Acadde oggi, 3 novembre 1957: L'Unione Sovietica manda nello spazio lo Spuntik 2, a bordo c'è la cagnolina Laika

 

L' Unione Sovietica lancia lo Sputnik 2, con a bordo il cane Laika, ovvero il primo essere vivente ad andare nello spazio.

Laika era una randagia di 3 anni, trovata tra le vie di Mosca insieme ad altri 5 o 6 possibili cani.

Tutti i candidati vennero sottoposti ad un addestramento durissimo, che Laika superò guadagnandosi il ruolo di astronauta.

La piccola cagnolina è così diventata il primo essere vivente mandato in orbita, un onore che, purtroppo, come previsto dagli scienziati, si sarebbe trasformato in un atroce condanna a morte, per via di una tecnologia che non era in grado di garantire il rientro in sicurezza delle capsule.

Ufficialmente Laika morì a causa del cibo avvelenato messo nella navicella per evitarle una morte dolorosa durante il rientro. La realtà dei fatti però è molto più crudele: il 14 aprile del 1958 il corpicino di Laika fu trovato carbonizzato all’interno della capsula recuperata al largo delle Antille.

Le guerre alla Russia e l'eroismo della Guardia reale napoletana

 Non riesco a trovare un motivo serio per fare la guerra alla Russia. Lo ha deciso la NATO, ma non riesco a trovare un motivo serio per cui dobbiamo trovarci nella NATO. Abbiamo perso la Seconda guerra mondiale, è vero; ma per quanti altri secoli la dobbiamo perdere?  Ciò premesso, vediamo che guerra ci tocca, stavolta. L’Italia invierà 140 (e dico centoquaranta!) soldati in Lettonia. Se la guerra non si fa, inutili; se si fa, si troverebbero contro milioni di nemici. Tanto per saperlo.  Estonia, Lettonia e Lituania sono tre piccoli Stati baltici, nel 1918-20 resisi indipendenti dalla Russia; nel 1945 – saltiamo su alcuni particolari – sovietici; poi un’altra volta indipendenti, e passati alla NATO. La Lettonia confina con Estonia e Lituania, nostri alleati, e Russia e forse Bielorussia potenziali nemici. La Russia possiede una enclave con l’antica Koenisberg, patria di Kant, oggi Kalingrad. Insomma, un bel labirinto.  Ma qui voglio parlare delle altre due guerre italiane di Russia. Nel 1941, forse per prevenire un attacco sovietico, Hitler scatenò un’offensiva volta a spezzare in due il fronte di Stalin, e impadronirsi del territorio. Fallito il primo tentativo, la Germania ne ripetè molti altri, schierando milioni di uomini e immenso quantitativo di carri armati e aerei. Per capirci, se uno fosse riuscito, avrebbe spazzato via, dopo l’URSS, in una settimana gli Angloamericani da Italia e Francia, la cui presenza era insignificante rispetto ai “Gruppi di eserciti” sovietici e tedeschi.  Mussolini inviò dapprima un Corpo di spedizione italiano in Russia (CSIR), poi un’Armata (ARMIR); questa comprendeva, su richiesta germanica, un Corpo d’armata alpino, destinato al Caucaso, ma che non vi giunse mai. La superiorità sovietica, la sconfitta di Stalingrado e l’inverno causarono un disastro alle nostre truppe. È tutto purtroppo noto. Questi eventi si svolsero nel Sud, attuale Ucraina e Russia Meridionale.  Un reparto specializzato di nebbiogeni operò nel Baltico; aderì alla Repubblica Sociale, combatté a fianco dei Tedeschi fino al 1945.  Quasi dimenticata è invece la prima guerra di Russia, quella napoleonica del 1811, cui parteciparono molti italiani di tre appartenenze: di Piemonte, Liguria, Toscana e Roma, annessi direttamente all’Impero francese; di Trentino, Lombardia, Veneto, Romagna e Marche, sudditi del Regno d’Italia, re Napoleone e vicerè Eugenio Beauharnais, figlio di Giuseppina; e il Regno di Napoli di Gioacchino Murat, il quale però assunse il comando della cavalleria imperiale. L’offensiva si svolse a nord, con due direttrici, Mosca e San Pietroburgo. Come si sa, fallì per la strategia russa di attirare il nemico sempre più lontano dalle sue basi; e sopravvenne l’inverno. Napoleone raggiunse Mosca, ma San Pietroburgo e i territori baltici, da secoli fortificati, resistettero fino alla ritirata francese.  Il regno di Napoli schierava circa diecimila uomini, tutti meridionali, con ufficiali indigeni, e francesi che però Gioacchino aveva obbligato, con grande fastidio di Napoleone, a naturalizzarsi napoletani. La divisione napoletana fu posta al comando di Florestano Pepe e comprendeva una brigata al comando del Rosaroll e una al comando del D'Ambrosio, per un totale di quattro reggimenti. Ricordiamo anche Cianciulli, Costa,  Arcovito,  Roccaromana, Piccolellis, Campana. Coinvolta nella disastrosa ritirata, la Guardia reale napoletana si coprì di gloria respingendo i cosacchi, e salvando dalla cattura lo stesso Napoleone. La divisione partecipò poi alla lunga difesa di Danzica, assediata da truppe russe e prussiane. Con molte perdite, ottenne infine di ritirarsi con onore, e tornò in patria.  Buonaparte disse di loro: “Io partecipavo ad un pregiudizio di scarsa stima delle truppe napoletane: esse mi hanno colmato di meraviglia a Lutzen, a Bautzen, in Danzica e ad Hanau. I famosi Sanniti, loro avi, non avrebbero combattuto con maggior valore. Il coraggio è come l'amore, ha bisogno di alimento».  Ecco una frase su cui bisognerebbe riflettere, e si capirebbe anche il crollo del 1860: era venuto meno l’alimento! Ma questo è un altro discorso.

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Bomba atomica Usa su Berlino, Leningrado e Mosca in caso di Guerra con l'Urss

Da documenti appena declassificati dal National Security Archive emergono i piani d'attacco Statunitensi nel caso di guerra contro l'Unione Sovietica. Dal rapporto in cui e` delineata la strategia nucleare americana emerge una lunga lista di obiettivi sia militari che civili da colpire con ordigni nucleari. Lo studio, il cui nome e` Strategic Air Command Atomic Weapons, e` stato redatto nel 1956 e consegnato nel 1959. Nelle 800 pagine che compongono il piano d`azione, e`prevista la distruzione sistematica di 1100 aeroporti e 1200 centri abitati suddivisi in ordine di valore strategico. Tra i centri urbani ad altissima priorità colpiti con bombe all’idrogeno ci sarebbe stata anche Berlino. Tuttavia, in cima alla lista delle citta` da bombardate ci sarebbero state  Mosca e Leningrado perche`ritenute "strategicamente fondamentali con le loro basi aeree ed infrastrutture. Mosca - si legge nel rapporto - è un obiettivo ad altissima priorità per l’intera linea di comando del blocco sovietico. Leningrado è fondamentale nell’asset dell’URSS”

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