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Smascherata falsa associazione che ha evaso oltre 200 mila euro

I finanzieri del Comando provinciale di Cosenza hanno scoperto una struttura turistica che operava come finta associazione sportiva dilettantistica, ma di fatto svolgeva una vera e propria attività commerciale con un ingente volume d’affari e l’impiego di manodopera in nero.

L’associazione, nata come ente non commerciale per godere delle agevolazioni fiscali previste dalla normativa di settore, gestiva uno stabilimento balneare d’élite ed offriva servizi di natura commerciale ai non associati, alcuni dei quali provenienti da varie regioni italiane.

La struttura era dotata anche di un rinomato ristorante, che proponeva pietanze a base di astice e ostriche e disponeva di una ricercata carta dei vini. Le finalità non lucrative e la partecipazione degli associati, erano solo riportate formalmente nello statuto dell’ente per beneficiare, indebitamente, di un regime tributario di favore e svolgere attività commerciali produttive di significativi redditi ma sconosciute al fisco.

Pertanto, attraverso una verifica fiscale svolta per più periodi d’imposta, i militari hanno portato alla luce l’omessa dichiarazione e contabilizzazione di ricavi per oltre 200 mila euro.

Inoltre, i finanzieri hanno effettuato il disconoscimento della natura associativa e non lucrativa dell’associazione, determinandone l’inquadramento come impresa commerciale.

Vasta operazione antiterrorismo, disarticolata organizzazione internazionale

Hanno preso il via alle prime luci dell’alba di oggi, due distinte operazioni, coordinate dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, condotte, rispettivamente, dalla Guardia di finanza e dalla Polizia di Stato, che hanno portato all’individuazione di una vasta rete di supporto a gruppi combattenti di matrice integralista islamica operanti in Siria.

In particolare, le indagini condotte dagli uomini dello Scico di Roma e del Comando provinciale della Guardia di finanza di Brescia hanno consentito di disarticolare un’associazione per delinquere, a carattere transnazionale, costituita da 10 siriani e finalizzata al riciclaggio ed all’abusiva attività di erogazione dei servizi di pagamento in diversi Paesi dell’Unione europea (Svezia, Italia e Ungheria) ed extraeuropei (Turchia).

Inoltre, a due componenti dell'organizzazione è stato contestato il reato di finanziamento al terrorismo.

L’indagine è connessa ad un’altra inchiesta coordinata dal Servizio contrasto del terrorismo esterno della Direzione centrale della Polizia di prevenzione della Polizia di Stato che, in Sardegna, ha portato la Digos di Sassari ad individuare 4 militanti di origine siriana e marocchina accusati di far parte di una cellula di supporto dell’organizzazione qaedista Jabhat al Nusra, operante in Siria.

Le accuse sono di associazione con finalità di terrorismo, finanziamento del terrorismo e intermediazione finanziaria abusiva. Sono quindi complessivamente 14 le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dai gip di Brescia e Cagliari su richiesta delle rispettive Procure distrettuali antimafia e antiterrorismo, mentre sono 20 le perquisizioni domiciliari in corso in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Sardegna.

 

'Ndrangheta: il Consiglio dei ministri scioglie due Comuni nel Vibonese

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’interno Marco Minniti, a norma dell’articolo 143 del Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali (Tuel), ha deliberato lo scioglimento dei Consigli comunali di Trecastagni (CT), Surbo (LE), San Gregorio d’Ippona (VV) e Briatico (VV), in ragione delle riscontrate ingerenze da parte della criminalità organizzata.

Sequestrati beni per 50 mila euro ad indiziato di appartenenza alla 'ndrangheta

I finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e gli agenti della locale Questura hanno eseguito, con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia reggina, un provvedimento emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria con il quale è stato disposto, nei confronti di Andrea Giungo, di 46 anni, il sequestro di beni per un valore di circa 50 mila euro.

La misura trae origine dalle risultanze delle indagini svolte dalla Polizia di Stato nell’ambito dell'operazione “Il Padrino”, conclusa nel 2014 con l’esecuzione di provvedimenti restrittivi personali nei confronti di 25 presunti affiliati alle cosche di ‘ndrangheta “De Stefano” e “Tegano” di Reggio Calabria.

In tale contesto, con l'accusa di aver favorito la latitanza di Paolo Rosario De Stefano e di Giovanni Tegano, era stato arrestato anche Giungo.

Condannato con sentenza passata in giudicato, a 14 anni di reclusione ed a 12 mila euro di multa, il 46enne è stato “… ritenuto uno dei “fedelissimi” del già latitante De stefano Paolo Rosario cl. 1976, in atto sottoposto a regime detentivo speciale ex art.41 bis O.P.. Il proposto avrebbe svolto in particolare, il ruolo di messaggero, collante e cerniera per la trasmissione delle “imbasciate” tra i componenti del sodalizio De Stefano e quello dei Tegano. Giungo Andrea sarebbe, inoltre, stato presente in ogni fase della gestione della latitanza di Giovanni Tegano curata in prima persona, tra gli altri, da Polimeni Carmine e Siciliano Giancarlo”.

Tali risultanze sono state ritenute sufficienti dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria “per esprimere, allo stato degli atti, un giudizio incidentale di pericolosità sociale qualificata del proposto ai sensi dell’art.4 lett. a) D.Lgs. 159/2011 perché soggetto indiziato di appartenenza alla ‘ndrangheta…”.

Su tali basi, su delega della Dda, i militari del Nucleo di polizia economico finanziaria/Gico della Guardia di finanza, hanno effettuato ulteriori approfondimenti a carattere economico/patrimoniale, volti all’individuazione dei beni mobili ed immobili riconducibili a Giungo.

L'attività investigativa, che si è concentrata sulla ricostruzione della capacità reddituale e del complesso dei beni nella disponibilità dell'uomo e del suo nucleo familiare, ha permesso di accertare una notevole sproporzione degli investimenti rispetto alle risorse lecite dichiarate.

Il Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della Dda, ha quindi disposto il sequestro di beni e rapporti finanziari riconducibili a Giungo ed al proprio nucleo familiare, per un valore stimato in circa 50 mila euro.

Il sequestro ha interessato una casa famiglia che si occupa di assistenza residenziale per anziani, la cui gestione è stata affidata ad un amministratore giudiziario appositamente nominato dal Tribunale di Reggio Calabria.

Con il provvedimento, sono state sottoposte a vincolo cautelare, anche, numerose polizze assicurative, nonché rapporti finanziari, intestati o riconducibili al 46enne ed ai componenti del suo nucleo familiare, con saldo attivo superiore ai mille euro.

Le ulteriori attività connesse alla ricerca delle disponibilità finanziarie riconducibili a Giungo e ai suoi familiari, hanno permesso d'individuare e sottoporre a sequestro un ulteriore conto corrente sul quale era in liquidazione un bonifico d'importo superiore a 25 mila euro, derivante dal riscatto di una polizza assicurativa intestata al destinatario della misura.

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