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La Craxi e quella telefonata di Minniti: il volto nascosto della storia

SERRA SAN BRUNO - Qualche lacrima al momento del video in cui il padre difende la sua voglia di libertà, poi la determinazione ed il carattere che inesorabilmente emergono quando si tratta di rivendicare un operato “nell’interesse della collettività”. Stefania Craxi, giunta nella cittadina della Certosa per presentare il libro “Io parlo, e continuerò a parlare”, mostra sincera commozione, ma anche l’orgoglio di essere la figlia di un uomo che “non avrebbe mai consentito di svendere le aziende di Stato agli amici degli amici” né “la speculazione” che rischia di affossare una nazione. Legge una lettera di Silvio Berlusconi, “unico leader politico ad aver risposto” ad un suo invito per le celebrazioni ad Hammamet, accenna ad un’Europa che sta diventando “un inferno” o, nella migliore delle ipotesi, “un limbo”, rivisita “il finanziamento illecito ai partiti”, ricorda l’esilio di Bettino che fu “una scelta volontaria di ribellarsi a chi lo voleva vinto ed umiliato”. Soprattutto affonda i colpi quando critica “una sinistra che non riesce a fare i conti con mio padre” e quando rinfaccia la telefonata di Marco Minniti per conto di Massimo D’Alema che il 19 gennaio 2000 offriva i funerali di Stato per Bettino Craxi. Offerta rigettata al mittente e da cui scaturisce una domanda che da allora attende di porre all’interlocutore: “se Craxi aveva diritto ai funerali di Stato perché non aveva diritto a curarsi nel suo Paese da uomo libero?”. Più pacato il ragionamento sulla necessità della centralità dei partiti, un tempo compagini dai molteplici ruoli in quanto “selettori della classe dirigente, mezzi che consentivano a tanti figli di nessuno di allearsi e diventare qualcuno, strumenti di partecipazione al processo decisionale e di formazione del senso di comunità”.

Durante la manifestazione moderata da Pietro Melia, il sindaco Bruno Rosi lascia intravedere l’intitolazione di una via a quello che il componente della Fondazione Craxi, Nicola Carnovale, definisce come “l’ultimo grande statista che ha avuto la Repubblica italiana” e che il coordinatore provinciale di Forza Italia Mimmo Arena apprezza come “politico lungimirante” che ha capito in anticipo “gli effetti della finanza sulla politica e sulla democrazia”. Legato all’attuale assetto politico ed istituzionale è l’intervento di Nazzareno Salerno che lega “l’assenza della politica” al sistema elettorale che produce “parlamentari nominati”, che in quanto tali si allontanano “dal territorio”, e si schiera contro ogni forma di “giustizialismo”. Nel volume di Craxi il consigliere regionale azzurro vede “una riflessione attenta di un uomo che ha amato il suo Paese ed ha guardato oltre” e che era diverso da tanti politici che oggi si trasformano in dei “muri” rispetto alle esigenze della gente.

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Domenica sera la presentazione del libro di Craxi

SERRA SAN BRUNO - Si svolgerà domenica 15 febbraio alle ore 18 a palazzo Chimirri la presentazione del libro “Io parlo, e continuerò a parlare” nel quale vengono raccontate le ultime riflessioni di Bettino Craxi. All’evento, moderato dal giornalista Pietro Melia, prenderanno parte il sindaco Bruno Rosi, il coordinatore provinciale di FI Domenico Arena, il dirigente del gruppo di matrice socialista Nicola Carnovale e il consigliere regionale Nazzareno Salerno. Ad entrare nei dettagli del volume sarà la figlia dello statista di origini milanesi, Stefania, già deputata di FI e presidente dell’associazione Riformisti Italiani.

ESCLUSIVO / Stefania Craxi si apre a “Il Redattore”

ROMA – Sarà a Serra San Bruno il prossimo 15 febbraio per presentare il libro “Io parlo, e continuerò a parlare” nel quale vengono raccolti quegli scritti dall’esilio del padre Bettino che lasciano trasparire il bisogno di una svolta presidenziale che i tempi, le trasformazioni della società e la realtà politica avrebbero poi imposto all’attenzione dell’agenda politica. Intanto, Stefania Craxi si apre in esclusiva al nostro giornale facendo emergere quel carattere ereditato da chi ha fatto del decisionismo uno stile di governo, ripreso, anche se in maniera in parte diversa, da Silvio Berlusconi. Gli argomenti che affronta con naturale determinazione non possono che essere principalmente quelli della recente elezione del Capo dello Stato e delle riforme. “L’auspicio del nuovo presidente della Repubblica ad avere giocatori corretti – esordisce la Craxi - cozza paradossalmente con il metodo adottato da Renzi nella partita per il Quirinale. Benché il contrasto sia assai stridente non può però essere considerato fortuito. La speranza è che l’intendimento di Mattarella sia, di fatto, la presa d’atto da parte del nuovo arbitro costituzionale della necessità inderogabile che nella partita di governo ed in quella delle riforme, vi sia il rispetto delle norme e delle procedure parlamentari, del ruolo delle opposizioni e delle minoranze e del rispetto delle prerogative di ciascun parlamentare. L’intera vicenda del Colle dovrebbe però indurre ad una riflessione più approfondita e più organica sulla sostanza e sulla natura del processo di revisione costituzionale in atto”. Da questa premessa nasce un ragionamento profondo centrato sull’assunto per cui “lo squilibrio tra i poteri, la difficile governabilità ed un confuso e sterile assemblearismo parlamentare hanno prodotto nel corso dell’ultimo ventennio una pericolosa disaffezione dei cittadini”. Ed è per questo che “occorre intervenire presto su questi punti ed in questa direzione”. In tal senso, ad avviso della Craxi,  “il disegno di revisione costituzionale, la famigerata riforma Boschi, non dà alcuna risposta di sistema ad una crisi profonda, non solo della politica e delle Istituzioni, ma del nostro stesso tessuto democratico. Infatti – spiega con piglio critico - la democrazia si nutre e vive del consenso dei cittadini e questo non si recupererà senza un rinnovamento radicale delle istituzioni, della politica e dei partiti che ne sono i protagonisti. Per farlo, è necessario rivedere il dettato costituzionale e farvi entrare quel soffio di libertà e di modernità vitali per dare al Paese una ‘democrazia governante’, come sostenuto già sul finire degli anni settanta da Bettino Craxi. Ciò non significa recidere le radici della nostra Repubblica; è, al contrario, la necessità di rinnovare l’impegno ed i valori di fondo che sono alla base della nostra Costituzione: partecipazione, libertà, diritti”. Riassumendo: “Tutta l’esperienza viva, la storia stessa dell’ultimo ventennio, dimostra l’esigenza di un sistema presidenziale”. Nessun intervento di pura parvenza fa al caso dell’Italia poiché “le riformicchie che non hanno un largo respiro, non solo non rispondono alle esigenze della nostra democrazia e del Paese, ma rischiano di essere dannose, creare ulteriori vulnus democratici, nuove crisi e crescenti tensioni. Non servono e non possono bastare meri maquillages, serve una ‘grande riforma’ che per i veri riformisti ha sempre significato innanzitutto semi-presidenzialismo”. Per quest’ultimo non s’intende “solo un valido ed efficiente sistema di governo”, ma soprattutto “una terapia d’urto utile ad affrontare e risolvere i nostri antichi mali ed i nuovi vizi, in grado di rigenerare un tessuto democratico profondamente minato, rivitalizzando e restituendo ruolo e funzione ai partiti”. D’altra parte, “non è un caso che la forma di governo presidenziale stia ormai sostituendo quella parlamentare ed è oggi di gran lunga maggioritaria nel globo”. L’analisi è fredda e riconosce le circostanze per cui “in Italia,  attardandoci nella difesa di un parlamentarismo senza partiti, svilito da meccanismi elettorali capestro, da prassi e consuetudini materiali che hanno indebolito e reso subalterno il ruolo dell’assemblea legislativa, abbiamo avuto nel corso di questi anni un presidenzialismo di risulta a costituzione invariata, senza una distinzione di ruoli e funzioni ed i necessari e dovuti contrappesi”. Il suggerimento, invece, è passionale e consiste nell’adattare “la costituzione formale a quella materiale, costituzionalizzando e bilanciando ciò che nella realtà già esiste”. Rilevato che si tratta di “una contraddizione che una personalità dalla forte tensione democratica come Mattarella non può non porsi e non porre all’attenzione del Paese”, la Craxi sostiene che sia proprio questa “la questione tra le questioni con la quale Forza Italia dovrebbe incalzare, in un duello tutto in positivo, la maggioranza di governo ed il suo presidente, i cui atteggiamenti gattopardeschi sono fin troppo evidenti. Bettino Craxi – aggiunge con orgoglio - pose la questione presidenziale con forza e convinzione”.

Il volume, che sarà illustrato a palazzo Chimirri fra meno di 10 giorni, certifica pertanto “la lungimiranza, la capacità di analisi e di visione” di Bettino Craxi che è “rimasta intatta fino alla fine”, ma anche “i ritardi del nostro Paese”. “Rinnovarsi o perire” era il motto socialista che più di ogni altro egli amava. “Fu per lui – come testimonia la figlia - una missione, una condizione d’inquietudine cui dedicò, con impegno e sacrificio, la sua vita” per “il bene ed il progresso dell’amata Italia”.

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