena una serie di operatori economici - imprese “cartiera” di commercio di carburante, depositi commerciali e brokers locali - con lo scopo di evadere le imposte, attraverso l’emissione e l’utilizzo delle dichiarazioni di intento. Le società “cartiere” avrebbero asserito di possedere tutti i requisiti richiesti al fine di poter beneficiare delle agevolazioni previste dalla normativa di settore, acquistando il prodotto petrolifero senza l'applicazione dell’Iva. Tale prodotto, a seguito di meri passaggi “cartolari” tra le società coinvolte, sarebbe stato ceduto a prezzi concorrenziali a specifici clienti, ai danni, peraltro, degli onesti imprenditori del settore. Da ultimo, il sistema di ripulitura degli incassi sarebbe avvenuto anche per il tramite di famiglie di ‘ndrangheta portatrici di interessi nel settore della distribuzione dei prodotti petroliferi.

Pertanto, la Direzione distrettuale antimafia reggina ha delegato il Gico a svolgere un'indagine a carattere economico/patrimoniale finalizzata all’applicazione misure di prevenzione personali e patrimoniali.

L’attività, anche valorizzando le risultanze delle precedenti indagini, ha consentito di rilevare, attraverso una complessa e articolata attività di riscontro, il patrimonio direttamente e indirettamente nella disponibilità dei tre imprenditori, il cui valore sarebbe risultato sproporzionato rispetto alla capacità reddituale manifestata.

Su queste basi, il Tribunale di Reggio Calabria ha disposto il sequestro di 20 imprese - 3 delle quali con sede in Germania, attive prevalentemente nei settori del trasporto merci su strada, del commercio di prodotti petroliferi e del trattamento e smaltimento di rifiuti non pericolosi - 50 terreni, 10 fabbricati, 86 tra automezzi ed autoveicoli, anche di lusso, oltre 1 milione di euro in denaro contante e disponibilità finanziarie, per un valore complessivamente stimato in oltre 80 milioni di euro.

Beni per 3 mln sequestrati a Soverato

I finanzieri del Comando provinciale di Catanzaro hanno eseguito un decreto con il quale il Tribunale di Catanzaro ha disposto il sequestro, finalizzato alla confisca di un patrimonio, del valore di oltre 3 milioni di euro, riconducibile a un soggetto attivo nel settore medico-sanitario, ritenuto “socialmente pericoloso” nell’accezione del codice antimafia alla luce di condanne definitive e di precedenti penali e di polizia per i reati di peculato, falso in bilancio, truffa e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

 Il sequestro, che ha riguardato tutti i beni mobili e immobili (terreni e fabbricati), le quote sociali e i rapporti bancari intestati e/o riconducibili al destinatario della misura e a un suo stretto congiunto scaturisce da indagini di natura economico-patrimoniale svolte dalla compagnia della guardia di finanza di Soverato, le quali hanno consentito di appurare la sproporzione del suo ingente patrimonio rispetto ai redditi dichiarati e ai proventi dell’attività lavorativa svolta sin dal 2005. 

Il procedimento, volto alla verifica della sussistenza dei presupposti per l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale, è ancora in corso e si inserisce nell’azione di aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati svolta dalla guardia di finanza sotto l’egida dell’autorità giudiziaria.

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Tra i beni sequestrati a imprenditore calabrese oltre 2 milioni di euro nascosti in due valigie

I finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, con il coordinamento della locale Direzione distrettuale antimafia, hanno dato esecuzione ad un provvedimento emesso dal Tribunale reggino che dispone il sequestro di beni - per un valore complessivo stimato in circa 3,5 milioni di euro - riconducibili ad un imprenditore reggino, operante nel settore del commercio carburanti.

La figura del destinatario della misura era emersa nell’ambito dell’operazione “Andrea Doria”, eseguita dalla guardia di finanza in un'attività di contrasto all’infiltrazione della ‘ndrangheta nell’economia legale, che avrebbe permesso di scoprire l’esistenza di una struttura organizzata, attiva nel commercio di prodotti petroliferi, dotata di un meccanismo ben collaudato con lo scopo principale di evadere le imposte, attraverso l’emissione e l’improprio utilizzo delle  “dichiarazioni di Intento”. In particolare, sotto la direzione strategica di un commercialista campano e con la comprovata compiacenza di soggetti esercenti depositi fiscali e commerciali ubicati in Calabria e Puglia, le organizzazioni criminali avrebbero realizzato il controllo dell’intera filiera della distribuzione del prodotto petrolifero, dal deposito fiscale ai distributori stradali.

In tale ambito, l'imprenditore interessato dal provvedimento di sequestro è stato rinviato a giudizio per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di delitti contro il patrimonio, nonché per il reato di trasferimento fraudolento di valori aggravato dalla finalità di agevolare l’attività della ‘ndrangheta ed in particolare della cosca Labate, attiva a Reggio Calabria.

In tale ambito, la Direzione distrettuale antimafia ha delegato il Gruppo investigazione criminalità organizzata (Gico) delle fiamme gialle a svolgere un'indagine a carattere economico-patrimoniale finalizzata all’applicazione di misure di prevenzione patrimoniali.

Al riguardo, l’attività di indagine è stata indirizzata alla ricostruzione delle acquisizioni patrimoniali effettuate tra il 2000 e il 2020, verificando - attraverso una complessa e articolata attività di accertamento e riscontro documentale - il patrimonio nella disponibilità dell'imprenditore, direttamente o indirettamente, il cui valore, secondo gli inquirenti, risultava sproporzionato rispetto alla sua capacità reddituale.

Alla luce di tali evidenze, la Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ha disposto il sequestro del patrimonio riconducibile all'imprenditore e al suo nucleo familiare - per un valore complessivo stimato in circa 3,5 milioni di euro - costituito da tre società di capitali e quote di un’ulteriore società, un fabbricato, due terreni, beni mobili, rapporti bancari e finanziari e relative disponibilità. Peraltro, nell’ambito del sequestro figura denaro contante per  2.101.580 di euro, rinvenuto dai finanzieri, suddiviso in mazzette avvolte nel cellophane, occultate in due valigie nascoste in un garage nella disponibilità dell’imprenditore.

Convenzione irregolare tra pubbliche amministrazioni vibonesi: denunciati tre dirigenti e disposto il sequestro di 230 mila euro

Il Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Vibo Valentia ha eseguito un decreto di sequestro preventivo emesso dal locale Tribunale, nei confronti di un dirigente pubblico vibonese.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia, hanno interessato presunte irregolarità riguardanti una convenzione stipulata il 29 maggio 2018 tra due pubbliche amministrazioni vibonesi, a seguito della quale un dirigente aveva assunto un incarico temporaneo presso la Camera di  commercio, congiuntamente a quello già ricoperto presso un altro ente.

Per gli investigatori la convenzione al centro dell'indagine sarebbe stata stipulata illegittimamente in quanto in contrasto con l’art. 3, comma 9 del D.lgs. 219/16 e con l’art. 20 c. 2 Legge 580/93, così come esplicitato dal Ministero dello Sviluppo economico, quale organismo di vigilanza delle Camere di commercio, comportando per i sottoscrittori, la violazione dell’art. 323 c.p. (abuso d’ufficio), in concorso con il dirigente, al quale sarebbe stato procurato un illecito vantaggio patrimoniale per oltre 230 mila euro, relativo agli anni 2018, 2019 e 2020.

Per tale somma, l’autorità giudiziaria ha emesso un decreto di perquisizione e di sequestro preventivo eseguito dalle fiamme gialle vibonesi.

Beni per 1,3 milioni di euro sequestrati a narcotrafficante originario del Vibonese

I finanzieri dei Comandi provinciali di Catanzaro e Bologna, coordinati dalla Procura Distrettuale di Catanzaro, hanno dato esecuzione a un provvedimento di sequestro disposto dal Tribunale catanzarese nell’ambito del procedimento di prevenzione instaurato nei confronti di un noto narcotrafficante internazionale originario del Vibonese, ma da tempo residente in provincia di Bologna.

Il destinatario della misura, coinvolto in vari procedimenti penali per l’importazione in Italia di ingenti carichi di sostanze stupefacenti provenienti dal Sudamerica, ha già riportato condanne pesantissime ed attualmente si trova in carcere per espiare una condanna che si concluderà nel 2045.
Il decreto, emesso nell’ambito del procedimento di prevenzione, scaturisce, quindi, da una preventiva valutazione del profilo criminale dell’interessato, considerato  soggetto connotato da pericolosità sociale “qualificata”, come stabilito dal Codice antimafia.

Contestualmente, da approfondite indagini economico-patrimoniali - svolte dagli specialisti dei Nuclei di polizia economico-finanziaria di Catanzaro e Bologna, è stato possibile accertare un’evidente sproporzione tra il valore del patrimonio accumulato nel tempo e le fonti di reddito lecite riconducibili al destinatario del provvedimento. Pertanto, alla luce delle risultanze investigative sono  stati sottoposti a sequestro: un appezzamento di terreno in provincia di Vibo Valentia e due fabbricati di pregio a Bologna, per un valore stimato di 1 milione e 300 mila euro.

Nel 2014, un analogo provvedimento di confisca, emesso dall’autorità giudiziaria felsinea che aveva attinto beni colpiti dall’odierno provvedimento, era stato annullato dalla Corte di cassazione che, accogliendo le doglianze dell’interessato, aveva sancito la competenza della Procura della Repubblica di Catanzaro.

Beni per 250 mila euro sequestrati a sorvegliato speciale nel Vibonese

In seguito alla proposta avanzata dal Questore della Provincia di Vibo Valentia, sulla base di una articolata attività info – investigativa, che ha visto impegnato l’Ufficio misure di prevenzione della Questura di Vibo Valentia, il Tribunale di Catanzaro ha disposto la misura di prevenzione patrimoniale non definitiva del sequestro ai fini della confisca, dei beni nella disponibilità di un vibonese, per un valore complessivo di circa 250 mila euro.

Il provvedimento, ha permesso di evidenziare l’impossibilità del nucleo familiare del destinatario della misura di sostenere, attraverso entrate lecite, l’insieme degli investimenti realizzati, essendo stata registrata una sproporzione degli investimenti rispetto ai redditi leciti.

 Da  quanto comunicato dalla Questura, il “predetto ha commesso una serie di condotte illecite in materia di armi e reati contro il patrimonio, frequentato con assiduità pregiudicati, dedicandosi alla truffa a partire dal 2003, proseguendo fino agli anni 2018, 2019 e 2020; proprio nel 2013 è stata  registrata una spiccata propensione del nucleo familiare agli investimenti immobiliari, nonostante la condizione reddituale e finanziaria fosse  inconsistente”.

L’attenzione degli investigatori, focalizzata sul periodo compreso tra 2010 ed il 2020, ha permesso di svelare, una considerevole sproporzione patrimoniale rispetto alla capacità reddituale complessivamente espressa.

Il provvedimento di sequestro ha riguardato 4 fabbricati, del valore stimato di 140 mila  euro, 12 veicoli, tra autocarri, autovetture e motoveicoli, del valore complessivo stimato in 75  mila euro, 2  compendi aziendali e 22 tra conti correnti, deposito risparmio e buoni fruttiferi.

Il destinatario del provvedimento di sequestro ed il fratello sono stati contestualmente sottoposti alla misura della sorveglianza speciale con l’obbligo di soggiorno nel comune di residenza per la durata di due anni.

 

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Frode fiscale, sequestrati oltre 100 mila euro

Nei giorni scorsi, i finanzieri del Comando provinciale di Catanzaro, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, in esecuzione di un decreto emesso dal gip del locale Tribunale, hanno sequestrato oltre 100 mila euro, pari all’imposta evasa, nei confronti di un’associazione attiva nel campo dell'assistenza residenziale per anziani e disabili, il cui legale rappresentante è indagato per frode fiscale.

Il provvedimento cautelare giunge all’esito di una verifica condotta dai militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Catanzaro, che ha permesso di individuare presunte condotte illecite attuate mediante l’emissione e l’utilizzo di numerose fatture per operazioni inesistenti, finalizzate ad evadere l’Imposta sul reddito delle società nei periodi d’imposta dal 2014 al 2017.

I presunti costi fittizi sarebbero stati documentati con fatture per consulenze fiscali ed amministrative ritenute inesistenti, emesse da due società strettamente riconducibili all’associazione ispezionata, per un importo di oltre 385 mila euro, con conseguente abbattimento del reddito soggetto a imposizione.

Pertanto, sono stati denunciati il legale rappresentante dell’associazione per il reato di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e i legali rappresentanti delle società che avrebbero emesso le false fatture, per il reato di emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.

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