Rapina e resistenza a pubblico ufficiale, due persone in manette

Due persone sono state arrestate, dalla polizia di Stato, a Cosenza.

Nel primo caso, personale della Squadra Mobile ha eseguito un’ordinanza di misura cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Cosenza, a carico di P.F. di anni 46, ritenuto l’autore di una tentata rapina consumata nel  capoluogo bruzio.

Nello specifico l’arrestato, lo scorso 7 luglio, avrebbe fatto cadere a terra una donna a cui avrebbe sottratto la borsa.

 Il secondo arresto è stato effettuato dagli agenti in servizio alla Sezione Polizia Stradale di Cosenza. In particolare L.P.S. pregiudicato, di anni 51 è stato tratto in arresto per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale.

Nel corso di un controllo, l’uomo avrebbe reagito ai poliziotti.

Agguato a Sorianello. Feriti due fratelli, uno è minorenne

Agguato a Sorianello, nel vibonese, dove, nella tarda serata di ieri, due fratelli sono stati bersagliati a colpi di pistola.

Il sicario è entrato in azione contro il 27enne Giovanni Nesci ed il fratello dodicenne.

I due sono stati soccorsi e trasportati in ospedale a Vibo Valentia dove, nel corso della notte, sono stati operati. La prognosi è riservata ma nessuno dei due è in pericolo di vita.

L'episodio è accaduto mentre i due fratelli stavano percorrendo, a piedi, una via del centro storico del paese. Sull'agguato sta indagando la Polizia di Stato.

Nesci il 2 aprile scorso era scampato ad un altro agguato. 

Vasta operazione contro il caporalato, controlli anche nel vibonese

Una vasta operazione contro il caporalato è stata condotta, dal 17 al 22 luglio, dalla Polizia di Stato.

Il blitz ha interessato undici province, appartenenti ad otto diverse regioni. Nel corso delle attività sono state ispezionate 50 aziende dislocate nei territori provinciali di: Vibo Valentia, Agrigento, Forlì-Cesena, Latina, Lecce, Matera, Ragusa, Salerno, Siracusa, Taranto e Verona

Oltre agli uomini delle squadre mobili, alle operazioni hanno partecipato, anche i componenti dei reparti Prevenzione crimine, dei Gabinetti regionali di polizia scientifica, degli uffici di altre amministrazioni e degli Ispettorati territoriali del lavoro.

I controlli hanno portato alla luce l'inosservanza delle norme relative ai pagamenti dei contributi lavorativi e previdenziali, nonchè del rispetto delle norme di sicurezza sui luoghi di lavoro. In alcuni casi è stata accertata, anche, l'illecita intermediazione tra domanda e offerta di lavoro, compiuta attraverso i cosiddetti dai caporali.

Diverse le sanzioni, le denunce e le persone finite agli arresti.

 

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Minacce ed estorsione, arrestato 44enne

Gli agenti del Commissariato di Rossano hanno tratto in arresto il pluripregiudicato 44enne, Giovanni Campana.

L’uomo, già sottoposto ai domiciliari per i reati di estorsione ed evasione, è stato bloccato dai poliziotti intervenuti in seguito ad una chiamata pervenuta al numero d’emergenza.

In particolare, nel corso della telefonata, un congiunto di Campana ha comunicato agli agenti che, dopo aver minacciato con delle siringhe ed aver estorto del denaro, il 44enne si era allontanato dalla propria abitazione, probabilmente per acquistare della sostanza stupefacente.

I  poliziotti hanno, quindi, avviato le ricerche che hanno permesso di rintracciare Campana presso una stazione di rifornimento del centro cittadino di Rossano.

Accompagnato in Commissariato per gli adempimenti del caso, dopo l'arresto, l’uomo è stato tratto tradotto presso la casa di reclusione di Castrovillari.

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'Ndrangheta: confiscati beni per un valore superiore al milione di euro

Al termine di un' articolata attività investigativa di natura patrimoniale coordinata dalla Procura distrettuale antimafia - Sezione misure di prevenzione di Reggio Calabria, gli agenti della Polizia di Stato hanno dato esecuzione ad un provvedimento di confisca emesso dal locale Tribunale.

La misura ha interessato beni riconducibili a Michele Crudo,  di 40 anni, allo stato detenuto per una condanna definitiva a dieci anni di reclusione per associazione mafiosa ed estorsione nell'ambito del procedimento scaturito dall'operazione "Agathos", che ha portato alla cattura di Giovanni Tegano, 78 anni, capo dell'omonima cosca mafiosa, operante nel Comune di Reggio Calabria e suocero di Crudo.

Le indagini patrimoniali, condotte dalla Divisione polizia anticrimine della Questura di Reggio Calabria, hanno permesso di evidenziare la sproporzione tra i redditi percepiti da Michele Crudo e il patrimonio a lui direttamente o indirettamente riconducibile.

Accogliendo le risultanze delle investigazioni, il tribunale ha disposto la confisca di quattro immobili, quote sociali ed un'azienda operante nel settore del commercio all'ingrosso e al dettaglio di generi alimentari.

Il valore del patrimonio confiscato ammonta complessivamente a circa un milione di di euro.

 

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Operazione Freedom contro il caporalato, controllate numerose aziende

Si è conclusa questa mattina l'operazione Freedom, la prima di una serie di interventi della Polizia di Stato contro il caporalato, che, sotto il coordinamento del Servizio centrale operativo della Direzione centrale anticrimine, ha visto impegnate le Squadre Mobili di Reggio Calabria, Caserta, Foggia, Latina, Potenza e Ragusa.

Nel corso delle attività di controllo, rilevamento e contrasto svolti nelle rispettive province, che hanno coinvolto anche altre amministrazioni ed altri uffici della Polizia, sono state controllate 26 aziende e identificate 235 persone (tra datori di lavoro e dipendenti).

L'operazione è stata finalizzata al contrasto dello sfruttamento di migranti irregolari, costretti per pochi euro a lavorare con orari pesantissimi, in condizioni anche igieniche disumane, senza alcun giorno di riposo o altro diritto garantito.

Il caporalato è un fenomeno criminale diffuso soprattutto in Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Puglia e Sicilia, tipico del settore agricolo, dove sfocia, spesso, in vere e proprie forme di riduzione in schiavitù perpetrate da cosiddetti "caporali", autori dell'attività illecita d'intermediazione tra domanda e offerta.

 

 

Sorpreso a rubare in un bar, arrestoto 19enne

Gli agenti della Polizia di Stato di Reggio Calabria hanno tratto in arresto, in flagranza di reato di furto aggravato, un cittadino marocchino incensurato di 19 anni. 

Contestualmente è stato denunciato un minorenne algerino, già noto alle forze dell'ordine per reati contro il patrimonio.

In particolare, i poliziotti sono intervenuti in seguito ad una segnalazione pervenuta al 113 con l'entrata in funzione di un dispositivo d'allarme installato in un bar ubicato all'interno della Villa comunale di Reggio Calabria.

Giunti su posto, gli agenti hanno sorpreso i due giovani magrebini intenti a derubare l'esercizio commerciale.

 Recuperata la refurtiva, ovvero alcune bottiglie di liquori e del denaro rimasto nella cassa dopo la chiusura giornaliera, sono state acquisite le immagini di videosorveglianza a circuito chiuso che hanno confermato che i due si erano, prima, introdotti nella Villa comunale scavalcando il cancello d'ingresso e successivamente nel locale, dopo aver forzato una finestra.

Al termine delle formalità difito, il cittadino marocchino è stato posto ai domiciliari, in attesa dell'udienza di convalida.

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Serre, scoperte oltre diecimila piante di marijuana

Oltre diecimila piante di marijuana sono state trovate in località Santa Barbara, nelle campagne del comune di Capistrato.

La scoperta è stata fatta, intorno alle 4 del mattino di ieri, dagli agenti del Commissariato di Serra San Bruno.

La coltivazione, dislocata su cinque diversi appezzamenti di terreno terrazzati già coltivati ad uliveti, era servita da un accurato e complesso sistema di irrigazione.

Nella piantagione sono stati trovati diversi attrezzi agricoli, tra cui: una motozappa, un decespugliatore a scoppio e una pompa per la diffusione di antiparassitari. Nelle adiacenze è stata, inoltre, individuata una baracca in legno nella quale è stata trovata una notevole quantità di sostanza stupefacente già raccolta.

La coltivazione era organizzata per ottenere un raccolto continuo ed intensivo. Le piante, di diversa altezza e differente grado di maturazione, potevano assicurare un rifornimento costante al mercato degli stupefacenti.

Il complesso apparato di tubi per l’irrigazione e l’impianto per la fornitura di energia elettrica erano collegati ad un’abitazione situata nelle immediate adiacenze della piantagione.

Implicati nella vicenda un cinquantottenne impiegato di Capistrano e la figlia di venticinque anni, studentessa, convivente di un giovane esponente del clan Mancuso di Limbadi, figlio di uno dei capi storici della cosca.

Padre e figlia sono stati arrestati per coltivazione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e condotti agli arresti domiciliari. Le diecimila piante, che sul mercato avrebbero fruttato non meno di 500 mila euro, previa campionatura sono state distrutte. 

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