Tentato omicidio a Reggio Calabria, in manette il secondo ricercato

I finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e il personale della polizia penitenziaria, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale reggino, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di un latitante, indagato per i reati di tentato omicidio, aggravato perché connesso ad attività mafiosa, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco.

Il ricercato si è costituito presso la casa circondariale “Panzera” di Reggio Calabria, ponendo fine alle ricerche avviate il 13 ottobre 2023, giorno in cui è stato compiuto, in pieno giorno, nei pressi di una scuola di Reggio Calabria, un tentato omicidio.

In seguito all'accaduto, che ha portato al ferimento di un uomo con 4 colpi di pistola, dei quali uno alla testa ed uno al volto, i due presunti responsabili si erano resi irreperibili.

Gli approfondimenti investigativi hanno consentito di tracciare un quadro gravemente indiziario delle condotte ascritte agli indagati, connotate da tutti i caratteri del tipico agire mafioso, quali le modalità di esecuzione spregiudicate ed efferate, l’esplosione di più colpi in pieno centro abitato e nelle prime ore della mattina, in una zona della città storicamente soggetta all’influenza e all’imposizione mafiosa.

Le attività di ricerca poste in essere dai militari del Gico, avevano già consentito, nel dicembre scorso, di trarre in arresto uno dei due presunti responsabili. Con l'arresto avvenuto oggi si chiude, quindi, il cerchio sul grave fatto di sangue.

 

Frode da 37 milioni di euro nel Vibonese, cinque arresti

Questa mattina, i finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria e i carabinieri del Nucleo investigativo di Vibo Valentia hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del locale Tribunale, su richiesta del Procuratore della Repubblica vibonese, nei confronti di 7 indagati, 5 dei quali destinatari di misura cautelare personale (1 in carcere e 4 agli arresti domiciliari), tutti interdetti per 12 mesi dall’esercitare uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese.

In particolare, i presunti autori delle condotte illecite sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari e di bancarotta fraudolenta. Inoltre, è stato eseguito il sequestro di un’azienda attiva nel settore agricolo, denaro e beni per un valore di oltre 10 milioni di euro.

Le indagini sono state avviate in seguito al fallimento di una prima società operante in ambito ortofrutticolo e del successivo fallimento di ulteriori cinque attività produttive che, sulla base delle relazioni del curatore, sono state riconosciute come un’estensione della prima. Le indagini hanno permesso di individuare importanti riscontri circa l’esistenza di un presunto sodalizio criminoso che avrebbe utilizzato le società in questione per condurre operazioni fittizie, distrazioni di beni che avrebbero portato al fallimento le aziende, allo scopo di frodare l’erario e i creditori.

Nel complesso, la guardia di finanza ha stimato un ammontare di fatture per operazioni inesistenti pari a 37 milioni di euro, con un’evasione delle imposte pari a 7,7 milioni di euro nonché debiti nei confronti dell’erario e dei creditori, per un ammontare di 15,8 milioni di euro.

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Anzichè lavorare andava al centro commerciale, sequestro preventivo nei confronti di un pubblico dipendente

I finanzieri del Comando provinciale di Cosenza hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo – emesso dal gip del Tribunale di Castrovillari su richiesta della locale Procura della Repubblica – a carico di un dipendente pubblico, in servizio presso un poliambulatorio medico di un comune della provincia di Cosenza.

Le indagini - dirette dalla Procura della Repubblica di Castrovillari - sono state condotte dalle fiamme gialle della Tenenza di Montegiordano ed hanno riguardato ripetute condotte illecite di assenteismo dal servizio, perpetrate dal destinatario del provvedimento.

I finanzieri hanno ricostruito – nel corso delle giornate di osservazione – numerosi e circostanziati episodi di assenteismo, di illegittimo ed ingiustificato allontanamento dal luogo di lavoro e di falsa attestazione della presenza in servizio, da parte del pubblico dipendente, per un totale di circa 125 ore di servizio, di fatto mai effettuate.

Contravvenendo ai propri doveri, l’indagato, infatti, era solito allontanarsi dall’ufficio senza alcuna valida ragione lavorativa per esigenze di carattere personale, come, ad esempio, recarsi presso un vicino centro commerciale, il proprio istituto di credito o per rientrare deliberatamente presso la propria abitazione nel corso dell’orario di servizio, sovente permanendovi alcune ore e, talvolta, omettendo l’intero turno pomeridiano di rientro.

All’esito dell’attività investigativa, il gip ha disposto il sequestro delle somme, indebitamente percepite dal pubblico dipendente – principale indagato -, a titolo di retribuzione, per le prestazioni lavorative non effettivamente svolte, mentre altre sei persone, a vario titolo protagoniste delle condotte assenteiste, risultano allo stato indagate a piede libero. I reati contestati sono: truffa aggravata ai danni dello Stato e fraudolenta attestazione della presenza in servizio, reato che comporta, tra l’altro, il licenziamento per giusta causa.

Soverato, ricordato il 118° anniversario della morte del finanziere Salvatore Lemmo

È stata ricca di emozioni, ieri mattina nella splendida cornice della cittadina di Soverato, la cerimonia di commemorazione del finanziere Salvatore Lemmo, ferito mortalmente da alcuni malviventi, la notte tra il 14 ed il 15 gennaio 1905. Al militare, nel 2017, è stata intitolata la locale Caserma sede della Compagnia del Corpo.

Quella notte, la giovane fiamma gialla in servizio di vigilanza costiera nei pressi della spiaggia di Soverato, unitamente al collega Rocco Micò, si accorse che alcuni delinquenti si stavano adoperando per entrare, a scopo di rapina, nella casa di un ricco proprietario della zona. Vedendosi scoperti, i rapinatori si divisero e iniziarono a fuggire in direzioni diverse, ovviamente inseguiti dai due finanzieri.

Uno dei malviventi, ormai raggiunto dal finanziere Lemmo, si girò di scatto e con un rapido gesto esplose in sua direzione un colpo di fucile caricato a pallettoni. Dopo aver ferito mortalmente il tutore della legge, il ladro continuò a fuggire, rendendosi così irreperibile.

Trasportato d'urgenza presso l'ospedale militare di Catanzaro, Lemmo cessò di vivere il giorno 12 febbraio, dopo aver subito per quasi un mese indicibili e atroci sofferenze.

La cerimonia, iniziata con la resa degli onori ai caduti da parte di un plotone di rappresentanza di ufficiali, ispettori, sovrintendenti, appuntati e finanzieri e di un militare trombettiere in forza al battaglione allievi finanzieri di Bari, è proseguita con la lettura di una breve rievocazione storica a memoria di quanto accaduto e con la deposizione, davanti alla stele realizzata per ricordare il tragico evento, di una corona d’alloro da parte delle fiamme gialle della Calabria.

A conclusione si è proceduto alla solenne benedizione, da parte del cappellano militare don Antonio Pappalardo, della corona di alloro deposta ai piedi della stele commemorativa ed alla benedizione del monumento, seguita dalla lettura della Preghiera del finanziere.

All’evento oltre al comandante regionale Calabria, generale di divisione Guido Mario Geremia - che ha voluto ricordare con una sentita allocuzione il sacrificio della giovane fiamma gialla - ed al comandante provinciale, generale di brigata Domenico Grimaldi, è intervenuto il prefetto di Catanzaro Enrico Ricci, le principali autorità civili, militari e religiose cittadine e provinciali con i gonfaloni della cittadina jonica e della provincia di Catanzaro, una rappresentanza delle fiamme gialle in congedo delle Sezioni Anfi di Catanzaro e Lamezia Terme con i rispettivi labari, nonché una scolaresca del vicino plesso scolastico “Laura Vicuna” e numerosi cittadini, a riprova dell’attaccamento e della riconoscenza della cittadinanza nei confronti di un finanziere che ha sacrificato la propria vita nell’interesse della collettività.

Soverato, giovedì la commemorazione del 118° anniversario dalla morte del finanziere Salvatore Lemmo

Giovedì 16 febbraio 2023, nella cittadina di Soverato, si terrà la commemorazione del 118° anniversario dalla morte del Finanziere Salvatore Lemmo caduto “nell’adempimento del proprio dovere” al quale, nel corso di una cerimonia tenutasi nell’anno 2017, è stata intitolata la Caserma che ospita l’attuale Compagnia della Guardia di Finanza di Soverato.

La scheda notizie custodita presso il Museo Storico della Guardia di Finanza riporta quanto segue:

“Lemmo Salvatore, Guardia di Finanza.

Nato a Gela (Cl) il 6 ottobre 1876, da Emanuele e da Albina Maniscalco, il Lemmo si arruolò nella Guardia di Finanza il 5 dicembre 1894.

Dopo aver frequentato il corso di formazione presso il Deposito Allievi di Messina, fu destinato al Circolo di Catanzaro ed assegnato alla Brigata di Soverato Marina, a quel tempo posta al comando del Brigadiere Enrico Cataldo.

La notte fra il 14 ed il 15 gennaio 1905, nel mentre si trovava in servizio di vigilanza costiera nei pressi della spiaggia di Soverato, unitamente al collega Rocco Micò, il Lemmo si accorse che alcuni ladri si stavano adoperando per entrare, a scopo di rapina, nella casa di un ricco proprietario della zona, il Sig. Rocco Caminiti. Vedendosi scoperti, i ladri si divisero ed iniziarono a fuggire in direzioni diverse, ovviamente inseguiti dai due militi di Finanza.

Uno dei malviventi, ormai raggiunto dal finanziere Lemmo, si girò di scatto e con un rapido gesto esplose in sua direzione un colpo di fucile caricato a pallettoni. Dopo aver ferito mortalmente il tutore della legge, il ladro continuò a fuggire, rendendosi così irreperibile.

Trasportato d'urgenza presso l'Ospedale militare di Catanzaro, il Lemmo cessò di vivere il giorno 12 febbraio, dopo aver subito per quasi un mese indicibili ed atroci sofferenze. I funerali di Stato si celebrarono il giorno 14 febbraio nella stessa città di Catanzaro e videro la partecipazione commossa di una vastissima rappresentanza della popolazione locale, oltre all’intervento delle massime Autorità civili e militari, sia della città che della provincia, che di Reparti in armi.

Dopo le esequie, il feretro del caduto fu tumulato nel cimitero locale, così come prevedevano i regolamenti dell'epoca.

Gli autori dell'efferato delitto (non si seppe mai da quale fucile esplose il colpo mortale) i fratelli Nicola, Vincenzo e Gregorio Voci, membri di una banda di delinquenti originari di Gasperina, furono condannati dalla Corte d'Assise di Catanzaro solo nel 1913 a 12 anni di reclusione.

Alla memoria della povera Guardia Lemmo Salvatore non fu concessa alcuna ricompensa. Si dovette solo alla generosità di alcuni Ufficiali del Corpo l'elargizione di un sussidio di 100 Lire in favore del padre della vittima”.

Tale commemorazione, che vedrà la partecipazione delle massime Autorità civili, religiose e militari provinciali e della Città di Soverato e che avverrà nel luogo dove è posta la stele che ricorda il tragico evento, oltre a voler porre in evidenza il significato etico-morale di quella lapide, disconosciuto a tanti residenti e passanti, si pone il fine di indicare, come esempio per le future generazioni, il sacrificio del giovane finanziere, affinché possano riaffiorare quei valori di appartenenza, senso del dovere, onestà e abnegazione, sia tra gli stessi appartenenti al Corpo che tra la popolazione civile.

‘Ndrangheta tra Emilia-Romagna e Calabria: 23 misure cautelari, sequestrato un patrimonio da 30 milioni di euro

Un centinaio di militari del Comando Provinciale di Bologna, in collaborazione con il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza e con l’ausilio di personale dei Comandi Provinciali di Milano, Forlì-Cesena, Reggio-Calabria, Vibo Valentia e Chieti, hanno eseguito misure cautelari personali a carico di 23 persone - ritenute affiliate alle ‘ndrine dei “Piromalli” di Gioia Tauro e dei “Mancuso” di Limbadi - e sequestrato conti correnti, beni immobili e quote societarie per 30 milioni di euro circa tra le province di Roma, Milano, Brescia, Bologna, Monza, Modena, Piacenza, Forlì-Cesena, Reggio Emilia, Vibo Valentia e Reggio-Calabria.

I provvedimenti sono stati emessi dal gip presso il Tribunale di Bologna, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia.

Le indagini, eseguite dagli specialisti del Gico del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Bologna con il supporto dello Scico, rientrano nell’operazione “Radici”, che ha preso le mosse dal monitoraggio di cospicui investimenti immobiliari e societari riconducibili a soggetti di origine calabrese. È stata così fatta luce su infiltrazioni nel tessuto socio-economico dell’Emilia Romagna di organizzazioni criminali di stampo mafioso radicate in Calabria.

Gli investimenti illeciti, molti dei quali avvenuti in piena emergenza Covid-19, hanno riguardato, nel tempo, esercizi commerciali ubicati principalmente lungo il litorale romagnolo e operanti in variegati settori economici, tra cui l’edilizia, la ristorazione e l’industria dolciaria. Dopo mesi di complesse investigazioni è emersa la presenza nel territorio regionale di piccoli gruppi di matrice ‘ndranghetista, ognuno dei quali guidato da personalità di spicco, con propri interessi economici e, soprattutto, provvisto di legami con diverse famiglie e mandamenti della “casa madre” in Calabria, spesso menzionati nelle varie conversazioni captate.

Grazie al ricorso a indagini tecniche, telefoniche e ambientali, oltreché all’esame di oltre un centinaio di rapporti bancari, è stato documentato un vorticoso giro di aperture e chiusure di società che, formalmente intestate a prestanome, sarebbero state utilizzate come “mezzo” per riciclare denaro ovvero per consentire l’arricchimento dei reali dominus, il tutto mediante sistematiche evasioni fiscali perpetrate per lo più attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture false, sovente preordinate al trasferimento di ingenti somme di denaro e al compimento di vere e proprie distrazioni patrimoniali, con palese noncuranza delle possibili conseguenze in termini di procedure fallimentari.

Gli illeciti sarebbero stati consumati in un contesto criminale connotato da ripetuti episodi di intimidazione e minacce, oltreché, in alcuni casi, di vere e proprie violenze ai danni degli imprenditori che si sarebbero rifiutati - o avrebbero tentato di farlo - di aderire alle richieste dei sodali.

Le fiamme gialle donano alla Croce rossa detergenti confiscati

Il Gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme nei giorni scorsi ha provveduto alla consegna, in favore del locale comitato della Croce Rossa Italiana, di oggetti per i quali l’autorità amministrativa competente ha disposto la confisca definitiva ed ha autorizzato la donazione su richiesta delle fiamme gialle lametine.

Si tratta di 1.200 litri di prodotti detergenti per l’igiene personale e domestica che le Fiamme Gialle avevano sequestrato nell’aprile del 2020 nel corso di una delle molteplici operazioni eseguite nel periodo di emergenza pandemica causata dal virus “Covid-19” per contrastare le speculazioni commerciali che nel predetto arco temporale erano diffuse.

Il sequestro aveva riguardato le materie destinate alla produzione di disinfettanti da parte di un’azienda che non era in possesso delle prescritte autorizzazioni. Alla definizione del relativo procedimento amministrativo, l’Autorità competente aveva disposto la distruzione dei materiali ed è stato lo stesso titolare dell’azienda a proporre di poter trasformare gratuitamente le materie prime in detergenti (attività per la quale è autorizzato) per essere poi donati in beneficenza.

Pertanto, la Guardia di Finanza, ha istruito l’iter burocratico necessario per chiedere ed ottenere da parte della Regione Calabria (Autorità competente), le necessarie autorizzazioni allo scopo.

La vicenda, quindi, si conclusa con la consegna dei detergenti al comitato della Croce Rossa di Lamezia Terme, alla presenza della responsabile, sig.ra Teresa Ferrise che ha ringraziato le Fiamme Gialle lametine per la sensibilità dimostrata, poiché i beni ricevuti dalla Guardia di Finanza permettono all’organizzazione di volontariato di far fronte al quotidiano fabbisogno nei diversi ambiti in cui presta la sua importante opera di volontariato.

'Ndrangheta, operazione "Metropoli - Hidden economy": 13 fermi, sequestrate due attività imprenditoriali

I finanzieri dei Comandi provinciali di Pavia e Milano unitamente a militari dello Scico di Roma hanno dato esecuzione a provvedimenti delegati dalla Procura della Repubblica di Milano, nei confronti di 13 indiziati di appartenere ad un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso, intestazione fittizia di beni, detenzione e porto illegali di armi.

In particolare, le fiamme gialle hanno eseguito un fermo di indiziato di delitto nei confronti di 13 soggetti ed un sequestro preventivo d’urgenza nei confronti di due attività imprenditoriali.

I provvedimenti rappresentano l’epilogo di una complessa attività investigativa denominata “Metropoli – Hidden economy”, coordinata dalla Dda milanese e condotta dai Nuclei di polizia economico-finanziaria di Milano e Pavia, con il supporto del Servizio centrale investigazione criminalità organizzata di Roma, che ha consentito di ricostruire le attività di un’associazione criminale composta da soggetti dediti, a vario titolo, al traffico di cocaina, hashish e marijuana e all’intestazione fittizia di beni, con al vertice il figlio dello storico esponente apicale di un sodalizio di ‘ndrangheta del quartiere Comasina di Milano.

Le investigazioni economico-finanziarie hanno permesso di ricostruire i flussi di danaro e rilevare come una carrozzeria, utilizzata dagli indagati anche per la riparazione di auto in danno di istituti assicurativi ed un negozio di articoli sportivi, entrambi ubicati nella provincia di Milano e formalmente intestati a terzi soggetti, fossero in realtà riconducibili all’indagato principale.

Le indagini hanno altresì permesso di ricostruire le rotte dello stupefacente, con sequestri effettuati anche nel territorio della Confederazione Svizzera, episodi estorsivi nei confronti dei clienti morosi ed un traffico di armi anche da guerra, quali mitragliatori Kalashnikov riforniti da cellule calabresi e balcaniche collegate.

Durante l'operazione sono state effettuate perquisizioni in tutta la Lombardia con il supporto di altri reparti e di mezzi aerei della guardia di finanza.

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