Girano banconote false nel Vibonese: le operazioni dei carabinieri

I carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Vibo Valentia, guidati dal maresciallo capo Francesco Panei, collaborati da quelli della Stazione di Cessaniti, nel corso di specifici servizi finalizzati al contrasto del traffico di banconote false hanno tratto in arresto per il reato di “spendita e introduzione nello stato, senza concerto, di monete falsificate” un 23enne, e denunciato in stato di libertà il fratello.

In particolare, i militari hanno rinvenuto nell’abitazione dei suddetti occultate sopra l’armadio della camera da letto del ragazzo 6 banconote false da 20 euro e 8 da 50 euro e tra le pieghe di una coperta nella camera da letto del fratello 8 banconote da 20 euro.

Sempre nell’ambito degli stessi servizi i carabinieri di Vibo Valentia hanno denunciato, anche, un 43enne di origini rumene il quale dopo aver effettuato degli acquisti presso un esercizio commerciale della città all’atto del pagamento ha esibito una banconota falsa da 100 euro e due ragazzi di Filandari trovati in possesso di altre 4 banconote da 50 euro. 

L'euro, l'Italia ed i demeriti di Carlo Azeglio Ciampi

Menano gran vanto che Ciampi abbia fatto entrare l’Italia nell’euro. Ora vediamo se è un merito.  Carlo A. Ciampi fu per anni il presidente della Banca d’Italia; negli anni in cui l’inflazione era alle stelle; e il debito pubblico, ai confini della realtà. Forse la memoria m’inganna, ma io non ricordo che, prima del 1992, abbia mai detto una parola, un sussulto, un gemito; né abbia mai controllato il governo, cui anzi forniva soldi a fiumi: tanto erano carta straccia. Se qualcuno dei lettori ricorda un intervento ciampesco in mezzo al disastro della Prima Repubblica, me lo scriva e gli sarò grato.  A un certo punto, Scalfaro lo fa presidente del Consiglio. La Prima repubblica crollava sotto il peso della sua squallida inefficienza e corruzione. Qualcuno se ne preoccupava, in Europa; e indicò una soluzione tecnocratica, la prima di una lunga serie, miseramente (per ora) conclusa con Monti passando da Prodi.  Ciampi, ora presidente ora ministro, porta l’Italia nell’euro? Allora vediamo come. L’Italia pagò l’euro al prezzo usuraio di 1936,27 lire per euro. Quelli erano i numeri, direte; quelli erano i conti; quella era ed è la burocrazia europea: sì, ma per fare due conti, o subirli, basta un ragioniere, non serve un genio della finanza e della politica. Un uomo politico autorevole e rispettato, non va a Bruxelles per prendere ordini dall’usciere, bensì tratta, s’impunta, promette, minaccia, lascia la riunione con scandalo: male che vada, ottiene almeno uno sconto. Niente, Ciampi e Prodi trangugiarono 1936,27 a euro, molto più del dollaro! Ma noi dovevamo… macchè, la Svezia e la Danimarca, per non dire della Gran Bretagna, non hanno aderito, e non per questo sono precipitate nella miseria: anzi… E se anche dovevamo, bisognava farlo con astuzia e con forza. Niente, Ciampi buonanima e Prodi si calarono le brache.  Mica è finita, anzi ora viene il peggio. La mattina del 2 gennaio 2001 tutti i commercianti d’Italia si lanciarono come pirati sopra le prezzatrici, e portarono a euro 01 quello che prima costava lire 1.000. Invece lire 1.000 equivaleva a euro 0,52; e loro raddoppiarono i prezzi in mezzora. Bisognava applicare il diritto islamico e tagliare la mano destra a qualcuno; i Ciampi, i Prodi, i Berlusconi vari non batterono ciglio; e i prezzi esplosero. No, non dobbiamo rendere nessun merito a Carlo Azelio Ciampi.

  • Published in Diorama

Il centesimo vale solo se bucato

Vi racconto un fatto autentico, che parrebbe un apologo, se non fosse davvero accaduto. Alla cassa di un supermercato io chiacchierando, pagando, di quanto siano inutili e dannosi i centesimi; così, per dire due parole. Si aggiunge una persona che conosco più o meno, e mi racconta: “Professo’, io lavoro negli impianti. Mi servivano delle rondelline, e le chiedo a un rappresentante: 30 centesimi l’una, mi chiede. Tanti saluti, e che faccio? Prendo delle monetine da un centesimo, e le buco: ecco le rondelline”: ha risparmiato 20 centesimi a rondellina, pari a lire 551 l’una. Io, che invece lavoro nella cultura (urka!), gli racconto che anche i Romani dell’Impero raccoglievano le monetine di bronzo, e quando ne avevano a sufficienza, si facevano un pentolino. Ma il paragone non calza, perché il bronzo a qualcosa serve, i centesimi sono serviti solo a quel mio conoscente; se no, li buttiamo via, e sicuramente i tappetini delle auto e gli angoli sotto i mobili ne sono pieni; e non ci chiniamo a raccoglierli; e forse perdiamo del denaro ogni anno. Come mai? Un centesimo, stando ai numeri, è pari a 19 (diciannove) lire e rotti. Con dieci centesimi si arriva a 190 lire; con cento, a 1.900, cioè un euro. Un caffè costa 0,80, cioè ottanta monetine da 1 centesimo, quaranta da due. Voglio vedere se uno va al bar con una valigia di monetine, e si mette a contarle; senza dire che un barista ti manda al diavolo. Non c’è niente che si possa comprare con 0,80, a parte il caffè. Con un centesimo, cosa? Allora, o li eliminiamo – lo ha fatto la Finlandia, ma non so con quale esito – o troviamo una soluzione elettronica; resta però che i centesimi sono uno spreco.

  • Published in Diorama

Attenzione alle truffe con le monete da 1 e 2 euro

"Stare attenti a resti da 1 e 2 euro durante gli acquisti". L'invito è stato rivolto dalla Polizia di Stato, tramite la pagina Facebook "Agente Lisa". Negli ultimi tempi, infatti, è stata segnalata la circolazione di numerose monete coniate da Paesi extraeuropei o fuori corso, molto "simili ai nostri 1 o 2 euro ma con un valore molto inferiore". "Forma, dimensione e metalli utilizzati" possono ingannare anche "il negoziante" che, il più delle volte, neppure " si rende conto che gliele hanno rifilate e senza volerlo a sua volta le dà come resto". Il consiglio, quindi, " è di perdere qualche secondo in più e controllare gli 'spiccioli', perché in fondo 1 euro equivale pur sempre a 2 mila lire del 'vecchio conio'!".

Il libro: Max Otte "Fermate l'Euro Disastro!"

Una vittoria carica di significati quella di Tsipras, alle recenti elezioni politiche greche. Un risultato sperato da quel campo trasversale che contesta l’Europa delle tecnocrazie, responsabili di aver trasformato l’austerity in una sorta di divinità ai cui piedi far inginocchiare i popoli. La netta affermazione di Syriza, conquistata sulla base di un programma che si propone di mettere alla porta il rigore, induce più che mai ad interrogarsi se è possibile uscire dalla crisi ed a quale prezzo. Domande cui ha cercato di rispondere, in un agile ed interessante volume, pubblicato da Chiarelettere, l’economista tedesco Max Otte. Nel suo “Fermate l’euro disastro”, l’autore propone una chiave di lettura della crisi, delle sue origini e dei suoi effetti decisamente controcorrente. Il volume più che un saggio, rappresenta un agile compendio di ciò che tutti dovrebbero sapere ma che nessuno ha il coraggio di dire. L’analisi di Otte parte dalla denuncia di quelle che definisce le tre menzogne raccontate dai politici e cioè che è necessario salvare la Grecia, l'euro e l'Europa: «Queste sono tre menzogne politiche. Poiché né l'Europa, né i cittadini, né quelli dei paesi creditori come la Germania hanno tratto alcun vantaggio dai 110 miliardi di euro messi a disposizione dei paesi europei nel 2010 come pacchetto di salvataggio del Fondo monetario internazionale e come prestiti bilaterali». Secondo Otte, i beneficiari dei pacchetti di salvataggio «sono le banche d'investimento e i super ricchi». Una denuncia cui si accompagna la previsione che i piani di salvataggio non salveranno «l'Europa. Al contrario, andranno a vantaggio dell'oligarchia finanziaria, a cui la politica, divisa al suo interno, si è volontariamente sottomessa». Tanto più che i nodi centrali della crisi non vengono neppure lontanamente affrontati. Otte si chiede, infatti, «come può essere che il rating concesso a un titolo da un’agenzia privata sia il requisito fondamentale perché quello stesso titolo possa essere acquistato?  E ancora – come può essere che molte legislazioni nazionali prescrivano che il rating debba essere emesso da tre agenzie anglosassoni: Moody’s, standard & Poor’s o Fitch? Sono istituti che hanno quasi sempre sbagliato le loro previsioni e [che forse] giocano un ruolo come strumento di potere politico». La soluzione, quindi, è «quella di mettersi con pazienza e poco alla volta a rifondare il funzionamento dell’Unione europea, non solo quella monetaria». Una soluzione per la quale è necessario, preliminarmente, che la politica affranchi se stessa dal «dominio dell'oligarchia finanziaria».

  • Published in Cultura
Subscribe to this RSS feed