Usura e droga, sette misure cautelari

I finanzieri del Comando provinciale di Cosenza hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del locale Tribunale, nei confronti di 7 persone (4 in stato di detenzione domiciliare e 3 soggette all’obbligo di dimora) indagate a vario titolo per i reati di usura, esercizio abusivo del credito e spaccio di sostanze stupefacenti e psicotrope.

Contestualmente, le fiamme gialle hanno dato esecuzione al sequestro preventivo di beni, nella disponibilità degli indagati, per un valore complessivo di oltre 38 mila euro, ritenuto profitto del reato di usura.

Al termine dell’indagine, durata oltre 2 anni, i militari del Gruppo Cosenza  hanno accertato prestiti di denaro, anche con l’applicazione di tassi di tipo usuraio che in taluni casi  sarebbero arrivati  al 120% annuo.

In particolare, approfittando dell’emergenza determinata dalla pandemia, gli indagati avrebbero offerto un canale parallelo di ricorso al credito al quale cittadini e imprese in forte crisi di liquidità potevano accedere senza particolari garanzie di rientro ed al di fuori dei canali legali di accesso a linee di finanziamento.

Per  gli investigatori, gli indagati dopo aver erogato il prestito si “adoperavano, anche con minacce ed intimidazioni, per il recupero della somma prestata, - chiamata “mascherina, scommessa, paghetta, spesa, acqua, pane” - restituita dalle vittime mediante ricariche di carte prepagate, assegni in bianco, e naturalmente denaro contante, in tranche settimanali o mensili, anche di modesto importo”.

L’attività investigativa ha portato alla luce un’intensa circolazione di denaro esercitata con capacità organizzativa e disponibilità finanziarie da parte degli indagati, i quali avrebbero approfittato dello stato di bisogno delle vittime per imporre condizioni sempre più onerose.

Nel corso delle indagini, inoltre, le fiamme gialle hanno ricostruito una fitta rete di spaccio di hashish, marijuana e cocaina, organizzata con modalità strutturate e rivolta ad un cospicuo numero di consumatori.

Operazione “Turòs” contro l’usura, 5 arresti

Questa mattina la Guardia di finanza di Crotone ha tratto in arresto 5 persone, destinatarie di un provvedimento di custodia cautelare emesso dal tribunale di Catanzaro, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, con l’accusa, a vario titolo, di usura, anche aggravata dalle modalità mafiose, estorsione e abusivismo finanziario.

Destinatari delle misure restrittive eseguite nell'ambito dell'operazione denominata  "Turòs", sono: un imprenditore agricolo cutrese di 51 anni; un commerciante crotonese di 42 anni (entrambi sottoposti alla custodia cautelare in carcere); un muratore crotonese di 43 anni; un dipendente di una cooperativa di pesca di Isola di Capo Rizzuto di 45 anni, ed un piccolo imprenditore agricolo cutrese di 67 anni, padre del crotonese di 42 anni (tutti sottoposti agli arresti domiciliari).

Inoltre, in esecuzione del provvedimento cautelare, i finanzieri hanno sottoposto a sequestro, un appartamento, un’imbarcazione e depositi bancari per un valore  di oltre 130 mila euro, riconducibili, anche attraverso l’interposizione del proprio nucleo familiare, al cutrese di 51enne.

Le indagini, eseguite anche mediante captazioni telefoniche, video ed ambientali, hanno consentito di far luce su una presunta pratica di concessione “abusiva” di presiti di denaro, che per gli investigatori risalirebbe “quantomeno al 2012, nel territorio compreso tra i comuni di Cutro (Kr), Botricello (Cz), Belcastro (Cz) e Isola di Capo Rizzuto (Kr)”.

Per le fiamme gialle alcuni degli indagati avrebbero fatto ricorso a un linguaggio criptico per interloquire con i debitori. Inoltre, i presunti usurai avrebbero concesso prestiti per oltre 100 mila euro a 5 piccoli imprenditori locali, ai quali avrebbero applicato un tasso d’interesse annuo variabile tra il 30 e il 120 %  ottenendo, anche attraverso minacce e pressioni psicologiche, vantaggi economici per oltre 75 mila euro (ad esempio a fronte di un prestito di euro 5 mila euro, erogato nel 2013, sarebbero stati corrisposti, nell’arco di 5 anni, interessi per 30 mila euro).

In uno dei casi, i finanzieri avrebbero accertato che il presunto usuraio, per ottenere la restituzione del capitale e degli interessi, si sarebbe avvalso della collaborazione di “soggetti intranei” alla cosca Grande Aracri.

Oltre ai presunti casi di usura, le attività investigative hanno permesso di delineare 4 episodi di concessione di prestiti non usurari, per un ammontare complessivo di circa 50 mila euro, da parte di uno degli indagati,
il quale, per non ricadere sotto la lente d’ingrandimento dell’antiriciclaggio, avrebbe raccomandato ai propri debitori di utilizzare, nei bonifici bancari, causali in linea con l’attività economica svolta.

“Economie di Libertà”, domani la presentazione del progetto contro l’usura e il racket

Sarà presentato domani (26 marzo) in una conferenza stampa, il progetto “Economie di Libertà”.

Il progetto, che coinvolge due regioni, si propone di aiutare concretamente chi è stato colpito dai fenomeni di usura ed estorsione. Due le regioni coinvolte: Calabria e Basilicata. I  cinque i presidi di legalità individuati, che diventeranno punti di riferimento fisici e operativi per portare avanti le attività del progetto, saranno dislocati in Calabria, a Cetraro (Cs), Cassano allo Ionio (Cs) e Limbadi (Vv) ed in Basilicata, a Potenza e Montescaglioso (Mt).

Promosso dalla Fondazione nazionale ‘Interesse Uomo’’ onlus e finanziato, dal Ministero dell’Interno nell’ambito del Programma operativo ‘’Legalità’’, il progetto si sviluppa attraverso un fitta rete operativa composta da diversi soggetti: partner ufficiale è la Fondazione Antiusura San Matteo Apostolo (Cassano allo Ionio); l’Associazione Antiracket Falcone e Borsellino (Montescaglioso); l’organizzazione di volontariato San Benedetto Abate (Cetraro);  l’Università della Ricerca, della memoria e dell’impegno Rossella Casini (Limbadi).

Domani alle ore 12 in modalità online, il progetto sarà raccontato nel corso di una conferenza da don Marcello Cozzi, presidente della Fondazione ‘Interesse Uomo’’ e dal Vescovo di Cassano allo Ionio, Monsignor Francesco Savino. All’incontro parteciperanno anche i referenti dei presidi di legalità.

L’obiettivo principale di ‘Economie di Libertà’ è aiutare singoli cittadini o attività economiche in difficoltà caduti nella spirale dell’usura o del racket, accompagnare chi ha già sporto denuncia o chi lo farà grazie al supporto degli operatori che si metteranno a disposizione. Il progetto promuove percorsi di assistenza e sostegno per le vittime e per le loro famiglie e il supporto per favorire buone pratiche e creare una rete per il consumo critico.

Usura e tentata estorsione, manette per un commerciante di Cutro

Cutro - Nel pomeriggio di ieri, i carabinieri della Stazione di Cutro (Kr) hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip presso il Tribunale di Crotone, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di un commerciante, M.A., 61anni, di Cutro.

Al destinatario del provvedimento vengono contestati i reati di usura e tentata estorsione.

Dalla ricostruzione fatta dagli investigatori, l’uomo, grazie alla propria attività commerciale, sarebbe riuscito ad approfittare delle difficoltà economiche di alcune persone costrette a lasciargli la carta del reddito di cittadinanza, a garanzia del debito contratto.

Nonostante l’esecuzione del provvedimento cautelare, i militari stanno effettuando ulteriori approfondimenti investigativi al fine di chiarire le posizioni di diverse persone cadute nella rete dell’arrestato.

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Operazione "Alto tasso": cinque misure cautelari per usura ed estorsione

I poliziotti della Squadra mobile di Cosenza hanno eseguito un’ordinanza d'applicazione della misura cautelare personale, emessa dal gip presso il Tribunale di Cosenza, a seguito di richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di cinque persone ritenute responsabili, a vario titolo e in alcuni episodi in concorso, dei reati di usura, estorsione ed esercizio abusivo del credito.

In particolare, a tre degli indagati (B.A. di 43 anni di Cosenza, B.M. di 52 anni di Mendicino e M.S. di 51 anni di Cosenza) è stata applicata la misura della custodia cautelare in carcere, a uno (P.P. di 73 anni di Cosenza) la misura degli arresti domiciliari e infine a un altro (C.S. di 64 anni di Cosenza) la misura coercitiva del divieto di dimora nei comuni di Cosenza e Rende.

L’attività investigativa, avviata in seguito ad una denuncia sporta, nel giugno 2018, da una presunta vittima d'usura, è stata condotta con intercettazioni, pedinamenti e servizi di osservazione che hanno permesso d'individuare un gruppo di presunti usurai, i quali, agendo ognuno in maniera autonoma e solo in alcune circostanze uno di loro in concorso con altri, avrebbero prestato soldi “a strozzo” alle pesunte vittime, dalle quali avrebbero preteso in cambio la restituzione di esorbitanti somme di denaro.

Per gli investigatori, chi non pagava veniva minacciato di morte.

Tra le sedici presunte vittime accertate, oltre a disoccupati e pensionati, ci sarebbero anche operai ed artigiani.

Nel corso delle perquisizioni effettuate contestualmente all’esecuzione delle misure restrittive, presso le abitazioni degli indagati sono stati rinvenuti documenti, agende e una sorta di “libro mastro” in cui erano annotati gli importi delle somme concesse e i nomi delle presunte vittime.

I destinatari della misura restrittiva in carcere, dopo le formalità di rito, sono stati tradotti nel carcere di Cosenza.

Rosarno, Lega: “Pericolo usura anche per le famiglie”

"Il Gruppo consiliare della Lega di Rosarno non può non segnalare la grande difficoltà in cui vivono le aziende e le famiglie dopo quasi due mesi di completa inattività. A soffrire pesantemente sono la gran parte dei nuclei familiari a monoreddito e le piccole aziende a carattere individuale. Una gran parte della popolazione del territorio della Piana non ha più la forza di poter andare avanti non avendo alcuna risorsa e non essendoci all’orizzonte alcuna speranza di ripresa immediata del lavoro. Per questo numero rilevante di cittadini il prossimo presente ed il futuro fa paura. Come faranno ad andare avanti? Come faranno a sfamare i propri figli? Quale prospettive vi sono? Domande alle quali non ci sono, allo stato, risposte. Quindi, un’incertezza rilevante che deve fare riflettere a coloro che devono programmare un percorso della cosiddetta fase 2. Rallentata quella sanitaria, per la quale non può non ringraziarsi per la fermezza dell’On. Jole Santelli e la conseguente azione delle Forze dell’Ordine, ora è indispensabile pensare a come sostenere ulteriormente i cittadini che non hanno alcun reddito. A parte le iniziative finora assunte, appare rilevante che si pensi ad un piano occupazionale serio ed a lunga scadenza. Il momento dei proclami è passato. Ognuno deve fare la sua parte fino in fondo. Sarebbe, quindi, opportuno che si aprisse un tavolo istituzionale per cercare di individuare misure concrete e che non siano inconsideratamente a pioggia, ma che vadano verso una direzione di programmazione per renderle produttive nel tempo. In mancanza di un’azione sinergica con le istituzioni, gli imprenditori, i sindacati, e tutte le altre categorie interessate, si rischia di consegnare molti cittadini nella “morsa mortale” dell’usura. È sufficiente un piccolo prestito per vivere, non onorato, per consegnare alla criminalità le persone e le loro attività. Un modo reale per riciclare positivamente il denaro sporco ed entrare a “gamba tesa” nella vita delle persone e delle loro famiglie. Allora è importante che si cominci a pianificare celermente il nostro prossimo futuro senza se e senza ma".     

E' quanto scrivono in una nota i componenti del gruppo Consiliare della Lega di Rosarno: Giacomo Francesco Saccomanno - Giusy Zungri - Enzo Cusato - Alex Gioffrè.

Estorsione e usura, due arresti nel Vibonese

Un'odissea di otto anni fatta di notti insonni, paure, minacce, umiliazioni. Ostaggio della logica ‘ndranghetista e “liberato” dai carabinieri.

È finito all'alba di ieri con l'arresto dei suoi presunti aguzzini l'incubo di un imprenditore, finito in un vorticoso giro di usura ed estorsione.

In manette sono finiti Antonio Mancuso, 81 anni, esponente dell’omonima famiglia ‘ndranghetista di Limbadi ed il nipote Alfonso Cicerone, 45 anni, anch'egli residente a Nicotera.

Altre cinque persone, tutte di Nicotera, risultano indagate a piede libero.

La Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro diretta dal procuratore Nicola Gratteri ha emesso il fermo nei confronti dei due indagati per i gravi indizi di colpevolezza emersi nel corso dell’indagine e per il pericolo di fuga ritenuto “fondatissimo”.

I 7 indagati devono rispondere a vario titolo di usura ed estorsione in concorso aggravata dal metodo mafioso.

L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore antimafia Antonio De Bernardo e condotta sul campo dai carabinieri della Compagnia di Tropea, trae origine da un'attività investigativa iniziata nel maggio scorso con intercettazioni telefoniche e ambientali e pedinamenti.

L'incubo dell'imprenditore nasce esattamente otto anni fa, nel maggio 2011 quando l’uomo acquista un immobile, composto da due piani fuori terra a Nicotera, per la cifra di 400mila euro.

Metà dell’importo viene immediatamente consegnato mentre per la quota restante si stabilisce l’erogazione secondo dazioni periodiche senza termini temporali e quantitativi. Avvenuto il perfezionamento della compravendita e il pagamento della prima parte dell’importo, gli ex proprietari avrebbero iniziato ad avanzare in maniera sempre più minatoria e perentoria le richieste della consegna del denaro fino a rivolgersi ad esponenti vicini ad Antonio Mancuso per avere quanto pattuito e recuperare il credito. Le richieste si fanno sempre più pressanti fino a quando all’imprenditore non viene comunicato che Antonio Mancuso aveva rilevato il credito e che le erogazioni di denaro sarebbero avvenute in suo favore.

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Usura, marito e moglie in manette

I carabinieri della Stazione di Oppido Mamertina ed i finanzieri della Sezione di polizia giudiziaria della procura della Repubblica di Palmi hanno tratto in arresto Giuseppe Managò di 47 anni e la moglie Maria Calipari, di 43 anni, per i reati di usura ed esercizio abusivo del credito.

In particolare, gli indagati sono stati arrestati in esecuzione di un'ordinanza, emessa dal tribunale di Palmi su richiesta della locale procura della Repubblica, che ha previsto la custodia cautelare in carcere per Managò e gli arresti domiciliari per la consorte.

Il provvedimento rientra nell’ambito di una più ampia attività d’indagine dalle cui risultanze sarebbe emerso che il 47enne, seppur già detenuto in carcere per tentata estorsione, avrebbe prestato denaro a diverse persone, per il tramite della moglie.

Per gli investigatori, Managò avrebbe preteso la restituzione del denaro con rate mensili, "gravate da interessi più o meno fissati nel tasso del 20% annuo".

I militari hanno eseguito anche il sequestro preventivo di circa 20 mila euro.

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