Dura battaglia all’isola dei Serpenti, i russi respingono l’attacco ucraino

Uno sputo di terra dalla straordinaria valenza strategica. E’ ciò che è l’isola dei Serpenti con i suoi appena 0,17 km quadrati di superficie. Posizionata nelle acque del mar Nero, a soli 35 chilometri dalle coste ucraina e romena e conosciuta fin dai tempi dell’antica Grecia come l’isola di Achille, per aver accolto - secondo un’improbabile versione della leggenda - le spoglie mortali dell’eroe omerico, era entrata nel mirino dei russi fin dai primi giorni del conflitto, quando la sua guarnigione venne presa d’assalto dagli uomini di Putin. Le fantomatiche gesta dei suoi difensori che – secondo una prima versione diffusa da Kiev - avevano rifiutato la resa opponendo agli assalitori un perentorio “fottetevi”, sono state successivamente smentite dagli stessi ucraini, costretti a riconoscere che i loro uomini erano stati indotti ad alzare bandiera bianca al cospetto delle soverchianti forze inviate da Mosca. Uscita temporaneamente dai radar del conflitto, dell’isola dei Serpenti si era ritornato a parlare venerdì scorso, quando era stata fatta circolare la voce dell’affondamento della fregata russa Admiral Makarov. In realtà, a smentire la notizia che voleva la nave colpita da uno o più missili mentre incrociava nei pressi della Snake Island, sono arrivate le immagini satellitari riprese ieri, che la immortalano in perfetto assetto, mentre naviga non lontano da Sebastapoli. Indipendentemente da ciò, lo scorso fine settimana le forze di Kiev hanno provato a riprendere il controllo dell’isola. Ad offrirne conferma, alcuni video circolati in rete, nei quali si vedono droni Bayraktar TB2 affondare due motovedette russe. Le incursioni, tutt’altro che estemporanee, sono state confermate dal Ministero della difesa di Mosca, che ha parlato di un “tentativo” condotto dalle forze di Kiev d’impadronirsi dell’isola con la partecipazione “di consiglieri di Stati Uniti e Gran Bretagna”. L’azione, scattata sabato scorso, sarebbe stata caratterizzata da tentativi di sbarco portati sia dal mare che dal cielo. Tutti gli sforzi sarebbero stati rintuzzati dai difensori che, a detta del portavoce del ministero della Difesa russo, maggiore generale Igor Konashenkov, avrebbero inflitto pesanti perdite agli avversari. Qualora la versione russa fosse confermata, vorrebbe dire che Kiev avrebbe sacrificato importanti risorse – tra cui parte delle forze aeree rimaste nella sua disponibilità - nel disperato tentativo di riprendere il controllo dell’isola. I russi asseriscono, infatti, di aver abbattuto 3 Su-24, 1 Su-27, 3 elicotteri Mi-8 carichi di truppe da sbarco e 1 Mi-24. Ingenti anche le perdite di droni, che ammonterebbero a 29, otto dei quali "Bayraktar TB-2". L’attacco sarebbe andato avanti anche domenica notte, quando i soldati di Mosca sarebbero riusciti a mettere fuori combattimento tre barche d’assalto appartenenti alla classe ”Centaur”. Lo scontro, ferocissimo, avrebbe lasciato sul campo una cinquantina di “sabotatori” ucraini. A rendere ancor più pesante il bilancio della battaglia, la morte di Igord Bedzai, l’asso dell’aviazione navale ucraina che, come confermato da Ukrinform, sarebbe stato colpito da un missile mentre si trovava ai comandi del suo elicottero in zona d’operazione. Nonostante l’impossibilità di verificare attraverso fonti indipendenti la versione fatta circolare da Mosca, diversi indizi lasciano ipotizzare che la battaglia sia stata durissima. Del resto, la posizione in cui si trova l’isola garantisce il controllo dell’ultimo tratto di costa ancora sotto il controllo di Kiev. Un vantaggio strategico che, evidentemente, nessuno vuole lasciare all’avversario.

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