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Giudice di Pace, trovata l’intesa fra i Comuni delle Serre

Il mantenimento dell’Ufficio del Giudice di Pace è un po' più vicino dopo la riunione fra i sindaci dei comuni del comprensorio (assenti i rappresentanti di Nardodipace, Simbario e San Nicola da Crissa). A confermare la quadratura del cerchio è il primo cittadino di Serra San Bruno, Bruno Rosi, che certifica il sostanziale accordo fra le parti per consentire la permanenza del presidio di giustizia sul territorio. La sede rimarrà nel paese della Certosa, quanto al personale dovrebbe esserci il contributo degli altri centri. In ogni caso, Rosi non lascia spazio a dubbi: “ci faremo carico di quanto necessario – sostiene – per far sì che il Giudice di Pace resti a Serra”. Di “clima positivo” parla anche il sindaco di Mongiana, Bruno Iorfida, che manifesta ottimismo sulla buona riuscita dell’operazione. Da un punto di vista tecnico, ora sarà formulato un Protocollo d’Intesa che sarà approvato dalle giunte dei centri interessati. Poi gli impegni delle amministrazioni e le rispettive delibere saranno inviate al Ministero della Giustizia, a cui toccherà dare il placet finale. C’è dunque la volontà di impedire l’ennesima privazione che si sarebbe tradotta nella continuazione del percorso di spoliazione dell’entroterra vibonese.

 

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Giudice di Pace, Rosi convoca i sindaci del comprensorio

La scadenza fissata a fine luglio si avvicina, il tempo a disposizione per individuare locali e personale stringe. Il sindaco di Serra San Bruno, Bruno Rosi, ha così convocato per martedì 21 alle ore 17 i suoi omologhi di Brognaturo, Fabrizia, Mongiana, Nardodipace, San Nicola da Crissa, Simbario, Spadola e Vallelonga per discutere “circa il mantenimento dell’Ufficio del Giudice di Pace”. La sede di Serra sarà,  infatti, oggetto di “taglio” definitivo, qualora gli Enti locali non riuscissero ad accollarsi i costi di gestione dell’Ufficio che rappresenta l’ultimo baluardo della giustizia nell’entroterra vibonese. Il problema è che le decisioni romane stanno imponendo una serie di aggravi per i Comuni che devono sobbarcarsi una serie di costi pur di mantenere i servizi e, nello stesso tempo, vedono ridursi i trasferimenti erariali. Il vertice convocato dal capo dell’esecutivo serrese serve per far fronte a questa emergenza, poi sarà il caso di individuare una strategia per impedire che l’intera area sia svuotata della residua presenza dello Stato e, pertanto, soggetta ad un inesorabilmente spopolamento.

 

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Giudice di Pace, il Tar respinge l’istanza di sospensiva

SERRA SAN BRUNO - Il Tar del Lazio ha respinto l’istanza di sospensiva presentata nel tentativo di rendere inefficace il provvedimento di chiusura dell’Ufficio del Giudice di Pace. “Non si rinviene – recita l’ordinanza – la gravità e l’irreparabilità dei pregiudizi dedotti dai singoli ricorrenti”. Si attende ora la fissazione dell’udienza per la discussione del merito. Va rammentato che la stessa sezione del Tar aveva in precedenza accolto una medesima istanza, in un ricorso analogo, avanzata per il mantenimento dell’Ufficio del Giudice di Pace di Palestrina, centro della provincia di Roma. Antonio Gambino, in qualità di cittadino-elettore, aveva proposto l’istanza così come altri 15 ricorrenti, i quali sono stati rappresentati e difesi dall’avvocato Marco Lombardi, che 2 mesi prima aveva ottenuto la sospensiva per Palestrina. Il Comune di Serra San Bruno si era costituito come cointeressato. L’istanza, promossa antecedentemente rispetto all’approvazione degli emendamenti al decreto Milleproroghe, mirava a impedire di lasciare i cittadini privi di un essenziale presidio di legalità. Peraltro, ad avviso dei ricorrenti, le disposizioni del Milleproroghe “non consentirebbero la riapertura dell’Ufficio prima di un anno e mezzo (la presentazione della documentazione deve avvenire entro il 31 luglio, successivamente ci devono essere le valutazioni ministeriali e la formazione dei dipendenti comunali)”. Un lasso di tempo ritenuto evidentemente troppo lungo per far dormire sonni tranquilli. Punto focale del ricorso era ed è che “un decreto ha di fatto abrogato una legge”.

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Giudice di Pace, l’amministrazione: “Aderiamo al ricorso al Tar di Gambino”

SERRA SAN BRUNO - Sono diverse e articolate le azioni messe in campo dal Comune per mantenere l’ufficio del Giudice di Pace. È quanto emerge dal comunicato proveniente dal palazzo municipale di piazza Carmelo Tucci in cui, premesso che “già dal 15 gennaio le attività risultano sospese e tutte le udienze si stanno celebrando presso l’ufficio accorpante di Vibo Valentia”, viene sviscerata la situazione a partire dalla precisazione secondo la quale la dilazione “inserita nel decreto Milleproroghe poco aggiunge alla già espressa volontà dell’amministrazione di mantenere l’importante presidio di Giustizia, concretizzatasi con la produzione di tutti gli atti, nei termini e nelle modalità di legge, tesi a coinvolgere tutti i comuni del circondario alla partecipazione alle spese e agli oneri di mantenimento”. Dunque, l’attenzione è alta e, anzi, viene sottolineato che “avendo già il Comune adempiuto a tutti gli obblighi necessari, certo non si farà sfuggire l’opportunità di ripresentare la propria istanza senza il bisogno di stimoli esterni in tal senso”. Nel concreto, “appena il ministero della Giustizia renderà note le modalità di presentazione, sarà onere dell’amministrazione, come sempre, di ottemperare alle indicazioni ricevute dal ministero”. Dimostrazione aggiuntiva della sensibilità verso la problematica è il fatto che “l’amministrazione ha deciso di aderire al ricorso al Tar Lazio ai sensi dell’articolo 9 del Tuel, proposto dal nostro concittadino Antonio Gambino, il quale si è reso promotore di un’azione giudiziaria, avanzata nel mese di gennaio, che,  in caso di vittoria, potrà rappresentare un’ulteriore possibilità per il Comune di mantenere l’ufficio del Giudice di Pace”. La maggioranza forzista spiega i dettagli dell’operazione senza omettere di pungere l’opposta fazione politica e, nello specifico, viene chiarito che “la costituzione del Comune nel giudizio de quo significa poter contare su un atto di Giustizia che riporterà sul territorio un importante servizio e che, verosimilmente, in caso di successo eviterebbe anche le spese per i Comuni, in quanto si punta a ristabilire non solo la sede dell’ufficio ma anche il suo funzionamento a spese del ministero, esattamente ripristinando lo stato dei fatti al periodo antecedente la disastrosa riforma targata Partito Democratico”. Intanto, l’udienza per la sospensiva del provvedimento è stata fissata per l’11 marzo.

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Uffici del Giudice di pace, Neri: “Tino convochi subito i gruppi consiliari”

CHIARAVALLE CENTRALE - La ritiene un’azione meritoria volta a sostenere la causa dei paesi calabresi che negli ultimi anni hanno dovuto amaramente ingoiare una serie di perdite i cui effetti diventano sempre più pesanti per i cittadini. Così, Emanuela Neri accoglie con soddisfazione la notizia diramata dal deputato Bruno Censore riguardante “lo slittamento al 30 luglio 2015 del termine entro il quale gli enti locali interessati possono richiedere il mantenimento degli uffici del Giudice di pace”. Il segretario locale del Pd spiega infatti che “la Città di Chiaravalle è stata in questi anni privata di tutti i servizi e in ambito della giustizia ha subito un forte danno con la chiusura della sede distaccata del tribunale. Una sede di eccellenza con una mole di lavoro che serviva un bacino di utenza molto vasto. Questo comprensorio con Chiaravalle come comune capofila ha bisogno che vengano attivate tutte le azioni possibili affinché quanto previsto dal decreto Milleproroghe non svanisca nel nulla”. In sostanza, vista la rilevanza della questione, gli sforzi compiuti non vanno dispersi e, anzi, “l’ impegno in commissione del nostro deputato Pd – sottolinea la Neri – non deve essere vanificato” anche perché “questo risultato, che apre alla possibilità di ripristinare dei presidi di giustizia nei nostri territori, è la dimostrazione che la fiducia concessa dai cittadini ai rappresentanti del Pd non è stata mal riposta. Le battaglie si devono condurre e, come  in questo caso, si possono vincere”. Considerato che “la soppressione e l’accorpamento in Calabria di 43 uffici tra cui quello di Chiaravalle Centrale ha privato una terra già fortemente colpita dei presidi minimi a garanzia della difesa e tutela dei cittadini”, serve “un contributo forte, un impegno concreto al fine di collaborare per l’avvio di tutte le procedure che si renderanno necessarie per non mancare la scadenza prevista per luglio”. Riprova dell’operatività dell’esponente democrat è la richiesta al sindaco di Chiaravalle Gregorio Tino di “convocare subito e senza tentennamenti, dovuti a diversità di colore politico, tutti i gruppi consiliari e tutte le forze politiche per definire fin da subito le azioni da intraprendere per la conquista di un risultato che non è del singolo ma dell’ intera collettività. La Città di Chiaravalle e tutto l’ entroterra delle Preserre – conclude la Neri - hanno bisogno che ci siano dei punti fermi a garanzia della giustizia e che tutti coloro che hanno un ruolo politico e sociale si spendano per la conquista degli stessi”.

 

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