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Zenzero, l'Osteria Calabrese che ha conquistato Roma

Non hanno tradito le attese. Dopo il successo ottenuto all’Expo di Milano, i “magnifici cinque”  del ristorante “Zenzero” di Serra San Bruno hanno conquistato anche Roma. Ad offrire l’opportunità ai buongustai della Capitale di assaporare le prelibatezze preparate dallo chef Bruno De Francesco, la sede Eataly di Ostiense. Nella vetrina messa a disposizione dalla catena specializzata nella vendita e somministrazione di prodotti alimentari italiani di alta qualità, la “brigata” serrese ha deliziato, per un mese, i numerosissimi avventori. Tutti meritati i tanti attestati di apprezzamento tributati da gourmet italiani e stranieri che, a tavola, hanno scoperto una Calabria che sa essere al contempo selvaggia e raffinata. Ancora una volta “Zenzero” è riuscito a mettere d’accordo il palato più esigente e quello che ama i gusti decisi e senza compromessi. Chi ha avuto il piacere di frequentare l’Osteria Calabrese, più che ad una semplice attività culinaria, ha preso parte ad un vero e proprio viaggio che attraverso il gusto ha permesso di esplorare una terra che non finisce mai di stupire. Nei suoi piatti, lo chef De Francesco è riuscito a racchiudere tutte le contraddizioni di una regione sempre borderline. Ogni boccone è stato un trompe l’oeil su un angolo di Calabria. Mettere in bocca i “Riccioli di alici” è stato come sentire le onde del mare infrangersi contro la rocca di Scilla o il canto dei pescatori di Bagnara. Gustare i “Fusilloni ‘nduja e pecorino”, invece è stato come passeggiare sui pascoli baciati dal sole del monte Poro. L’ “Insalata di stocco” cinta dai peperoni grigliati ha raccontato, invece, vecchie storie in cui gli uomini del mare incontravano quelli della terra. Il passaggio verso l’interno, in direzione del bosco, lo ha concesso la “Delizia di ricotta” sulla quale la granella di ‘nzullo ha ricordato la durezza del granito e le linee dolci ed aggraziate delle chiese serresi. A condurre la fantasia del buongustaio sul  limes dominato dalle vette innevate del Pollino, il vino Magliocco delle tenute Ferrocinto di Castrovillari. Come un viandante d’altri tempi, chi ha visitato Zenzero nelle giornate dedicate allo “Street food”, ha avuto la possibilità di apprezzare il sapore sbarazzino ed avvolgente dei “Pipi e patati”. I motivi alla base dell’ennesimo successo del ristorante serrese, ancora una volta, sono custoditi nella capacità del suo chef di preparare pietanze uniche ed inimitabili. Il vero segreto di De Francesco non risiede solo nella capacità di produrre la giusta alchimia tra gli ingredienti, bensì nella grande competenza che gli permette di ricreare in un piatto, un mondo, un’atmosfera, un modo di vivere; di racchiudere in una portata una tradizione che arriva da un passato capace di farsi presente ad ogni boccone. Un passato che rivive grazie alla conoscenza, allo studio attento del territorio e delle sue risorse migliori. Alla base dei meritati riconoscimenti c’è dunque un lavoro portato avanti, giorno dopo giorno, con pazienza certosina. Un lavoro che ha permesso ai “magnifici cinque” di Zenzero di iniziare un viaggio che ha già incontrato tante tappe e che tante altre ne incrocerà, perché è solo all’inizio. Un viaggio per il quale auguriamo “buon cammino”!

Bruno De Francesco “apre” le porte di Expo 2015

È finita la grande attesa dello chef Bruno De Francesco che da domani e per tutto il mese di maggio avrà il compito di rappresentare la Calabria e la Basilicata ad Expo 2015, l’esposizione universale ospitata nella città della Madonnina a cui prenderanno parte oltre 140 paesi, 600 fra Capi di Stato e Ministri e non meno di 20 milioni di persone. “Zenzero” è infatti uno degli 84 ristoranti regionali che si posizioneranno a turno nei 2 padiglioni riservati a Italy is Eataly, la megavetrina dell’alimentazione di qualità italiana. Un grande motivo di orgoglio per Serra San Bruno e per la Calabria, che vedono emergere un giovane animato dalla più sana passione per l’arte della cucina che è riuscito a conquistare anche i palati più esigenti con la sua fantasia e la sua capacità di creare.

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Prelibatezze calabre: Il caciocavallo di Ciminà

…Latte, latte e ancora latte!!!
Ricordo di averlo assaggiato la prima volta più o meno un anno fa ad una fiera organizzata da slow food nel centro di Catanzaro. Era un giorno piovoso, e pochissimi erano i visitatori.
Tra profumi di tartufo, la birra artigianale dei miei cari colleghi dell’agriturismo Calabrialcubo di Nocera Terinese, tra gammune di Belmonte di cui forse vi parlerò presto e il rosato, allora appena nato e neanche etichettato di Francesco De Franco della cantina A’VITA di Cirò, ho intravisto in lontananza in un piccolo stand tanti cubetti di formaggio infilzati con uno stecchino e con curiosità mi sono avvicinato.
Chiedo cosa fosse e un po’ di informazioni sulla produzione, leggo una brochure e ancora più curioso di prima mi preparo all’assaggio,scelgo un pezzettino ben stagionato, chiudo gli occhi e assaporo con meraviglia cotanto splendore.
Dalla scorza leggermente croccante quando è fresco, uniforme e quasi inesistente quando invece stagionato questo caciocavallo è un gioiello che colpisce i cinque sensi in modo limpido ed esponenziale.
Guardare quella “provoletta”, (dai 400 g. ai 3 kg.), toccarla, annusarla, mi riporta alla mente ricordi d’infanzia, la bellezza di quando da bambini, forse per farci stare un po’ calmi, la mamma o il papà ci facevano assaggiare un piccolo bocconcino di mozzarella o una striscia di pasta filata mentre loro facevano le provviste al caseificio, non ditemi che non vi è mai capitato.
Quel sapore di “latte salato”, ancora tiepido e morbido regala da sempre momenti di assoluto appagamento.
Questo formaggio, oltre ad essere passato in una salamoia prima di venire appeso a coppia alla pertica ha una particolarità straordinaria che probabilmente lo differenzia dal caciocavallo tradizionale: il latte di vacca che viene coagulato con caglio naturale di capretto è ancora crudo, e quindi è per questo che si sente tutto il sapore del latte.
Usarlo nei ripieni o grattuggiato esalta il sapore delle pietanze anche se io sinceramente ve lo consiglio come casaro l’ha fatto. Un grande presidio slow food dunque che non ha bisogno si altre presentazioni.
Assaggiatelo e mangiate questa fetta di puro latte, latte e ancora latte.
Ah, fatemi sapere!!!

Cantine "Benvenuto: Ulisse ritorna in patria!

Passando dal lago dell’Angitola, e fermandomi a fare qualche foto con il mio nuovo smartphone super teconologico, cercavo di scrutare  oltre “l’orizzonte” per capire dove si trovasse di preciso questa nuova realtà che da li a poco avrei scoperto; una nuova cantina a Francavilla Angitola: quando vennero a pranzo allo "ZenZero" e mi portarono la campionatura, invitandomi in azienda, capii subito che avrei avuto a che fare con persone umili, sapienti e professionalmente preparate. Il lago, baciato da un carico sole autunnale che si rifletteva anche nell’obbiettivo del mio telefonino, lasciava spazio soltanto all’immaginazione, e così rimettendomi in macchina con i miei compagni di viaggio riparto alla ricerca di questo luogo…

Al bivio dell’autostrada incontro Alessandro che mi indica la via. Attraversiamo una strada di quelle che portano in qualche paesino, una specie di statale con qualche buca di troppo e tanti alberi da frutto ad incorniciare il solito sole, che alle undici era oramai un sole dal profumo estivo. Una svolta secca a sinistra ed una ripida discesa ci fanno intuire che abbiamo raggiunto le cantine Benvenuto. Scendo dall’auto e abbraccio Giovanni, il titolare dell’azienda, il sole è sempre lì, come se volesse indicarmi qualcosa. A primo impatto la cantina risulta leggermente anonima, sembra di stare da un amico in campagna (più tardi ovviamente mi viene spiegato come sarà quando i lavori saranno terminati), ma a me piace pensarla così: una giornata autunnale, da un caro amico in campagna a bere del buon vino (e che vino). Inizio ad isolarmi dal mondo, e a provare le mie sensazioni, mi accorgo di come il tempo quest’anno sia stata particolarmente bizzarro osservando degli alberi da frutto ancora in fiore.Seguo la truppa composta da Giovanni e Alessandro della cantina, Vincenzo, amico di avventura e Claudio, mio fratello. Si va in vigna.Ascolto in lontananza le precise spiegazioni di Giovanni, tutti i racconti sul suo operato, la sua scelta di ritornare in Calabria per inseguire il sogno di rilanciare quella zona dove suo nonno coltivava la terra e la vigna, tutti i suoi progetti futuri… Loro vanno avanti, ormai li sento ma non li ascolto più..

Sentori sempre più freschi mi spiazzano, finalmente ci sono, raggiungo gli altri e scopro quella meraviglia che quel sole da stamattina cercava di suggerirmi. Una vallata incredibilmente ordinata, le vigne a terrazzamenti a sinistra, gli alberi che le proteggono, e questa “V” affacciata sul mare che incanala quel profumo…quel profumo che chiudendo gli occhi mi riporta sul pedalò con gli amici, sulla spiaggia all’alba dopo un falò..a quella grigliata a casa di Totò. Ogni leggero refolo è un ricordo, ogni attimo trascorso su quella collina a respirare a pieni polmoni con gli occhi chiusi quell’aria di sale …  Ah, dovreste sentirlo..

Ritorniamo in cantina, l’interno si presenta molto chic ma allo stesso tempo semplice e moderna. “La fortuna aiuta gli audaci” è il motto dell’azienda, e il mitico Giovanni di  coraggio ne ha davvero tanto… direttamente proporzionale alla sua preparazione ed alla sua umiltà! Un calice si avvicina al rubinetto dell’enorme cisterna con sù scritto zibibbo: “ragazzi questo ancora è mosto, ma potete gia sentire i profumi e farvi un idea su ciò che sarà”, eccolo che ritorna, di nuovo quell’odore, sembra di essere ritornati di nuovo li, in cima a quella vallata, con gli occhi chiusi…e a quella chiacchierata al tramonto su quella spiaggia umida. In ogni bottiglia, anche nei rossi assaggiati in seguito (accompagnati da una buona pitta serrese condita con l’olio nuovo dell’immancabile Mazzitelli), ritorna quel sentore minerale, quel respiro a pieni polmoni, quel vento che arriva dal mare e che stringe ogni singolo acino con dolcezza e protezione, quel vento che questo vignaiolo riesce a far entrare in ogni singola bottiglia. E’ come Ulisse che ritorna in patria portandosi con se i ricordi delle sue avventure e la brezza marina.

Il ritorno di Giovanni Celeste Benvenuto in Calabria, coraggioso e attento, allegro e sensibile…Cinque vini diversi tra loro ma con una caratteristica inconfondibile… sapore di sale, sapore di mare…

Buona “Fortuna” alla cantina…Benvenuto in Calabria!!!

..o meglio BENTORNATO…

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