I dati Istat inchiodano la Calabria: aumenta la povertà

Nulla cambia leggendo i numeri elaborati e resi pubblici dall'Istat: la Calabria povera era e povera resta. Anzi, scorrendo i dati forniti dall'Istituto nazionale di statistica, la situazione economica è ulteriormente peggiorata. Più di un nucleo familiare su quattro, infatti, deve fare quotidianamente i conti con la povertà.  Nello specifico, dal Pollino allo Stretto la povertà relativa ha raggiunto la poco invidiabile quota del 26,9%, superiore a quella già disastrata dell'anno precedente. Mensilmente coloro che appartengono a nuclei familiari indigenti possono permettersi di spendere, in media, una somma di 804,23 euro. In generale, nei centri di piccole dimensioni del Sud Italia si registra un'incidenza della povertà assoluta che raggiunge un valore doppio se confrontato a quello  rilevabile nelle metropoli. 

E' la Calabria la regione in cui si uccide di più

E' la Calabria la regione d’Italia con il maggior numero di omicidi. A rivelarlo è l’Istat che nel rapporto annuale 2015 avrebbe rilevato, in Calabria, 2,44 omicidi ogni 100 mila abitanti, ovvero il triplo della media nazionale. Dalla parte opposta della graduatoria, la Valle d’Aosta (0) ed il Veneto (0,24). Per quanto riguarda, invece, la classifica delle città più violente il primato spetta a Napoli e Bari,  dove sono stati registrati rispettivamente 3 e 2,5 omicidi volontari ogni 100 mila abitanti. Alta anche la percentuale di Palermo (1,5) e Catania (1,3).  A Milano ed a Roma, invece, e' stato commesso un delitto ogni 100mila abitanti, mentre Genova, Verona e Firenze, hanno fatto registrare tassi nell'ordine di 0,3-0,5 omicidi per 100 mila abitanti. Nel quinquennio 2009-2013, il numero degli omicidi è diminuito a Genova e Catania Milano, Torino, Bologna, Roma e Napoli. Omicidi in aumento, invece, a Venezia, Palermo, Bari e Verona.

Un calabrese su due non si fida dell'acqua pubblica

E’ molto più alto, rispetto alla media nazionale, il numero dei calabresi che non si fida dell’acqua che scorre dai rubinetti delle abitazioni. A dirlo è l’Istat che, in occasione della Giornata mondiale dell'acqua celebrata ieri, ha diffuso un dettagliato rapporto dal quale emerge che il 28% delle famiglie italiane non si sente sicuro a consumare l’acqua pubblica. In alcuni casi, come in Sardegna la sfiducia raggiunge, addirittura, il 53,4%. Non va molto meglio in Calabria, dove il 48,5 %  dei cittadini manifesta scetticismo rispetto alla qualità dell’acqua erogata dalla rete pubblica. Situazione non dissimile in Sicilia e Toscana dove la percentuale dei “diffidenti” è, rispettivamente, del 46,2  e del 38,3. Su scala nazionale, però, la situazione è nettamente migliorata, ove si consideri che nel 2002 la sfiducia superava il 40%. Una sfiducia che ha un peso notevole, non solo in termini di disagi, ma anche e soprattutto in termini economici. Ogni anno, infatti, le famiglie italiane spendono in media 228 euro per comprare acqua minerale. Un onere cui si aggiungono gli aumenti del 6,6%, rispetto al 2013 e del 74%, rispetto al 2008, dei costi sostenuti per acquistare l’acqua che arriva direttamente nelle abitazioni. Sfiora, infatti, i 360 euro l’esborso annualmente destinato dalle famiglie al pagamento dei servizi erogati dai gestori del servizio idrico. Una spesa che, secondo i dati elaborati dall’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, in Calabria scende a 282 euro, con un picco di 473 euro a Reggio Calabria. Poco oltre la media regionale, anche, quanto pagato da chi risiede a Vibo Valentia, dove ogni famiglia spende mediamente 294 euro all’anno. Sui costi, molto probabilmente, pesano due fattori, la frammentarietà nella gestione delle risorse e la dispersione della rete. Nel primo caso, il numero degli operatori ammonta a 3.161, dei quali l’82,2% riconducibili ad amministrazioni comunali ed il restante 17,8 a gestori specializzati. Per quanto riguarda, invece, la dispersione della rete idrica, la media nazionale si attesta al 37%. Maglia nera per Calabria e Lazio, dove il 60 % dell’acqua immessa nelle condutture non arriva a destinazione. Ancor più negativi i dati che riguardano Cosenza e Vibo Valentia, dove la dispersione tocca, rispettivamente, il 77 ed il 64 %.

  • Published in Cronaca
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