Specie microalgali riscontrate a Nicotera: producono tossine e possono causare morie di pesci

La dottoressa Marinella Pompei, responsabile del Settore Biotossicologico della Fondazione Centro Ricerche marine di Cesenatico, Laboratorio nazionale di Riferimento per le Biotossine marine (National Reference Laboratory on Marine Biotoxins) ha confermato l'identificazione delle specie microalgali effettuate nei giorni scorsi dai dipartimenti Arpacal di Vibo e Reggio Calabria.“Nel campione prelevato a Nicotera – ha dichiarato il direttore del Dipartimento di Vibo Valentia, dottoressa Angela Diano - la specie identificata appartiene  all’ordine Gymnodiniales. Si tratta di una dinoficea nuda mai riscontrata in Adriatico. A questo ordine sono ascrivibili sia la famiglia delle gymnodiniacaee, sia la famiglia delle kareniacaee. A quest'ultima famiglia appartiene il genere Takayama, Karenia, Karlodinium che hanno capacità di produrre tossine e causare morie di pesci. È importante perciò che ogni informazione, utile ad individuare con certezza la specie algale coinvolta nella proliferazione, pervenga ai nostri dipartimenti che si attiveranno per il prelievo dei campioni”. “Nel campione prelevato alla foce dell'Angitola a Pizzo Calabro – continua Diano - è presente una fioritura di Pyramimonas sp, una Clorofita (classe Pyraminonadophyceae). A tale specie è dovuta l'intensa colorazione delle acque che si è registrata alla foce del fiume Angitola in concomitanza con l'aumento delle temperature delle acque. La specie non è mai stata associata a fenomeni di  tossicità. La stessa microalga è stata coinvolta in proliferazioni algali registrate in Liguria da Arpal nei giorni successivi ai nostri rilevamenti”.

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Fioriture algali nelle acque marine vibonesi: le spiegazioni dell’Arpacal

Sul fronte delle fioriture algali, e delle cause che ne provocano la massiccia presenza soprattutto sulle coste tirreniche, ha fornito spiegazioni ai cittadini, anche in riferimento ai fenomeni dei giorni scorsi verificatisi a Nicotera, in provincia di Vibo Valentia, la dottoressa Angela Diano, direttore del Dipartimento provinciale Arpacal di Vibo Valentia. "L'analisi condotta al microscopio ottico invertito ha evidenziato una fioritura di microalghe appartenenti alla Classe Dinophyceae, Ordine Gymnodiniales, Famiglia Gymnodiniaceae. La lettura mediante sedimentazione con camera di Utermohl ha dato il seguente risultato: 735.000 cellule/litro". E' questo l'esito dell'esame al microscopio che il dipartimento di Vibo Valentia dell'Arpacal ha dato ai campioni prelevati il 12 luglio scorso dalla Capitaneria di Porto nelle acque antistanti Nicotera in occasione di un massiccio fenomeno di fioritura algale che ai turisti presenti ha fatto pensare a sversamenti illeciti a mare. "Le fioriture algali - afferma Diano - sono fenomeni naturali dovuti alla crescita esponenziale di un numero di individui appartenenti alle classi delle Diatomee e dei Dinoflagellati marini che, in particolari condizioni, possono raggiungere concentrazioni di milioni di cellule per litro producendo evidenti alterazioni delle acque che possono presentare:schiume o muchi di colore marrone in colonna d’acqua in superficie o in sospensione, colorazioni anomale dell’acqua e mucillagini o pellicole brunastre sul substrato". "Si considera bloom algale quando i valori superano le 10.000 cell./l. Alcuni fattori favoriscono le fioriture algali, quali le temperature elevate, la biodisponibilità di azoto e fosforo, lo scarso ricambio idrico e l’apporto di acque dolci da torrenti, fiumi e scarichi. Il bloom algale può essere associato a fenomeni di escrezione cellulare con formazione di mucopolisaccaridi che danno luogo ad aggregati mucillaginosi sotto forma di fiocchi, filamenti, strie e strati che interessano gli strati superficiali o profondi del mare e vengono chiamate mucillagini. Quando questi fenomeni sono associati a produzione di tossine da parte delle microalghe interessate alla fioritura possono evidenziarsi segni di sofferenza in organismi bentonici o sessili e morie di fauna acquatica, per lo più bentonica". "Nel mare Adriatico - continua Diano - questi fenomeni si sono presentati già dagli anni ottanta e sono stati ampiamente studiati, mentre nel mar Tirreno  il fenomeno è stato descritto a partire dall’anno 2000, con un incremento negli ultimi anni  dovuto al mutamento degli equilibri trofici dell’ecosistema marino. La fase di degradazione cellulare è accompagnato, nell’ultimo stadio (putrefazione), anche da cattivi odori che possono dar luogo a errate interpretazioni del fenomeno. Ecco la necessità dello studio delle caratteristiche microbiologiche, biologiche e chimiche delle acque ed eventualmente anche di test di tossicità nei casi in cui l’analisi microscopica evidenzi la presenza di microalghe appartenenti alle specie potenzialmente tossiche. Le analisi condotte sul campione prelevato a Nicotera dalla Capitaneria di Porto il 12.07.2016 - conclude Diano - non hanno evidenziato inquinamento microbiologico, mentre è stata evidenziata un’intensa fioritura di Dinophicaee (Ord.Gymnodiniale) responsabile della colorazione delle acque".

Pizzo. L'Arpacal notifica al Comune le analisi: "Mare eccellente"

"Si dice che un'immagine valga più di mille parole. Questa foto, scattata domenica scorsa da un appassionato di parapendio che sorvolava la foce dell'Agitola, rivela in maniera inequivocabile cosa sta accadendo in questi giorni sul tratto più a nord del litorale napitino. E illustra una situazione che avevamo già denunciato: a causare la colorazione verde del mare sono mucillagini che proliferano in particolare alla foce del fiume". Il sindaco di Pizzo, Gianluca Callipo, torna sulla questione relativa alla colorazione anomala del mare nel tratto di costa in prossimità della foce dell'Angitola e lo fa il giorno dopo le rassicurazioni date dall'Agenzia per l'ambiente della Calabria (Arpacal), che ha escluso categoricamente forme di inquinamento fecale. "Dopo le anticipazioni di ieri, oggi l’Arpacal ha notificato ufficialmente al Comune i risultati delle analisi - continua Callipo -. Ebbene, nei 13 punti di prelievo lungo la costa napitina la qualità dell'acqua marina risulta 'eccellente', senza alcuna traccia di inquinamento fecale. Per quanto riguarda il tratto di litorale in prossimità dell'Agitola, l'Agenzia per l'ambiente certifica che il fenomeno in atto è causato esclusivamente dalla fioritura di alcune alghe, innescata in maniera così massiccia dalle alte temperature di questi ultimi giorni, e non ha alcun effetto sulla balneabilità. Insomma, un fenomeno naturale, per giunta neppure tanto raro, che non comporta rischi per la salute, sebbene non sia certo invitante fare il bagno nell'acqua verde. Inoltre, è bene ricordarlo, il fenomeno è estremamente circoscritto perché interessa solo una parte di litorale, quello più a nord, a fronte di circa 13 chilometri di costa che ricadono nel territorio di Pizzo. Come Comune ci siamo comunque subito attivati, sin dalle prime segnalazioni, investendo della questione la Capitaneria di Porto, l'Arpacal e la Prefettura. Insieme a questi enti stiamo monitorando costantemente la situazione e continueremo a vigilare per scongiurare anche il minimo rischio". Callipo, dunque stigmatizza con decisione le polemiche innescate sulla vicenda dell'acqua verde, denunciando la strumentalità di prese di posizione che danneggiano l'immagine della città. "Nonostante l'attenzione spasmodica che stiamo dedicando alla questione e l'impegno che da anni stiamo riservando alla tutela dell'ambiente, come dimostra l'efficienza certificata e riconosciuta del depuratore di Pizzo - afferma il sindaco -, in questi frangenti non manca mai chi crede di poter strumentalizzare fatti che nulla hanno a che fare con le responsabilità amministrative. E anche in questa circostanza la città è stata costretta a subire prese di posizione pubbliche di chi ha parlato del mare napitino come di una "cloaca", nonostante quasi ovunque l'acqua sia pulitissima e cristallina, come confermato per l'ennesima volta oggi dall'Arpacal. Un atteggiamento distruttivo, che denota opportunismo e scarsissimo senso di responsabilità, perché danneggia l'intera città e la sua economia basata sul turismo".

Temperatura e precipitazioni: ecco come sta cambiando il clima in Calabria e in Italia

L’alluvione che ha colpito il 12 agosto 2015 l’area di Corigliano – Rossano, in provincia di Cosenza, è uno degli eventi meteo-climatici più significativi dell’anno passato, a livello nazionale, inserito nell’XI rapporto ISPRA “Gli indicatori del clima in Italia”, che illustra l’andamento del clima nel corso del 2015 e aggiorna la stima delle variazioni climatiche negli ultimi decenni in Italia. In quell’occasione su Corigliano, riferisce il rapporto ISPRA, “un’area depressionaria molto localizzata, centrata sulle regioni meridionali, ha scaricato in Calabria, a Corigliano Calabro, 38.6 mm in un’ora, 97.8 mm in 3 ore, 155.8 mm in 6 ore, 219.6 mm in 12 ore e 230.4 mm in 24 ore. Sono stati stimati tempi di ritorno di 100 anni per i massimi triorari, oltre 150 anni per i massimi su 6 ore, e oltre 200 anni per i massimi su 12 ore”. Alla realizzazione del rapporto annuale ha contribuito l’Arpacal attraverso il suo Centro Funzionale Decentrato Multirischi che, come è noto, svolge attività di previsione, monitoraggio e sorveglianza in tempo reale dei fenomeni meteorologici con la conseguente valutazione degli effetti previsti su persone e cose in un determinato territorio, concorrendo, insieme al Dipartimento della Protezione civile e alle Regioni, alla gestione del Sistema di allertamento nazionale. Tornando al rapporto diffuso oggi dall’ISPRA, in Italia, nel 2015, si conferma il trend di aumento della temperatura accompagnato da numerosi eventi estremi di precipitazione. Dal punto di vista termico, il 2015 ha segnato il nuovo record della temperatura media annuale, sia pure appena al di sopra del precedente registrato nel 2014. Gli scarti rispetto ai valori normali sono stati particolarmente marcati nel mese di luglio e negli ultimi due mesi dell’anno, quando il clima mite ha accompagnato un lungo periodo di tempo stabile e secco su quasi tutto il territorio nazionale. Nuovi record di temperatura sono stati registrati soprattutto sulle regioni settentrionali e sulle stazioni in quota dell’arco alpino. Per quanto riguarda le precipitazioni, esse sono state mediamente inferiori alla norma quasi ovunque, con la notevole eccezione della Sicilia che è stata teatro di un numero significativo di eventi estremi, soprattutto nel mese di ottobre. Altri episodi di precipitazione molto intensa e spesso concentrata in poche ore hanno interessato, nel corso dell’anno, diverse regioni italiane, consolidando la percezione di una tendenza all’aumento della frequenza e della intensità di eventi estremi. Resta tuttavia difficile identificare in modo inequivocabile la presenza di trend nei dati delle serie locali di intensità pluviometriche su brevi intervalli di tempo. L’altra faccia delle anomalie di precipitazione è rappresentata dai periodi di siccità, che nel 2015 si sono manifestati in particolare negli ultimi mesi dell’anno, avviando un periodo caratterizzato da gravi condizioni di deficit idrico soprattutto sulle regioni settentrionali. Il rapporto si basa in gran parte su dati, statistiche, indici e indicatori climatici derivati dal Sistema nazionale per la raccolta, l’elaborazione e la diffusione di dati Climatologici di Interesse Ambientale (SCIA, www.scia.isprambiente.it), realizzato dall’Istituto in collaborazione e con i dati degli organismi titolari delle principali reti osservative presenti sul territorio nazionale. Complessivamente, nel 2015 gli indicatori di temperatura e precipitazione sono stati derivati da circa 1100 stazioni distribuite sull’intero territorio nazionale. Lo studio della variabilità del clima presente e passato è di fondamentale importanza per valutare gli impatti e definire le strategie di adattamento ai cambiamenti climatici. Per questo motivo, anche questa edizione del rapporto riporta le stime delle tendenze climatiche nell’ultimo mezzo secolo, attraverso indicatori rappresentativi dell’andamento sia dei valori medi che degli estremi di temperatura e precipitazione.

 

Temperatura

Dopo il 2014, anche il 2015 ha segnato nuovi record della temperatura media, sia a scala globale che in Italia. A livello globale (terraferma e oceani) il 2015 è stato l’anno più caldo dal 1880 ad oggi. Sulla terraferma, l’anomalia della temperatura media globale rispetto al trentennio climatologico di riferimento 1961-1990 è stata di +1.23°C ed è la più alta della serie a partire dal 1961; dal 1986 l’anomalia termica media globale sulla terraferma è stata sempre positiva. Tutti gli anni successivi al 2000 ed il 1998 sono i più caldi dell’intera serie storica. In Italia, il valore della temperatura media nel 2015 è stato il più elevato dell’intera serie dal 1961, appena superiore a quello del 2014. L’anomalia media annuale è stata di +1.58°C e va attribuita a tutte e quattro le stagioni, con l’anomalia più marcata in estate (+2.53°C). L’anomalia della temperatura media annuale del 2015 va attribuita leggermente di più alle temperature massime rispetto alle temperature minime. Dall’analisi della serie storica dell’ultimo mezzo secolo, all’inizio degli anni ’80 prende avvio il periodo con rateo di riscaldamento più elevato. La stima aggiornata del rateo di variazione della temperatura media in Italia dal 1981 al 2015 è +0.33 ± 0.06°C / 10 anni, a cui corrisponde, nello stesso periodo, un aumento di 1.12 ± 0.20°C; quello della temperatura minima è +0.30 ± 0.05°C / 10 anni, quello della temperatura massima di +0.37 ± 0.08°C / 10 anni. Distinguendo tra macro-aree geografiche, l’anomalia della temperatura media annuale è stata in media di +2.07°C al Nord, +1.70 al Centro e +1.28°C al Sud e sulle Isole. Tutti i mesi del 2015 sono stati più caldi della norma, ad eccezione di settembre al Nord e febbraio al Sud e sulle Isole; al Centro le anomalie sono state positive in tutti i mesi del 2015. Ovunque il mese più caldo rispetto alla norma è stato luglio, con un’anomalia media di +4.31°C al Nord, +4.27°C al Centro e +2.88°C al Sud e sulle Isole. Il mese meno caldo rispetto alla norma è stato settembre al Nord (-0.11°C), febbraio al Centro (+0.36°C) e al Sud e sulle Isole (-0.55°C). Anche gli indici degli estremi di temperatura caratterizzano il 2015 come uno degli anni più caldi dell’ultimo mezzo secolo. In particolare, il numero medio di notti tropicali, cioè con temperatura minima maggiore di 20°C, ha registrato nel 2015 il secondo valore più alto dell’intera serie dal 1961 (dopo il 2003), con una anomalia di +26 notti rispetto al valore normale. L’indice rappresentativo delle onde di calore (warm spell duration index, WSDI) colloca il 2015 al 4° posto della serie a partire dal 1961, con un’anomalia di +28 giorni nell’anno rispetto alla norma 1961-1990. Tra gli altri indici, il 2015 ha fatto registrare il secondo valore più basso di “notti fredde” (dopo il record registrato nel 2014) e il secondo valore più alto di notti calde dell’intera serie. Il 2015 si contraddistingue come l’anno più caldo dell’ultimo mezzo secolo anche per aver segnato il record della temperatura media annuale della temperatura superficiale dei mari che bagnano la nostra penisola: con un’anomalia media di +1.28°C, il 2015 si colloca infatti al 1° posto dell’intera serie dal 1961, superando i precedenti record del 2014 e del 2012. Negli ultimi 20 anni l’anomalia media è stata sempre positiva.

 

Precipitazione

Le precipitazioni cumulate annuali del 2015 in Italia sono state complessivamente inferiori alla media climatologica del 13% circa. Il valore medio di anomalia annuale presenta sensibili differenze tra diverse aree del territorio italiano. Al Nord e al Centro il 2015 è stato nettamente meno piovoso della norma (rispettivamente -21% e -17%), al Sud e sulle Isole pressoché nella norma. Il carattere mediamente “secco” dell’anno è confermato dal dato dell’umidità relativa media annuale nazionale, che colloca il 2015 al terzo posto nella classifica degli anni più secchi a partire dal 1961. Al Nord e al Centro le precipitazioni sono state inferiori alla norma soprattutto nei mesi luglio, novembre e dicembre. Nel mese di dicembre, in particolare, è stata registrata una quasi totale assenza di precipitazioni praticamente su tutto il territorio nazionale. Al Sud e sulle Isole il clima è stato più piovoso della norma da gennaio a marzo, a giugno e da agosto ad ottobre, con un record di anomalia positiva pari a +85% circa a febbraio. Nell’intervallo 1951-2015 i valori medi delle precipitazioni cumulate annuali risultano in leggera diminuzione ma non risultano tendenze statisticamente significative. Come già nel 2014, anche nel 2015 la precipitazione massima giornaliera è stata registrata dalla stazione di Linguaglossa (CT, 590 m s.l.m.) della rete agrometeorologica regionale della Sicilia, in occasione dell’evento estremo del 1 ottobre: 365 mm. Segue la stazione di Fiorino (GE, 236 m s.l.m.) della rete regionale della Liguria che ha registrato 302.8 mm il 16 giugno. I valori più elevati del numero di giorni asciutti, cioè con precipitazione inferiore o uguale a 1 mm, sono stati registrati a Libertinia (CT) (330 giorni), seguita da Ventimiglia e Capo Mele (Liguria) con 326 giorni. Il valore più basso è stato registrato dalla stazione di Passo Cereda (TN, 237 giorni) seguito da Alagna (VC, 242 giorni). L’indice di siccità (numero massimo di giorni asciutti consecutivi, CDD) presenta nel 2015 valori distribuiti tra un minimo di 6 giorni per la stazione di Passo di Giovi (6 giorni) e un massimo per la stazione di Lampedusa con 135 giorni. Gli indici rappresentativi della frequenza, dell’intensità e dei valori estremi di precipitazione, sono stati aggiornati utilizzando un numero di serie temporali sensibilmente più alto rispetto agli anni precedenti. Tuttavia, le principali conclusioni che si possono trarre dall’analisi delle serie rimangono sostanzialmente invariate. L’andamento degli indici non mostra trend statisticamente significativi dal 1971 al 2015, con l’unica eccezione dell’indice R95p che rappresenta la somma nell’anno delle precipitazioni giornaliere superiori al 95o percentile della distribuzione normale delle precipitazioni giornaliere nei giorni piovosi. Al Sud e sulle Isole l’indice R95p risulta in aumento (+15.4 mm / 10 anni) e ha registrato nel 2015 il secondo valore più elevato dell’intera serie. Complessivamente, dall’analisi degli indici non emergono segnali netti di variazioni significative della frequenza e della intensità delle precipitazioni nel medio-lungo periodo. Si può tuttavia segnalare che l’indice SDII, che rappresenta l’intensità di pioggia giornaliera, al Centro e al Sud e sulle Isole ha registrato nel 2015 il valore più elevato dell’intera serie.

Rifiuti, Arpacal lamenta ritardi: "Comuni del Vibonese e del Reggino non inviano dati"

Sono quelle di Vibo Valentia e Reggio Calabria le province calabresi che ancora rimangono indietro nella trasmissione dei dati sulla produzione di rifiuti urbani e di raccolta differenziata che il Catasto regionale rifiuti dell’Arpacal (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria) elabora per realizzare l’annuale Report Rifiuti. Ad oggi, infatti, è in chiaroscuro lo scenario regionale sullo stato delle informazioni utili per produrre l’annuale report. Se, da un lato, rispetto all’annualità precedente, i dati raccolti per le province di Cosenza e Crotone hanno già superato le soglie acquisite a conclusione dell’edizione passata (rispettivamente con un +2,20% per Cosenza e + 7,90% per Crotone), a Catanzaro manca veramente poco, un solo comune, per pareggiare il totale di informazioni acquisite, facendo prevedere un presumibile aumento di informazioni rispetto all’annualità precedente. Reggio Calabria e Vibo Valentia, come detto, sono invece i tasti dolenti, almeno per il momento, rispettivamente con – 10% e -20% di dati acquisiti nel 2015 rispetto al totale 2014.  Trattandosi di dati provvisori comparati a quelli definitivi del 2014, i tecnici dell’Arpacal che stanno lavorando sul report sono abbastanza ottimisti: mancando circa tre mesi alla conclusione delle elaborazioni, e con l’acquisizione di altri dati, è prevedibile che il numero totale dei Comuni calabresi saranno di più dell’edizione passata, migliorando l’analisi statistica che ne deriverà. Il miglioramento sensibile, per il secondo anno consecutivo, sarà da attribuire, oltre ad una maggiore sensibilità dei Comuni, all’uso di un nuovo software dedicato che l’Arpacal ha in dotazione, che ha potenziato le possibilità di reperire i dati dei Comuni che, sino alle annualità precedenti,  non erano, a vario titolo, reperibili; il Catasto Rifiuti Arpacal, in tal modo, acquisisce i dati MUD (Modelli Unici di Dichiarazione Ambientale) che i Comuni, obbligatoriamente, devono inviare alle Camere di Commercio territorialmente competenti ogni anno.  Si ricorda, infine, che il report – che raccoglie i dati sulla produzione di Rifiuti Urbani e Raccolta Differenziata riferiti a tutti i Comuni della Regione Calabria, e distinti per Categorie merceologiche secondo i Codici identificativi CER - una volta pubblicato, sarà inviato all’Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) e comunicato ai Dipartimenti Ambiente e Programmazione Comunitaria della Regione Calabria; i dati ufficiali pubblicati dall’Arpacal, infatti, fotografando lo stato della Raccolta differenziata in Calabria, permetteranno ai Comuni di poter accedere ai contribuiti erogati dalla stessa Regione.  Proprio per un controllo più efficace sulla erogazione dei contributi sulla raccolta differenziata, Arpacal e Dipartimento Ambiente della Regione hanno attivato un tavolo di confronto. Ecco che, coloro che ancora non lo avessero fatto sono invitati a trasmettere con urgenza all’Arpacal la scheda informativa – tuttora scaricabile dal sito www.arpacal.it – in cui sono richiesti gli stessi dati che i Comuni dovevano trasmettere anche alle Camere di Commercio attraverso il MUD (Modello Unico di Dichiarazione Ambientale).

 

Settimana europea per l’energia sostenibile: in Calabria l’esperienza dell’Arpacal

Dal 13 al 17 giugno si celebra la Settimana europea per l’energia sostenibile, voluta dalla Commissione europea per promuovere le energie rinnovabili e sensibilizzare le future generazioni al rispetto dell’ambiente; l’evento comprende una serie di manifestazioni rivolte al mondo della ricerca, delle istituzioni, dell’industria e a quello delle scuole. L’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria (Arpacal), per cui l’energia sostenibile non è soltanto argomento di sensibilizzazione ad una nuova cultura ambientale, si presenta per questa edizione come testimonial con la propria esperienza quotidiana. Con cinque impianti fotovoltaici, distribuiti su quattro delle cinque sedi provinciali, l’Arpacal, infatti, dal 2011 ad oggi non solo ha prodotto un milione e mezzo di kw, ma ha contribuito alla riduzione delle immissioni nell’atmosfera per un valore di 760 mila Kg di CO2, e pertanto con il non utilizzo di 268 tonnellate equivalenti di petrolio. Gli impianti fotovoltaici che si trovano nelle sedi di Reggio Calabria, Vibo Valentia e Crotone sono stati realizzati e attivati già nel 2011 attingendo a propri fondi di bilancio, ed allargando la “rete” di produzione di energia che vedeva già presente un impianto sulla nuova sede di Catanzaro, operativo già dal 2009. Il grande salto è stato compiuto dall’Arpacal nel 2011 partecipando ad un bando POR attraverso il quale ha ottenuto dalla Regione un importante finanziamento di circa 1 milione e 400 mila euro che sono stati integralmente investiti per realizzare un impianto, sempre a Catanzaro, di 145 Kwh, consistente in tettoie ed in pensiline per i parcheggi auto con tetti in pannelli fotovoltaici. Per non dimenticare che, oltre agli impianti di produzione, per la sede di Crotone è stata finanziata una corposa opera di riqualificazione energetica che, agendo sulla riduzione dei consumi e l’installazione di apparecchiature dalla classe energetica alta, hanno sensibilmente migliorato il bilancio energetico dell’Agenzia. Ad oggi, l’Arpacal produce con i propri impianti fotovoltaici circa il 25% dell’energia di cui ha complessivamente bisogno in tutte le sedi, e per alcuni di questi impianti l’Agenzia beneficia del cosiddetto Conto Energia, ossia gli incentivi che il GSE erogava per la produzione di energia da fonti rinnovabili. È intenzione dell’Agenzia, inoltre, un piano di reinvestimento delle somme guadagnate da tali impianti per migliorare ulteriormente la capacità produttiva di energia sostenibile, ma anche riducendo ulteriormente i consumi. L’esperienza dell’Agenzia ambientale calabrese nel campo della produzione energetica sostenibile, ma anche nella riduzione dei consumi, è diventata un caso di studi in diversi incontri tecnici presso il Ministero dell’Ambiente così come nello prestigioso Salone Ambiente Lavoro di Bologna, che rappresenta il più importante appuntamento nazionale per gli esperti del settore.

Giornata Mondiale dell'Ambiente: presentati a Rombiolo i dati sul monitoraggio del territorio

Oltre due anni di controllo serrato delle matrici ambientali per verificare il superamento di soglie che avrebbero potuto avere una particolare incidenza sul patologie tumorali nel comprensorio. Oltre due anni di dialogo aperto con i cittadini ed i comitati di quartiere, anche attraverso momenti pubblici, per acquisire ogni utile informazione per indagare al meglio sullo stato dell’ambiente. Così, dopo una serie di report preliminari ed intermedi, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria (Arpacal), in occasione della manifestazione celebrativa della Giornata Mondiale dell’Ambiente ha presentato i report finali sul monitoraggio dell’aria, dei campi elettromagnetici e sul radon nel comune di Rombiolo, in provincia di Vibo Valentia. A fare gli onori di casa nell’auditorium comunale, affollato di bambini delle scuole elementari e medie nonché di numerosi cittadini, è stato il sindaco di Rombiolo, Giuseppe Navarra,  Il report sulla qualità dell’aria è stato realizzato dall’ingegner Nicola Ocello, del Servizio tematico Aria del Dipartimento provinciale Arpacal, e prende in considerazione tutti gli inquinanti che la normativa nazionale prescrive nel controllo del territorio. Il laboratorio mobile in dotazione al Servizio Aria del Dipartimento Provinciale Arpacal di Vibo Valentia è stato posizionato nelle vicinanze del Municipio, un punto che ha consentito di valutare con buona approssimazione la qualità dell'aria di tutto il centro abitato. I campi elettromagnetici, a bassa ed alta frequenza, sono stati misurati dall’ingegner Pietro Paolo Capone, del Servizio tematico Radiazioni e rumore. “I punti di misura individuati, sia per quelle in alta che bassa frequenza – riferisce il Report - sono stati scelti in funzione di quanto previsto dei citati dettami normativi e tecnici. In particolar modo sono stati monitorati tutti i possibili ricettori ritenuti più sensibili e quegli ambienti in cui si è ipotizzata la presenza di persone per una durata temporale superiore alle quattro ore al giorno”. La presenza di Radon, gas radioattivo naturale, nei luoghi pubblici e privati nonché nell’acqua ad uso umano è stata misurata dal Dr. Salvatore Procopio, del Laboratorio Fisico “E. Majorana” del Dipartimento di Catanzaro dell’Arpacal.  “I dati – è scritto nel report - presentano un territorio privo di interesse radiologico. I risultati, dimostrano, al netto delle verifiche sulle quattro anomalie registrate, che il territorio ha una concentrazione di attività media del gas radon nella norma. Le concentrazioni di radon in acque sono un ulteriore indicatore che vi è presenza di radioattività naturale come ovvio ma senza particolare interesse da giustificare un aumento di dose per la popolazione. Il valore medio di concentrazione di attività stimato è rappresentativo del territorio e della popolazione e non è molto superiore ai riferimenti nazionali che si trovano in letteratura”. Il monitoraggio realizzato nel territorio di Rombiolo può essere considerato  un esempio positivo di integrazione tra le istituzioni, gli enti tecnici e i cittadini. Il progetto è stato avviato a seguito della richiesta inoltrata da un’associazione locale, “Ambiente e salute”, riguardo la possibile correlazione tra inquinanti ambientali e l’insorgenza di numerose patologie e si è sviluppato attraverso diverse fasi di realizzazione, che hanno visto il coinvolgimento preliminare della popolazione, la pianificazione e l’avvio degli interventi tecnici per il controllo degli agenti fisici.  Il monitoraggio è stato seguito con interesse dall’Amministrazione comunale che si è adoperata a organizzare incontri con la popolazione per illustrare gli interventi, che prevedevano un coinvolgimento diretto dei cittadini a supporto logistico dell’attività, e per informarli sui risultati conclusivi.  Nelle “Giornate dell’Ambiente” del 2015 e del 2016, la collaborazione istituzionale è proseguita con appuntamenti di educazione ambientale rivolti agli studenti delle scuole cittadine che hanno seguito con interesse le presentazioni dei relatori ing. Pietro Capone, ing. Dario Giuliano e dott. Salvatore Procopio. “Devo evidenziare – ha commentato la dr.ssa Angela Diano, direttore del Dipartimento provinciale di Vibo Valentia dell’Arpacal - che quanto è stato realizzato nel territorio di Rombiolo è stato possibile grazie alla collaborazione dell’Amministrazione Comunale di Rombiolo, dell’Associazione “Ambiente e Salute”, dei cittadini e di tutti quelli che si sono prodigati per la realizzazione del monitoraggio. Da sottolineare ancora che i risultati del monitoraggio sono stati presentati in diversi convegni nazionali, riscuotendo l’interesse della comunità scientifica”.

 

Rifiuti: sfiorano il 50% i comuni calabresi che hanno trasmesso i dati ad Arpacal

Sono più che raddoppiate rispetto alla precedente annualità, sfiorando il 50% del totale, le schede che i comuni calabresi hanno trasmesso all’Arpacal (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria) per comunicare i dati sulla produzione di rifiuti urbani e di raccolta differenziata con cui il Catasto regionale Rifiuti, gestito appunto dall’Arpacal, realizzerà l’annuale Report Rifiuti. Sono, infatti, 191 su 409, pari al 46,69% del totale, i comuni che hanno aderito nei termini, che scadevano il 30 aprile scorso, alla raccolta dati dell’Agenzia ambientale calabrese, mentre nell’annualità precedente erano meno della metà di quelli attuali. Il report – che raccoglie i dati sulla produzione di Rifiuti Urbani e Raccolta Differenziata riferiti a tutti i Comuni della Regione Calabria, e distinti per Categorie merceologiche secondo i Codici identificativi CER - una volta pubblicato, sarà inviato all’Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) e comunicato ai Dipartimenti Ambiente e Programmazione Comunitaria della Regione Calabria; i dati ufficiali pubblicati dall’Arpacal, infatti, fotografando lo stato della Raccolta differenziata in Calabria, permetteranno ai Comuni di poter accedere ai contribuiti erogati dalla stessa Regione. Entrando del dettaglio, è la Provincia di Cosenza con 91 comuni su 155 (pari al 58,71%) ad aver trasmesso più schede informative all’Arpacal, seguita da Catanzaro con 43 comuni su 80 (53,57%), Vibo Valentia con 22 su 50 (44%), Crotone 11 su 27 (40,74%) e a chiudere, come nell’annualità precedente, la provincia di Reggio Calabria con 24 comuni su 97 pari al 24,74%. 

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