Lamezia,"Vacantiandu": un tuffo nei mitici anni 70 con "A letto dopo Carosello"

Lamezia Terme,  10 gennaio 2018 – Un tuffo nei mitici anni '70.

Raccontati da chi allora era una bambina, una di quelle che giocava a campana in giardino o in strada, che impazziva per Sandokan e che improrogabilmente andava a letto dopo Carosello. Ha riscosso un grandissimo successo la poliedrica Michela Andreozzi che al teatro Grandinetti di Lamezia Terme ha portato in scena, dopo otto anni in giro per l'Italia, l'ultima replica di “A letto dopo Carosello”, con la regia di Paola Tiziana Cruciani. Uno spettacolo autobiografico, scritto dall’attrice con il contributo di Giorgio Scarselli e Max Viola, coinvolgente e interattivo, tanto da portare gli spettatori a intonare le canzoni più in voga del momento, a condividere i propri ricordi, e persino a sfidarsi in una sorta di Sarabanda dedicata ai Caroselli. Una pièce  divertente, inserita nella rassegna regionale “Vacantiandu” diretta da Nicola Morelli, Diego RuizWalter Vasta, per ricordare, per chi quegli anni li ha vissuti, e un invito ad incuriosirsi e a documentarsi per coloro che di quel decennio ne hanno solo sentito parlare.


Con pochi e piccoli accessori e con un uso impeccabile della voce, la Andreozzi veste i panni dei più diversi personaggi che hanno accompagnato la sua crescita, in un viaggio su e giù per l’Italia con i suoi dialetti: la madre napoletana, la maestra calabrese, il ragazzino di Forte dei Marmi, la proprietaria dell’alimentari sotto casa a Roma. Divertenti racconti scanditi da momenti musicali, accompagnata dal maestro Greggia, che mettono in gioco le abilità canore dell'artista romana che da Marcella Bella al “Testa-Spalla” di Don Lurio, arriva ad omaggiare Mina, Gabriella Ferri fino a riproporre uno sketch di quella che – dice – è la cosa più bella che Milano abbia regalato all’Italia: Franca Valeri.


Il tutto con una scenografia minimal: una tenda  e il profilo di una TV d’epoca a fare da sfondo. Quanto basta a  Michela Andreozzi per raccontare la sua infanzia: le ciabatte intelligenti della madre, lanciate all’occorrenza come punizione a qualche disobbedienza; la zia divorziata e per questo destinata all’inferno; la penna rossa della maestra che, scorrendo sul registro di classe scegliendo chi interrogare, finiva sempre su Andreozzi, all’ultimo banco, chiacchierona e sempre con la testa nella televisione. Quella televisione che diventava compagna di vita: i jingle dei Caroselli, gli sceneggiati all’insegna dell’avventura, il mondo di paillettes del varietà del sabato sera. E infine i suoi miti: da Tarzan a Orzowei, da Sandra e Raimondo a Delia Scala, da Raffaella Carrà a Bice Valori. Uno spettacolo che ha divertito il pubblico, che le ha tributato applausi scroscianti, facendo rivivere a molti la nostalgia di questi anni passati.

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Chiaravalle: successo per lo spettacolo “Nu trenu chijnu ‘e ricuordi"

È stato un susseguirsi di infinte emozioni. Lo spettacolo  “Nu  trenu chijnu  ‘e ricuordi. ‘A littorina Vuci… Suoni… e sapuri ‘e ‘na vota”, del Gruppo folcloristico musico teatrale “Città di Chiaravalle”, ha divertito e commosso il numeroso pubblico.

In apertura di serata, il ricordo è andato a Ciccio Maida, storico presidente del Gfmt, (Gruppo folcloristico musico teatrale), prematuramente scomparso alcuni mesi fa. Un ricordo tratteggiato attraverso la proiezione di un trailer del cortometraggio “Come la pioggia”, ideato dalla giornalista Vittoria Camobreco, il cui protagonista era stato proprio Ciccio Maida. Nel corso della serata, il presidente Pino Tropea ha consegnato alla famiglia di Maida una pergamena con la quale il Gruppo ha voluto evidenziarne le doti umane e artistiche.

E' stata poi la volta dello spettacolo che ha ripercorso la storia, le vicissitudini di uomini e territori legati alla ferrovia Soverato - Chiaravalle,  in servizio dal 1923 al 1969.

La rappresentazione, curata dal regista Salvatore Russo, ha permesso di portare sul palcoscenico, non solo la riproduzione della facciata della stazione di Chiaravalle, ma anche numerose immagini d’epoca, custodite amorevolmente dal fotografo Nicola Gullì.

Ricordi di arrivi e partenze, della gente che intrecciava la propria quotidianità con un trenino che partendo dalla costa arrivava sulle balze delle Preserre.  Un trenino che nelle intenzioni originarie avrebbe dovuto congiungere lo Ionio e il Tirreno, ma così non fu. Un trenino che rappresentò comunque una rivoluzione per circa 40 mila persone che, in esso, ravvisarono un grande balzo in avanti in termini di progresso.

In scena un racconto corale, attraverso: i cenni storici curati dalla giornalista Maria Patrizia Sanzo che ha condotto la serata; l’arrivo in palcoscenico, introdotto dal rumore e dal fischio di un treno, dei tanti personaggi, immersi nella loro quotidianità (le comari, i bambini, il ciabattino, un barone, gli avventori di un’osteria, l’emigrante,  lo zio d’America); un cortometraggio dal profilo più documentaristico curato da Vittoria Camobreco, con la collaborazione del Gruppo folcloristico musico teatrale e diverse poesie interpretate dagli attori, attinte, in particolare, dagli scritti di Andrea Borrelli e di Roberto Servello, rispettivamente fondatore e componente del Gfmt.

Un spettacolo ed al contempo un prezioso lavoro, grazie al quale è stato possibile recuperare una pagina importante della memoria collettiva chiaravallese.

 

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