trentaseienne scomparso in Calabra, proseguono le ricerche

Ancora senza esito le ricerche di Marco Aidala, il trentaseienne di Aprigliano di cui non si hanno notizie dal 2 novembre scorso.

Le ricerche, avviate subito dopo la denuncia dei familiari, continuano a concentrarsi in prossimità del lago Ampollino, in Sila.

L’attività sta coinvolgendo le squadre Saf ed un elicottero dei vigili del fuoco, gli uomini del Soccorso alpino e speleologico della Calabria, del Soccorso alpino della guardia di finanza e dell’Arma dei carabinieri.

Proprio oggi, il Prefetto di Cosenza, Paola Galeone ha tenuto una riunione nel corso della quale è stato stabilito di protrarre ulteriormente le ricerche, cui prenderà parte anche personale della Protezione civile regionale.

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Costruisce un manufatto abusivo in area protetta, denunciato

I carabinieri forestali della Stazione Parco di Cotronei (kr) hanno posto sotto sequestro un manufatto abusivo, realizzato in località “Marrate”, del comune di Petilia Policastro (kr).

I militari hanno accertato che i lavori, ricadenti in “zona 2” del Parco nazionale della Sila erano stati realizzati in assenza di titoli abilitativi in materia edilizia e soprattutto in totale carenza di ogni altra autorizzazione paesaggistico-ambientale, a cominciare dal necessario nulla osta dell’Ente Parco.

Dopo aver sequestrato il manufatto, i carabinieri forestali hanno denunciato il proprietario.

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Sì perdono nei boschi mentre cercano funghi, individuati da un cane del Soccorso alpino

Sono stati ritrovati, intorno alle 21, nei boschi di località "Macchia Sacra", sul Monte Curcio, i due cercatori di funghi di Spezzano della Sila, di cui si erano perse le tracce nel pomeriggio di ieri.

Le ricerche erano state avviate in seguito all'allarme lanciato dai familiari dei due uomini, che hanno allertato i carabinieri della Stazione di Camigliaello. 

Oltre ai militari dell'Arma, alle ricerche hanno preso parte gli uomini del Soccorso alpino Calabria.

Dopo aver rintracciato l'auto, i soccorritori hanno circoscritto il perimetro sul quale effettuare la ricerca, che si è conclusa grazie al fiuto del cane "Full" dell'Unità cinofila del Soccorso alpino.

Una volta individuati, i due cercatori di funghi sono stati portati al sicuro ed affidati ai familiari.

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Senza montagna la Calabria non ha storia nè futuro

Fino agli anni passati ed ancora oggi fare turismo in Calabria significava e significa solo mare. Sulle coste ioniche e tirreniche sono venuti a formarsi diversi poli urbani a forte concentrazione, prevalentemente balneare, fino a costituire conurbazione lineare: insomma la Calabria è diventata sinonimo di mare.

Si è trascurato il fatto che la nostra regione, al suo interno, è caratterizzata dalla montagna.

Ecco alcuni dati: la superficie totale è di km 15080 e ben il 42 per cento è occupata da territorio montano, il 49 per cento è collinare e solo il 9 per cento è costituito da pianura.

Inoltre ben 387 comuni, dei complessivi 409, hanno fatto la loro storia sugli altipiani collinari e montuosi.

È evidente che la Calabria è una regione montuosa, da sempre “gran bosco d’Italia”.

I Greci conoscevano la Sila e i Romani la chiamarono “silva” per non confonderla col “nemus” il sacro bosco delle divinità. Per Virgilio fu “magna” nelle Georgiche ed addirittura “ingens” nell’Eneide.

Fu menzionata dai più illustri geografi come Stradone, Plinio e Cicerone nel “Brutus” parla di “silva sila”.

Oggi le carte la distinguono in: greca, grande e piccola.

La Sila greca prende nome dagli insediamenti albanesi dei secoli XV e XVI, bastibpensare ai centri abitati di Rota Greca, Vaccarizzo Albanese, Spezzano Albanese, Lungo ed altri.

La Sila grande, che poi è il cuore di tutta la regione calabrese, è detta anche “badiale” dalle donazioni operate da Enrico VI a Gioacchino da Celico e soprattutto al suo Ordine Florense; è nomata anche “demaniale” grazie all’editto di Roberto d’Angiò che ne fissò i limiti con quella badiale.

E poi la Sila Piccola, ma piccola solo per altitudine, che comprende i territori ricadenti nella provincia madre di Catanzaro con i comuni di Taverna, Zagarise, Belcastro, Serrastretta e le località turistiche di Villaggio Mancuso e Villaggio Recise, e altri territori che appartengono oggi alla nuova provincia di Crotone come Savelli, Cotronei, e Villaggio Palumbo con Trepidò entrambi terre cotronellare.

Percorriamo insieme questo itinerario storico – naturalistico- culturale e turistico dal mare verso l’alta montagna. Oggi vi è la superstrada a scorrimento veloce che ci porta già a Camigliatello in poco meno di un’ora. È una strada – scrive A. Delfino – che “scorre superba sulle cime degli alberi, in arditi viadotti cancellando la tormentata orografia. Le strade costruite dai Borboni e poi imbellettate dal nuovo stato unitario, disegnate fra le groppe delle colline dirute, sembrano nastri sottili buttati alla rinfusa da un dispettoso folletto.”

Certo i disagi non erano pochi, fino a qualche anno fa, se si pensa che per raggiungere Cosenza dalla città di Pitagora si attraversava una miriade di paesi come San Mauro Marchesato, Scandale, Santa Severina, Cotronei ed altri ancora più all’interno. Insomma ci volevano ben due giorni di cammino e su vecchie corriere e traini. Arriviamo a San Giovanni in Fiore che deve la sua esistenza all’Abate Gioacchino nativo della vicina Celico, detto poi “da Fiore” fondatore dell’Ordine monastico florenze e dell’Abazia in località “Fiora” del capoluogo silano.

Più avanti continuando a salire tra fitte abetaie e pinete raggiungiamo Camigliatello Silano, tra le più importanti e attrezzate stazioni turistiche soprattutto per gli sport invernali e sede del Parco Letterario “Old Calabria” nella vecchia torre di Camigliati. Tra questa località, Silvana Manzio, Lorica, Moccone, il Gariglione, i grandi laghi Cecita, Arvo e Ampollino ed oltre ancora ci troviamo nel bel mezzo del grande Parco Nazionale della Calabria. Ci inoltriamo fino al bosco del Filastro, regno indiscusso del “re pino”.

Qui, infatti, c’è ancora un bel gruppo di pini, “i giganti della Sila” che si fanno risalire addirittura al 1430. Qui regna il famoso “pino laricio” o “loricato” che è un po’ quello che rimane della foresta primigenia. Il pino silano è una delle quattro razze che appartengono alla grande famiglia del pino nero, “pinus nigra” ed ha una vecchia storia che risale al terziario, insomma prima dell’uomo.
Il suo legno è servito agli indigeni bruzi per difendersi dalle intemperie e dal nemico; i colonizzatori magnogreci lo portavano fino a Crotone utilizzando la corrente del Neto e sul Tirreno attraverso la breve strada dell’istmo di Marcellinara; i Romani lo utilizzarono in abbondanza per costruirvi le galee; ed ancora è servito per le volte delle austere basiliche romane e per la Cappella Sistina e non ultimo fu utile per ricavare la resina.

Esemplari affini ai nostri pini li troviamo sull’Etna, in Corsica e nelle foreste iberiche.

E la Sila non è solo alberi e pini. È una sorta di pianeta ancora incontaminato: gigli rossi, bucaneve, giunchiglie, viole mammole, orchidee nane, narcisi, semi di anice e la belladonna e la genziana ed altre piante medicinali e le innumerevoli specie di funghi e poi quel verdeggiante ed odoroso muschio tanto caro a bambini ed adulti che lo apprezzano per abbellire i presepi fatti in casa.
E la Sila è anche il regno dell’acqua, data l’alta piovosità e l’innevamento. Qui nel 1927 si sono creati i tre citati bacini di Cecita, Arvo e Ampollino che fanno produrre tanta energia idroelettrica nelle grandi centrali in territorio di Cotronei e sono di grande richiamo per la pesca sportiva e per gli sport nautici.

E scendendo più a sud della regione, dopo aver attraversato il citato istmo di Marcellinara, ci inoltriamo nel gruppo montuoso delle Serre, oggi Parco regionale, dalle connotazioni ambientali non dissimili dalla Sila e coi tantissimi centri ricchi di storia quali Squillace, Torre Ruggiero, Soriano col famoso monastero domenicano, Vallelonga, la Mongiana delle Ferriere borboniche, Mangiatorella, Ferdinandea e Stilo. Di sicuro, però, il polo storico di questa parte della montagna calabrese è Serra San Bruno, terra della Certosa, quella detta nei secoli di Santo Stefano del Bosco, fondata san Brunone di Colonia nel 1084, come primo nucleo a Santa Maria, e nel 1091 dove oggi la possiamo ammirare nella sua austera solitudine. Questa Abbazia, la prima e unica fondata dal Santo in Italia e che custodisce le sue sacre spoglie, nel ‘500 assunse la forma rinascimentale con grandezze di forme artistiche ed architettoniche che, però, dopo secolari vicissitudini legate alla storia feudale, religiosa e artistica, è stata distrutta dal disastroso terremoto del 1783. Ci restano pochi ruderi: parte della facciata palladiana e del chiostro.

Dopo due secoli di abbandono dovuto anche alle conseguenze della famigerata Cassa Sacra, il nostro monastero bruniano è stato ricostruito nei primi anni del secolo scorso, così come oggi lo vediamo. Da ogni parte del mondo poeti, storici, scrittori, scienziati, teologi si sono avvicendati attorno alla storia di questo preziosissimo bene culturale che Serra custodisce gelosamente.
Ma Serra San Bruno non è solo Certosa: è la città dell’arte nel verde. È la città delle chiese: la Matrice, detta anche di San Biagio, del 1785; il tempietto dell’Addolorata di fine architettura barocca del 1721; la chiesa dell’Assunta di Terravecchia di origine ducentesca ma ricostruita nei primi anni dell’800 e quella dell’Assunta di Spinetto edificata nel nuovo rione dopo il citato terremoto. Serra è la terra anche dei nobiliari palazzi con portali artistici e soffitti riccamente lavorati, obelischi e tantissime altre opere d’arte e tutto, bisogna sottolinearlo, frutto di artisti locali figli di quella che per secoli fu detta “ la Maestranza di la Serra”.

Negli ultimi tempi, poi, e soprattutto dopo il boom economico degli anni ’60, è stata riscoperta la sua grande vocazione turistica e pertanto un pò tutta la montagna calabrese, compreso l’Aspromonte di Corrado Alvaro e del Santuario di Polsi della Madonna della montagna, ha bisogno di una giusta valorizzazione. Insomma è ora che la montagna calabra sia vista come risorsa primaria per l’economia e lo sviluppo dell’intera regione. La valorizzazione della nostra montagna, dopo anni di indifferenza, certamente comporta un processo da programmazione sapiente e non abbandonata ad improvvisazioni occasionali.

Oggi la sola natura, pur vergine ed incontaminata, non basta più ai turisti provenienti dai più qualificati villaggi residenziali delle coste ioniche e tirreniche, da Soverato a Tropea, da Capo Rizzuto a Diamante passando per Le Castella, Pizzo, Cirò Marina, Caulonia, Sibari, Capo Colonna ed altre belle località balneari. La montagna calabrese necessita di infrastrutture e di servizi moderni come risposta ad una richiesta d’utenza sempre più esigente e soprattutto abbisogna di professionalità tra gli operatori turistici. È urgente la funzionalità e l’efficienza di tutti i servizi di comunicazione per non rimanere isolati dal resto d’Italia e dell’Europa.

In Sila non si entra soltanto dalla superstrada Crotone – Cosenza –Paola, si entra anche dall’autostrada seppur questa rattoppata e da più svincoli e da questi in tutta la montagna, ma per raggiungere gli angoli più suggestivi e a più forte richiamo turistico si è costretti a fare autentiche gimkane su percorsi stradali per nulla modernizzati e mancanti di continue segnalazioni ed informazioni. Il servizio pubblico tra i singoli centri è inesistente. Roba da non provarci e chi ci tenta non lo ripeterà una seconda volta.

Altro che Mediterraneo da scoprire o Calabria in Europa. Così anche storia, cultura, costumi, arte e tradizioni che si sono consolidati per secoli, oggi rischiano di rimanere lontani.

 

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Le attività dei finanzieri sulle piste da sci calabresi

Notevole l’impegno profuso dai finanzieri del Comando provinciale di Cosenza, sulle piste del comprensorio di Camigliatello Silano (CS) nel corso della stagione sciistica che ormai è in via di conclusione.

Con il susseguirsi delle abbondanti nevicate e l’intensificarsi dell’affluenza turistica è risultato di fondamentale importanza garantire anche la sicurezza ed il soccorso sulle piste da sci da parte dei militari del Soccorso alpino della guardia di finanza di Cosenza.

Il particolare servizio d’Istituto è stato svolto anche a seguito di uno specifico protocollo d’intesa sottoscritto dal Corpo con l’Azienda regionale per lo sviluppo e l’agricoltura calabrese (Arsac).

Oltre dieci persone, infortunatisi a causa di cadute accidentali o per scontri con altri utenti “spericolati”, sono stati “costretti” a ricevere le prime, preziose e fondamentali, prestazioni di soccorso da parte dei finanzieri cosentini i quali hanno agito con estrema professionalità grazie alle continue esercitazioni teorico-pratiche sull’utilizzo dei presidi di primo soccorso, sul trattamento del traumatizzato e sull’impiego dei mezzi di evacuazione dalle piste.

L’azione degli uomini del Soccorso alpino del Corpo non si è limitata a prestare il primo soccorso ai feriti, bensì anche a prevenire gli incidenti, fungendo, con la loro continua e visibile presenza, da deterrente al fine di far rispettare le norme di comportamento dello sciatore previste per legge, come, ad esempio: l’obbligo di indossare il casco, per tutti i ragazzi fino a 14 anni; il sorpasso tra sciatori, che deve avvenire “a monte” o “a valle”, dalla destra o dalla sinistra, ma sempre a una distanza tale da evitare ostacolo a chi viene sorpassato, e la sosta che “deve avvenire ai bordi della pista e mai, se non in caso di necessità, nei passaggi obbligati o senza visibilità”; l’obbligo di precedenza di chi viene da destra, proprio come in automobile, e al momento del sorpasso non si deve e non si può intralciare la persona superata; la velocità, che deve essere adattata “alle capacità personali e alle condizioni delle piste, del tempo e alla densità del traffico” e tenere una condotta che rispetti gli altri, quindi “non mettere in pericolo e non recare pregiudizio agli altri”.

Verbalizzato uno sciatore per violazione delle regole di comportamento sulle piste poiché.

Parallelamente agli interventi di soccorso, sono stati svolti, in stretta collaborazione con il personale appartenente alla Tenenza guardia di ginanza di San Giovanni in Fiore, mirati servizi di polizia economico-finanziaria nei confronti dei diversi soggetti economici che operano nel comprensorio turistico.

In particolare, è stata verificata la regolarità delle iscrizione presso l’albo professionale tenuto dalla Regione Calabria dei maestri di sci, nonché dell’esercizio del commercio di beni posti in vendita agli sciatori e ai turisti.

Le attività svolte hanno consentito di constatare la vendita di attrezzature sciistiche senza licenza, per cui sono stati sottoposti a sequestro oltre 800 prodotti per gli sport invernali, tra cui sci, caschi protettivi, tavole da snowboard e scarponi tecnici, per un valore economico-commerciale che supera i trentamila euro. Ed ancora, mirati controlli hanno permesso alle fiamme gialle di acclarare la presenza di attività di “noleggio motoslitte” non autorizzate, svolte da operatori privi di licenza: sequestrate 5 motoslitte. I trasgressori sono stati segnalati alle competenti Autorità Amministrative per l’accertamento delle conseguenti violazioni amministrative e la confisca dei beni.

In ultimo, di prezioso ausilio si è rivelata l’azione delle militari a soccorso di numerosi automobilisti trovatisi “in difficoltà” a causa della coltre di neve o ghiaccio che spesso e improvvisamente ha copiosamente ricoperto il manto delle strade silane.

 

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Terremoto in provincia di Cosenza

Un terremoto di magnitudo ML 2.7 è stato avvertito a Parenti, in provincia di Cosenza.

Il sisma ha avuto origine all'1,23 della notte scorsa, ad una profondità di 16 chilomentri.

L'epicentro è stato individuato nel cuore della Sila, in prossimità dei centri di Aprigliano, Cellara, Pietrafitta e Mangone.

Quello di stanotte è il secondo terremoto che, in poche ore, ha interessato la Calabria. Nel tardo pomeriggio di ieri, i sismografi dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia avevano registrato un altro evento sismico nella Sibaritide

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Abbandono indiscriminato di rifiuti, uomo deferito dai Carabinieri Forestali

Continua il controllo dei militari della Stazione Carabinieri Forestale di Spezzano della Sila al fine di prevenire e reprimere reati ambientali. Dopo la capillare attività svolta al controllo delle utilizzazioni boschive e all’abbandono indiscriminato di rifiuti che hanno portato ad individuare i responsabili di tali reati i militari della locale Stazione hanno nei giorni scorsi deferito il proprietario di un fondo in località “Magli” nel Comune di Trenta.

Durante il controllo, si è accertato lo scarico su tale area di rifiuti speciali,non pericolosi provenienti da attività di scavo. Nello  specifico, terre e rocce da scavo. L’area di scarico è stata posta sotto sequestro, il proprietario deferito per violazione al Decreto Legislativo 152/2006, per illecita attività di gestione e smaltimento  di rifiuti speciali.

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Sfruttavano i rifugianti, 14 persone in manette

Operazione di contrasto allo sfruttamento degli immigrati ospiti dei centri di accoglienza da parte dei carabinieri del Comando provinciale di Cosenza.

A partire dalle prime ore di oggi, i militari hanno eseguito 14 misure cautelari: 2 custodie cautelari in carcere, 4 arresti domiciliari, 8 obblighi di dimora.

Le 14 misure sono state emesse dal giudice per le indagini preliminari di Cosenza, Salvatore Carpino, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di altrettante persone accusate, a vario titolo, di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, abuso d'ufficio e tentata truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

Le indagini, condotte dai carabinieri della Compagnia di Cosenza, sono partite a settembre del 2016 sotto la direzione del Procuratore aggiunto Marisa Manzini e del sostituto procuratore Giuseppe Cava, con il coordinamento del Procuratore della Repubblica Mario Spagnuolo.

Gli elementi raccolti dai militari hanno permesso di accertare che gli immigrati, principalmente senegalesi, nigeriani e somali, venivano prelevati da due Centri di accoglienza straordinaria di Camigliatello Silano (Cosenza) e portati a lavorare come pastori o braccianti nei campi di patate e fragole dell'altopiano della Sila cosentina.

In particolare, il presidente e due responsabili della gestione di un centro di accoglienza risultano accusati, in concorso con i titolari di alcune aziende agricole, di aver illecitamente reclutato i rifugiati loro affidati.

I responsabili del centro di accoglienza dovranno rispondere anche della manipolazione dei fogli presenza degli ospiti della struttura, che venivano dati come presenti nel tentativo di ottenere i finanziamenti previsti dalla legge a sostegno della struttura di accoglienza.

Gli immigrati sfruttati sarebbero stati in tutto una trentina. Dalle indagini è emerso che ai lavoratori in nero veniva corrisposto un importo compreso tra i 15 e i 20 euro per giornata lavorativa.

Nell'inchiesta della Procura della Repubblica di Cosenza è stato contestato per la prima volta il nuovo reato di "intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro".

 

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